mercoledì 14 gennaio 2015

NOIOSA VITA


 
 
Io non lo farei mai un film sulla mia noiosa vita.
Intendiamoci, non è che mi voglia lamentare di qualcosa: ho passato un'infanzia spensierata e felice in campagna, ho avuto decine di amici tutti più o meno simpatici o pazzi, i miei genitori mi hanno sempre dato tutto quel che era giusto avere, a scuola ho studiato e cazzeggiato il giusto senza mai faticare più di tanto, sono stato un bullo con qualcuno e da qualcun altro me le son prese, ho praticato tutti gli sport che mi piacevano, mi son preso le mie sbronze colossali e ho combinato delle cazzate, mi sono innamorato e ho fatto l'amore con chi volevo, sono stato stronzo e son stato trattato da stronzo, sono stato buono e mi è stato riconosciuto, ho avuto i miei interessi e me li son curati al meglio e insomma si, posso tranquillamente dire che non mi pento praticamente di nulla di tutto quel che ho fatto (col termine licenza poetica si intende un errore voluto dal poeta, funzionale a rendere il suo componimento più incisivo).
Però un film sulla mia vita non lo farei lo stesso.
Insomma ci sono tante di quelle storie interessanti da raccontare nel mondo, di giovani che hanno sfidato il proprio Paese, di gente che è sopravvissuta alla fame e alla sete, di ragazzi che a 25 anni avevano già fatto scoperte che avrebbero cambiato il mondo per sempre, di uomini il cui destino grandioso sembrava scritto fin da quando erano nella culla, di donne talmente avanti rispetto alla loro epoca da essere ancora d'esempio oggi e tanto altro blablabla che sprecare della pellicola per una vita insignificante ai fini del destino del mondo come la mia mi sembrerebbe, appunto, uno spreco.
E si, lo so che in ogni vita c'è qualcosa degno di essere raccontato e io sono il primo a divorare tonnellate di romanzi/film di formazione sulla vita più o meno avventurosa di ragazzini che perdono la loro innocenza, con tutti gli insegnamenti che ne seguono, però, non raccontiamocela tanto, sono tutte storie più o meno romanzate. Non starei mai e leggere/guardare (vabbè ci siamo capiti che intendo sempre un film o un romanzo quindi la smetto con questa odiosa barretta, immaginatevela pure voi!) la vita di tutti i giorni di un bimbo normalissimo che diventa un normalissimo adolescente problematico. Non mi fregherebbe niente, ma proprio niente, vedere lui che si alza tutti i giorni sullo stesso lettino, si lava i denti, fa colazione (magari nell'ordine inverso che è una cosa un poco più normale...), va a scuola, litiga per la merenda, torna a casa, pranza con mamma e papà, va ai giardinetti e si sbuccia un ginocchio, torna a casa la sera a giocare col cane e poi dopo cena va nel suo lettino a dormire dopo aver visto i cartoni animati.
500 pagine su un bambino che fa tutte le cose che fanno i bambini fino a diventare un adolescente che fa tutte le cose che fanno gli adolescenti.
O tre ore di film.
Ecco pensate esattamente a 165 minuti così.
Un film che racconta tutto quel che vi ho detto senza mai alzare il tono nemmeno per sbaglio e anzi facendo in modo che i pochi momenti importanti nella vita di quel ragazzo siano minimizzati rispetto alla sua quotidianità
La vita è fatta al 99% di quotidianita e all'1% da eventi straordinari? Certo.
É affascinante vedere al cinema un bimbetto che diventa un adolescente sempre nello stesso ruolo? Mmm, boh si, comunque se guardate l'intera filmografia di Tom Cruise dai suoi 19 anni a oggi non è che ci andate tanto lontano.
É piacevole accorgersi di tutti gli anni che sono passati durante le riprese attraverso le canzoni più conosciute dei diversi periodi? Può anche esserlo, anche se la chiavetta che tengo in macchina con tutto il meglio selezionato durante gli ultimi 15 anni di ascolti è decisamente più esaustiva.
É bello vedere Ethan Hawke che si imbolsisce e la Arquette che cambia pettinatura? Anche no...
É un esperimento incredibilmente difficile da compiersi e ancor più da ripetersi quello di Richard Linklater? Si lo è, ne sono conscio. Ma questo non significa automaticamente attribuire al risultato dell'esperimento una grandezza spropositata, andando ad incensarlo non tanto come esperimento (e anche qui avrei comunque qualcosa da ridire) quanto come film.
Perché Boyhood non ha niente (e sottolineo niente) del film capolavoro: non ha interpretazioni magistrali, non ha scenografie da urlo, non ha una regia così degna di nota e soprattutto non ha una sceneggiatura che possa rimanere nella memoria.
Che film è quel film che ti racconta tutto quel che avviene in una vita normalissima senza un guizzo, una scintilla, un motivo qualsiasi per essere raccontata?
“Eh ma la madre sul finale in due parole da un senso alla vita che blablablablablabla...”
Ma smettiamola, che sembra una frase scritta dal sosia malriuscito di Fabio Volo!
Dacché il cinema è diventato adulto ha sempre cercato di raccontare storie con un perché. A volte sembra sbagliarsi e regala un perché anche a racconti che assolutamente non ne hanno, ma lo fa per rendere, appunto, cinematografico un qualcosa che raccontato nella sua normalità non avrebbe motivo di finire sul grande schermo.
Celebrare come capolavoro assoluto un film come Boyhood, lodarne l'epicità (boh) o la suspense (boh al quadrato) pare davvero l'elogio di un cinema che invece di andare avanti torna al treno che si fionda sugli spettatori (e in ogni caso persino quello non era la ripresa di una quotidianità, a meno che qualcuno in quel cinema non stesse a farsi asfaltare dai treni ogni tre per due), incapace di trasmettere quella magia e quell'incanto che per cui è diventato tanto famoso.
Boyhood mi sembra solo uno strano e faticoso esperimento (di questo gliene devo dare atto) che fa fare al cinema un passo verso quei reality/non reality di cui è impestata la televisione contemporanea.
Siamo sicuri di voler andare in quella direzione?
 
