tag:blogger.com,1999:blog-11470353693170100622024-03-13T12:02:15.432+01:00RECENSIONI LIBERERecensioni semiserie di ogni tipo: cinema, telefilm, libri, musica e tutto quel che mi passa per le maniDeneilhttp://www.blogger.com/profile/11627856232015985103noreply@blogger.comBlogger201125tag:blogger.com,1999:blog-1147035369317010062.post-58463630164747411552016-06-13T12:22:00.001+02:002016-06-13T12:24:01.318+02:00FANTASCIENZA D'AUTORE (MA ANCHE NO)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.qlibri.it/images/stories/jreviews/_i-primi-tornarono-a-nuoto-1334615637.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.qlibri.it/images/stories/jreviews/_i-primi-tornarono-a-nuoto-1334615637.jpg" height="320" width="203" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div lang="it-IT">
<div style="text-align: justify;">
C'è qualcosa che non va ne I primi tornarono a nuoto
e, stranamente, so esattamente che cos'è.</div>
<div style="text-align: justify;">
É la voglia di emulare
Cecità di Saramago e The Road di McCarthy, quella voglia che
traspare nella semplice storia fantascientifico-apocalittica che
diventa fin da subito un modo per parlare dei problemi della nostra
società attuale, passata e futura, in modo trasversale, diverso,
protetto, autoriale (anche la sola scelta di non specificare il nome
delle città in cui è ambientata la storia, per quanto chiaramente
intuibile dalle descrizioni, sembra ricalcare quella dei due
autori).</div>
<div style="text-align: justify;">
Certo, anche Assalto alla Terra e Il mostro della laguna
nera e Il giorno dei trifidi e il 90% della produzione fantastica di
sempre celano dietro uno strato più o meno sottile di fantascienza
la voglia di polemizzare/criticare/lodare la nostra società, ma lo
fanno in altro modo, meno diretto, meno sfrontato, meno
intellettuale.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il primo libro di Papi appartiene invece a quella
nuova branca di sci-fi scritta da autori con la A maiuscola,
desiderosi di prendere il materiale grezzo per plasmarlo a modo loro,
mescolandolo con oro e preziosi per farne una materia rara che magari
non piacerà ai puristi, ma farà la gioia di chi non ne è
avvezzo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Solo che Giacomo Papi non è un autore con la A
maiuscola.</div>
<div style="text-align: justify;">
La sua creazione pare più un Art Attack di un bambino
che vuole emulare Muciaccia. Senza avere la tonnellata di materiale
"""riciclato""" del suddetto. E alla
fine vien fuori na ciofeca che si spiccica. E si scolla ovunque.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il
secondo problema è quello della frase qui sopra: la punteggiatura,
in particolare i punti.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ora, io capisco che il punto, in quanto
punto, sottolinei e dia forza e vigore ad una frase.</div>
<div style="text-align: justify;">
E capisco
anche che McCarthy e Saramago si siano lanciati in punteggiature/non
punteggiature folli nei due libri citati prima, ma tu sei Giacomo
Papi per Dio. E questo è il tuo primo romanzo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Perché mai
riempire un romanzo di 213 pagine con 4000 punti? Perché non usare
tutto quell'armamentario di segnetti strani che compaiono sulla
tastiera sopra/sotto/a destra/a sinistra delle lettere? Cosa ti hanno
fatto di male la virgola, il punto e virgola, i due punti, le
parentesi, le virgolette e il trattino?E la risposta "é una
scelta autoriale" no, non mi basta. Giustificherei forse un
"quando ero bambino la virgola mi picchiava sempre usando il
punto e virgola e i due punti mi sbarravano la strada quando tentavo
di fuggire alle parentesi" ma dubito che sia successo. Una
virgola, che io sappia, non ha mai ucciso nessuno, checché se ne
dica (e non credete a quella storia delle virgole giganti che vivono
nelle fogne di New York, è una leggenda metropolitana!).</div>
</div>
<div lang="it-IT">
<div style="text-align: justify;">
La tendenza di Papi a strafare non si ferma comunque
alla sola punteggiatura, ma sconfina nelle parole. A volte nel bel
mezzo della storia ci si ritrova impantanati in sbrodolamenti di
10-20 righe sul nulla più assoluto: la bellezza della luna, il
parto, la città. Non che alcune considerazioni non siano
interessanti e ben scritte, ma sembra che Papi adori specchiarsi,
leggersi, ammirarsi per il proprio stile e dire allo stesso tempo:
visto? Non sono solo uno scrittore di fantascienza.</div>
<div style="text-align: justify;">
Peccato,
sarebbe stato molto meglio.</div>
</div>
<div lang="it-IT">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 100%;">
I PRIMI TORNARONO A NUOTO</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 100%;">
ANNO: 2012</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 100%;">
AUTORE: Giacomo Papi</div>
<div lang="it-IT" style="line-height: 100%;">
GENERE: Fantascienza</div>
<span style="line-height: 100%;">VOTO: 5</span>Deneilhttp://www.blogger.com/profile/11627856232015985103noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-1147035369317010062.post-45147879222636123582016-05-19T16:16:00.000+02:002016-05-19T16:19:08.656+02:00LA SCENEGGIATURA QUESTA SCONOSCIUTA<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.blastr.com/sites/blastr/files/Marvel-Civil-War-alternate-poster.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.blastr.com/sites/blastr/files/Marvel-Civil-War-alternate-poster.jpg" height="320" width="223" /></a></div>
<br />
C'è
un problema grosso nei blockbuster americani odierni: la
sceneggiatura.<br />
Prendete
un qualsiasi prodotto ipercostoso prodotto a Hollywood per il grande
pubblico e vi renderete conto che non manca nulla: grandi attori,
scenografie incredibili, effetti speciali da urlo, fotografia
pazzesca e effetti sonori che ti sembra di essere catapultato dentro
il film.<br />
E la
sceneggiatura?<br />
La
sceneggiatura nel 90% dei casi non esiste.
<br />
Si
certo, ci hanno lavorato sopra 10 persone, c'è chi ha pensato il
soggetto, chi lo ha elaborato per primo, chi l'ha ripensato, chi l'ha
stravolto, chi lo ha riportato all'origine e chi, con sprezzo del
pericolo ha fatto le ultime modifiche e ci ha messo pure la firma ma,
statene pur certi, farà schifo.<br />
Provate
a guardare anche solo una megaproduzione Holliwoodiana degli anni '80
(senza andare a scomodare anni ancora più gloriosi) e notate le
differenze tra un film scritto da persone intelligenti per persone
intelligenti e un carrozzone scritto da persone (forse) intelligenti
per quella che si crede una massa di rincoglioniti.<br />
Non vi
capiterà mai (o quasi) di vedere un blockbuster oggi iniziare in
medias res perché tutto va prima spiegato, poi rispiegato a metà
film e infine riassunto alla fine della pellicola, in modo che tutti,
ma davvero tutti, possano comprendere.<br />
Ma non
è solo un problema di spiegoni il mio e non vuole nemmeno essere un
discorso da vecchio trombone amante del vecchio cinema: mi piacciono
i film moderni, non sono un amante del bianco-nero o uno che vi dirà
mai “Ah ma come recitava Marlon Brando, oggi nessuno!”. Vi dirò
di più: amo i blockbuster con tutti gli effettacci speciali e il
loro dispiego di tecnologia, ma non ne posso davvero più.<br />
Ieri
sera ho visto Capitan America: Civil War.<br />
Ho
aspettato un paio di settimane dalla sua uscita perché, pur avendo
visto finora tutti i film Marvel usciti nelle sale, con l'ultimo
Avengers mi ero scottato non poco e Ant-Man mi aveva quasi dato la
botta di grazia.<br />
Ma io
non demordo.<br />
Le
critiche a Civil War sono abbastanza buone (su metacritic,
l'aggregatore di critiche ufficiali nel mondo ci aggiriamo sul
75/100) e quindi perché non provarci ancora una volta?<br />
Forse
il cambio di regia e le critiche durissime ricevute da Age Of Ultron
hanno fatto comprendere gli errori alla Marvel/Disney e finalmente
potremo godere di un buon film, come lo era stato il primo Avengers.
<br />
Non
chiedo tanto: non mi aspetto un Batman di Nolan o un Xmen: giorni di
un futuro passato di Synger, solo un buon film, niente di più.<br />
Dopo
un'ora e un quarto sulla poltrona, all'accensione delle luci per
quello che mi piace ancora chiamare la “fine del primo tempo” (e
non l'anonimo “intervallo”) avevo la bava alla bocca e stavo per
svenire.<br />
Che
due palle.<br />
La
prima ora e un quarto del nuovo Cap America (che poi a dirla tutta è
il terzo Avengers) è una sequela ininterrotta di: botte (sempre
rigorosamente tutte girate male), battuta, botte, battuta, spiegone,
cambio scenario, introduzione di un personaggio, battuta, botte,
spiegone cambio scenario, personaggio nuovo, botte, battuta, cambio
scenario e botte e blablabla dicendo all'infinito.<br />
Inizio
secondo tempo.<br />
Botte,
battuta, cambio scenario (ma solo un paio dopo i dieci cambi
repentini della prima parte), personaggio nuovo (ancora), botte,
battuta, botte, battuta e finalone spiegone.<br />
Capitan
America: Civil War è la ripetizione ostinata di tutte le
caratteristiche buone e cattive che hanno portato al successo i film
dei Marvel Studios e che, abbastanza prevedibilmente, li porteranno
nella tomba insieme ai gangster movie degli anni '30 e ai film di
guerra dei '50 tra non so quanti anni.<br />
Sinceramente
non mi va di star qui a fare un discorso articolato su cosa non
funziona in un film del genere, perché spremermi le meningi per
mettere assieme una sintassi corretta, battute, citazioni,
riferimenti, quando tutto ciò che mi è stato rifilato ieri sera
poteva essere pensato in 5 minuti esatti da una persona normodotata?<br />
Vi
farò quindi uno sterile elenco delle prime osservazioni che mi
vengono in mente, sicuro che dimenticherò qualcosa e mi pentirò
della mancanza di voglia di questa recensione già tra qualche ora.<br />
Quindi:<br />
<div>
<br /></div>
<div>
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://i.imgur.com/1dDNQq8.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://i.imgur.com/1dDNQq8.jpg" height="149" width="320" /></a></div>
<ul>
<li>Troppi
personaggi: era già un problema di Avengers: Age of Ultron, non si
poteva davvero fare niente per rimediare? Era necessario riportare
Occhio di Falco in campo dopo che lo si era mandato in (quasi)
pensione dopo l'ultimo capitolo? Non lo si poteva lasciare li
dov'era? É necessario avere ancora Vedova Nera che senza alcun
superpotere o superarmatura non può assolutamente competere con
nessuno dei veri supereroi? Va bene, per qualcuno sarà anche una
strafiga e tutto quel che volete, ma il suo personaggio è inutile e
i suoi doppi-tripli giochi han rotto le palle, lo dice anche Downey
Jr. Siamo sicuri di voler vedere ancora Falcon che adesso comanda
pure un drone toccandosi il braccino? Se vi siete lamentati per come
sono stati introdotti i personaggi nuovi nell'universo Dc in Batman
V Superman, siete sicuri di volervi esaltare per uno Spiderman
scoperto su Youtube da Iron Man? E soprattutto: di tutti sti cazzo
di personaggi, possibile che non ne muoia mai neanche mezzo? Almeno
il nero simil-Iron Man per Dio (War Machine, che poi se non lo dico
i fumettari s'arrabbiano)! Non lo si poteva far morire? Lo teniamo
buono per un eventuale abbandono da parte di Downey Jr all'universo
Marvel? Qualcuno ha notato che le inquadrature tanto volute dal
superdivo di Hollywood col pizzetto più disegnato della storia, su
Don Cheadle non funzionano? Qualcuno ha notato che l'effetto “I
mercenari” si avvicina sempre di più ad ogni film? Una battuta e
una scena d'azione per personaggio e via, si passa al prossimo;
quando anche i budget cominceranno a calare causa perdita d'incassi
fisiologica, Stallone sarà li dietro l'angolo a ridersela
beatamente, pensando che almeno lui non si era mai preso troppo sul
serio.</li>
</ul>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://images-cdn.moviepilot.com/images/c_fill,h_720,w_960/t_mp_quality/ckddoou6pwidcxxybwrq/captain-america-civil-war-official-cast-plot-announced-these-are-the-actors-that-have-396492.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><img border="0" src="http://images-cdn.moviepilot.com/images/c_fill,h_720,w_960/t_mp_quality/ckddoou6pwidcxxybwrq/captain-america-civil-war-official-cast-plot-announced-these-are-the-actors-that-have-396492.jpg" height="240" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Oh cacchio basta, non ce ne stanno più nella grafica, fermiamoci!</i></td></tr>
</tbody></table>
<br />
<ul>
<li>Troppi
attori delle pelle: questo è un corollario della prima
osservazione. É ovvio che se vuoi avere trentordici supereroi
protagonisti in un film non puoi avere trentordici superstar. Dopo
i primi Downey Jr, Ruffalo, Johansson, si è sempre cercato di
andare su visi nuovi che costassero poco. Chris Hemsworth è
sicuramente il capo di tutti questi bellocci incapaci di recitare (e
almeno in questo capitolo ce lo siamo evitati), ma Chris Evans gli è
sempre stato dietro di pochissimi passi, capace di cavarsela quando
il film richiede una ed una sola espressione (il primo Cap, il
fantascientifico Snowpiercer), ma assolutamente non in grado in
occasioni come questa, quando il personaggio richiede cambi
repentini di espressione che evidentemente non appartengono al
nostro. Vogliamo parlare di Cap America che sfoglia il fascicolo
delle Nazioni Unite (o un librone gigante, perdonate la poca
precisione) con sopracciglia corrugate e mento alzato e fiero?
Vogliamo provare a salvare qualcuno tra Don Cheadle, Sebastian Stan
o Paul Rudd? No, perchè sinceramente io non ci riesco.</li>
</ul>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://lovelace-media.imgix.net/uploads/273/fbd84aa0-cc59-0133-82e3-06e18a8a4ae5.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://lovelace-media.imgix.net/uploads/273/fbd84aa0-cc59-0133-82e3-06e18a8a4ae5.jpg" height="204" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Un uomo entra in un caffè, "splash"</i></td></tr>
</tbody></table>
<ul>
<li><div lang="it-IT" style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;">
Troppe
battute: basta basta BASTA. Abbiamo compreso tutti che il successo
dei Marvel Studios sta anche nell'aver portato questa vena
umoristica all'interno del cinefumetto, ma siamo sicuri che sia
questa la strada da seguire? Non vi manca la serietà di Nolan o le
giuste dosi di Synger? Ci sono momenti in questa sceneggiatura del
cazzo (fatemelo dire almeno una volta) in cui il momento-battuta è
talmente scontato che ti sembra di vedere lo sceneggiatore fare
capolino dietro lo schermo e strizzarti l'occhio per dirti che si,
ora devi ridere. E il problema, il problema grosso, è che qualcuno
ride anche a tutti questi ammiccamenti, facendomi preoccupare sulla
salute mentale dell'umanità intera. Il prossimo passo sarà la
risata finta da sitcom inserita direttamente nella pellicola.</div>
</li>
<li><div lang="it-IT" style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;">
Le
motivazioni che muovono i personaggi e il loro status pre e
post-film. Facciamola breve e senza spoiler: Civil War non cambia
nulla nell'universo Marvel. D'accordo si sono presentati un paio di
personaggi in più e si è scoperto che Antman può diventare
gigante, ma nella storia non cambia nulla. Se domani uscisse il
nuovo film degli Avengers potrebbe tranquillamente riprendere il
filo da Age Of Ultron dato che, nonostante tutte le premesse e gli
spiegoni, il finale conciliatorio ha riportato tutto alla situazione
iniziale.</div>
</li>
<li><div lang="it-IT" style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;">
Il
cattivo: il cattivo di turno fa semplicemente pena. Vedere sprecato
uno dei pochi attori buoni sullo schermo per un ruolo del genere fa
schifo e le motivazioni che muovono il suo personaggio sono
altrettanto ridicole. Se la più grande minaccia per i supereroi è
un idiota che si vuole vendicare di qualche parente morto, siamo
davvero alla frutta.</div>
</li>
<li><div lang="it-IT" style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;">
Spiderman:
mi ha messo i brividi. Si lo so che il personaggio è finalmente
fedele al chiaccherone dei fumetti e le battutine e la giovinezza e
la testardaggine e tutto quel che volete, ma io un film intero con
un personaggio del genere non lo voglio vedere. Mi ha fatto cadere
le braccia in 10 minuti, non voglio immaginare 2 ore così.</div>
</li>
<li><div lang="it-IT" style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;">
Antman
gigante. Se al Bagaglino avessero avuto gli effetti speciali, molto
probabilmente avrebbero girato una scena del genere, con un uomo
gigante che si muove al rallentatore e i minisupereroi che
sparacchiano tutte le loro armi e le loro battute come se non ci
fosse un domani. Poi magari al Bagaglino ci mettevano l'imitazione
di Occhetto e Pamela Prati, ma l'effetto è quello.</div>
</li>
<li><div lang="it-IT" style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;">
Le
scene d'azione: sono tutte uguali. Tutte, tutte tutte tutte uguali.
Io non sono un regista, non ho studiato da regista e neanche ho mai
voluto esserlo, ma siamo sicuri che l'unico modo di girare una scena
d'azione sia muovere la camera forsennatamente insieme ai due
protagonisti per dare più movimento ad un'azione già di per sé
caotica? Alla decima scazzottata tra superomini viene il dubbio che
i fratelli Russo abbiano ancora 10 anni e abbiano pensato alle scene
d'azione muovendo i pupazzetti sul divano di casa loro. Possibile
che persino Lo chiamavano Jeeg Robot avesse una “scena di pugni”
migliore? Si, possibile.</div>
</li>
<li><div lang="it-IT" style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;">
La
seconda scena dopo i titoli: ne ho le palle piene di aspettare 20
minuti di titoli per una scenetta inutile da 10 secondi.</div>
</li>
</ul>
<br />
E
questo direi che è tutto.<br />
Sicuramente
mi sarò dimenticato qualcosa e il voto presente qui sotto non sarà
così basso come qualcuno si può aspettare (semplicemente perché
esiste vera e propria spazzatuta cinematografica e non è questa), ma
penso di aver parlato abbastanza di tutto quel che non va in questo
terzo capitolo di Cap America, fiducioso che nulla cambierà finché
gli incassi saranno di questa portata, ma convinto che prima o poi se
ne accorgeranno tutti.
<br />
Che a
Hollywood gli sceneggiatori sono stati sostituiti da scimmie
ammaestrate.<br />
<br />
CAPITAN
AMERICA: CIVIL WAR<br />
REGIA:
Anthony e Joe Russo<br />
ANNO:
2016<br />
GENERE:
cinefumetto<br />
VOTO:
5<br />
<br />
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
Deneilhttp://www.blogger.com/profile/11627856232015985103noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1147035369317010062.post-91130263541261245012016-04-28T14:49:00.002+02:002016-06-13T12:24:57.250+02:00DI UOMINI ALTI, CUPI IN VISO E NUDI A ECCEZIONE DI UN PERIZOMA DI SETA SCARLATTA<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.mondourania.com/urania/u961-980/u977.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.mondourania.com/urania/u961-980/u977.jpg" height="320" width="218" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
Mi è difficile pensare ad
un libro più brutto di questo.</div>
</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<div style="text-align: justify;">
Intendiamoci, ho letto
tomi da 1000 pagine ben più noiosi e racconti brevi al limite del
ridicolo, ho affrontato stili (postquesto e postquell'altro) che non
mi sono andati giù nemmeno per cinque righe e ho pure abbandonato,
seppure rarissimamente e con dispiacere, autori che proprio non
riuscivo a digerire, però un libro così brutto non lo ricordo.</div>
</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<div style="text-align: justify;">
E lo dico sinceramente,
con in testa immagini di <a href="http://recensioni-libere.blogspot.it/2015/08/4-pinne-allorizzonte-i-marsuini.html">marsuini parlanti alla conquista del mondo</a> e bambine sperdute nei boschi che si credono inseguite da chissà
quale mostro per poi scoprirsi semplicemente delle Masha qualsiasi
(chi lo ha letto capirà).</div>
</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<div style="text-align: justify;">
Per assurdo non è nemmeno
facile raccontare tanta bruttezza.</div>
</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<div style="text-align: justify;">
Prendete una qualsiasi
delle decine di trasposizioni cinematografiche orrende tratte da
Stephen King, un Ed Wood qualunque, uno Stuart Gordon tra i tanti e
vi sarà facile descrivere con poche parole cosa non va in quelle
pellicole: scene ai limiti del ridicolo, scenografie di cartapesta,
attorucoli pescati per strada e sceneggiature scritte dal primo
scimpanzè che passava di lì; avrete solo l'imbarazzo della scelta
per far ridere il vostro interlocutore.</div>
</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<div style="text-align: justify;">
Prendete invece La torre
sull'orlo del tempo di Lin Carter e provate a parlarne con qualcuno:
c'è un uomo muscoloso dalla lunga chioma rossa vestito come uno
Zardoz qualsiasi che se ne va in giro per lo spazio e
viene ingaggiato per trovare una mitica Torre sull'orlo del tempo
all'interno del quale sono contenuti inestimabili tesori. Lungo il
percorso incontra una fanciulla indifesa, un mercenario brutale ma
leale, un principe albino, uno stregone piccolo e viscido e un
gladiatore mentale (boh).
</div>
</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://i.telegraph.co.uk/multimedia/archive/02421/zardoz_2421582b.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://i.telegraph.co.uk/multimedia/archive/02421/zardoz_2421582b.jpg" height="199" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>Altro che James Bond, per me Sean Connery sarà sempre e solo Zardoz</i></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<div style="text-align: justify;">
Si è vero, c'è già da
ridere non poco, ma provate a fare lo stesso gioco con un fantasy
qualunque, Il signore degli anelli, tanto per dirne uno.</div>
</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<div style="text-align: justify;">
C'è un omino basso coi
piedoni pelosi (facente parte di una comunità di omini bassi coi
piedoni pelosi) che viene ingaggiato da uno stregone fumato per
un'avventura pericolosissima insieme ad un nano belligerante, un elfo
perfettino e un uomo misterioso. Sulla sua strada incontrerà ragni
giganti, essere spelacchiati che ripetono in continuazione “Il mio
tessssoro” e alberi parlanti. Ah già l'omino coi piedoni pelosi ha
un anello che lo rende invisibile.</div>
</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<div style="text-align: justify;">
Qualsiasi (o quasi) libro
sci-fi se raccontato risulta abbastanza ridicolo, quel che fa la
differenza in molti casi è come la storia viene raccontata, quale
tono usa l'autore per parlarci dei suoi beniamini di carta, in che
modo riesce a portarci nel suo mondo fittizio.</div>
</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<div style="text-align: justify;">
Questo passo è tratto da
pagina 1 di La torre sull'orlo del tempo:</div>
</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<div style="text-align: justify;">
“ Arrivò a grandi
falcate a Zotheera ricca di templi, nell'ora che i Daikoona chiamano
la Morte dei Soli. Mentre varcava la Porta del Drago, i Tre Soli
scendevano uno dopo l'altro verso l'orizzonte in una vampata di
fiamma d'oro.</div>
</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<div style="text-align: justify;">
Era alto, e cupo in viso;
nudo a eccezione di un perizoma di seta scarlatta, una giacchetta,
specie di bandoliera di cuoio adorna di borchie di bronzo, e un ampio
mantello azzurro che pendeva dalla larghe spalle. I capelli si
riversavano sulle spalle possenti come una cascata vermiglia. Rossi,
non color ruggine o bronzo o oro, ma rossi, d'un vermiglio color
sangue dall'abbagliante scintillio metallico.” E blablabla “il
corpo era quello di un gladiatore, o di un Dio”, “la pelle aveva
il colore del bronzo dorato”, “l'arcigna durezza della mascella
glabra” e via di seguito.</div>
</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<div style="text-align: justify;">
Ecco, immaginatevi 100
pagine di tutto ciò.</div>
</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<div style="text-align: justify;">
Pensate a Lin Carter come
un novello Robert E. Howard degli anni '60 (non a caso Carter ha
ripreso più volte in mano personaggi storici come Conan e Kull
proprio di Howard), incapace di scrivere 10 righe senza parlare di
muscoli, spade, virilità, donne indifese e assurdi nomi inventati di
pianeti remotissimi con tre soli, notti perenni, giungle fittissime,
animali bizzarri e un'aria da finto medioevo virile che neanche nei
peggiori incubi.</div>
</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<div style="text-align: justify;">
La torre sull'orlo del
tempo è un fantasy travestito da fantascienza scritto come il
peggior libro di Howard (e Howard è già indigesto di suo sia
chiaro) in un'epoca in cui erano già stati scritti capolavori come
Solaris, 2001 Odissea nello spazio e i capisaldi di Asimov.</div>
</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<div style="text-align: justify;">
Non vi basta?</div>
</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<div style="text-align: justify;">
La Torre sull'orlo del
tempo è un libro orrendo.</div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
E a dirla tutta non fa
neanche ridere.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
TOWER AT THE EDGE OF TIME- LA TORRE SULL'ORLO DEL TEMPO</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
ANNO: 1968</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
AUTORE: Lin Carter</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
GENERE: Fantascienza, fantasy</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
VOTO: 1</div>
Deneilhttp://www.blogger.com/profile/11627856232015985103noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1147035369317010062.post-71773487288479052962016-04-18T13:25:00.002+02:002016-04-18T13:35:10.843+02:00FUORI DAL TEMPO<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://spyhollywood.com/wp-content/uploads/2015/11/hulu-11-22-63.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://spyhollywood.com/wp-content/uploads/2015/11/hulu-11-22-63.jpg" height="320" width="320" /></a></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Ci sono tre particolarità
che mi rendono un ragazzo fuori da questo tempo:</div>
<ul>
<li><div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Non ho uno
smartphone;</div>
</li>
<li><div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Non ho Whatsapp;</div>
</li>
<li><div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Non amo le serie tv.</div>
</li>
</ul>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Ah si, vi vedo già li a
puntare il dito, a dire che "prima o poi tanto..", a
sospirare pensando che anche voi dicevate così e invece, ad
ammonirmi di voler fare l'alternativo ad ogni costo o di essere
semplicemente cretino perché lo smartphone è una comodità,
Whatsapp ti fa risparmiare e le serie tv sono la narrativa degli anni
'10.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Vi rispondo subito che non
me ne frega nulla, che il mio cellulare lo carico una volta la
settimana, che per i 20 messaggi mandati in un mese non andrò in
fallimento e che preferisco di gran lunga il cinema, quello più fine
e quello più fracassone, alle lungaggini dei serial.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
"Ma è un'altra
cosa!"</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Siamo tutti d'accordo, e
io preferisco il cinema, fatevene una ragione.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Detto ciò.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Se qualcuno mi conosce, sa
benissimo che uno dei miei autori preferiti è Stephen King.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Con gli anni si sono
aggiunte letture diverse e autori molto più stimati dalla critica o
da chi per loro, ho provato strade alternative nel mondo horror e
fantasy e a volte le ho pure trovate molto interessanti, ma alla fine
sono sempre tornato lì, alla sua logorroicità, ai suoi adolescenti,
alle sue storie di paura più o meno riuscite e a quell'America così
lontana eppure così vicina, al Re.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Di Stephen King ho letto
quasi tutto (e al “quasi” lavoro incessantemente).</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Ma soprattutto di Stephen
King ho visto quasi tutto.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Ovvio che non stiamo
parlando dello Stephen King regista, autore di una sola orrenda
pellicola ripudiata persino da egli stesso (se vi capita vi prego
di guardare quel capolavoro di "Brivido"), ma di tutto
quello che è stato tratto dalle sue opere, una quantità
imbarazzante di film per il cinema, filmetti per la televisione,
miniserie e oggi, finalmente direbbe qualcuno, serie tv.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Mi perdonerete il termine
se, pensando all'immensa mole di pellicole tratte dai suoi lavori, mi
viene in mente solo una montagna di merda in cui si scorgono qua e
là, alcuni gioielli di inestimabile valore.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-mw1z0utt1ZY/VA8g4FsLEpI/AAAAAAAABw0/YkGOWRfLmOM/s1600/sb_shot5l.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="170" src="https://2.bp.blogspot.com/-mw1z0utt1ZY/VA8g4FsLEpI/AAAAAAAABw0/YkGOWRfLmOM/s1600/sb_shot5l.jpg" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i> "Unico indizio la luna piena",</i><i> la paura fatta film...</i></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Shining (quello di Kubrick
e non quella follia voluta da King e Mick Garris), Carrie
(l'originale, non il blando remake), La zona morta, Misery, Il miglio
verde, Stand By Me, Le ali della libertà, The Mist e L'allievo
giocano ad una nascondino insano con lungometraggi e miniserie tv che
solo l'alcool e tanti amici burloni possono aiutare ad affrontare.
Penso a Cujo, Grano Rosso Sangue, The Mangler, Unico indizio la luna
piena, Cimitero vivente, L'acchiappasogni, Riding The Bullet, Il
Tagliaerbe, Creepshow, L'ombra dello scorpione fino ad arrivare a
quello scandalo di It (che rivisto oggi è veramente imbarazzante).</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Se seguite il blog da
qualche tempo saprete che lessi 22/11/63 alla sua uscita in libreria
(<a href="http://recensioni-libere.blogspot.it/2015/02/nostalgia-portami-via.html">qui la mia recensione</a> rivista e corretta pochi mesi or sono) e,
nonostante alcuni palesi difetti, me ne innamorai.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Dopo pochi anni di attesa
ne è stata tratta una serie tv autoconclusiva di sole 8 puntate con
JJ Abrams a produrre e pubblicizzare il prodotto insieme al solito
grande nome prestato alla tv dal cinema, in questo caso James Franco.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Amo James Franco.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Forse non avrò visto
tutti i suoi film (anzi), ma tra le "quasi" nuove
generazioni (38 anni) è uno dei miei preferiti con buone
interpretazioni in Planet of the apes, 127 ore, Facciamola finita,
Urlo, Strafumati e i tre Spiderman di Raimi.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Si, si porta sempre dietro
quella faccia da schiaffi e a volte sembra quasi voler fare il verso
a James Dean, ma mi piace, cosa ci posso fare? C'è gente a cui piace
Tobey Maguire! Li inseguiamo col forcone? E vogliamo parlare degli
ultimi 15 anni di Johnny Depp? No, non vogliamo parlarne perché non
centra un assoluto mazzo con quel che stavo dicendo e io ho già
perso il filo del discorso.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.ew.com/sites/default/files/styles/tout_image_612x380/public/i/2015/01/22/mortdecai_612x380_0.jpg?itok=ab7H9-74" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.ew.com/sites/default/files/styles/tout_image_612x380/public/i/2015/01/22/mortdecai_612x380_0.jpg?itok=ab7H9-74" height="198" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>Johnny Depp Mortdecai in "faccio le solite 4 facce del cazzo e mi pagano milioni"</i></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Quindi?</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Quindi 22/11/63, il
telefilm, un termine che quasi nessuno usa più per non far venire
subito in mente al lettore grandi perle del passato come Chips,
Hazzard, Supercar, Baywatch e chi più ne ha più ne metta.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Otto puntate, qualcosa di
fattibile persino per me, avverso ai bassi budget e ai tempi di
sviluppo pachidermici delle storie sul piccolo schermo.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Io che ho visto qualche
puntata di Fringe e non me ne frega nulla di come va a finire, io che
mi sono appassionato alla prima stagione di Lost, ma alla fine della
seconda volevo morire, io che mi son sorbito due serie di Dexter e
l'ho lasciato lì che continuava a uccidere e dissezionare cattivi
puntata dopo puntata dopo puntata, io che amo i libri de Le Cronache
del ghiaccio e del fuoco, ma non sono riuscito nemmeno a concludere
la prima stagione tv e soprattutto io che mi sono addormentato due
volte su due provando a vedere la prima puntata di Breaking Bad.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Ecco, proprio io, per
amore di King sia chiaro, mi sono messo di buzzo buono e con una
superfan delle serie tv (che quindi ha gusti molto più fini dei miei
dopo aver visto tonnellate di cose più o meno buone prodotte per il
piccolo schermo) ho deciso che questa volta ce l'avrei fatta, avrei
visto 22/11/63 per intero.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
E, incredibilmente, ce
l'ho fatta.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Ho avuto dei cedimenti sia
chiaro, ci ho messo qualcosa come un mese per vedere 8 miserrime
puntate da 40-50 minuti, ma ce l'ho fatta.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
E ora posso dirvi che ne è
valsa (quasi) la pena, la più recente delle serie televisive tratte
dai libri di King è un buon prodotto.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Ben girato (tra i registi
spiccano il Kevin MacDonald de L'ultimo Re di Scozia e Black Sea e lo
stesso James Franco), ben scritto e ben interpretato, 22/11/63, come
ogni buona trasposizione da un libro del Re, non ne segue fedelmente
ogni passo.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Erano troppi gli elementi
del romanzo per poter essere riproposti fedelmente in sole 8 puntate
e di quei troppi molti erano inutili ai fini dello svolgimento (sono
i soliti ricami di King sulla storia) e altri erano semplicemente
noia pura.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Si è optato per una
riduzione della parte di storia riguardante le indagini di Epping a
favore della storia d'amore con Sadie Dunhill e di un po' di azione
in più.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Il taglio non è bastato,
purtroppo, a rendere interessanti tutte e otto le puntate con un calo
nella quarta e nella settima e un assurdo salto temporale che, per
forza di cose, fa perdere molto di quella degustazione degli anni '60
che aveva il libro.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
L'agrodolce messaggio
finale è rimasto comunque lo stesso e l'aggiunta di un personaggio
(quasi) completamente inesistente sulle pagine non ha influito molto
sulle vicende, anche se la svolta narrativa finale fa sorridere per
l'ingenuità mostrata dagli sceneggiatori in un mondo di folli
appassionati di serie tv attenti ad ogni minimo dettaglio.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Forse un James Franco meno
piacione del solito sarebbe stato meglio, ma la splendida Sarah Gadon
nei panni di Sadie e i due comprimari Chris Cooper (Al) e Leon Rippy
(Harry Dunning), oltre al complessato Daniel Webber (Lee Harvey
Oswald), sono scelte azzeccate, anche per chi, come me, ha amato il
libro e magari si era immaginato attori e facce differenti per i suoi
protagonisti.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://newscult.com/wp-content/uploads/2015/02/Screen-Shot-2015-02-12-at-6.19.06-PM-1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://newscult.com/wp-content/uploads/2015/02/Screen-Shot-2015-02-12-at-6.19.06-PM-1.jpg" height="202" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>James Franco in pieno piacioneggiamento</i></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
22/11/63 è un bel
telefilm.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Non sarà forse ricordato
come Shining o Carrie negli annali del cinema, ma finalmente si potrà
dire che anche da King è stata tratta una bella serie tv.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
E io finalmente posso
tornarmene nel mio eremo e abbandonarvi al vostro piccolo,
piccolissimo, infinitesimale schermo.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Non posso fare tutto
quello che voglio</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
non posso dire tutto
quello che penso</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
non posso esaudire i miei
desideri</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
la condizione in cui mi
trovo è proprio</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
fuori dal tempo</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Bluvertigo</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
11/22/62- 22/11/63</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
PRODUZIONE: J.J. Abrams,
Stephen King, Bridget Carpenter, Bryan Burk</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
ANNO: 2016</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
GENERE: Fantascienza,
drammatico</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
VOTO: 7</div>
<br />
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
Deneilhttp://www.blogger.com/profile/11627856232015985103noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1147035369317010062.post-80298987880650349162016-03-31T14:43:00.005+02:002016-03-31T14:43:55.190+02:00TRIP
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://image.anobii.com/anobi/image_book.php?item_id=01ca05511f2e3e0f6c&time=&type=4" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://image.anobii.com/anobi/image_book.php?item_id=01ca05511f2e3e0f6c&time=&type=4" height="320" width="205" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
É un libro strano questo.</div>
Un libro strano scritto in
modo strano da un personaggio strano.<br />
Pubblicato nel pieno degli
anni '60, L'aborto sembra riflettere quella vaga libertà
floreal-mentale da tutto e tutti che finora avevo trovato solo nella
musica degli stessi anni con Doors, Pink Floyd, Grateful Dead, Love e
chi più ne ha più ne metta.<br />
Le parole di Brautigan
(alcolista cronico, finì a soli 19 anni in un istituto psichiatrico)
sembrano letteralmente lasciate libere sul foglio di fare quel che
vogliono, sospese come sono tra una trama fin troppo realistica e un
tono che non smette neanche per un secondo di essere vagamente
sognante e vagamente qualcos'altro.<br />
É difficile descrivere un
libro del genere.<br />
Non basta un riassuntino
della trama che potete facilmente leggere in 15 secondi sulla quarta
di copertina e non basta nemmeno la descrizione dello strano stile da
buon trip acido di Brautigan, perché L'aborto è decisamente di più
della somma delle sue parti.<br />
Quel che potete fare è
prendere questo libro e, abbandonati sul vostro letto o sulla vostra
poltrona o sul vostro tappeto o su di un campo pieno di fiori e
insettini o sul...insomma abbandonati da qualche parte, lasciarvi
trasportare dall'autore nel suo cammino fatto di nude verità
raccontate nel modo più sognante-surreale-ironico che possiate
immaginare.<br />
E sorridere, riflettere,
viaggiare.<br />
E pensare che nel mondo di
oggi una libreria del genere non può esistere, ma è stato bello
finché è durato.<br />
<br />
THE ABORTION- AN HISTORICAL ROMANCE_ L'ABORTO- UNA STORIA ROMANTICA<br />
ANNO: 1966<br />
AUTORE: Richard Brautigan<br />
GENERE: Drammatico<br />
VOTO: 7,5<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Deneilhttp://www.blogger.com/profile/11627856232015985103noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1147035369317010062.post-41840630849120645302016-03-16T14:46:00.000+01:002016-03-31T14:42:19.480+02:00LA DELIRANTE FOLLE FINE DI UN'UMANITÀ DECADENTEMENTE MALATA<div style="text-align: justify;">
<em>Questa recensione è stata scritta il 9 settembre 2011 e rivista completamente il 14 marzo 2016</em></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://giotto.ibs.it/cop/cop.aspx?s=B&f=170&x=0&e=9788845908040" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://giotto.ibs.it/cop/cop.aspx?s=B&f=170&x=0&e=9788845908040" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
“La nube purpurea” è IL delirio
apocalittico di un pazzo di nome M.P. Shiel.<br />
L’allucinazione dello scrittore è
del 1901, una paurosa e blaterante follia che disquisisce della fine
del mondo per colpa di una maledetta esplorazione al Polo Nord.<br />
C’è una conoscenza di usi e costumi
dell’Asia, ma soprattutto dell’Europa, quasi maniacale, un
vocabolario che pare infinito a tal punto che la scrittura sembra più
volte attorcigliarsi su se stessa fino a perdere il filo del
discorso, un protagonista talmente squilibrato che sembra uscito da
un racconto sadico di Clive Barker.<br />
C'è uno stile baroccheggiante, pieno quasi
fino a scoppiare di aggettivi, abiti, popoli, oggetti...cose, ma
soprattutto di evoluzioni pindariche e oppiacee al limite del
leggibile che non lo rende esattamente la classica lettura veloce a là
"Urania", ma il tutto risulta comunque trascinante.
Prendete "La strada" di McCarthy (secco, asciutto,
essenziale) e pensate al suo opposto apocalittico: Shiel vi attende.<br />
“La nube purpurea” è la genesi
apocalittica della psicopatia della razza umana, è scienza perfetta,
alienazione pura, paranoicità portata a livelli nemmeno
immaginabili.<br />
Scrivere un libro del genere nel 1901,
pur con tutta l’influenza di un maestro come Poe e di un certo
romanticismo decadente (l’incipit non è forse molto
Frankesteinoso?) significa solo essere “addentro” (chi leggerà,
capirà) di ben oltre 60 miglia e dimostra capacità divinatorie che
vanno al di là di qualsiasi immaginazione.<br />
Leggere un romanzo del 1901 e, pur con
tutti i suoi schizofrenici arzigogolamenti, trovarlo più moderno del
90% della produzione fantascientifica dei successivi 110 anni, può
solo indicare una cosa: la decadenza dell’uomo prosegue e un giorno
una nube che sa di pesca e mandorle ci inghiottirà tutti.<br />
E fine della storia grazie a Dio.<br />
<br />
THE PURPLE CLOUD- LA NUBE PURPUREA<br />
ANNO: 1901<br />
AUTORE: M.P. Shiel<br />
GENERE: Fantascienza, Apocalittico<br />
VOTO: 7,5<br />
</div>
Deneilhttp://www.blogger.com/profile/11627856232015985103noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1147035369317010062.post-52316681194008817982016-02-22T13:40:00.000+01:002016-02-22T13:40:10.385+01:006 LIBRI, 3 FILM E UNA TRAGEDIA: EVEREST 1996 (PARTE II: I FILM)<strong><span style="font-size: large;">(IMAX) EVEREST (1998)</span></strong> <br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://resizing.flixster.com/zYXpcdPcNzg8nMxtB2nSILzwPBo=/180x240/dkpu1ddg7pbsk.cloudfront.net/movie/11/53/52/11535267_ori.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://resizing.flixster.com/zYXpcdPcNzg8nMxtB2nSILzwPBo=/180x240/dkpu1ddg7pbsk.cloudfront.net/movie/11/53/52/11535267_ori.jpg" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
Everest, girato in
pellicola 70 mm IMAX, è il documentario che il gruppo di Tenzing
Norgay, guidato dall'alpinista Ed Viesturs, stava girando al momento
della tragedia nel 1996.</div>
<div style="text-align: justify;">
Tolta qualche immagine
davvero spettacolare come l'incipit narrato da Liam Neeson, si tratta
di un breve riassunto del libro Lo Sherpa di Jamling Tenzing Norgay,
in cui ci si concentra sul presente, tralasciando quasi completamente
la vicenda del padre e di Edmund Hillary.</div>
<div style="text-align: justify;">
La catastrofe avvenuta
sull'Everest è giustamente trattata come un capitolo laterale a cui
si è data maggiore importanza durante la postproduzione dato il
successo del libro di Krakauer (è presente anche una breve
intervista a Beck Weathers).</div>
<div style="text-align: justify;">
All'epoca l'aver portato
una telecamera IMAX (progettata appositamente per pesare “solo”
19 kg) sulla cima del monte Everest fu un traguardo non da poco e il
fatto che il documentario sia in realtà costituito da una serie di
spezzoni da 90 secondi (per ridurre il peso si ridusse
anche la pellicola) non gioca, purtroppo, a suo favore.</div>
<div style="text-align: justify;">
Oggi Everest sembra
invecchiato abbastanza male, con alcune riprese troppo costruite
(ovvio che non si volesse sprecare pellicola) e una tensione per la
vetta che si sente solo a parole.</div>
<div style="text-align: justify;">
Due piccole curiosità:
alcune immagini (non vorrei sbagliarmi, ma a mio parere si tratta
proprio dell'incipit con il volo aereo per arrivare al campo base)
sono state riutilizzate dal film Everest uscito nel 2015.</div>
<div style="text-align: justify;">
La colonna sonora è
composta quasi interamente da canzoni (già edite) di George
Harrison, scelte per il loro lato “spirituale”.</div>
<br />
EVEREST<br />
REGIA:Greg MacGillivray,
David Breashers<br />
ANNO: 1998<br />
GENERE: Documentario<br />
VOTO: 6,5<br />
<br />
<br />
<strong><span style="font-size: large;">TERRORE SULL'EVEREST</span></strong><br />
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/en/2/21/Into_Thin_Air_-_Death_on_Everest_video_cover.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/en/2/21/Into_Thin_Air_-_Death_on_Everest_video_cover.jpg" width="225" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
Da sempre è pratica
comune a Hollywood comprare i diritti di sfruttamento cinematografico
per qualsiasi successo editoriale il più presto possibile, in modo
da avere un film nelle sale quando ancora la febbre del libro non è
completamente scesa.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ultimamente, con l'arrivo
di trilogie Young Adult e co. si è arrivati al punto (folle) da
comprare i diritti quando ancora il primo capitolo non è stato
completato, ma questa è un altra storia che racconteremo un altro
giorno.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il caso di Into Thin Air è
invece molto più semplice: il saggio uscì nel 1997 e il successo
editoriale inaspettato portò i produttori cinematografici a
fiondarsi a casa di Krakauer, noto, tra le altre cose, per essere una
persona abbastanza schiva, per proporre fior fiore di contratti.