BOYHOOD
REGIA: Richard Linklater
GENERE: Drammatico
VOTO: 6
 

martedì 6 gennaio 2015

NERD, CHE PASSIONE!

Questa recensione è stata scritta originariamente il 1 giugno 2011 e rivista completamente il 5 gennaio 2014.

 


Prima i vampiri.
Innamorati, vegetariani, ninfomani, innamorati, cattivi, buoni, innamorati, di città, di campagna, innamorati...
Poi gli zombie.
Barcollanti, rabbiosi, ghettizzati, innamorati (si, pure loro), barcollanti, amici, reietti, barcollanti, intelligenti, stupidi, barcollanti...
In mezzo i nerd.
Chi di voi, tra centinaia di promessi vampiri e zombie alla ribalta, non si è accorto della Rivoluzione Nerd?
Non una bolla di sapone nata dall'ingenuo soffio di un appassionato, spinta in alto da un mercato che sa in quale direzione sbuffare, ma uno strano aeroplanino di carta che, dopo un progetto studiato per anni, è stato finalmente realizzato ed affidato ad una brezza leggera e imprevedibile.
La Rivoluzione Nerd affonda radici in terreni che non oso smuovere: fanatici Trekker potrebbero risvegliarsi dagli abissi cosmici, appassionati Marvelliani sarebbero capaci di perseguitarmi per infondermi la loro continuity, fantasiosi Tolkeniani mi maledirebbero in nome di Mordor, infervorati Warhammeriani mi lancerebbero dietro centinaia di statuine (pardon, miniature) dipinte a mano nel corso di giorni e mesi e anni e brufoli.
Se il terreno neo-vampiresco è dominato da ragazzini che possono essere abbattuti a forza di classici succhiasangue che non hanno mai sentito nominare e il neo-zombie maniaco non è capace di apprezzare la lentezza della massa Romero-zombiesca, il popolo geek non è così facile da affrontare.
Ci sono persone (personaggi) di ogni età e di ogni nazione, Otaku giapponesi, Uraniani Italiani, Dungeoniani americani e chi più ne ha (di nerditudine), più ne metta.
E ora guardatevi intorno.
Se siete nerd di lunga data ve ne sarete già accorti, o forse no e la mia affermazione vi farà vedere cose che voi umani non potete neanche immaginare: i nerd sono di moda.
La moda è nerd (guardate quella ragazza con i capelli biondi e gli occhi azzurri con su un paio d'occhiali dalla montatura spessa e un golfino che neanche Ugly Betty), i film sono nerd (immergetevi in qualsiasi lungometraggio di Zack Snyder), le serie tv sono nerd (vi dice qualcosa Big Bang Theory?) e i libri?
"La breve favolosa vita di Oscar Wao" è la storia di un nerd.
Premio Pulitzer per questo romanzo (il bollino rosso pulsante in copertina non può non farmelo notare), Junot Dìaz si diverte a spulciare un'immaginaria Wikinerd per raccontarci la vita di questa strana contraddizione vivente: un dominicano (il più classico dei dongiovanni, come ci tiene a sottolineare più volte l'autore) nerd (esattamente l'antitesi del rubacuori).
Dìaz senza dubbio ci sa fare: trasformando il proprio stile di scrittura a seconda del punto di vista adottato ci racconta della Repubblica Dominicana stuprata da Trujillo e sprofondata all'inferno sotto Balaguer, trasponendo la vita di Oscar in quella di un Paese contradditorio: favoloso ma crudele, paradisiaco ma infernale, libero ma profondamente e inesplicabilmente ammanettato alle sue tradizioni.
Così come il protagonista vorrebbe essere un ragazzo normale ma è incapace di abbandonare i suoi vizi geek, così la Repubblica Dominicana vorrebbe assomigliare ai liberi invasori statunitensi, ma non riesce a scrollarsi di dosso i suoi stereotipi (gli uomini devono essere tutti virili!) e le sue tradizioni (il fukù, la maledizione, non è una leggenda!).
Nonostante la promessa iniziale di una vera e propria full immersion nella vita di un nerd, Dìaz sembra incapace di andare al di là di una serie di citazioni a volte fin troppo costruite, anche se il passaggio successivo, quello della trasformazione dell'ostinata passione per il fantasy in qualcosa di molto più profondo e radicato nella realtà è decisamente riuscito.
Se, come immagino, la moda nerd andrà a spegnersi come tutte le mode di questo breve favoloso mondo, il romanzo vincitore del Pulitzer 2008 rimarrà come testimonianza di questo periodo, vagamente più in alto dei vari “Bazinga” e Scott Pilgrim.
O forse mi sto sbagliando. I nerd conquisteranno il mondo e noi tutti saremo loro schiavi.
Cominciate a tirar fuori le statuine da colorare e i manuali da 400 pagine l'uno per il movimento degli eserciti. Warhammer ci attende.
Sarai un “pittore” o un “giocatore”?
                               https://www.youtube.com/watch?v=1iAGHbZ8pqg