Indeciso se accettare o meno, alla fine Krakauer si decise a vendere
in toto i diritti per lo sfruttamento cinematografico convinto che,
come in molti altri casi ben più noti (vedi Abarat di Barker
opzionato dalla Disney ormai da più di 10 anni) alla fine non se ne
sarebbe fatto nulla.</div>
<div style="text-align: justify;">
Caso vuole che quell'anno,
per qualche oscuro motivo, le cose si muovessero davvero e Hollywood
decise realmente di tirarne fuori un film.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ma non un film qualsiasi,
con un buon regista, una buona produzione e una presentazione al festival di Venezia in
pompa magna (come avvenne più di 10 anni dopo per Everest di
Kormakur): quel che uscì nel 1998 fu quello che viene definito, con
sprezzo del ridicolo, un tv-movie, ovvero un film di merda fatto con
4 soldi.</div>
<div style="text-align: justify;">
Terrore sull'Everest, che
troverete su youtube in una splendida registrazione da un canale Mediaset, è esattamente tutto ciò che vi aspettereste da un film della
domenica pomeriggio su Italia 1, anzi no, sul suo parente anziano, il redivivo Rete4.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ci sono attori
imbarazzanti e fuori ruolo (vince su tutti l'interprete polacco con
faccia da americano di Anatolij), c'è un regista specializzato in tv
movie da 4 soldi (da vedere la sua <a href="http://www.imdb.com/name/nm0548740/">filmografia</a>), c'è
uno sceneggiatore anch'esso da tv movie (di cui <a href="http://www.imdb.com/name/nm0043334/?ref_=tt_ov_wr">imdb</a> conosce a
malapena la data di nascita) e scenografie incredibili che sembra di
essere a Prato Nevoso invece che sull'Everest.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il tutto è completato da
una discutibile finta attinenza al testo, con voce fuori campo che
riprende interi brani dal libro sbattendosene completamente le palle
se poi quello sullo schermo non centri assolutamente nulla con ciò
che viene raccontato nel saggio del 1997.</div>
<div style="text-align: justify;">
Insomma, splendido.</div>
<div style="text-align: justify;">
Dieci anni dopo Krakauer
si prese un mezzo infarto quando gli arrivò notizia che il suo Into
The Wild sarebbe stato trasposto al cinema ad opera di Sean Penn, ma
questa è un'altra storia (per dovere di cronaca bisogna dire che la
trasposizione è stata molto apprezzata dall'autore del libro).</div>
<br />
INTO THIN AIR: DEATH ON
EVEREST- TERRORE SULL'EVEREST<br />
REGIA: Robert Markovitz<br />
ANNO: 1998<br />
GENERE: Drammatico<br />
VOTO: 4<br />
<br />
<br />
<strong><span style="font-size: large;">EVEREST (2015)</span></strong><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://static.blastingnews.com/media/photogallery/2015/6/13/main/anticipazioni-e-uscita-al-cinema-del-film-everest_392463.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://static.blastingnews.com/media/photogallery/2015/6/13/main/anticipazioni-e-uscita-al-cinema-del-film-everest_392463.jpg" height="307" width="320" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
Così come Aria Sottile è
il primo passo da compiere per avvicinarsi all'intera vicenda così
Everest è l'ultimo scalino da superare per arrivare in vetta e provare a comprendere
esattamente cosa sia successo nel maggio del 1996.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ci sarà chi non è
assolutamente d'accordo con l'affermazione di cui sopra come Krakauer
stesso che, dopo la visione del film, si è scagliato ancora una
volta rabbiosamente contro l'interpretazione di quelli che lui vuole
essere i soli fatti reali: quelli raccontati nel suo libro. La scena
in cui Anatolij chiede al suo personaggio di aiutarlo nella ricerca
dei dispersi (ripresa dal saggio dello scalatore russo) ha fatto
saltare la mosca al naso all'autore americano per la milionesima
volta, portandolo a dichiarare a metà della stampa mondiale che non
è andata così, no, no, no! “Se volete sapere com'è andata
leggete il mio libro!”. Quanta simpatia.</div>
<div style="text-align: justify;">
Un altro uomo che ha perso
la ragione senza nemmeno aver visto il film (sua dichiarazione) è
stato Messner che ha bocciato in toto il progetto poiché non è
stato girato davvero sull'Everest, tranne che per le scene ambientate
al campo base. Vaglielo a spiegare che magari Gyllenhaal non ha
proprio voglia di andare a 8000 metri a rischiare la vita con una
maschera di ossigeno sulla faccia.</div>
<div style="text-align: justify;">
Detto questo, se si cerca
di ragionare per un attimo a mente fredda e si guarda il film dopo
aver letto 6 libri che parlano dello stesso argomento in due mesi si
può capire bene che Baltasar Kormàkur non si è messo li a girare
semplicemente un altro Terrore sull'Everest.</div>
<div style="text-align: justify;">
Al di là degli effetti
speciali, delle pareti di ghiaccio ricreate a Cinecittà, delle
riprese sulle Alpi e dei buoni attori chiamati in causa (Beck
Weathers si è detto soddisfatto del suo personaggio interpretato da
Josh Brolin), Everest è un film corale che riesce nell'impresa di riunire in una sola visione una quantità di punti di
vista diversi difficili da far collimare persino in un libro,
figurarsi in 120 minuti di cinema.</div>
<div style="text-align: justify;">
Lo stesso Kormàkur ha
dichiarato di essersi documentato a lungo con tutti gli scritti
presenti sulla vicenda e le comunicazione radio dell'epoca per
provare a dare una visione che non fosse unilaterale.</div>
<div style="text-align: justify;">
La realtà, per quanto a
Krakauer possa far incazzare, è che non può esistere una sola
versione dei fatti per una tragedia che l'ha visto protagonista in
una situazione a dir poco difficile, in carenza di ossigeno e
stremato dalla fatica. </div>
<div style="text-align: justify;">
É noto, per sua stessa ammissione, che l'autore americano, messosi in salvo al campo IV, disse di aver
visto scendere prima di lui Andy Harris, motivo per cui, in un primo
momento, si pensò che la guida alpina fosse al salvo in una tenda,
mentre si trovava ancora in alta quota cercando di aiutare Rob Hall
(perirà sul posto poche ore più tardi). Leggendo le altre
testimonianze presenti nei libri, Martin Adams, uno dei clienti di
Scott Fischer, afferma sicuro che Krakauer in preda all'ipossia
(mancanza di ossigeno) si sia lasciato scivolare sulla neve per
almeno un centinaio di metri durante la discesa prima di riprendere a
camminare (azione a dir poco sconsiderata come tutti potranno comprendere) , ma Jon ha sempre negato che questo sia successo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Un altro esempio? La
questione ossigeno si/no che Krakauer tira in ballo ogni tre per due
come accusa ad Anatolij è stata sottoposta al vaglio di più di un
alpinista e non tutti sono concordi con lo scrittore americano che
l'uso delle bombole da parte del kazako avrebbe migliorato la
situazione. É vero che uno scalatore medio non può farne a meno, ma
è anche vero che un fisico come quello di Anatolij aveva già
dimostrato di reggere più che bene a quelle altitudini e le sue tre
bombole di ossigeno per l'attacco finale aiutarono Neil Beidleman
(una guida del gruppo di Scott Fischer) e il suo gruppo nella difficilissima discesa.</div>
<div style="text-align: justify;">
E quindi? Quindi niente.</div>
<div style="text-align: justify;">
Everest, con tutte le
esagerazioni che Hollywood comporta e i tagli in fase di montaggio
(il personaggio di Lene Gammelgaard, ad esempio, è stato tagliato
durante il montaggio finale), è un film parecchio complesso e
veritiero per essere un blockbuster.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ovvio non è un
documentario National Geographic con interviste ai sopravvissuti e
riprese dell'epoca (ma nemmeno Into The Wild lo era, con i suoi
hippie felici e gli olandesi sbracaloni) e non è nemmeno un
capolavoro della cinematografia moderna (manca quel guizzo registico,
attoriale e fotografico che differenzia i film normali dai
capolavori), ma è un film onesto.</div>
<div style="text-align: justify;">
Onesto nel non voler
prendere le parti di nessuno, onesto nella visione di personaggi come
Scott Fischer (Jake Gyllenhaal nonostante la mancanza di capelli
biondi esprime esattamente ciò che viene raccontato nella biografia
Mountain Madness) e Rob Hall (le parole finali alla moglie sono
riprese esattamente dalle conversazioni registrate
dell'epoca), onesto nel non rappresentare eroi che in effetti non ci
sono stati (tolto il salvataggio di Anatolij che però non viene
dipinto come un Terminator indistruttibile, ma semplicemente come un
uomo mosso dalla forza della disperazione), onesto nel mettere in
scena una tragedia che ancora oggi non ha un perché e a cui nemmeno
decine di libri, documentari e film sapranno mai dare una risposta.</div>
<div style="text-align: justify;">
In fondo nemmeno George
Mallory, a capo delle prime tre spedizioni inglesi per scalare
l'Everest negli anni '20, seppe mai dare una risposta alla sua
curiosità:</div>
<div style="text-align: justify;">
“Perché vuole scalare
l'Everest?” “Perché è lì”.</div>
<br />
EVEREST<br />
REGIA: Baltasar Kormàkur<br />
ANNO: 2015<br />
GENERE: Drammatico<br />
VOTO: 7,5<br />
<br />
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
Deneilhttp://www.blogger.com/profile/11627856232015985103noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1147035369317010062.post-49596883241005490232016-02-09T16:18:00.000+01:002016-02-18T15:37:10.859+01:006 LIBRI, 3 FILM E UNA TRAGEDIA: EVEREST 1996 ( PARTE I : I LIBRI)<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><strong>UNA PREMESSA</strong></span><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.paolomerenda.it/wp-content/uploads/2015/11/Nicholson.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.paolomerenda.it/wp-content/uploads/2015/11/Nicholson.jpg" height="180" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<em>"EVEREEEEEEEEEEEST"</em></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Negli anni ho accumulato
così tanti progetti di recensioni folli legate ad un solo argomento,
un solo autore, un solo genere, che oggi, davanti alla pagina bianca
di word, mi spaventa dover ammettere che si, dopo innumerevoli
tentativi, ne ho concluso uno. “Leggerò e vedrò tutto quel che
riguarda il disastro del 1996 sull'Everest edito in Italia”, me lo
ripetevo continuamente mentre scorrevano i titoli di coda di
“Everest”, nel settembre del 2015, folgorato come un San Paolo qualsiasi sulla
via di Damasco (solo che io a Damasco non ci stavo andando e il
massimo a cui aspirassi in quel momento era il letto di casa).</div>
<div style="text-align: justify;">
Si, sono stato aiutato dal
kolossal con protagonista Gyllenhall e soci che ha riportato in
libreria, come spesso accade con le uscite Hollywoodiane, libri che
non andavano in stampa ormai da più di 10 anni (è il caso di
"Everest, io c'ero" di Lene Gammelgaard), ma non è stato
facile credetemi.</div>
<div style="text-align: justify;">
“Lo sherpa” di Jamling
Tenzing Norgay, tanto per dirne uno, è fuori commercio da almeno un paio di lustri e la biografia di Scott Fischer, Mountain Madness, edita
dalla piccola Alpine Studio, così come “Everest 1996, Cronaca di
un salvataggio impossibile”, pubblicato da Vivalda editori non sono
esattamente bestseller da trovare in una qualsiasi Feltrinelli.
<br />
Aperta parentesi: l'ultimo libro citato è apparso in edicola con
mesi di ritardo sull'uscita del film e sulle mie ricerche estenuanti
provocandomi un quasi esaurimento nervoso quando l'edicolante mi ha
chiesto se volevo quel libricino di cui gli avevano spedito
inspiegabilmente quattro copie. Chiusa parentesi.</div>
<div style="text-align: justify;">
Considerate poi che un
film come "Terrore sull'Everest", primo e unico vero
adattamento cinematografico (in realtà film tv) di "Into Thin
Air" di Jon Krakauer datato 1998, è quasi introvabile in
italiano (a meno che non vogliate vederlo su Youtube...), mentre il
documentario IMAX “Everest”, anch'esso del 1998, è recuperabile
solo con sottotitoli da cercare accuratamente nel mare internettiano.</div>
<div style="text-align: justify;">
Insomma ci sono ricerche
ben più difficili e anche cose ben più importanti nella vita, me ne
rendo conto, ma lasciatemelo dire una volta sola e poi non se ne
parla più: sono orgoglioso di me stesso e della mia monomaniacale
impresa.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
PS: le recensioni sono
nell'ordine di lettura che ho seguito io, che non è per forza quello
esatto o consigliato.</div>
<br />
<br />
<br />
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><strong>UN BREVISSIMO RESOCONTO
DELLA VICENDA</strong></span><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://aspenpeak-magazine.com/get/files/image/galleries/21600_slideshow_std_h_1.jpg?900x900" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://aspenpeak-magazine.com/get/files/image/galleries/21600_slideshow_std_h_1.jpg?900x900" height="240" width="320" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: center;">
<em>Il gruppo Mountain Madness con in basso a sinistra Scott Fischer</em></div>
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://trekkingnepalhimalaya.files.wordpress.com/2015/09/rob-halls-team.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="182" src="https://trekkingnepalhimalaya.files.wordpress.com/2015/09/rob-halls-team.jpg" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<em>Il Gruppo Adventure Consultants con in prima fila i defunti Doug Hansen (primo sulla sinistra), Andy Harris (al centro con cappellino bianco e tuta blu), Rob Hall (inconfondibile tuta viola) e Yasuko Namba (ultima sulla destra)</em></div>
<br />
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Nel maggio del 1996,
all'alba delle prime vere e proprie spedizioni commerciali che
promettevano di portare in vetta anche semianalfabeti
dell'arrampicata, due spedizioni di questo tipo (la Adventure
Consultants di Rob Hall e la Mountain Madness di Scott Fischer) più
altri gruppi minori di professionisti si ritrovarono a scalare
contemporaneamente l'Everest dalla facciata Sud.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il 10 maggio 1996, nel
corso dell'ascensione alla vetta dal campo IV, l'affollamento e i
fraintendimenti tra gli sherpa delle due spedizioni provocarono un
enorme ingorgo nei pressi del passaggio più delicato, chiamato
Hillary Step; il fatto, unito alla scarsa preparazione di alcuni
clienti, fece ritardare la salita a buona parte del gruppo, che fu
colto da una tempesta durante la discesa. Tra il 10 e l'11 maggio del
1996 sulla facciata Sud dell'Everest morirono 5 persone (a cui si
sommano normalmente il membro della spedizione Taiwanese Chen Yu Nan
morto il 9 maggio e i tre militari indiani morti sulla facciata Nord)
per motivi diversi:</div>
<ul>
<li><div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Rob Hall:
assideramento durante la discesa, ritardata a causa della perdita di
coscienza dell'ultimo cliente ad arrivare in vetta con un ritardo di
due ore sul programma, Doug Hansen;</div>
<li><div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Doug Hansen: perdita
di coscienza e conseguente caduta;</div>
<li><div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Andrew Harris:
seconda guida del gruppo di Rob Hall, tenta il salvataggio di
quest'ultimo, ma muore nel tentativo (riesce comunque ad arrivare a
Rob prima di cadere nell'incoscienza e precipitare);</div>
<li><div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Scott Fischer:
possibile embolia cerebrale durante la discesa;</div>
<li><div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Yasuko Namba:
assideramento durante la discesa dopo essersi persa nella tormenta
insieme a Neil Beidleman, Klev Schoening, Charlotte Fox, Tim Madsen,
Sandy Hill Pittman, Lene Gammelgaard, Mike Groom e Beck Weathers.</div>
</li>
</li>
</li>
</li>
</li>
</ul>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
Sulla <a href="https://en.wikipedia.org/wiki/1996_Mount_Everest_disaster">wikipedia inglese</a>
potete tranquillamente trovare informazioni più dettagliate, ma
credo che per comprendere tutto ciò di cui parlo nelle recensioni
seguenti possa bastare questo breve riassunto.</div>
<br />
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><strong><em>ARIA SOTTILE</em></strong></span></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://ecx.images-amazon.com/images/I/41TWF0z40RL._SX334_BO1,204,203,200_.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://ecx.images-amazon.com/images/I/41TWF0z40RL._SX334_BO1,204,203,200_.jpg" height="320" width="215" /></a></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
</div>
<br />
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Lo scritto di Jon Krakauer
è il vero punto di partenza. Nonostante la mia fissa sia iniziata
con il film di Kormàkur, ciò che ha dato il La a tutta questa serie
di saggi-film-documentari è stato il libro-reportage dell'autore
alpinista americano che nel 1996 faceva parte della Adventure Consultants guidata da Rob Hall. Il Nostro scalava come inviato di Outside, rivista alpinistica per la quale
avrebbe dovuto scrivere un articolo sulla nascita delle spedizioni
commerciali sull'Everest.
</div>
<div style="text-align: justify;">
Al di là degli infiniti dettagli pre-partenza per l'Himalaya ciò che conta qui è:
com'è Into Thin Air?</div>
<div style="text-align: justify;">
Il libro di Krakauer è
sicuramente il migliore del lotto preso in esame.
</div>
<div style="text-align: justify;">
Sarebbe stato facile
riportare semplicemente le proprie esperienze personali su carta (come fecero
pressoché tutti i sopravvissuti), ma Jon provò con Into Thin Air a
far chiarezza su quella che all'epoca fu la più grande tragedia
avvenuta sulla montagna più alta del mondo.</div>
<div style="text-align: justify;">
La cosa gli costò
pericolose antipatie personali e accuse di vario tipo, non sempre a
torto, ma lo scrittore dell'Oregon ha sempre difeso con le unghie e
con i denti il suo grande lavoro di ricerca teso a dare un senso a
quelle morti che anni dopo pesavano ancora sui suoi ricordi e sulla
sua coscienza (leggendo capirete bene il motivo).</div>
<div style="text-align: justify;">
La semplice domanda
iniziale posta ai vari scalatori: “Perché volete scalare
l'Everest?” mostra una serie di risposte che all'autore sembrano
non andare giù in nessuno modo convincendolo, ancor prima dell'evento tragico, che le spedizioni commerciali abbiano qualcosa di intrinsecamente sbagliato.</div>
<div style="text-align: justify;">
Motivazioni nulle,
strumenti inadatti, tempi ristretti e clienti, troppi clienti, impreparati. Per
Krakauer i nove morti del 10-11 maggio 1996 non ebbero una sola causa
e nel suo saggio avvincente come un romanzo si sente tutta
la nostra impotenza di fronte ad una natura troppo grande per
essere imbrigliata in programmi di scalata e stupide frenesie da
piccolo uomo incapace di accettare i propri limiti.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
PREGI: Si fa leggere come
uno stupendo romanzo d'avventura e allo stesso tempo fornisce tutti i
dati raccolti per provare a fare chiarezza sulla vicenda.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
DIFETTI: A volte Krakauer
si fa trascinare dall'esperienza personale al punto da dare giudizi
troppo personali su alcuni dei partecipanti, così come in Into The
Wild dell'anno precedente, succedeva con le scelte di McCandless. É
il caso di Anatolij Bukreev, scalatore ben più affermato, che viene
in un qualche modo incolpato per certe scelte troppo azzardate che
avrebbero contribuito alla tragedia.<br />
L'altro giudizio troppo di parte riguarda le spedizioni commerciali, evidentemente osteggiante da Jon fin dalle prime pagine, nonostante la meravigliosa sensazione di trovarsi lì in quel momento proprio grazie ad esse. Insomma effetto Jurassic Park- Alan Grant, Ellie Sattler: grazie per averci regalato questo sogno, ma c'è qualcosa che non va.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
INTO THIN AIR- ARIA
SOTTILE</div>
<div style="text-align: justify;">
ANNO: 1997</div>
<div style="text-align: justify;">
AUTORE: Jon Krakauer</div>
<div style="text-align: justify;">
GENERE: Saggio</div>
<div style="text-align: justify;">
VOTO: 8,5</div>
<br />
<br />
<br />
<span style="font-size: large;"><strong><em>EVEREST 1996, CRONACA DI
UN SALVATAGGIO IMPOSSIBILE</em></strong></span><br />
<strong><em><span style="font-size: large;"></span></em></strong><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-8haXCvpN7b4/VecgnREarNI/AAAAAAAAAZU/LlVqul0DrZg/s1600/bukreev.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://1.bp.blogspot.com/-8haXCvpN7b4/VecgnREarNI/AAAAAAAAAZU/LlVqul0DrZg/s1600/bukreev.jpg" /></a></div>
<br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
Il libro di Anatolij
Bukreev, scritto in collaborazione con Gary Weston DeWalt (regista e
scrittore) per la poca padronanza dell'inglese da parte
dell'alpinista Kazako, è il secondo e più importante passo per
capirci qualcosa dell'intera vicenda.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il saggio nasce
esplicitamente come risposta ad Aria Sottile che, come accennato,
faceva rientrare Anatolij Bukreev tra i colpevoli dell'intero
disastro.</div>
<div style="text-align: justify;">
Chiariamo subito una cosa
che molti tralasciano: Krakauer non accusa Bukreev di essere l'unico
colpevole e in almeno due occasioni ricorda che senza l'intervento
dello scalatore russo i morti sarebbero stati molti di più. Detto
questo è vero che lo scrittore americano, non potendo prendersela
più di tanto con le guide morte e i relativi clienti, trova in
Anatolij uno dei pochi veri responsabili sopravvissuti.</div>
<div style="text-align: justify;">
E in cosa consiste la
colpa? Essenzialmente nel non aver voluto scalare l'Everest con
l'ossigeno, scelta che ha portato di conseguenza la veloce ascesa e
discesa di Bukreev dalla cima e quindi il non aver seguito da vicino
i clienti della sua spedizione (tra cui, bisogna ricordare, non c'è
stato un solo morto ad eccezione della guida Scott Fischer).</div>
<div style="text-align: justify;">
Ma la domanda è sempre la
stessa: com'è Everest 1996?</div>
<div style="text-align: justify;">
Detto in una parola è
noioso.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il libro di Anatolij è
una continua, imperterrita, infinita risposta al libro di Krakauer,
una giustificazione qui e una giustificazione là, un “Mi dissero
di far così” e “Mi dissero di far cosà” che alla centesima
pagina comincia a diventare a dir poco ripetitivo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Incredibilmente (o forse
giustamente) anche la parte più attesa, quella del “salvataggio
impossibile”, è resa dallo scalatore sovietico come un “andava
fatto così”, che ci svela per un secondo la pasta di cui era fatto
questo superuomo delle montagne (andatevi pure a leggere le
biografie su internet se volete sapere quanto era considerato come
alpinista a livello internazionale).</div>
<div style="text-align: justify;">
A differenza di Into Thin
Air, Everest 1996 manca della ricerca giornalistica esaustiva di
Krakauer e il libro sembra risentirne nel momento in cui Bukreev
cerca di difendersi dalle accuse riportando le conversazioni avute
con Scott Fischer di cui egli è il solo e unico testimone.</div>
<div style="text-align: justify;">
A partire da questo libro
si scatenò una diatriba tra Krakauer e Gary Weston DeWalt (Bukreev
morì nel dicembre 1997 durante una scalata sull'Annapurna, pochi
mesi dopo l'uscita di “Everest 1996”) che continua assurdamente
ancora oggi. Ai due saggi sono stati aggiunti negli anni, con sprezzo
del ridicolo, postfazioni e postpostfazioni in cui gli autori si
rispondono a colpi di “Io ho le prove” e “Io ne ho di più” e
la cosa sembra aver avuto una nuova sferzata di energia con l'uscita
del film Everest per cui Krakauer ha deciso bene di commentare con il
solo: “Non è andata così, Anatolij non ha fatto questo e quello
blablabla”.</div>
<div style="text-align: justify;">
Della serie: non sappiamo
quando fermarci.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
PREGI: Fornisce un punto
di vista diverso sull'intera vicenda, quello di uno scalatore
professionista che vede il mestiere della guida non come un
babysitter capace di portare il cliente sulla cima della montagna
passo passo, ma come un allenatore in grado di spronare e aiutare nei momenti di vero bisogno, facendo capire che
se non ce la si fa da soli, non si è adatti. L'intera vicenda ha anche
un lato sentimentale molto più sentito dato che la disperazione e il
senso di colpa per la morte dell'amico Scott Fischer da parte di
Anatolij traspare da ogni pagina.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
DIFETTI: Rispetto al libro
di Krakauer è scritto in modo approssimativo e ripetitivo.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
THE CLIMB: TRAGIC
AMBITIONS ON EVEREST- EVEREST 1996: CRONACA DI UN SALVATAGGIO
IMPOSSIBILE</div>
<div style="text-align: justify;">
ANNO: 1997</div>
<div style="text-align: justify;">
AUTORE: Anatolij Bukreev;
Gary Weston DeWalt</div>
<div style="text-align: justify;">
GENERE: Saggio</div>
<div style="text-align: justify;">
VOTO: 5,5</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<br />
<br />
<span style="font-size: large;"><strong><em>A UN SOFFIO DALLA FINE</em></strong></span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-Sr9eEnnsq24/VecgqH7gh9I/AAAAAAAAAZc/f9lFIbegn1w/s1600/9788863808315_a_un_soffio_dalla_fine.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://4.bp.blogspot.com/-Sr9eEnnsq24/VecgqH7gh9I/AAAAAAAAAZc/f9lFIbegn1w/s1600/9788863808315_a_un_soffio_dalla_fine.jpg" width="211" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
Il libro di Beck Weathers,
scritto insieme a Stephen G. Michaud, è sicuramente quello che si
differenzia maggiormente da tutti gli altri per quello di cui si
parla.</div>
<div style="text-align: justify;">
Nonostante il titolo
(quello italiano, che quello inglese è ovviamente diverso) “A un
soffio dalla fine” parla ben poco della tragedia sull'Everest del
1996: sono scarse le pagine dedicate alla “resurrezione” di Beck
e le uniche inedite riguardano la notte d'inferno successiva al suo
salvataggio, abbandonato, nuovamente, come un morto all'interno di
una tenda nel bel mezzo della tempesta.</div>
<div style="text-align: justify;">
Per il resto Beck Weathers
ci presenta qui la sua sincera autobiografia, con alcuni interventi
scritti della moglie e un ottimismo sul futuro che sembra tanto
dettato da una forte processo di psicoanalisi.</div>
<div style="text-align: justify;">
La depressione, il
tentativo di sconfiggerla con la montagna e con prove fisiche sempre
più azzardate, l'allontanamento dalla famiglia, il dramma
dell'Everest e il ritorno ad una sorta di normalità senza un
braccio, il naso e gran parte delle dita dell'altra mano.</div>
<div style="text-align: justify;">
La parte più interessante
è sicuramente quella riguardante le avventure di Beck precedenti
all'Everest: è l'unico libro che ci presenta le grandi escursioni
guidate (tanto disprezzate da Krakauer, Bukreev e più recentemente anche dal famoso alpinista Simone Moro che le ha accusate di trasformare l'Everest in un'immensa Gardaland) dal punto di vista
di un cliente “normale”, come potremmo essere noi un domani.</div>
<div style="text-align: justify;">
Beck Weathers nel corso di
non troppe pagine ammette le sue fragilità, i suoi errori e il ruolo
fondamentale della moglie Peach in tutta la sua vita e nella sua "seconda nascita" (così la definisce egli stesso), senza dimenticare un ringraziamento infinito al pilota
colonnello Madan K.C. che all'epoca effettuò il salvataggio in
elicottero alla più alta quota mai raggiunta.</div>
<div style="text-align: justify;">
Insomma una buona
autobiografia di una persona piuttosto media sconvolta da un unico
grande evento troppo grande per essere raccontato.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
PREGI: Brevità e punto di
vista di un cliente delle grandi spedizioni commerciali.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
DIFETTI: Non c'è quasi
nulla sulla vicenda dell'Everest nel 1996</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
LEFT FOR DEAD. MY JOURNEY
HOME FROM EVEREST- A UN SOFFIO DALLA FINE</div>
<div style="text-align: justify;">
ANNO: 2000</div>
<div style="text-align: justify;">
AUTORE: Beck Weathers &
Stephen G. Michaud</div>
<div style="text-align: justify;">
GENERE: Autobiografia</div>
<div style="text-align: justify;">
VOTO: 6</div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<br />
<br />
<span style="font-size: large;"><strong><em>EVEREST, IO C'ERO o IL MIO
EVEREST</em></strong></span><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://static.ilfoglio.it/redazione/articoli/2015/10/12/133784/290px-everest-io-c_ero-cover.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://static.ilfoglio.it/redazione/articoli/2015/10/12/133784/290px-everest-io-c_ero-cover.jpg" height="320" width="198" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
Mentre leggevo “Everest,
io c'ero” riuscivo a chiedermi solo una cosa: questa donna fa la
motivatrice?</div>
<div style="text-align: justify;">
E se si, che cazzo sto
leggendo in questo momento? Un resoconto della tragedia dell'Everest
nel 1996 o un libro su come affrontare le avversità secondo un suo
metodo personale (uguale a quello di millemila altri, ma che poi
sicuramente lei ti dirà che solo il suo blablablabla).</div>
<div style="text-align: justify;">
Il libro di Lene
Gammelgaard non è scritto male sia chiaro.</div>
<div style="text-align: justify;">
E, tra le altre cose,
racconta nel dettaglio come sia riuscito a sopravvivere il numeroso
gruppo disperso per un'intera notte durante la discesa dalla vetta.</div>
<div style="text-align: justify;">
Si parla di persone
abbracciate durante la tormenta per tenersi calde, di tentativi più
o meno riusciti per rimanere svegli e non crollare in un sonno fatale
e di una tormenta di neve e gelo che in nessun libro letto è resa
così bene.</div>
<div style="text-align: justify;">
E prima di tutto ciò Lene
Gammelgaard è una delle pochissime a parlarci degli sherpa (l'altro
è proprio uno sherpa, ma lo vedremo più avanti) del loro enorme
valore per gli scalatori, delle loro pratiche religiose e dell'uomo
bianco che, per la prima volta, viene qui rappresentato con tutti i
suoi difetti di arroganza e supponenza.</div>
<div style="text-align: justify;">
Scritto come un diario,
“Everest, io c'ero”, non è giornalisticamente preciso come Aria
Sottile e nemmeno religioso come lo sarà Lo Sherpa, ma mette al
centro della vicenda una donna forte che sembra riuscire a dar forza
a tutti quelli che la circondano.</div>
<div style="text-align: justify;">
E la risposta è che si,
oggi Lene Gammelgaard fa la motivatrice (oltre che la
psicoterapeuta).</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
PREGI: Il punto di vista
della vicenda rispetto a Krakauer è molto più umano, capace di
mostrare le debolezze dell'uomo bianco e tutte le sue arroganti
imprudenze.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
DIFETTI: Lene Gammelgaard
scrive come una mental coach della peggior specie (Roberto Re docet).
Ci parla dei suoi mantra per affrontare la montagna e vincere e, non
contenta, si dipinge come una sorta di fricchettona che si diverte a
girare per il mondo in cerca di avventure. Insomma va bene tutto, ma
sembra di leggere di un'universitaria torinese con la frangetta in
gita in Nepal.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
CLIMBING HIGH. A WOMAN'S
ACCOUNT ON SURVIVING THE EVEREST TRAGEDY- EVEREST IO C'ERO</div>
<div style="text-align: justify;">
ANNO: 1999</div>
<div style="text-align: justify;">
AUTORE: Lene Gammelgaard</div>
<div style="text-align: justify;">
GENERE: Saggio</div>
<div style="text-align: justify;">
VOTO: 6</div>
<br />
<br />
<br />
<span style="font-size: large;"><strong><em>MOUNTAIN MADNESS</em></strong></span><br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://ecx.images-amazon.com/images/I/51CVG%2BUU15L._SX332_BO1,204,203,200_.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://ecx.images-amazon.com/images/I/51CVG%2BUU15L._SX332_BO1,204,203,200_.jpg" height="320" width="214" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
Se ci fosse un premio
“miglior sorpresa del blocco Everest 1996” (cosa che
evidentemente non c'è ed esiste solo nella mia mente bacata),
andrebbe sicuramente a Mountain Madness.</div>
<div style="text-align: justify;">
Trovato per puro caso
nello scaffale sportivo di una nota catena di librerie a metà del
suo prezzo, Mountain Madness è la biografia di Scott Fischer, una
delle due guide principali per le spedizioni di cui si parla ormai da
troppe righe in questa megarecensione.</div>
<div style="text-align: justify;">
Scritta in modo piacevole
e suddivisa per grandi episodi nella vita dello scalatore
statunitense, è la biografia che ognuno vorrebbe vedere scritta per
sé alla propria morte (ma anche prima, che se no fai la fine di Niccolò Fabi in "Rosso").</div>
<div style="text-align: justify;">
La penna è quella di un
amico che senza dubbio tende a lodare troppo vizi e virtù di un
Ammericano con la A maiuscola (energia, voglia di arrivare,
spregiudicatezza blablabla), ma capace di trasmettere davvero quella
voglia di vivere e di coinvolgere tutti che Scott Fischer possedeva.</div>
<div style="text-align: justify;">
É vero, come si legge da
più parti su internet, che la morte di Scott può essere presa solo
come una diretta conseguenza della sua incoscienza che l'ha portato
più di una volta a rischiare la vita, ma come scrive anche Lene
Gammelgaard nel suo libro, era ovvio che Fischer morisse in montagna,
sfortuna vuole che fosse proprio durante quella spedizione.</div>
<div style="text-align: justify;">
La biografia di Scott è
di quelle da raccontare ai propri figli, completamente diversa da
quella di un uomo medio come Beck Weathers (quale lui stesso si
definisce), piena di avventura, di azzardi, di rischi non sempre
completamente ripagati e in definitiva piena.</div>
<div style="text-align: justify;">
L'uomo che appare dipinto
in tutti gli altri libri come un coglione pieno di sé (tranne che da
Lene Gammelgaard che ne fa un ritratto da innamorata), è qui un
avventuriero capace di sorridere di fronte ad ogni avversità, un
esperto alpinista che è diventato tale grazie ad una serie di cadute
e infortuni che avrebbero steso a terra anche un elefante e
soprattutto un uomo nato per scalare le montagne che non ha fatto
altro nella vita che seguire il suo istinto e non arrendersi di
fronte a nulla.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
PREGI: La biografia è
scritta incredibilmente bene e l'edizione italiana merita anche solo
per l'impaginazione elegante e la cura nei piccoli dettagli. É anche
l'unico libro dei sei ad essere realmente emozionante.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
DIFETTI: Birkby a volte si
fa prendere la mano e sorvola su alcuni difetti di Scott,
etichettandoli come semplici lati del suo carattere. Un unico capitolo è dedicato alla tragedia del 1996 e vive, per forza di cose, di ricordi e documentazioni altrui, non essendo l'autore presente al momento della scalata.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
MOUNTAIN MADNESS, SCOTT
FISCHER, MONT EVEREST & A LIFE LIVED ON HIGH- MOUNTAIN MADNESS</div>
ANNO: 2009<br />
AUTORE: Robert Birkby<br />
GENERE: Biografia<br />
VOTO: 8<br />
<br />
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<span style="font-size: large;"><strong><em>LO SHERPA</em></strong></span><br />
<strong><em><span style="font-size: large;"></span></em></strong><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://web.tiscali.it/inti.wasi/immagini/terra_09_libro_sherpa.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://web.tiscali.it/inti.wasi/immagini/terra_09_libro_sherpa.jpg" /></a></div>
<br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
“Lo sherpa” è
l'ultimo libro di cui sono venuto in possesso (ne ho trovata una
copia usata dopo estenuanti ricerche dato che è fuori catalogo) ed è
anche il più particolare del lotto.</div>
<div style="text-align: justify;">
Nonostante in Italia venga
presentato come il racconto del capo degli Sherpa della spedizione
del 1996, il saggio di Norgay ha poco a vedere con la stessa, dato
che lo sherpa non è stato coinvolto direttamente nella tragedia.
Semplicemente, senza andare a scomodare la solita storia che potete
trovare riassunta nell'incipit, Tenzing si trovava sull'Everest con
una terza spedizione nello stesso momento in cui i gruppi di Rob Hall
e Scott Fischer decisero di attaccare la vetta. Questo portò
inevitabilmente al coinvolgimento del gruppo di Tenzing, sulla
montagna per filmare un documentario per la IMAX, che si diede da
fare in ogni modo per le operazioni di salvataggio.</div>
<div style="text-align: justify;">
La realtà, quella non
scritta sulla copertina strillante de Lo Sherpa, è che il libro
parla di tutt'altro.</div>
<div style="text-align: justify;">
Racconta la storia di
Jamling Tenzing Norgay, figlio del famoso Tenzing Norgay che nel 1953
scalò per primo la vetta dell'Everest con lo scalatore Edmund
Hillary, della sua voglia di ripetere le gesta del padre, della sua
prima e unica avventura sul Sagaramatha (il nome nepalese
dell'Everest) e del suo riavvicinamento alla religione buddista.</div>
<div style="text-align: justify;">
Nato in Nepal, ma laureato
negli Stati Uniti, Norgay si presenta all'inizio del libro come un
orientale che ha perso molto dei suoi usi e costumi e che, durante la
vicenda, cercherà di riappropriarsene poco alla volta, anche senza
volerlo.</div>
<div style="text-align: justify;">
“Lo Sherpa” parla
molto di religione buddista, cosa di cui ammetto sapevo ben poco e
molto poco degli aspetti tecnici della scalata a cui si preferiscono
brevi racconti su momenti religiosamente fondamentali.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ci sono le profezie
infauste, i comportamenti blasfemi dell'uomo bianco sulla montagna
sacra (qui vengono a galla atteggiamenti a dir poco discutibili delle
compagnie di Rob Hall e Scott Fischer a cui stranamente nessun altro
fa riferimento) e il lento riavvicinarsi di Norgay allo spirito di
suo padre e alla sua religione d'origine.</div>
<div style="text-align: justify;">
I capitoli sono sempre
divisi a metà con un interessante parallelo tra la scalata di
Jamling e quella, molto più difficoltosa e interessante, del padre.</div>
<div style="text-align: justify;">
Non è un libro
avventuroso e nemmeno un preciso reportage giornalistico, nel mezzo
si impantana in una serie di descrizioni e precisazioni buddiste di
cui si potrebbe fare anche a meno (anche perché ci sono non poche
ripetizioni degli stessi concetti), ma “Lo sherpa” fornisce un
punto di vista più sincero e meno occidentale di quello che
significavano le spedizioni commerciali nel 1996 e di quella che fu
una delle più grandi imprese nel 1953, quella scalata del monte
Everest che ad oggi, dopo 50 anni di scalate e su 7 miliardi di persone, è riuscita solo a 4000 superumani.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
TOUCHING MY FATHER'S SOUL:
A SHERPA'S JOURNEY TO THE TOP OF EVEREST- LO SHERPA</div>
<div style="text-align: justify;">
ANNO: 2001</div>
<div style="text-align: justify;">
AUTORE: Jamling Tenzing
Norgay & Broughton Coburn</div>
<div style="text-align: justify;">
GENERE: saggio</div>
<div style="text-align: justify;">
VOTO: 6,5</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<br /></div>
<span style="font-size: large;"><strong><em>SULLA CIMA DELL'EVEREST</em></strong></span><br />
<strong><em><span style="font-size: large;"></span></em></strong><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.newtoncompton.com/files/cache/sulla-cima-delleverest_6991_x600.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.newtoncompton.com/files/cache/sulla-cima-delleverest_6991_x600.jpg" height="320" width="211" /></a></div>
<br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
Sulla cima dell'Everest è
il classico raccoltone Newton Compton con dentro di tutto un po'.</div>
<div style="text-align: justify;">
In realtà mi sono
limitato a leggere la lunga introduzione e le parti riguardanti il
disastro del 1996 tra cui i due racconti di Anatoli Boukreev e Beck
Weathers (niente di nuovo che non avessi visto nei loro libri) e
l'inedito “Incubo” di Matt Dickinson.</div>
<div style="text-align: justify;">
Per tutto il resto ci sarà
tempo e modo (ho già un'idea di quando leggerlo e come accorparlo ad
un altro libro sull'Everest).</div>
<div style="text-align: justify;">
Di Matt Dickinson esiste
un libro non tradotto in italiano che racconta per intero la sua
vicenda e che ho disperatamente cercato di recuperare fino a che non
ho compreso, grazie al racconto in questione, che il suo saggio
riguarda la facciata Nord dell'Everest, quella in cui, nello stesso
tragico giorno della scomparsa di Fischer e di altre 5 persone,
morirono 3 scalatori.</div>
<div style="text-align: justify;">
Altra facciata, altro
disastro. Sarà per un altra volta.</div>
<div style="text-align: justify;">
In ogni caso il breve
racconto di Dickinson racconta uno dei momenti di estrema difficoltà
durante la scalata e non è affatto male per come rende la tensione
della situazione.</div>
<br />
THE MAMMOTH BOOK OF
EVEREST- SULLA CIMA DELL'EVEREST<br />
ANNO: 2015<br />
AUTORE: Curato da Jon E.
Lewis<br />
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
GENERE: saggio</div>
VOTO: n.d.<br />
<br />
<em>Continua...</em><br />
<br />Deneilhttp://www.blogger.com/profile/11627856232015985103noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1147035369317010062.post-25473337883954890752016-01-24T15:41:00.002+01:002016-01-24T15:41:14.130+01:00LEZIONI DI VITA
<em>Questa recensione è stata scritta il 2 aprile 2013 e rivista completamente il 24 gennaio 2016</em><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.einaudi.it/var/einaudi/contenuto/copertina/978880620787MED.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.einaudi.it/var/einaudi/contenuto/copertina/978880620787MED.jpg" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Erano le 10.30 di sera e io
stavo girovagando nella libreria da 2 ore.</div>
<div style="text-align: justify;">
Avevo visto tutti i titoli Feltrinelli, i Mondadori, gli Einaudi e
i Garzanti. Ero passato alle biografie e avevo gettato un occhio ai
libri di storia. Mi ero avvicinato allo scaffale della fantascienza
senza dimenticarmi dei libri musicali, di quelli cinematografici e
pure delle raccolte di poesie che tanto non comprerò mai. Ero andato
a vedere cosa c'era nella saletta per i bambini (non sia mai, che
magari mi perdo un capolavoro nascosto tra gli attacca-stacca..) e
avevo pure fatto finta di osservare i thriller prima di aggirarmi con
lo sguardo perso nell'immenso settore dedicato ai libri fotografici e
d'arte di cui non capisco un emerito cazzo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Non avevo trovato niente. Niente di niente.