Nota: per mia comodità (e per evitare una vostra sfuriata nei confronti delle ripetizioni comunque volute e cercate) ho deciso di usare un paio di volte il termine “geek” al posto di “nerd”, fregandomene altamente di quelle differenze che nemmeno wikipedia sa ben definire.

THE BRIEF WONDROUS LIFE OF OSCAR WAO – LA BREVE FAVOLOSA VITA DI OSCAR WAO
AUTORE: Junot Dìaz
ANNO: 2007
GENERE: Drammatico, realismo magico.
VOTO: 7,5

lunedì 5 gennaio 2015

SE QUESTO FOSSE UN BLOG SERIO

Se questo fosse un blog serio, uno di quelli da milioni di visualizzazioni, con grafica creata da Parinpappero e attente analisi di mercato, inizierebbe ora, con una bella introduzione degna di nota e un neonato 2015 come data di creazione.
Non ci sarebbero post giurassici datati 2007 e nemmeno recensioni di cui non ricordo il contenuto né tanto meno la strana e seriosa forma, non ci sarebbero addii prolungati e ripartenze più o meno riuscite (più meno che più), insomma non ci sarebbe nulla se non una gran benvenuto a tutti i nuovi lettori.
Invece no.
Dopo svariate riflessioni e rimuginamenti da un minuto o due ho deciso che perdere il titolo, la storia, i commenti, le cazzate e le collaborazioni presenti qui dentro era davvero un peccato oltre ad essere una menzogna bella e buona: alla fine ero io anche quello che si prendeva troppo sul serio scrivendo di Carpenter o chissà quale altro film spazzatura quindi perché cestinarlo?
Magari col tempo, se avrò per una volta la costanza di mantenere fede al progetto blog, rimetterò a posto (anche solo grammaticalmente) le recensioni contenute nell'antico vaso (“le nostre ricerche in mare erano durate mesi”) e cercherò di far ripartire questa enorme e complicatissima macchina (“ora quell'antico vaso andava portato in salvo”), ma per ora direi che l'importante è ricominciare a pubblicare qualcosa (“sembrava impossibile, ma ce l'avevamo fatta”).
                               https://www.youtube.com/watch?v=aVinOrHwUdk
Nonostante l'ultimo post presente sul blog risalga addirittura al 2011 in questi tre anni non ho smesso di vivere (qualche mio vecchio lettore si era posto il dubbio) né  di scrivere, semplicemente ho cambiato luogo, forma e soprattutto oggetto, concentrandomi principalmente sui libri, anche se cinema e musica riempiono sempre gran parte della mia fantasmagorica esistenza.
L'idea è quella di scribacchiare qualcosa di nuovo e affiancarlo alle cose migliori non approdate su Recensioni Libere per arrivare a pubblicare almeno 2-3 recensioni al mese, obiettivo più che fattibile se io non fossi l'uomo più scostante dell'universo in queste cose.
L'ora è venuta.
Si riparte dal 2015.