</div>
<div style="text-align: justify;">
Capitano, rarissimamente ma capitano, quei giorni in cui non sono
ispirato e tra centinaia di titoli tra cui solitamente non saprei
scegliere se comprare quei 5 libri o quegli altri 5 (finendo poi per
comprarli tutti e 10, ma in due giorni diversi così mi sento meno in
colpa), non trovo nulla.</div>
<div style="text-align: justify;">
Erano le 10.30 di sera di un mercoledì qualsiasi di un mese
qualsiasi quando decisi che, essendo l’unico cliente fino a quel
momento, non potevo uscire a mani vuote facendo finta di nulla come
al solito.<br />Va bene girare e rigirare e ririgirare e sfogliare e
risfogliare e ririsfogliare, ma dopo due lunghissime ore (peraltro
notturne) vuoi dirmi che non hai trovato assolutamente nulla da
comprare in una libreria di 5 stanze con gli scaffali alti fino al
soffitto? Un thriller, un classico, un libro di fotografie, un
manuale di cose da fare al mercoledì sera alle 10.30, qualcosa ci
deve essere.<br />Io quella sera me ne uscii con Boom.<br />Un altro
giorno, si parla di 12 anni fa, feci lo stesso ragionamento in un
negozio di dischi e me ne andai con un disco dei Killswitch Engage in
borsa perché, cito (mie) testuali parole riferite all’amico, “Mi
piace la copertina”. “Ma non li conosci!!!” “Si, ma la
copertina è bella quindi…”.<br />Quindi niente. Al tempo ascoltavo
New Metal (o new rock come lo chiamarono di li a breve o crossover
come lo chiamavano prima o merda secca di fine anni ’90 come lo
chiamano ora) e i Killswitch Engage non sapevo assolutamente chi
fossero. Venne fuori che, per purissimo caso, i Killswitch Engage
erano new metal, o qualcosa di simile, ma alla seconda canzone si
scoprì anche la cosa più importante: quell’album pagato 40.000
lire (a scriverlo già mi fa innervosire) era una completa, totale,
incredibile merda.<br />Non imparai la lezione, questo dovrebbe esservi
ormai chiaro, ma decisi che di lì in poi, se proprio dovevo comprare
qualcosa per non sentirmi in colpa delle mie interminabili ore
passate a girovagare per negozi di musica-libri-film, l’avrei
pagato poco e sarei stato moooolto attento nella scelta.<br />E quindi
ho scelto Boom: un libricino di 150 pagine scritto largo, pagato 8
euro, che parla di due ragazzini invischiati in un’avventura
fantascientifica con professori alieni, ragni parlanti e passaggi
spazio temporali.<br />Insomma, non ho imparato veramente una beneamata
ceppa, ma ho avuto perlomeno un buonissimo assaggio di simpatica
fantascienza per i più piccoli (altro che Killswitch Engage...)</div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
BOOM!- BOOM! OVVERO: LA STRANA AVVENTURA SUL PIANETA PLONK</div>
<div style="text-align: justify;">
ANNO: 2009</div>
<div style="text-align: justify;">
AUTORE: Mark Haddon</div>
<div style="text-align: justify;">
GENERE: Fantascienza</div>
<div style="text-align: justify;">
VOTO: 7,5<br /><br />
</div>
Deneilhttp://www.blogger.com/profile/11627856232015985103noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1147035369317010062.post-48416398203902791622016-01-11T15:57:00.000+01:002016-01-11T16:01:43.110+01:00UNA CLASSIFICA DAL 2015<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Da quando il
blog è ripartito tra mille difficoltà e poco, pochissimo,
pocherrimo tempo da dedicargli, è apparsa una sola recensione
cinematografica (per quel "capolavoro" di The Martian per
cui Matt Damon chiede un Oscar a Ridley Scott...) e la cosa fa
abbastanza ridere a pensarci bene. Chi mi conosce bene sa (e ora lo
sapranno anche gli altri) che leggo in media 3-4 libri al mese, ma
vedo almeno il doppio dei film nello stesso lasso di tempo.
</div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Perché
quindi così tante recensioni librarie e così poca celluloide?
Sinceramente non ho idea. Sarà che la celluloide non la usano più
per le pellicole dal 1954, ma io non trovavo un altro sinonimo, sarà
che la metà dei film visti sono opere senza arte né parte, sarà
che scrivere male di ogni film brutto mi porterebbe via troppo tempo
(e credetemi spesso me li vado proprio a cercare), sarà che in
questi ultimi 2-3 anni non ho nessuna voglia di scrivere di cinema
dopo altrettanti passati a scrivere solo di quello, sarà sarà, sarà
quel che sarà.</div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Rimane il
fatto che vedo troppi film e non farne una classifica a fine anno (ma
anche all'inizio di quello seguente) mi sembrerebbe uno spreco
enorme.</div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Ecco quindi
tra i 75 film visti, i miei 10 film preferiti (più uno) e i miei
dieci orrori (più uno) usciti nel 2015 al cinema in Italia, con un brevissimissimo commento a lato.</div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Da notare
che, ovviamente, mancano alcune pellicole che mi incuriosivano, ma
non sono ancora riuscito a recuperare come The Lobster, Il ponte
delle spie e Masha & Orso.</div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
PS: I titoli
sono riportati in lingua originale solo nel caso in cui differiscano
dall'italiano. Il nome che vedete a lato è ovviamente il regista.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
I MIGLIORI (Dal meno
bello)</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
+1) PAN: VIAGGIO
SULL'ISOLA CHE NON C'È Di Joe Wright</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Fresco e per una volta davvero Peterpanesco. E poi ci sono i Ramones e i Nirvana.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
10)STILL ALICE Di
Richard Glatzer e Wash Westmoreland</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Per Julianne Moore</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
9)FURY Di David Ayer</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Se persino Shia Labeouf e Michael Pena sembrano bravi dev'esserci un motivo.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
8)PAS SON GENRE- SARÀ IL
MIO TIPO? Di Lucas Belvaux
</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Perchè i francesi sono gli unici a produrre "commedie" romantiche ben fatte.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
7)THE HUNGER GAMES:
MOCKINGJAY PT II- HUNGER GAMES: IL CANTO DELLA RIVOLTA PT II Di
Francis Lawrence</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Jennifer Lawrence vale sempre il biglietto e questo è il miglior capitolo insieme al primo.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
6)THE BABADOOK- BABADOOK
Di Jennifer Kent</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Un horror che non è un horror davvero bello. Praticamente un miracolo.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
5)EX MACHINA Di Alex
Garland</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Se non esistesse George Miller il miglior film di fantascienza dell'anno.
</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
4)HRÙTAR- RAMS: STORIA DI
DUE FRATELLI E OTTO PECORE Di Grìmur Hàkonarsonl</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Con il titolo più spoileroso dell'anno riesce ad essere comunque incredibilmente toccante.
</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
3)OMOIDE NO MANI- QUANDO
C'ERA MARNIE Di Hiromasa Yonebayashi</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Ah, i cartoni giappu che fanno piangere.
</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
2)WHIPLASH Di Damien
Chazelle</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Oscar meritatissimi.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
1)MAD MAX: FURY ROAD DI
George Miller</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Forse il migliore film di fantascienza degli ultimi 10 anni.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-TEBoif4LJ-8/VpPBqS_mwSI/AAAAAAAABgw/6rAlS2vAoEs/s1600/Mad%2Bmax.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="239" src="http://1.bp.blogspot.com/-TEBoif4LJ-8/VpPBqS_mwSI/AAAAAAAABgw/6rAlS2vAoEs/s320/Mad%2Bmax.png" width="320" /></a></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
I PEGGIORI (Dal meno
brutto)</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
+1) AVENGERS: AGE OF
ULTRON Di Joss Whedon</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Che bordello, il troppo stroppia.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
10)INHERENT VICE- VIZIO DI
FORMA Di Paul Thomas Anderson</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Amo Anderson e Phoenix eppure qui c'è troppo di entrambi.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
9)IRRATIONAL MAN DI
Woody Allen</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Ti prego smettila Woody.
</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
8)ANT MAN Di Peyton Reed</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Alla morte della formica volante volevo morire.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
7)BLACK MASS: L'ULTIMO
GANGSTER Di Scott Cooper
</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Ti prego smettila anche tu Johnny Depp.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
6)SOPRAVVISSUTO: THE
MARTIAN Di Ridley Scott</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Il nerd che ci spiega con l'aeroplanino di carta il suo strabiliante piano.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
5)EXODUS: GODS AND KINGS-
EXODUS: DEI E RE Di Ridley Scott</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Ridley Scott for president. Qui siamo ai livelli di Emmerich.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
4)SAN ANDREAS Di Brad
Peyton</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Bentornati fine anni '90, inizio 2000.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
3)THE AGE OF ADALINE-
ADALINE: L'ETERNA GIOVINEZZA Di Lee Toland Krieger</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Scritto da una scimmia.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
2)WOLF TOTEM- L'ULTIMO
LUPO Di Jean Jacques Annaud</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Unisce lentezza e sconclusionatezza, non è facile.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
1)LEFT BEHIND: LA PROFEZIA
Di Vic Armstrong</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Qui siamo ai livelli di film action per la domenica pomeriggio di Italia 1 negli anni '90 (che su Cielo adesso son persino più belli). Sceneggiatura ridicola, scenografie orrende, girato letteralmente con le chiappe e colonna sonora a cazzo di cane che neanche Beautiful. E poi c'è Nicolas Cage.</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-2QRzR_wguf0/VpPCCY-E8iI/AAAAAAAABg4/cJJhiI6t3B0/s1600/Left%2Bbehind.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="http://2.bp.blogspot.com/-2QRzR_wguf0/VpPCCY-E8iI/AAAAAAAABg4/cJJhiI6t3B0/s320/Left%2Bbehind.jpg" width="320" /></a></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
Deneilhttp://www.blogger.com/profile/11627856232015985103noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1147035369317010062.post-76295924584754280802015-12-29T19:28:00.002+01:002015-12-29T19:28:31.327+01:00QUER PASTICCIACCIO (BRUTTO) DE BRIAN W. ALDISS
<em>Questa recensione è stata scritta il 28 settembre 2011 e rivista completamente il 29 dicembre 2015</em><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://i.ebayimg.com/00/s/MTYwMFgxMDc3/z/qqsAAOxyrM5TH3GE/$_35.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://i.ebayimg.com/00/s/MTYwMFgxMDc3/z/qqsAAOxyrM5TH3GE/$_35.JPG" /></a></div>
<br />
Avete presente
quei pasticci disegnati dai bimbi troppo piccoli pieni di righe,
pastelli, pennarelli, macchie, buchi e caccole?<br />C’è un fico
d’india immenso che ha conquistato la Terra.<br />Gli umani sono alti
35 cm.<br />I vulcani ipnotizzano gli esseri viventi e li
mangiano.<br />Enormi vegetali viaggiano per lo spazio su ancor più
grandi ragnatele.<br />Le piante sono tutte assassine.<br />La spiaggia è
Terra di Nessuno.<br />Nella Terra del Crepuscolo un pesce gigante è
il più grande saggio del mondo.<br />Esistono uomini pescatori
collegati con una coda a palme imponenti.<br />I vegetali hanno forma
di volatili.<br />La luna è piena d’ossigeno.<br />Le megatermiti sono
amiche degli umani.<br />Ci sono fiori giganteschi che si uniscono e
attraversano i mari per migrare.<br />I gatti vivono con le megatermiti
in un tunnel sotto un castello in rovina.<br />È abbastanza per
stimolare la vostra curiosità?<br />Sinceramente sono ancora un po’
stordito da questo “Il lungo meriggio della Terra”, Brian W.
Aldiss ci è o ci fa?<br />E Asimov con tutta la sua psicostoria, i
suoi imperi galattici, le sue città super evolute e i robot che fine
ha fatto?<br />Tutto buttato nel cesso.<br />Tra 4 miliardi e mezzo
d’anni (tanto ci impiegherà ancora il sole ad avvicinarsi alla sua
fine) saremo solo inutili cacchette (quasi) senza cervello alte
qualche pollice destinate a farci comandare da un fungo.<br />Che
tristezza.<br />O no?<br />Mah.<br />
<br />
PS: Al di là
dei vari esseri giganteschi, enormi, imponenti ed immensi, il libro
risente della sua originale pubblicazione in 5 puntate con diverse
ripetizioni e altrettante contraddizioni da parte di Aldiss, che ci
mette pure del suo con una prosa a dir poco discutibile e diversi
interventi in prima persona per provare a spiegare ciò che sta
raccontando.<br />
La copertina
dell'edizione in possesso è tra le più ignoranti e meno sensate
che io abbia mai visto (e si che compro Urania): non centra
assolutamente nulla con ciò che viene raccontato, ma proprio niente
niente. NIENTE.<br />
<br />
HOTHOUSE o THE LONG AFTERNOON OF EARTH- IL LUNGO MERIGGIO DELLA TERRA<br />
ANNO:1962<br />
AUTORE: Brian W. Aldiss<br />
GENERE: Fantascienza<br />
VOTO: 5Deneilhttp://www.blogger.com/profile/11627856232015985103noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1147035369317010062.post-61280812071869802322015-12-18T15:09:00.001+01:002015-12-18T15:09:05.516+01:00FIGLI D'ARTE<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-WL1J9U_Wo80/U6F9FFnrAFI/AAAAAAAACrk/YAhy3jdM33E/s1600/heartshaped.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://1.bp.blogspot.com/-WL1J9U_Wo80/U6F9FFnrAFI/AAAAAAAACrk/YAhy3jdM33E/s1600/heartshaped.jpg" width="197" /></a></div>
<br />
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Non penso sia semplice
essere figlio d'arte.</div>
<div style="text-align: justify;">
Si è vero, le strade sono
spalancate, conosci la gente giusta , il lancio nel mondo
editoriale-musicale-filmografico è già praticamente fatto senza il
minimo sforzo e il tuo primo libro-cd-film venderà comunque un sacco
sull'onda della curiosità della gente, ma poi?</div>
<div style="text-align: justify;">
Quanto credete possa
essere facile vivere da figlio di Bob Dylan, De Sica, Camus?
Giudicati non in base alle proprie qualità come chiunque altro, ma
rispetto alla bravura dei propri genitori e parenti che sono stati
mostri sacri nel proprio campo, vincitori di tonnellate di premi che
la stampa solitamente non confronta con nessuno per troppa
inarrivabilità.</div>
<div style="text-align: justify;">
Epperò tu sei il figlio,
vorrai mica evitarti un: “Il dono della scrittura evidentemente non
si trasmette da padre a figlio”, “Negli anni '60 suo padre
rivoluzionò la musica, oggi lui a malapena la comprende”, “Sarebbe
un grande regista se si riuscisse a non pensare per un attimo a tutto
ciò che fece suo padre nell'epoca del blablablablabla”.</div>
<div style="text-align: justify;">
In un mondo ideale anche
questa recensione non inizierebbe con tutta questa premessa, si
parlerebbe del romanzo di Joe Hill, autore trentacinquenne alle prese
con la sua prima opera e della sua somiglianza con certe cose di
Stephen King degli anni '80, anzi meglio, di Richard Bachman.</div>
<div style="text-align: justify;">
La scatola a forma di
cuore non è un capolavoro, ma è il classico libro che si fa
divorare in quattro giorni assillati dalla domanda che tutti i libri
del genere dovrebbero inculcare nella testa di ogni lettore: come
andrà a finire?</div>
<div style="text-align: justify;">
Si, i protagonisti sono
macchiette (il Jude Ozzyosbournesco su tutti), la maledizione sa di
un po' troppo sentita e anche sullo stile scorrevole a volte verrebbe
voglia di discutere: manca di profondità, ma anche dell'asciuttezza
necessaria a creare tensione (quella presente in Bachman per
intenderci) e quindi?</div>
<div style="text-align: justify;">
E quindi il primo romanzo
del figlio di Stephen King (eddai fatemelo dire almeno una volta!) è
semplicemente e solamente uno scritto sufficiente, niente di
memorabile, ma neanche qualcosa per cui lo si possa accusare di
chissà quali raccomandazioni.</div>
<div style="text-align: justify;">
D'altronde, se proprio
vogliamo dirla tutta, il padre sfondò veramente il mercato solo dal
secondo romanzo in poi e lo stupendo film di De Palma (Carrie) lo
aiutò non poco a farsi conoscere dal grandissimo pubblico quindi
aspettiamo fiduciosi, convinti che il mezzo flop di un Harry Potter
con le corna sia solo un dimenticabile incidente di percorso.</div>
<br />
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
HEART-SHAPED BOX- LA
SCATOLA A FORMA DI CUORE</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
ANNO: 2007</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
AUTORE: Joe Hill</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
GENERE: Horror</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
VOTO: 6</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
Deneilhttp://www.blogger.com/profile/11627856232015985103noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1147035369317010062.post-221057229425524122015-11-23T18:10:00.001+01:002015-12-17T23:49:27.784+01:00IL GENIO, LE IDEE<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<i>Questa recensione è stata scritta il 16 aprile 2012 e completamente rivista il 23 novembre 2015</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.premiostrega.it/up_img/libri/libro_246.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.premiostrega.it/up_img/libri/libro_246.jpg" height="320" width="187" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
Non smetterò mai di declamare
il mio odio per i racconti.</div>
<div style="text-align: justify;">
Certo nella mia (pur breve) carriera
di lettore ci sono stati racconti che mi hanno affascinato,
spaventato, emozionato e divertito, ma un libro di racconti, in
particolare una raccolta assolutamente eterogenea di questi (ovvero
non legati da un filo conduttore), mi ha sempre lasciato un po’ con
l’amaro in bocca.</div>
<div style="text-align: justify;">
Storie bellissime bruciate in quattro pagine,
trame ridicole non adatte ad un romanzo riciclate malamente per
riempire poco spazio, avventure inutili usate da tappabuchi.</div>
<div style="text-align: justify;">
E
così pian piano le raccolte presenti in libreria, comprate perché
ritenute assolutamente straordinarie o semplicemente scritte da un
autore amato, hanno cominciato ad assumere la medesima funzione delle
avventure inutili. Non ho voglia di scervellarmi sul romanzo da 600
pagine che sto leggendo? Racconto. Sono in macchina e ho cinque
minuti liberi in cui aspetto qualcuno? Racconto. Ho appena finito un
romanzo, non ho ancora stranamente sonno e non sono in vena di
iniziarne un altro all’una di notte? Racconto.</div>
<div style="text-align: justify;">
La mia libreria
di Anobii (il social più morto che vivo che comunque mi piace sempre più di tutte le altre vaccate del momento) dice che Sessanta racconti di Dino Buzzati l’ho iniziato
il 6 gennaio e terminato a marzo inoltrato: 3 mesi di lettura a spizzichi e bocconi per un totale
di 500 e passa pagine sono tanti, se ne
renderebbe conto anche il gorilla del Crodino, ma non sono troppi se
si considera che il libro in questione raccoglie insieme una quantità
folle di capolavori e semicapolavori che meriterebbero di esser letti
nell’arco di una vita.</div>
<div style="text-align: justify;">
Perché si, Sessanta racconti diventa
oggi (ma molto probabilmente lo era già diventato il 6 gennaio con
la lettura de “I sette messaggeri”) la mia raccolta preferita e
uno dei libri più belli che io abbia mai letto.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il libro di
Buzzati (summa da lui composta di altre tre raccolte più un’altra
ventina di scritti) è sorpresa, spavento, meraviglia, terrore,
fascino, stile, idee, idee, idee.</div>
<div style="text-align: justify;">
Se un buon scrittore di fantascienza (lasciam perdere i mediocri) avesse oggi la metà
delle idee e dello stile di Buzzati (il libro è del 1958, ci tengo a
dirlo) sarebbe considerato un genio senza se e senza ma.</div>
<div style="text-align: justify;">
Non
voglio star qui a elencare racconti su racconti su racconti perché
molto probabilmente finirei per citarne 57-58 su 60 se non tutti
quanti, ma una semplice sbirciatina al primo (I sette messaggeri) e
all’ultimo (La corazzata Tod) dovrebbero bastare ad un lettore
medio di fantasy, fantascienza, Poe, Lovecraft ed affini a leccarsi
le dita fino a consumarsele, altro che Fonzies.</div>
<div style="text-align: justify;">
Sessanta racconti
è un capolavoro.</div>
<div style="text-align: justify;">
E io amo Dino Buzzati.</div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
SESSANTA RACCONTI</div>
<div style="text-align: justify;">
ANNO: 1958</div>
<div style="text-align: justify;">
AUTORE: Dino Buzzati</div>
<div style="text-align: justify;">
GENERE: Racconti</div>
<div style="text-align: justify;">
VOTO: 10</div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<br />Deneilhttp://www.blogger.com/profile/11627856232015985103noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1147035369317010062.post-62649971265869674972015-11-12T15:04:00.002+01:002015-11-12T15:05:13.953+01:00GIOCHIAMO A CHI CE L'HA PIÙ LUNGO<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.valmneira.com/pagine/bibliografia/repository/dilemmadrizzt.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.valmneira.com/pagine/bibliografia/repository/dilemmadrizzt.jpg" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
Nel 1990 R.A. Salvatore,
l'autore statunitense de il Dilemma di Drizzt, aveva 31 anni e
scriveva come un ragazzino di 16 che non si è dimenticato dei
battibecchi con gli amichetti della sua infanzia.<br />
GIANFILIPPO: La mia mamma
fa un lavoro bellissimo!<br />
SALVATORE: La mia uno
ancora più bello.<br />
GIANFILIPPO: La mia lavora
alla NASA.<br />
SALVATORE: La mia fa
l'astronauta.<br />
GIANFILIPPO: Allora la mia
è andata su Marte.<br />
SALVATORE: La mia ha visto
gli alieni.<br />
GIANFILIPPO: La mia li ha
visti due volte e ci ha anche parlato.<br />
SALVATORE (tutto rosso in
viso e arrabbiatissimo): Allora la mia ci ha parlato e poi ne ha
uccisi 4 e poi con il suo cannone spaziale ha distrutto tutto il
pianeta ed è tornata volando senza l'astronave perché lei vola e
poi ha anche catturato un cane alieno e adesso lo tengo in casa ed è
verde e viola e mangia il ferro!<br />
GIANFILIPPO:...............<br />
Ecco immaginatevi un uomo
del genere a scrivere un fantasy.<br />
Pensatelo seduto lì alla
sua scrivania che si fa venire una, due, tre, cento, mille idee e
decide che il suo dev'essere un fantasy assolutamente diverso da
tutto e da tutti.<br />
Gli elfi sono buoni e
pacifici e vivono nei boschi?<br />
Bene, io li faccio
cattivi, scuri, infidi, traditori e sotterranei.<br />
Gli elfi hanno una vista
eccezionale?<br />
I miei hanno gli
infrarossi quindi vedono anche al buio e comunicano per lo più a
gesti.<br />
Gli elfi sono eccellenti
combattenti?<br />
I miei sono i migliori tra
i migliori, temutissimi da tutti e il mio protagonista è il non plus
ultra degli Elfi Oscuri, nessuno può sconfiggere le sue eccezionali
scimitarre (e io vi tedierò con le loro descrizioni imbarazzanti per
tutta la durata del libro) e ha gli occhi color lavanda!<br />
Si, COLOR LAVANDA! E
adesso provate a scrivere qualcosa di meglio!<br />
Il dilemma di Drizzt è il
fantasy per eccellenza, come tutti quelli che non apprezzano il
genere senza averlo mai letto se lo immaginano e come ogni
appassionato di elfi, orchi, maghi e nani che ami la bella scrittura
teme che possa essere: grandi idee (talvolta al limite dell'assurdo)
gettate in cespugli di ortiche pieni di cacche di cane.<br />
Il primo libro della
Trilogia degli Elfi Oscuri (un'altra trilogia iniziata, voglio
morire...) è talmente denso di particolari, nuove razze, nuovi mondi
e storie parallele appena accennate che nelle prime 50 pagine viene
davvero voglia di lanciarlo in quei cespugli, frastornato
dall'incapacità di comprendere tre parole su quattro di quel che
viene raccontato.<br />
La vicenda comincia ad
essere davvero chiara intorno a pagina 60 e nel giro di altre 40
pagine si è già arrivati a comprendere il finale-non finale di
questa prima parte, cosa assolutamente deprecabile per qualsiasi
genere ma a cui gli amanti di Brooks, Goodkind, Jordan & co.
dovrebbero essere avvezzi.<br />
Tra l'illuminazione e il
finale rimangono un 200 pagine di battaglie descritte in malo modo,
ripetizioni disturbanti (tanto per dire, il nome Zak viene ripetuto
20 volte in due pagine) e tanta tanta fantasia che permette al
romanzo di arrivare ad una risicata sufficienza, o forse no.<br />
Certo, se a sentire le
altre recensioni questo è il migliore del lotto c'è da mettersi le
mani nei capelli.<br />
La speranza è che
Salvatore (autore tra il '90 e oggi di un'altra cinquantina di libri
ambientati più o meno nello stesso universo fantastico) abbia
imparato qualcosa negli anni e si sa, chi vive sperando, muore nelle
ortiche.<br />
<br />
HOMELAND<br />
ANNO: 1990<br />
AUTORE: R.A. Salvatore<br />
GENERE: Fantasy<br />
VOTO: 5+<br />
<br />
PS: Rivedendo la copertina in questo momento mi dovrei fare due domande sulla mia salute mentale il giorno in cui decisi di iniziarlo...Deneilhttp://www.blogger.com/profile/11627856232015985103noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1147035369317010062.post-24574000332813188372015-10-27T16:27:00.002+01:002015-10-27T16:39:27.450+01:00SULLA (PRESUNTA) FORZA DEL CAMBIAMENTO<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.qlibri.it/images/stories/jreviews/_Versiliarockcity_1330135353.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.qlibri.it/images/stories/jreviews/_Versiliarockcity_1330135353.jpg" height="320" width="217" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
Quando a 16 anni mi
avvicinai lentamente al rock degli anni '90 mi colpirono due gruppi
in particolare: Oasis e Blur.<br />
<div style="text-align: justify;">
Non che fosse una cosa
strana, all'epoca il mondo, l'Italia, la provincia si divideva
(abbastanza assurdamente a pensarci ora) tra i fan dei fratelli
Gallagher e quelli di Damon Albarn e Co. (sisi Graham Coxon è
importante e blablabla, chissenefrega, un giorno ne parleremo).</div>
<div style="text-align: justify;">
Lo dico subito: io
parteggiavo per i Blur.</div>
<div style="text-align: justify;">
Mi sembravano più freschi
e innovativi e, al di là delle varie scopiazzature dei Gallagher (all'epoca era un
miracolo se conoscevo i Beatles), mi sembrava soprattutto che Damon
Albarn avesse il coraggio di cambiare.</div>
<div style="text-align: justify;">
Insomma, per quanto non ne
capissi veramente un cazzo, 13 pareva un album di un gruppo
completamente diverso da quello di The Great Escape (che all'epoca
adoravo) e in Think Tank il mutamento era ancora più accentuato.</div>
<div style="text-align: justify;">
Amavo i gruppi che non si
ripetevano mai (quel pazzo di Neil Young è ancora oggi uno dei miei
idoli) e gli Oasis erano l'esatto opposto.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ascoltato il primo
incredibile Definitely Maybe mi sembrava di sentire sempre le stesse
10-12 canzoni: voce strascicata, chitarroni, ballatoni...due palle
che in Be Here Now duravano più di 70 minuti, decisamente troppo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Poi crebbi (ah il passato
remoto che torna a galla quando leggi autori toscani...), la faida
Blur-Oasis si spense abbastanza velocemente così come era stata
montata dalla stampa britannica e io cominciai ad ascoltare
tutt'altro, fregandomene altamente dello scioglimento o quasi di
entrambi i gruppi, ma sempre attento a chi riusciva a non ripetersi.</div>
<div style="text-align: justify;">
Oggi, passati più di 10
anni, mi ritrovo a sentire per radio o nei miei raccoltoni di mp3
qualche canzone di Blur e Oasis e, pur con fastidio, devo ammettere
che i classici degli Oasis sono invecchiati meglio di quelli dei
Blur.</div>
<div style="text-align: justify;">
Si, il cambiamento, si, il
coraggio di affrontare nuove sfide e la forza di ripresentarsi con un
nuovo album in un'epoca che non è più la loro (l'ultimo The Magic
Whip datato aprile 2015), ma Wonderwall rimarrà un classico senza
tempo mentre Beetlebum può essere solo una canzone figlia degli anni
'90.</div>
<div style="text-align: justify;">
Tutto questo sproloquio
musicale-nostalgico per dire cosa?</div>
<div style="text-align: justify;">
Che forse Fabio Genovesi
qualche limite come scrittore ce l'ha.</div>
<div style="text-align: justify;">
I suoi personaggi dalla
parlata fin troppo semplice (in Esche vive era Fiorenzo, qui è
Mario), quelli troppo attaccati al Rock (ancora Fiorenzo confrontato
a Nello), quelli che finita l'università hanno perso completamente
la bussola (là Tiziana, qui Renato) e quelli che, nonostante tutto
l'autocontrollo imposto, vengono presi da passioni troppo forti
(nuovamente Tiziana confrontata a Roberta). Gli incipit nostalgici
ambientati in un passato che non è più e i finali non finali con i
personaggi lasciati a correre da soli.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ma io non ho più 16 anni
e se tu scrittore hai uno stile immutato che ti permette di
scrivere una nuova storia dove, cambiando l'ordine degli addendi, il
risultato fantastico non cambia, beh, a me piaci comunque.</div>
<div style="text-align: justify;">
Basta che alla prossima
non mi presenti un Be Here Now.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
VERSILIA ROCK CITY</div>
ANNO: 2008<br />
AUTORE: Fabio Genovesi<br />
GENERE: Romanzo di
formazione (senza adolescenti)<br />
VOTO: 8,5<br />
<br />
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
Deneilhttp://www.blogger.com/profile/11627856232015985103noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1147035369317010062.post-70854980756601435332015-10-06T19:09:00.000+02:002015-12-17T23:46:14.486+01:00SCIENTIFICITÀ E UMORISMO DI MERDA<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://leganerd.com/wp-content/uploads/2015/09/martian_xlg.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://leganerd.com/wp-content/uploads/2015/09/martian_xlg.jpg" height="320" width="215" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ho visto qualsiasi cazzata nei film di fantascienza.</div>
<div style="text-align: justify;">
Dagli alieni cattivi a
quelli buoni, dagli asteroidi che vengono fatti saltare per aria da
personaggi eroici a quelli che mettono finalmente fine alla vita
sulla Terra, dai cloni alle navicelle impazzite, dai viaggi nel tempo
a quelli nello spazio oltre la velocità della luce, dagli alieni che
cambiano sesso a quelli che cambiano forma e blablablabla.
</div>
<div style="text-align: justify;">
Potrei andare avanti per
ore ad annoiarvi di vaccate fantascientifiche che non stanno né in
cielo né in Terra, di idee assurde che nessuna persona sana di mente
avrebbe partorito e a cui comunque sono stato dietro, sforzandomi di
calarmi nell'irrealtà della situazione pur di gustarmi quel film (o
quel libro).</div>
<div style="text-align: justify;">
Non ho mai fatto caso più
di tanto alla provata scientificità di una vicenda perché per me
non è quella a rendere importante una storia di fantascienza. Per
quale motivo avrebbero aggiunto il suffisso fanta? Dove sta la
fantasia in un libro di Arthur C. Clarke in cui ad ogni minimo
spostamento nello spazio-tempo ci si affanna a spiegare come sia
potuto scientificamente accadere? E soprattutto: a cosa serve la
sospensione dell'incredulità?</div>
<div style="text-align: justify;">
Date le premesse di cui
sopra, The Martian non avrebbe dovuto piacermi.</div>
<div style="text-align: justify;">
E invece.</div>
<div style="text-align: justify;">
E invece mi ha fatto
letteralmente cagare.</div>
<div style="text-align: justify;">
Presentato come uno dei
film fantascientifici più rigorosamente scientifici degli ultimi
anni, con budget faraonico, regista delle grandi occasioni
(nonostante Scott sia bollito da troppi anni a questa parte e chi non
ci crede si guardi Exodus- Dei e Re e stia zitto per sempre) e cast
di tutto rispetto, The Martian parte subito con il botto con una
scena iniziale che fa davvero sperare per il meglio.</div>
<div style="text-align: justify;">
C'è adrenalina, c'è una
grande fotografia e una scena vagamente confusa in cui si capisce ben
poco di cosa sta esattamente accadendo a chi, ma è tutto voluto.
Dopo la partenza della navicella da Marte (siamo nei primissimi
minuti) la vicenda comincia davvero a delinearsi e, incredibile a
dirsi, si cominciano a vedere le prime crepe: i personaggi sulla
Terra.</div>
<div style="text-align: justify;">
Non c'è uomo non
astronauta in questo film di terra rossa e patate coltivate in modo
biologico (ci arriveremo) che non vi sembrerà un'idiota o una
macchietta: c'è il supermegacapo della Nasa col tono profondo di
voce che decide tutto lui, ma si fa mettere i piedi in testa da
chiunque, c'è Boromir che per una volta non muore perché proprio
non gli è possibile morire mentre non fa nulla per tutto il film,
c'è un giappu-americano ciccione che dà sempre i tempi di consegna
del suo lavoro come se fosse un italiano, viene quindi ripreso dal
capo e si corregge dicendo che ce la farà anche nella metà della
metà del tempo perché tanto evidentemente ha licenziato gli
italiani e ha assunto dei cinesi che lavorano giorno e notte, c'è
una donna bionda che sta al computer e nota cose sugli schermi (solo
lei in mezzo a centinaia di altri subumani di cui si vedono solo i
capelli) e un nero a cui è riuscito bene il ruolo dello schiavo un
paio d'anni fa e non si sa come si è ritrovato qui a fare il
direttore della missione su Marte che però, ancora troppo preso dal
ruolo dello schiavo, si diverte ad avere illuminazioni e
scarabocchiare quadri del pianeta rosso che trova in giro per gli
uffici.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-xsUjqdICMd4/VhP6qNxd3uI/AAAAAAAABf8/fqFEhOTt8BM/s1600/ejiofor%2B4.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="http://2.bp.blogspot.com/-xsUjqdICMd4/VhP6qNxd3uI/AAAAAAAABf8/fqFEhOTt8BM/s200/ejiofor%2B4.jpg" width="157" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-g0MJlrBsJoI/VhP6ujfWFkI/AAAAAAAABgE/MIBKXqCS8is/s1600/Ejiofor%2B5.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="137" src="http://4.bp.blogspot.com/-g0MJlrBsJoI/VhP6ujfWFkI/AAAAAAAABgE/MIBKXqCS8is/s200/Ejiofor%2B5.jpg" width="200" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>E L'Oscar per chi sta meglio seduto con la bocca aperta va a....</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
E poi c'è lui: il nero
simpatico.</div>
<div style="text-align: justify;">
Quello che se fossimo
stati negli anni '80 di sicuro ci trovavi Eddie Murphy a ridere come un semo, ma siccome siamo nel 2015 e ai neri simpatici nei film non ci
crede più neanche Eddy Murphy stesso, ci hanno messo uno qualsiasi
di cui non voglio neanche andare a vedere il nome, lo chiameremo nero
simpatico.</div>
<div style="text-align: justify;">
Si da il caso che da
qualche anno a questa parte vadano di moda i nerd, non che abbia
qualcosa in contrario per carità, io lo sono fin troppo, ma la cosa
sembra ormai un po' sfuggita di mano: dalla moda alle serie tv tutto
è simpaticamente ed insopportabilmente nerd.</div>
<div style="text-align: justify;">
Quindi il nero simpatico è
anche nerd, ma essendo un nero simpatico è anche strafatto (di
caffeina o altro, non lo sapremo mai con esattezza) e alla prima
occasione lo vediamo entrare in scena come i peggiori personaggi dei
più brutti film di fantascienza anni '90 che vi vengono in mente. Il
nero simpatico dorme, inciampa, si mette al computer, beve il caffè,
finisce il caffè, vuole altro caffè, inciampa di nuovo, cade, si
mette al supercomputerone della Nasa che è proprio proprio grande
grande e con un portatile risolve un problema incredibile che
migliaia di Nasisti erano ormai con le cervella fuse a forza di
ragionarci. Non contento va dal capo che ha la voce sempre più
grossa, lo piglia per il culo e con un bicchiere vuoto gli dimostra
la sua grande teoria a cui nessuno è arrivato nel giro di mesi e
mesi. Ovviamente tutto in simpatia tra versi insopportabili e
scenette che neanche Benny Hill all'ospizio.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-mOv6iJxfvTE/VhP8t89GnkI/AAAAAAAABgQ/A2buGchvadw/s1600/Donald%2BGlover.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://1.bp.blogspot.com/-mOv6iJxfvTE/VhP8t89GnkI/AAAAAAAABgQ/A2buGchvadw/s320/Donald%2BGlover.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Oh si è nerd, guardate quanto è nerd quando si mette in piedi sul letto con la scala per andare a scarabocchiare là in alto! ed è pure scientifico, lo scrive pure... SCIENCE!</i><br />
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ma ritorniamo su
Marte.</div>
<div style="text-align: justify;">
A milioni di chilometri di
distanza e a un'ora circa dalle vicende del nero simpatico (che
grazie a Dio compare solo dopo la prima metà del film), dove ci sarà
sempre e solo Matt Damon, un botanico astronauta della Nasa.</div>
<div style="text-align: justify;">
Un botanico.</div>
<div style="text-align: justify;">
Matt Damon si estrae del
metallo dalla pancia e si cuce, Matt Damon mangia e ragiona, Matt
Damon disseppelisce vecchie navicelle spaziali, Matt Damon costruisce
cose, Matt Damon guida, caga e dorme, Matt Damon ha le intuizioni e
Matt Damon crea l'acqua. Poi non contento Matt Damon trova delle
patate sottovuoto lasciate lì per il giorno del Ringraziamento
(boh...), le pianta, ci mette della cacca umana liofilizzata come
concime e le fa crescere.</div>
<div style="text-align: justify;">
Nel frattempo Matt Damon
(lo chiameremo d'ora in poi McGyver perché mi sembra più giusto)
ascolta dell'orrenda discomusic e non si perde mai d'animo nemmeno
nelle sfighe più tremende, arrivando ad urlare per ben tre volte
“God” quando qualcosa andrà talmente storto da esser ormai più
di là che di qua.</div>
<div style="text-align: justify;">
Quindi Santo McGyver si
riprende dalla batosta perché lui è un vero americano intelligente
che risolve tutto con il suo megacervello (altro che computer Nasa e
neri simpatici) e riesce, con una superdieta a base di caccapatate e
medicine come condimento, ad andare avanti ancora per un'altra ora di
film.</div>
<div style="text-align: justify;">
E gli astronauti ex
compagni di Mc? No, non me li sono dimenticati.</div>
<div style="text-align: justify;">
Gli amici stronzi che lo
hanno abbandonato per sbaglio hanno una parte fondamentale nel film e
incredibilmente paiono anche i personaggi meglio scritti dell'intera
sceneggiatura: parlano come persone dotate di un cervello, si muovono
senza inciampare e ragionano quasi normalmente. Tolto un momento di
follia generale in cui la canzone Starman di David Bowie dà il via
ad una serie di scenette dementi riguardanti l'intero cast (mi vedo
anche Scott divertito mentre si mangia le caccole nascondendosi
dietro la camera mentre a me viene un ictus per la rabbia), i
loro rimangono i momenti migliori di un film che fa della
scientificità e dell'umorismo di merda il suo punto forte.</div>
<div style="text-align: justify;">
Non mancheranno poi:</div>
<ul>
<li><span style="text-align: justify;">personaggi dalla voce
profonda che dicono guardando in camera: “a meno che qualcosa non
vada storto”, cambio scena e disastro totale;</span></li>
<li><span style="text-align: justify;">Computer con lo
schermo spesso mezzo metro al servizio della Nasa;</span></li>
<li><span style="text-align: justify;">Michael </span>Peña, insopportabile anche se interpretasse un personaggio muto;</li>
<li><span style="text-align: justify;">Cinesi con segreti
militari che, dopo 10 secondi di indecisione, ostentano il loro
“volemose bene” come neanche la Ferilli quando pubblicizza i
divani;</span></li>
<li>finali con gente che
vola come Iron Man.</li>
</ul>
<span style="text-align: justify;">The Martian vorrebbe
mettere l'intelligenza umana e il ragionamento davanti a quel
coraggio e quell'eroismo insano alla base di tutti i capisaldi della
fantascienza degli anni '90 (Indipendence Day, tanto per dirne uno) e
finisce per sembrare invece un Armageddon fuori tempo massimo, con
situazioni e personaggi tipicamente Novantiani che fanno da sfondo a
un McGyver dello spazio, come non se ne vedevano da S.O.S. Naufragio
nello spazio del 1964.</span><span style="text-align: justify;"></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<div style="font-family: ''; text-align: start;">
E insomma si, The Martian mi ha fatto veramente cagare.</div>
<div style="font-family: ''; text-align: start;">
E il problema è che non ho nemmeno le patate da coltivare.<br />
</div>
</div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/hpu5u6Hiq90/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/hpu5u6Hiq90?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<br />
<br />
<br />
THE MARTIAN –
SOPRAVVISSUTO_THE MARTIAN<br />
REGIA: Ridley Scott<br />
ANNO: 2015<br />
GENERE: Fantascienza<br />
VOTO: 4,5Deneilhttp://www.blogger.com/profile/11627856232015985103noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1147035369317010062.post-55427688544377817532015-09-25T15:52:00.002+02:002015-09-25T16:15:50.294+02:00BUIO TOTALE<em>Questa recensione è stata scritta il 20 febbraio 2012 e rivista completamente il 25 settembre 2015</em><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://image.anobii.com/anobi/image_book.php?item_id=014369e8b9c5f276bf&time=&type=4" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://image.anobii.com/anobi/image_book.php?item_id=014369e8b9c5f276bf&time=&type=4" height="320" width="211" /></a></div>
<br />
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Chiariamo subito: le prime
150 pagine di Notturno sono tra le peggiori pirlate fantascientifiche
che io abbia mai letto, visto e immaginato.<br />
Non per colpa di
chissà quale traduzione orripilante (vedi Urania), taglio becero
(vedi Urania) o edizione con le pagine di carta igienica gialla che
si staccano dalla copertina mentre leggi (vedi…
Urania).<br />
Semplicemente la prima lunga parte intitolata
“Crepuscolo” è l’antilibro, “Il manuale per come non
scrivere un libro di fantascienza”, il “Plan 9 From Outer Space”
della narrativa fantascientifica.<br />
Lasciate perdere la questione
“racconto allungato” che lo riguarda (operazione già fin troppo
discutibile), quel che non va in Notturno è qualcosa di molto più
grave della famosa “buona idea sfruttata male”.<br />
“Crepuscolo”
(e in larga parte l’intero tomo) è a tutti gli effetti un
concentrato di banali errori dilettantistici che ti potresti
aspettare dal signor Pinco Pallo alle prese con il suo primo romanzo,
non da due scrittori di fantascienza affermati di cui uno è
considerato (a ragione) uno dei Padri fondatori.<br />
Qui si parla di
150 pagine colme di personaggi insignificanti che parlano e si
muovono come marionette scassate su di una scenografia fatta con la
cartapesta e il vinavil stile “recita di Natale all’asilo”
(nemmeno all’oratorio), una scenografia che talvolta traballa a tal
punto da far venire serissimi dubbi al lettore sui suoi presunti
scrittori.</div>
Uomini, questi ultimi, che
si premurano in una breve introduzione di chiarire che non verranno
usate strane parole inventate per questo pianeta alieno, ma che, dopo
poche pagine, si ritrovano a scrivere di un bar dove vengono serviti
cocktail impronunciabili ispirati ai nomi dei cinque soli che
illuminano questo immenso cartapestaio che è Kalgash.<br />
Uomini che,
con la finezza e la perizia di un bambino di 4 anni impegnato a
disegnare il ritratto della propria mamma (solitamente un tondo con
due puntini per gli occhi e una righetta per la bocca…aggiungiamoci
un punto per il naso), costruiscono i personaggi dai nomi improbabili
di un romanzo probabile solo (forse) sul piano scientifico.<br />
Uno
scritto che vorrebbe essere fantascientificamente sconvolgente ma che
si mostra in realtà come un incrocio mal riuscito tra un
apocalittico, un giallo (abbandonato a metà) e un post-apocalittico
dove la tensione non ha un climax ascendente: semplicemente ad un
certo punto esplode in picchi irreali per poi riaffondare al di sotto
della Fossa delle Marianne.<br />
“Crepuscolo” in particolare, ci
tengo a ribadirlo, è una nota dolente fatta di banalità
sconcertanti e svolte impreviste quanto l’uovo di Pasqua a Pasqua,
ma l’intero romanzo soffre di un impianto narrativo costruito
(perdonatemi l’eufemismo) con quel buco del corpo maschile che non
è la narice o l’orecchio (e non parlo dell’ombelico).<br />
Asimov
e Silverberg saltano continuamente a piè pari interi passaggi di
narrazione per poi farne un sunto mal riuscito nelle pagine
successive e si ritrovano chissà come sul finale con un centinaio di
cose da chiarire (Amgando?) che non verranno mai chiarite, con una
decina di personaggi eliminati per pure esigenze di copione o
semplicemente scomparsi, ma soprattutto con due protagonisti di cui
non sanno che farsene.<br />
Non anticiperò nulla, ma quale senso ha la
svolta finale?<br />
Non poteva qualche anima di buon cuore far presente
al Basettone e a Silverberg che c’è una differenza sostanziale tra
un finale aperto e un non finale tranciato a metà con la grazia di
un’ascia male affilata?<br />
Da cosa è dettata la scelta di Theremon
e Siferra?<br />
È come se domani, che ne so, Berlusconi diventasse
segretario del Pd perché ha scoperto che i Comunisti non mangiano i
bambini.<br />
Vi sembra ragionevole?<br />
Se si comprate Notturno, non ve
ne pentirete.<br />
<br />
PS: Evito di commentare
gli ammiccamenti al lettore con la storia di un pianeta con un unico
sole perché sono una brava persona e perché in fondo il paragrafo
post apocalittico ambientato sull'autostrada qualche brivido me l'ha
regalato.<br />
<br />
NIGHTFALL- NOTTURNO<br />
ANNO: 1990<br />
AUTORE: I. Asimov, R. Silverberg<br />
GENERE: Fantascienza<br />
VOTO: 4Deneilhttp://www.blogger.com/profile/11627856232015985103noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1147035369317010062.post-31892652655756779012015-09-09T22:12:00.000+02:002015-09-09T22:12:35.008+02:00SUL FATTO DI ESSERE CARINI<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.bandadicefali.it/wp-content/uploads/2014/06/simone-lenzi-mali-minori.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.bandadicefali.it/wp-content/uploads/2014/06/simone-lenzi-mali-minori.jpg" height="320" width="212" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
"Carino" non è un
bell'aggettivo.<br />
Pensate alla ragazza carina della
compagnia che avete conosciuto l'altra sera/l'altro anno/l'altro
secolo, qualcuno se la ricorda? Si, vi ricordate quella figa e quella
bruttissima, quella col cervello fino, quella col culo grosso e
quell'altra che di grosse aveva solo le tette, ma quella carina chi
era? Aveva un bel viso certo, ma un po' anonimo, aveva dei begli
occhi, ma un po' slavati, non era grassa e non era neanche magra e si
vestiva sicuramente meglio della tettona dalla scollatura
imbarazzante, ma sembrava appena uscita dalla Benetton con il primo
maglioncino tinta unita consigliato dalla commessa. Insomma era solo
carina e ve la siete dimenticata.<br />
Ora provate a ripensare all'ultima
commedia romantica americana che avete visto al cinema. Vi siete
fatti due mezze risate, avete pensato per un attimo "quello/a
potrei essere io", avete immaginato la vostra vita come se
viveste in un film Hollywoodiano quindi siete usciti dal cinema e
avete detto: "Carino". E due giorni dopo ve lo siete
scordato, trama, attori, titolo e persino quella battuta che vi era
sembrata tanto carina.<br />
Tra l'altro su Virgin Radio mentre
tornavate c'era quella canzone che faceva..com'è che faceva? Ve la
ricordavate fino a mezz'ora fa, eppure era così carina..boh, non
importa, la ripasseranno.<br />
Carina era la vostra compagna di classe
alle superiori che ha trovato un ragazzo solo all'università (carino
anche lui, sia chiaro).<br />
Carina era quella maglietta che avete
visto in quel negozio carino che ha chiuso due anni fa da cui non
avete mai comprato nulla.<br />
Carini erano quella cover, quelle
scarpe, quell'auto, quella casa, quell'armadio, quel lenzuolo, quel
gioco e tutto ciò che non avete mai avuto o comunque voluto davvero.<br />
Insomma lo avrete capito: Mali minori è
un libro carino.<br />
Si lascia leggere con piacere e alcune
delle brevissime storielle che lo compongono suscitano persino una
risata, un'occhio lucido (ma non due) e un bel po' di immedesimazione
che non fa mai male, ma è difficile spingersi oltre quel maledetto
aggettivo di cui è pieno il mondo.<br />
Carino, ed è presto dimenticato.<br />
<br />
MALI MINORI<br />
ANNO: 2014<br />
AUTORE: Simone Lenzi<br />
GENERE: Racconti<br />
VOTO: 6,5<br />
Deneilhttp://www.blogger.com/profile/11627856232015985103noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1147035369317010062.post-12348694221237744652015-08-26T23:33:00.001+02:002015-08-26T23:40:04.526+02:004 PINNE ALL'ORIZZONTE: I MARSUINI<em>Questa recensione è stata scritta il 23 maggio 2012 e rivista completamente il 26 agosto 2015</em><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.mondourania.com/urania/u601-620/u612.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.mondourania.com/urania/u601-620/u612.jpg" height="320" width="220" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
A rileggere il retro di copertina mi chiedo perché.<br />
Navi che
spariscono, giornalisti curiosi, pirateria, turbolenze
atmosferiche...niente che mi ispiri fiducia.<br />
I leggendari mostri
marini? Si forse quelli possono anche andare, sono attrazioni da
baraccone fantascientifico per bambini di 10 anni certo, ma fingiamo
che il mio acquisto sia dovuto a questi simpatici mostri e non al
meraviglioso titolo italiano: Dove sparivano le navi. Ah beh…potevano
chiamarlo direttamente I mostri marini. Seconda pagina, titolo
originale: The Sea Beasts.<br />
Ora capisco tutto.<br />
Gli Urania si
dividono solitamente in tre categorie:<br />
- I capolavori dei grandi
maestri della fantascienza: stampati, ristampati e riristampati in
diverse collane Uranianane addirittura con qualche aggiornamento alle
scandalose prime traduzioni. Rappresentano un 20% delle uscite;<br />
-
I romanzi con idee geniali messe su carta da veri e propri cani della
fantascienza (lasciamo stare la Letteratura), incapaci di mettere in
fila 10 parole senza dar vita a veri e propri disastri letterari,
capaci di far impallidire anche il neosindaco Moccia. Siamo sul
30%.<br />
- Il resto delle grandi scelte della redazione di Urania (non
vantatevi quindi di averne trovato e letto uno, non sono una rarità
per quanto sia bello collezionare spazzatura) sono i libri come Dove
sparivano le navi. Non capolavori. Non grandi idee. Semplicemente
libri assolutamente, completamente, immancabilmente da usare, per
esser fini, mentre si legge un altro Urania seduti in quello stanzino
contenente la doccia. Sul water, che poi magari pensate al bidè o a
qualche altro strano aggeggio che avete in bagno.<br />
Dove sparivano
le navi è cellulosa rubata alle piante inutilmente, è fantascienza
senza scienza, ma anche senza fanta, è romanzo senza alcuna idea, né
senso di esistere.<br />
Il romanzo (raccontino) di Bertram Chandler
vede comparire nell’ordine balene incazzuse, marsuini (non state a
lambiccarvi il cervello per 3 giorni come ho fatto io, sono delfini)
intelligenti, giornaliste acidelle che per l’occasione predicano il
“sei l’ultimo uomo sulla Terra, quindi ti voglio”, marinai con
problemi familiari che si risolvono in rapporti con giornaliste
acidelle, macchinisti pelati che tengono sotto schiavitù 5 persone
per settimane con una sola pistola, predicatori rimbecilliti che
credono nella rinascita di Dio attraverso i marsuini, orche ancor più
incazzuse e assassine delle balene e, last but not least,
uomini-scimmia intelligenti.<br />
Se non vi basta per starne alla larga
pensate ad un delfino con in testa un elmetto sormontato da una
spada.<br />
E non voglio dire altro.<br />
Perché alla fantaschifezze non
c’è mai fine, ma alla mia pazienza si.<br />
<br />
THE SEA BEASTS- DOVE SPARIVANO LE NAVI<br />
ANNO: 1971<br />
AUTORE: A. Bertram Chandler<br />
GENERE: Fantascienza<br />
VOTO: 2Deneilhttp://www.blogger.com/profile/11627856232015985103noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1147035369317010062.post-69951581069249583102015-08-07T22:48:00.000+02:002015-08-07T22:48:43.723+02:00NON RICORDARSI<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://image.anobii.com/anobi/image_book.php?item_id=01f486fb2fb7027e07&time=&type=4" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://image.anobii.com/anobi/image_book.php?item_id=01f486fb2fb7027e07&time=&type=4" height="320" width="193" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
Una volta, intorno ai 15
anni, ricordo di aver chiesto a mio fratello (gran lettore all'epoca,
ben prima che io iniziassi anche solo vagamente ad appassionarmi alla
faccenda) se avesse letto un tale libro. Non ricordo più il titolo,
forse si trattava di qualcosa di Benni che mi era stato assegnato
come "compito estivo" o forse era tutt'altro, non saprei e
sinceramente non ha niente a che fare con ciò di cui vorrei scrivere
quindi anche chissenefrega, figurarsi se vado a perdere righe e righe
di recensione per dirvi qual era il titolo, che poi mi pare non fosse
neanche per le vacanze estive, forse era solo un romanzo che mi ero
ritrovato per le mani e quindi gli avevo chiesto se per caso lui
l'avesse letto e...stop! Torniamo a noi.</div>
<div style="text-align: justify;">
Quel che conta di tutta
questa storiella (era un tomo gigante di King?) fu la risposta che mi
diede: "Si l'ho letto, ma non ricordo un granchè.." Ecco
forse mio fratello non usò la parola granchè, in effetti a pensarci
non credo di aver mai sentito nessuno usare molto la parola "granchè”
e mi pare strano anche metterla per iscritto dato che word me la
sottolinea pure in rosso (ah ma ti sbagli word delle mie palle, sul
dizionario esiste e io mi ci riempio la bocca e le pagine di granchè!
Granchè granchè, granchè!), comunque il succo era quello, non si
ricordava di un libro che aveva letto.</div>
<div style="text-align: justify;">
All'epoca mi chiesi come
fosse possibile.
</div>
<div style="text-align: justify;">
Leggevo a dir tanto 4-5
libri l'anno, vaccate horror se la scuola non mi costringeva a
prendere in mano Calvino o Benni (magari era di Calvino che gli avevo
chiesto..), e mi sembrò semplicemente assurdo che non si ricordasse
qualcosa che aveva sicuramente comprato di sua spontanea volontà
(perché prima che lui cominciasse a comprar libri ricordo solo il
volume coi funghi velenosi in casa) e letto (sorvoliamo sul fatto che
io ho letto una decima parte dei libri da me comprati e conoscendo abbastanza mio fratello sono sicuro che anche lui sia
afflitto dalla stessa malattia).</div>
<div style="text-align: justify;">
Pensai, e ancora adesso un
po' ne son convinto nonostante la conclusione lontanissima di questa
recensione-delirio, che fosse un modo scaltrissimo per liberarsi di
me, non che avesse più 16 anni, ma già all'epoca ero un bel
rompipalle se mi ci mettevo (e anche se stavo tranquillo) e non credo che lui avesse sempre voglia
di ascoltarmi e annuire e provare a consigliarmi Ben Harper invece di
sentire quella porcata di Peace Sells but who's Buying dei Megadeth
(statene lontani, maledette enciclopedie musicali della Giunti coi
loro consigli strampalati).</div>
<div style="text-align: justify;">
Poi arrivò la mia follia
per i libri.</div>
<div style="text-align: justify;">
Passai da quei 4-5
romanzetti striminziti a 40-50 libri l'anno con dentro qualsiasi cosa
mi capitasse per le mani, dal grande classicone sfracella-testicoli
dell' '800 all'Urania tradotto male, da King a Yates, Steinbeck,
Moore, Martin, Simmons, Barth e chi più ne ha più ne metta.</div>
<div style="text-align: justify;">
Per un anno o due, memore
di quella risposta, tenni a mente più o meno tutto: forse non
ricordavo per filo e per segno ogni cosa passata sotto gli
occhi (tipo i libri di chimica o di matematica non ho mai saputo di
cosa parlassero), ma conoscevo abbastanza bene tutti i romanzi in cui
mi imbattevo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Infine un giorno la mia mente sovraccarica di minchiate fantascientifiche da 4 soldi e grandi capolavori che quasi non capivo cominciò
a vacillare, perdevo pezzi per strada e se mi chiedevi di quel primo
romanzo di King letto 4 anni prima facevo davvero fatica anche solo a
raccontarlo a grandissime linee. Mi resi conto solo allora che forse
mio fratello quel giorno non voleva semplicemente che mi levassi di
torno, forse, e dico forse, davvero non si ricordava di quel
maledetto libro dal titolo dimenticato.</div>
<div style="text-align: justify;">
Per ovviare alla perdita
di memoria da accumulo cominciai a scrivere le recensioni dei libri
appena finiti finché la cosa non mi procurò più fastidio che
piacere: in fondo non avevo un fratello minore a cui raccontarli
quindi perché avrei dovuto scrivere tutta quella roba? Per me
stesso? Perché in effetti alla fin fine mi divertiva farlo finché
non diventava un obbligo?
</div>
<div style="text-align: justify;">
Forse si.</div>
<div style="text-align: justify;">
Oggi, passata una quantità
indecente di anni dalla mia prima recensione, mi rendo conto che
ancora accumulo i libri finiti sul tavolo in attesa di una
recensione, anche minuscola, per sapere di cosa parlano quando ormai
li avrò dimenticati (e perché si, mi piace).</div>
<div style="text-align: justify;">
Oggi, e questo "oggi"
non è in senso figurativo, ma è proprio oggi, 1 agosto 2015, mi
ritrovo a scrivere di un libro letto due mesi fa di Steinbeck, un
autore che amo follemente e di cui sto provando da anni a leggere
tutto quel che ha scritto in ordine rigorosamente cronologico (perché
sono matto, ma questo ormai dovrebbe esservi chiaro), senza
ricordarmi quasi nulla di quel che stava sulle sue pagine.</div>
<div style="text-align: justify;">
Già dal primo racconto mi
ero reso conto di avere di fronte una copia sbiadita dello scrittore
grandioso di Furore e La valle dell'Eden, nemmeno all'altezza di quei
primi piccoli passi che sono La santa rossa e I pascoli del cielo, ma
oggi mi accorgo che La valle lunga è davvero ben poca cosa se, a
distanza di poco meno di 60 giorni dalla sua lettura, non ricordo
quasi nulla di quanto Steinbeck volesse dirmi.</div>
<div style="text-align: justify;">
Certo, "La Fuga"
e "Il cavallino rosso" potrebbero stare benissimo a fianco
di un capolavoro come "Uomini e topi", ma i restanti 12
racconti sembrano davvero essere messi li quasi per caso, raccolti
senza un ordine ben preciso (com'era invece in I Pascoli del cielo)
sperando in una forza d'insieme che neanche si intravede.</div>
<div style="text-align: justify;">
Su quello che viene
definito da Steinbeck il suo terzo tentativo di racconto-dramma, Che
splendida ardi, in chiusura del tomo, sarebbe meglio sorvolare per
non cadere in giudizi impietosi: invecchiato male è la prima e unica
cosa che mi viene in mente.</div>
<div style="text-align: justify;">
Avrei potuto dirvi molto
più semplicemente che de "La valle lunga" ricordo solo i
due racconti citati per la bellezza e "Che splendida ardi"
per la bruttezza, ma forse nessuno avrebbe capito l'unica cosa che
per me ha un senso di tutta questa recensione: quel che non ricordo è
inutile (come quel cazzo di libro di cui chiesi a mio fratello).</div>
<br />
THE LONG VALLEY- LA VALLE
LUNGA<br />
AUTORE: John Steinbeck<br />
ANNO: 1938<br />
GENERE: Racconti<br />
VOTO: 5Deneilhttp://www.blogger.com/profile/11627856232015985103noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1147035369317010062.post-38248553044013565922015-07-28T17:11:00.001+02:002015-08-01T23:23:34.961+02:00DI PROMESSE CHE CADONO A PEZZI<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://giotto.ibs.it/cop/cop.aspx?s=B&f=170&x=0&e=9788806164164" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://giotto.ibs.it/cop/cop.aspx?s=B&f=170&x=0&e=9788806164164" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
C'è qualcosa che non va
in Vernon God Little.</div>
<div style="text-align: justify;">
Non è l'incipit. Dbc
Pierre parte come un Ciao truccato degli anni '90 e nel giro di 50
pagine ha già bruciato tutti i posti di blocco: famiglia, coetanei,
comunità, polizia e stato del Texas, niente viene risparmiato dalla
sua penna giovane e caustica.</div>
<div style="text-align: justify;">
Vernon God Little
sopravvive all'interno di una società talmente annoiata e decadente
da rendere un massacro a là "Columbine High School" un
motivo di arricchimento per tutti gli abitanti del piccolo paese e
l'autore inglese, attraverso gli occhi dell'emarginato adolescente,
ci fa comprendere tutta la follia di un mondo occidentale
completamente alla deriva.</div>
<div style="text-align: justify;">
Quando la spinta iniziale
sembra esaurirsi, l'autore, come in un qualsiasi episodio di Fast &
Furious, svela i serbatoi con il Nos e si sposta a velocità doppia
in un Messico fatto di luoghi comuni, ma anche di tanta speranza per
un ragazzo la cui confusa innocenza continua a far sorridere anche
dopo 200 pagine, nonostante qualche esagerazione di troppo.</div>
<div style="text-align: justify;">
A questo punto Pierre
sembra perdere contatto con il romanzo di formazione inizialmente
promesso: ci si sposta prima in ambito giudiziario e poi
definitivamente nel dramma più puro: la scrittura perde mordente
(per quanto la cosa sia giustificata a livello narrativo, non la si
comprende) e il Ciao perde velocità fino a smontarsi in mille pezzi,
troppo usurato per poter fare anche solo un metro in più.</div>
<div style="text-align: justify;">
Siamo all'epilogo e
nonostante le aspettative tradite quasi ci si adatta ad un finale del
genere: forse è giusto che vada così, in un mondo così sbagliato
non potrebbe finire altrimenti e il tocco di reality infilato a forza
sembra quasi voler infastidire e allungare il brodo
involontariamente.</div>
<div style="text-align: justify;">
E quando ormai ti stai già
bevendo le tue lacrime amare lo vedi arrivare di corsa da lontano,
grosso, muscoloso e mai stanco, il Deus Ex Machina prende al volo il
Ciao e lo lancia oltre la linea d'arrivo sfasciandolo del tutto,
facendogli perdere anche quell'ultimo guizzo di bellezza nostalgica
pur di fargli vincere una gara ormai persa.</div>
<div style="text-align: justify;">
La disonestà, ecco che
cosa non va.</div>
<br />
VERNON GOD LITTLE<br />
AUTORE: Dbc Pierre<br />
ANNO: 2003<br />
GENERE: Romanzo di formazione<br />
VOTO: 5<br />
<br />Deneilhttp://www.blogger.com/profile/11627856232015985103noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1147035369317010062.post-17749298177567392712015-07-16T00:07:00.000+02:002015-08-01T23:24:05.743+02:00LACIO DROM<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://static.lafeltrinelli.it/static/frontside/xxl/600/6160600_391375.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://static.lafeltrinelli.it/static/frontside/xxl/600/6160600_391375.jpg" height="320" width="217" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
Era il primo o il secondo
anno di università quello in cui, al milionesimo viaggio in treno
tra Alessandria e Torino, vidi per la prima volta una stradina che
costeggiava il 90% dei binari tra la cittadina in cui tutti
vorrebbero essere milanesi e quella che i milanesi li piglia per il
culo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Decisi che dovevo
percorrerla a piedi.</div>
<div style="text-align: justify;">
Non che avessi qualche
motivo in particolare per farlo o la mia vita stesse andando
particolarmente male (a quale ragazzo sano di mente potrebbe andar
male la vita al primo anno di università?), semplicemente mi andava.</div>
<div style="text-align: justify;">
Passò un'estate, due,
tre, quattrocinqueseisette e anche otto e alla nona (no, facciamo
alla decima) finalmente e vergognosamente mi decisi: misi lo zaino in
spalla e arrivai a metà percorso prima di abbandonarmi allo
sconforto e tornare a casa con un risentimento verso me stesso che
faticai a mandare giù per mesi interi.</div>
<div style="text-align: justify;">
Averci messo un'eternità
a decidermi e aver abbandonato a metà strada un percorso di soli 90
km mi fa incazzare, vergognare e anche un po' ridere a dire la
verità. Ma davvero poco a dirla tutta.</div>
<div style="text-align: justify;">
Passa un altro anno e la
camminata non è dimenticata, ma messa in un angolino nascosto, al
buio, dove posso dimenticarla con piacere, quasi senza accorgermene.</div>
<div style="text-align: justify;">
Poi pochi giorni fa in
libreria, insieme all'unico vero grande amico rimasto dai tempi
dell'università, quello che anche se non lo vedi per due anni sei
capace di parlare ancora per 3 ore come se non fosse passato un
giorno dai tempi in cui la musica, il cinema, gli USA e i grandi
sogni erano tutto, andiamo verso lo scaffale della narrativa di
viaggio. Ne siamo appassionati entrambi e il grande on the road negli
Stati Uniti di cui entrambi vaneggiavamo all'università alla fine
lui è riuscito a farlo. Beato lui, coglione io.</div>
<div style="text-align: justify;">
L'uomo che fece il giro
del mondo a piedi è il libro che attira la nostra attenzione quasi
subito: in fondo siamo ancora gli stessi pirla sognatori di allora,
con un lavoro che ci fa più o meno schifo ma ci consente di vivere e
una voglia di andarsene da questo stato farlocco che ancora adesso
conteniamo senza sapere bene il perché.</div>
<div style="text-align: justify;">
Passano due, tre giorni,
il tempo di finire lo Stephen King più recente e mi butto sul
racconto di Dave Kunst e del suo giro intorno al mondo iniziato nel
1970 con il fratello John.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ed è subito voglia di
rimettersi in viaggio.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il libro di Kunst non è
assolutamente un libro perfetto, risente della visione USAcentrica
del suo autore (sul finale si parla addirittura di una classifica
immaginaria stilata dai sue fratelli su quanto fossero arretrati gli
stati attraversati rispetto alla loro nazione d'origine) e del
passaggio di ben 45 anni dall'impresa che entrò direttamente nel
guinness dei primati (ad oggi non sono nemmeno dieci le persone ad
aver circumnavigato il mondo a piedi, ma ai tempi Dave fu il primo e
solo), ma è uno dei pochi resoconti di viaggio letti nella mia vita
capace di tenerti incollato alla pagina senza troppe iperboli e
grandi insegnamenti di vita.</div>
<div style="text-align: justify;">
Kunst (insieme al
giornalista e scrittore Clinton Trowbridge) non segue una linea retta
fatta di date e avvenimenti, ma sembra lasciarsi andare ad un flusso
di ricordi che riempiono le pagine con naturalezza, senza annoiare e
senza nemmeno accelerare troppo quel viaggio che ha occupato quattro
lunghissimi anni della sua vita.</div>
<div style="text-align: justify;">
Si sente nelle sue parole
quella sorta di nostalgia e orgoglio che traspare solo dalle voci di
chi è riuscito a compiere il proprio sogno nella vita: quello del
camminatore del Minnesota, arrivato quasi all'improvviso in un giorno
qualunque di una normalissima vita di provincia, era di compiere il
giro del mondo a piedi e, nonostante una serie di imprevisti a dir
poco spaventosi (compresa la morte del fratello a metà percorso
raccontata nel primo capitolo) e un'attrezzatura che oggi farebbe
ridere letteralmente i polli (scordatevi scarpe da ginnastica,
abbigliamento tecnico, tende iperleggere, bevande iperenergetiche o
chissà che altro, qui si parla di scarpe da passeggio, un cappello a
tesa larga, camicia da Indiana Jones, Coca Cola e un carro trainato
da un mulo), lui ci è riuscito.</div>
<div style="text-align: justify;">
E io ancora non ho
percorso quei 90 km.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
PS: Il libro è edito da
Edizioni dei cammini, una casa editrice fondata piuttosto
recentemente che, come da nome, si dedica al camminare. Fatti i
complimenti per l'idea, le splendide copertine e l'impaginazione (non
scontati), mi rimane solo un piccolo rimprovero per alcuni refusi
letteralmente da urlo: un "havrebbe" da manicomio è quello
che mi è rimasto più impresso, ma l'augurio è quello di avere
tanti lunghissimi anni in cui migliorare anche in queste piccole
cose. Si meritano tutta la fortuna possibile, per l'idea sicuramente,
ma anche per il coraggio avuto nel metterla in pratica in questi
tempi bui per l'Italia libraria e non solo.</div>
<br />
THE MAN WHO WALKED AROUND THE WORLD: A TRUE STORY- L'UOMO CHE FECE IL GIRO DEL MONDO A PIEDI<br />
AUTORE: Dave Kunst<br />
ANNO:2015<br />
GENERE: Biografia<br />
VOTO: 7,5<br />
<br />
<br />Deneilhttp://www.blogger.com/profile/11627856232015985103noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1147035369317010062.post-43302368604585460822015-06-14T18:37:00.001+02:002015-10-06T18:19:09.179+02:00RIGURGITI GIURASSICI<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.odeonfirenze.com/wp-content/uploads/2015/05/jvgo0n7hitxnpfuxplmc.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.odeonfirenze.com/wp-content/uploads/2015/05/jvgo0n7hitxnpfuxplmc.jpg" height="180" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Avrei voluto scrivere una
recensione nostalgica che iniziava con la prima volta in cui vidi
Jurassic Park. Era il 1993, io avevo 7 anni e la gente in coda al
cinema era talmente tanta da sfociare fuori dalle porte e allargarsi
sulla strada adiacente fino a bloccarla completamente.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ci ho provato e riprovato
almeno quattro volte, ma la cosa non ha funzionato: una volta non c'è
abbastanza effetto nostalgia e un'altra sembra di leggere l'incipit
di un romanzetto rosa dell' '800, alla quinta comprendo che non è
quello il punto.</div>
<div style="text-align: justify;">
Sto pensando a quanto mi
ha fatto incazzare Jurassic World.</div>
<div style="text-align: justify;">
Vorrei pensare a Jurassic
Park, all'infanzia, ai cinema di città di un tempo con 700 poltrone
tutte follemente occupate e alla gente seduta sui gradini al centro,
ma sinceramente non ci riesco.</div>
<div style="text-align: justify;">
Penso a Jurassic World.</div>
<div style="text-align: justify;">
Rivedo davanti ai miei
occhi i commenti positivi sul film letti in rete e le videorecensioni
entusiastiche che spuntano come funghi e mi chiedo se per caso non hanno
sbagliato sala.</div>
<div style="text-align: justify;">
Magari credono di essere
andati a vedere Jurassic World e sono finiti nella sala di Mad Max a
sbavare su deserti apocalittici e chitarristi indemoniati.
</div>
<div style="text-align: justify;">
O forse avevano bisogno di
far prendere aria alle corde vocali e han pensato di parlare bene
dell'ultimo film giurassico senza saper esattamente cosa stavano
dicendo. Consiglio dei gargarismi in bagno col colluttorio se proprio
non avete di meglio da fare.</div>
<div style="text-align: justify;">
Perché la verità è che
non voglio credere che a qualcuno sia piaciuto questo obbrobrio.
</div>
<div style="text-align: justify;">
Jurassic World (e non
Jurassik World, come ho visto scritto da più parti...) è il trionfo
degli sceneggiatori idioti di Hollywood.</div>
<div style="text-align: justify;">
Quelli che riprendono in
mano un'idea di 20 anni fa perché hanno buchi neri al posto del
cervello.</div>
<div style="text-align: justify;">
Quelli che fanno correre
le donne sui tacchi per chilometri perché vuoi mica metter le
scarpe da ginnastica ad una fica come Bryce Dallas Howard.</div>
<div style="text-align: justify;">
Quelli che scrivono di
cattivi dallo spessore pari ad un foglio di carta carbone e, non
contenti, li fanno morire appena diventano un filo più interessanti
perché tanto sono cattivi e i cattivi devono morire (mica come i
bambini, i bambini sono buoni e si salvano. SEMPRE).</div>
<div style="text-align: justify;">
Quelli che scrivono trame
viste, riviste e straviste e se per caso qualcuno glielo fa notare
rispondono che sono omaggi, citazioni, richiami.</div>
<div style="text-align: justify;">
Cazzate.</div>
<div style="text-align: justify;">
La verità è che Jurassic
World è un film senza idee se non quella grandiosa (e vecchia di 25
anni) di avere un parco pieno zeppo di dinosauri. E, per una volta,
di visitatori.</div>
<div style="text-align: justify;">
Non è un caso che le
scene migliori siano proprio quelle che riguardano le attrazioni. Fa
sorridere vedere bambini in groppa a piccoli triceratopi e i vaghi
accenni alle escursioni in canoa in mezzo alla palude giurassica o le
tanto spoilerate girosfere fanno effettivamente sognare come se si
fosse ancora nel 1993.</div>
<div style="text-align: justify;">
Solo che siamo nel 2015 e
Colin Trevorrow e Derek Connolly non sono Steven Spielberg, David
Koepp e Michael Crichton.</div>
<div style="text-align: justify;">
Vorrebbero esserlo certo,
ci mettono i bambini, le inquadrature-meraviglia e tanta tanta tanta
cgi fatta talmente tanto bene da non riconoscere gli animatronics
dagli effetti computerizzati, solo che non lo sono.</div>
<div style="text-align: justify;">
E si vede.</div>
<div style="text-align: justify;">
C'era davvero bisogno di
disegnare un dinosauro nuovo di pacca (giustificato persino con uno
spiegone che neanche i cattivi peggiori di 007) per stupire un
pubblico ormai abituato ai dinosauri “classici”? Con le centinaia
(se non migliaia) di specie ormai scientificamente riconosciute era
il caso di creare un mostro tipicamente Hollywoodiano che si comporta
come l'imitazione pacchiana del Predator che lottava contro
Schwarzenegger negli anni '80? Si, pacchiana. Perché almeno Predator
era un alieno e aveva tutti le sue ragioni per essere brutto e
invisibile, ma che ragione ha l'Indominous di avere questi unghioni
ridicoli? Per lasciare i segni sui muri? Ma che è? Un graffitaro?</div>
<div style="text-align: justify;">
E dell'innamoramento
stratelefonato e wozzappato dei protagonisti dopo cinque minuti di
film ne vogliamo parlare?</div>
<div style="text-align: justify;">
E la colonna sonora di
Michael Giacchino che nei momenti più sbagliati si diverte a
riprendere il tema originale come farebbe il peggior dj paraculo di
provincia? Per tanto così chiamiamo un vocalist e facciamogli
urlare: “LA VOGLIAMO LASCIARE UNA LACRIMUCCIA QUI? ILLUMINAAAAAA!”</div>
<div style="text-align: justify;">
Jurassic World vorrebbe
essere un seguito vero e proprio del primo e unico meraviglioso film
di Spielberg e non è che una pallida imitazione che non ha capito
nulla di quel che funzionava in quel film.</div>
<div style="text-align: justify;">
Non gli scontri
Godzilleschi tra T-Rex e Indominous che si tirano testate e morsi
manco fossimo davanti alla tv con Giacomo Ciccio Valenti che commenta
il wrestling, non i raptor più o meno addomesticati che fanno le
faccine e collaborano con gli altri dinosauri (no comment su questo
che mi vien voglia di urlare) e nemmeno le corse in moto a capo di un
branco di velociraptor (e hanno avuto pure il coraggio di metterlo in
un trailer...).</div>
<div style="text-align: justify;">
Jurassic Park era pura
meraviglia.</div>
<div style="text-align: justify;">
Quella delle attrazioni di
cui ho parlato precedentemente, quella che poteva esserci nella prima
scena del mosasauro se non fosse stata spoilerata selvaggiamente dai
trailer o quella che può farti risvegliare alla fine del film con
protagonista il T-Rex.</div>
<div style="text-align: justify;">
Meraviglia.</div>
<div style="text-align: justify;">
Spielberg pensaci tu.</div>
<br />
JURASSIC WORLD<br />
REGIA: Colin Trevorrow<br />
ANNO: 2015<br />
GENERE: Fantascienza<br />
VOTO: 5Deneilhttp://www.blogger.com/profile/11627856232015985103noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1147035369317010062.post-18064965565880185922015-06-08T01:04:00.000+02:002015-08-01T23:25:20.387+02:00È LA STORIA, NON COLUI CHE LA RACCONTA.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.ansa.it/webimages/img_457x/2015/3/16/fab7e8f5726882b0171537c56dee935b.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.ansa.it/webimages/img_457x/2015/3/16/fab7e8f5726882b0171537c56dee935b.jpg" height="320" width="208" /></a></div>
<br />
<br />
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Dimentico spesso quanto
King possa essere avvinghiante.</div>
<div style="text-align: justify;">
Anche dopo aver letto
qualcosa come una trentina di romanzi e un paio di raccolte di
racconti, ogni volta che prendo in mano un suo libro il pensiero è
sempre lo stesso: questa volta non ci riuscirai.</div>
<div style="text-align: justify;">
Non riuscirai a tenermi
sveglio la notte come feci con It a 16 anni, sette ore a leggere col
lumicino pur di levarmi di dosso gli incubi che mi assalivano
ogni volta che chiudevo occhio o andavo in cantina a prendere una
bottiglia di vino per mio padre.</div>
<div style="text-align: justify;">
Non riuscirai a farmi
portare in giro nei posti più improbabili e scomodi (sul tram, in
spiaggia, a casa della fidanzatina) un libro della mole de L'ombra
dello scorpione in versione integrale (per chi non lo sapesse più di
1000 pagine scritte in caratteri simpaticamente microscopici nella
sua versione """tascabile""") pur di
non lasciare da soli i miei eroi durante la fine del mondo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Non riuscirai a tenermi un
giorno intero inchiodato a letto credendo di essere nel Miglio Verde
nella speranza che John Coffey si salvi.</div>
<div style="text-align: justify;">
E non riuscirai nemmeno a
farmi leggere un racconto dietro l'altro ripetendomi continuamente
"Ancora uno piccolo e poi la smetto..."</div>
<div style="text-align: justify;">
E invece no.</div>
<div style="text-align: justify;">
A 68 anni King, in piena
crisi bulimica da scrittore compulsivo (ormai pubblica almeno due
romanzi l'anno più una raccolta di racconti, qualcosa che a ben
pensarci dovrebbe ispirare uno dei suoi horror), è ancora
capace di prendermi di peso e portarmi in un altro mondo senza
nemmeno tanti sforzi.
Gli
bastano due capitoli nostalgici sull'ennesima infanzia passata nel
Maine, questa volta all'interno di una felice e numerosa famigliola
religiosa, ed eccomi li a portarmi a spasso Revival dappertutto. In
edizione rigida. Con 470 pagine. Al lavoro, in macchina, nel tascone
dei pantaloni corti mentre vado in giro. Insomma, di nuovo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Non dirò che Revival è
un capolavoro.</div>
<div style="text-align: justify;">
Sono anni che, pur non
leggendo tutto quel che King pubblica (per stargli dietro dovrei
leggere solo più lui, e non mi va ancora di diventare pazzo), il Re
dell'horror non scrive un vero e proprio capolavoro; forse i tempi di
It, L'ombra dello scorpione, Pet Sematary, Cuori in Atlantide,
Stagioni diverse e Il miglio verde sono passati per sempre o forse
semplicemente sono io ad essere diventato troppo esigente.</div>
<div style="text-align: justify;">
Niente capolavori quindi,
ma libri più o meno buoni a seconda delle stagioni.</div>
<div style="text-align: justify;">
Duma Key, tanto per dirne
uno recente, ma non recentissimo, era una mezza ciofeca nonostante la
buona idea di partenza. Pareva il libro di uno scrittore anziano che
vive su un'isola scema del Pacifico, col cappellino di paglia in
testa e poche gioiose idee che gli rimbalzano nel cervello rugoso senza saper
dove andare. Non il massimo, ecco.</div>
<div style="text-align: justify;">
22/11/63 invece era un
buon romanzo. Con una parte centrale decisamente inferiore
all'incipit e al finale (uno dei pochi riusciti nella lungherrima
carriera e quindi già solo da ricordare per quello), ma comunque
molto buono.</div>
<div style="text-align: justify;">
E poi c'è Revival.</div>
<div style="text-align: justify;">
Che è meglio di 22/11/63
e quasi allo stesso livello di quel Cuori in Atlantide che metto
tranquillamente tra i migliori.</div>
<div style="text-align: justify;">
Perché c'è un'ottima
idea di partenza, ma soprattutto perché c'è uno sviluppo degno del
King degli anni migliori. Si parte da uno dei pezzi forti del nostro
(l'infanzia, un'età magica che solo lui sa descrivere così
meravigliosamente), per attraversare poi la vita intera del
protagonista per spizzichi e bocconi. Un assaggio di adolescenza, un
salto nei 40, un ritorno ai 30 e poi via via lentamente verso i 50 e
infine i 60. Revival pare più una biografia che un romanzo qualsiasi
e arriva al succo soltanto nelle ultimissime pagine, prendendosela
con calma sugli aspetti della vita più reali e accelerando su quelli
più soprannaturali, quasi a voler far sembrare questi ultimi lampi e
tuoni che irrompono nella nostra esistenza di sole e nubi.</div>
<div style="text-align: justify;">
Con gli anni King sembra
aver abbandonato ormai del tutto ogni orpello che non abbia a che
fare con la vera e propria storia che sta raccontando e quindi la
narrazione prosegue ancora più spedita del solito, fino ad arrivare
al finale burrascoso che tutti attendono.</div>
<div style="text-align: justify;">
Che non è un brutto
finale.</div>
<div style="text-align: justify;">
Mi piace scrivere
recensioni e, di conseguenza, mi piace leggerne. Sarei un coglione a
non farlo. E sarei anche un pirla che pretende di essere letto senza
leggere niente di quel che gli altri scrivono. Questo per dire che ho
letto ben più di una recensione che parlava di una seconda metà del
libro deludente e soprattutto del solito finale imbarazzante a là
King. E per una volta, o forse per l'ennesima, non sono d'accordo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il finale soprannaturale
di Revival, esattamente come quello di 22/11/63, è fatto di poche
pagine. Pochi brevi accenni ad un orrore che l'occhio umano non può
sopportare e che lo scrittore del Maine, a quasi 70 anni, riesce
ancora a descrivere incutendo terrore. É vero che il romanzo sembra
accumulare dettagli su dettagli per poi smontarsi in poche semplici
righe, ma è anche vero che qui, come in 22/11/63 e come nel 90% dei
romanzi del Nostro, quello che davvero conta è il finale che viene
dopo, quello che riguarda la vita vera. Quella di un uomo dell'età di
Stephen stesso che è passato non casualmente attraverso la droga, la
musica rock e la morte di molti dei suoi cari (e indirettamente anche
attraverso un incidente automobilistico, cosa che King non dimentica
mai di inserire nei suoi romanzi da 15 anni a questa parte), per
arrivare ad un'anzianità fatta di tanti ricordi.</div>
<div style="text-align: justify;">
Stupendi, brutti, belli e
orrendi.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ma tutti profondamente
Kinghiani.</div>
<div style="text-align: justify;">
E quindi urliamolo ancora
una volta.
</div>
<div style="text-align: justify;">
W il Re.</div>
<div style="text-align: justify;">
W colui che la racconta.</div>
<br />
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
REVIVAL</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
AUTORE: Stephen King</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
ANNO: 2014</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
GENERE: Horror, Drammatico</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
VOTO: 8</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
Deneilhttp://www.blogger.com/profile/11627856232015985103noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1147035369317010062.post-70306518086877968332015-05-31T21:40:00.001+02:002015-08-01T23:25:48.620+02:00HORROR IPERREALISTA<em>Questa recensione è stata scritta l'11 ottobre 2011 e rivista completamente il 31 maggio 2015</em><br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://lelibrerieinvisibili.files.wordpress.com/2012/08/revolutionary_road.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://lelibrerieinvisibili.files.wordpress.com/2012/08/revolutionary_road.jpg" width="256" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div lang="it-IT" style="text-align: justify;">
Se fossi un ragazzo che rilegge i libri, in questo
momento sarei di nuovo a pagina 1 di Revolutionary Road.</div>
<div lang="it-IT" style="text-align: justify;">
Mi farei
riavvolgere dal lento e agile fluire di parole di Yates, mi
reimmergerei nel sobborgo americano da “Edward mani di forbice”
in cui si trasferiscono i suoi protagonisti, mi intrufolerei di nuovo
tra le vite piatte dei Wheeler per trovarvi indizi per niente
nascosti della tragedia imminente.</div>
<div lang="it-IT" style="text-align: justify;">
Revolutionary Road è il libro
che consiglieresti a tutti, ma finisci per non consigliare a
nessuno.</div>
<div lang="it-IT" style="text-align: justify;">
Mi spaventerebbe sentir di persone che ne parlano come di
un libro in cui non accade nulla, di altre che proprio non lo
capiscono, di altre ancora schierate dalla parte di April, di Frank o
dei Campbell.</div>
<div lang="it-IT" style="text-align: justify;">
Mi terrorizzerebbe pensare di essere l’unico a
spaventarsi per un libro simile, a inquietarsi al punto da domandarsi
quanto Frank o quanta April c’è dentro di me.</div>
<div lang="it-IT" style="text-align: justify;">
Voglio rimanere
in un paesello di periferia a svolgere “il lavoro più cretino che
ci sia?”</div>
<div lang="it-IT" style="text-align: justify;">
Voglio fuggire in Europa senza nessuna sicurezza sul
futuro, ma con tanta potenziale libertà?</div>
<div lang="it-IT" style="text-align: justify;">
Ed è un Givings quel
mio amico incapace di non mascherare tutto sotto un sorriso idiota? O
è un Campbell che si costringe a lavorare come un mulo e ad essere
efficiente per illudersi di essere ancora abile a qualcosa? O ancora
è un Givings Junior, pazzo ma in grado di squarciare il velo di una
realtà illusa ed illusoria?</div>
<div lang="it-IT" style="text-align: justify;">
Revolutionary Road, pur con tutti i
suoi 50 anni sulle spalle, è talmente iperrealistico da essere
spaventoso, come quelle foto di famiglia in cui tutti i parenti
sorridono, ma tu sai che di li ad un mese uno di loro sarà morto,
consumato da un orribile cancro o trovato appeso ad un cappio nella
vasca da bagno.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="text-align: justify;">
PS: Avendo visto il film tratto dall’opera cinque
anni fa, ed avendo provato le stesse sensazioni che mi ha dato Yates,
posso tranquillamente dire che la trasposizione di Mendes con Di
Caprio e la Winslet (perfetti) è a dir poco stupenda. La scrittura
di Yates è cinematografica con tutti i suoi cambi di piano, le sue
zoomate e i suoi piani lunghi, ma solo un regista e uno sceneggiatore
con una gran sensibilità e due grandi attori a disposizione (oltre
ad ottimi comprimari come Kathy Bathes) poteva mettere su schermo in
modo così credibile e vero un’opera simile.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="text-align: justify;">
PPS: ancora una volta un plauso all’edizione
Minimum Fax, collana: I quindici. Dopo “L’opera galleggiante”
di Barth è questo il secondo libro della stessa collana che possiedo
e oltre ad avere un formato oggettivamente bello (cosa che ho
imparato ad apprezzare dopo anni e anni di tascabili stampati su
carta igienica) contiene all’interno 4 o 5 speciali davvero gustosi
sull’opera e sull’autore.</div>
<br />
REVOLUTIONARY ROAD<br />
AUTORE: Richard Yates<br />
ANNO: 1961<br />
GENERE: Drammatico, Letteratura americana<br />
VOTO: 10<br />
<br />
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
Deneilhttp://www.blogger.com/profile/11627856232015985103noreply@blogger.com0