Everest, girato in pellicola 70 mm IMAX, è il documentario che il gruppo di Tenzing Norgay, guidato dall'alpinista Ed Viesturs, stava girando al momento della tragedia nel 1996.
Tolta qualche immagine
davvero spettacolare come l'incipit narrato da Liam Neeson, si tratta
di un breve riassunto del libro Lo Sherpa di Jamling Tenzing Norgay,
in cui ci si concentra sul presente, tralasciando quasi completamente
la vicenda del padre e di Edmund Hillary.
La catastrofe avvenuta
sull'Everest è giustamente trattata come un capitolo laterale a cui
si è data maggiore importanza durante la postproduzione dato il
successo del libro di Krakauer (è presente anche una breve
intervista a Beck Weathers).
All'epoca l'aver portato
una telecamera IMAX (progettata appositamente per pesare “solo”
19 kg) sulla cima del monte Everest fu un traguardo non da poco e il
fatto che il documentario sia in realtà costituito da una serie di
spezzoni da 90 secondi (per ridurre il peso si ridusse
anche la pellicola) non gioca, purtroppo, a suo favore.
Oggi Everest sembra
invecchiato abbastanza male, con alcune riprese troppo costruite
(ovvio che non si volesse sprecare pellicola) e una tensione per la
vetta che si sente solo a parole.
Due piccole curiosità:
alcune immagini (non vorrei sbagliarmi, ma a mio parere si tratta
proprio dell'incipit con il volo aereo per arrivare al campo base)
sono state riutilizzate dal film Everest uscito nel 2015.
La colonna sonora è
composta quasi interamente da canzoni (già edite) di George
Harrison, scelte per il loro lato “spirituale”.
EVEREST
REGIA:Greg MacGillivray, David Breashers
ANNO: 1998
GENERE: Documentario
VOTO: 6,5
TERRORE SULL'EVEREST
Da sempre è pratica comune a Hollywood comprare i diritti di sfruttamento cinematografico per qualsiasi successo editoriale il più presto possibile, in modo da avere un film nelle sale quando ancora la febbre del libro non è completamente scesa.
Ultimamente, con l'arrivo
di trilogie Young Adult e co. si è arrivati al punto (folle) da
comprare i diritti quando ancora il primo capitolo non è stato
completato, ma questa è un altra storia che racconteremo un altro
giorno.
Il caso di Into Thin Air è
invece molto più semplice: il saggio uscì nel 1997 e il successo
editoriale inaspettato portò i produttori cinematografici a
fiondarsi a casa di Krakauer, noto, tra le altre cose, per essere una
persona abbastanza schiva, per proporre fior fiore di contratti.
Indeciso se accettare o meno, alla fine Krakauer si decise a vendere
in toto i diritti per lo sfruttamento cinematografico convinto che,
come in molti altri casi ben più noti (vedi Abarat di Barker
opzionato dalla Disney ormai da più di 10 anni) alla fine non se ne
sarebbe fatto nulla.
Caso vuole che quell'anno,
per qualche oscuro motivo, le cose si muovessero davvero e Hollywood
decise realmente di tirarne fuori un film.
Ma non un film qualsiasi,
con un buon regista, una buona produzione e una presentazione al festival di Venezia in
pompa magna (come avvenne più di 10 anni dopo per Everest di
Kormakur): quel che uscì nel 1998 fu quello che viene definito, con
sprezzo del ridicolo, un tv-movie, ovvero un film di merda fatto con
4 soldi.
Terrore sull'Everest, che
troverete su youtube in una splendida registrazione da un canale Mediaset, è esattamente tutto ciò che vi aspettereste da un film della
domenica pomeriggio su Italia 1, anzi no, sul suo parente anziano, il redivivo Rete4.
Ci sono attori
imbarazzanti e fuori ruolo (vince su tutti l'interprete polacco con
faccia da americano di Anatolij), c'è un regista specializzato in tv
movie da 4 soldi (da vedere la sua filmografia), c'è
uno sceneggiatore anch'esso da tv movie (di cui imdb conosce a
malapena la data di nascita) e scenografie incredibili che sembra di
essere a Prato Nevoso invece che sull'Everest.
Il tutto è completato da
una discutibile finta attinenza al testo, con voce fuori campo che
riprende interi brani dal libro sbattendosene completamente le palle
se poi quello sullo schermo non centri assolutamente nulla con ciò
che viene raccontato nel saggio del 1997.
Insomma, splendido.
Dieci anni dopo Krakauer
si prese un mezzo infarto quando gli arrivò notizia che il suo Into
The Wild sarebbe stato trasposto al cinema ad opera di Sean Penn, ma
questa è un'altra storia (per dovere di cronaca bisogna dire che la
trasposizione è stata molto apprezzata dall'autore del libro).
INTO THIN AIR: DEATH ON EVEREST- TERRORE SULL'EVEREST
REGIA: Robert Markovitz
ANNO: 1998
GENERE: Drammatico
VOTO: 4
EVEREST (2015)
Così come Aria Sottile è
il primo passo da compiere per avvicinarsi all'intera vicenda così
Everest è l'ultimo scalino da superare per arrivare in vetta e provare a comprendere
esattamente cosa sia successo nel maggio del 1996.
Ci sarà chi non è
assolutamente d'accordo con l'affermazione di cui sopra come Krakauer
stesso che, dopo la visione del film, si è scagliato ancora una
volta rabbiosamente contro l'interpretazione di quelli che lui vuole
essere i soli fatti reali: quelli raccontati nel suo libro. La scena
in cui Anatolij chiede al suo personaggio di aiutarlo nella ricerca
dei dispersi (ripresa dal saggio dello scalatore russo) ha fatto
saltare la mosca al naso all'autore americano per la milionesima
volta, portandolo a dichiarare a metà della stampa mondiale che non
è andata così, no, no, no! “Se volete sapere com'è andata
leggete il mio libro!”. Quanta simpatia.
Un altro uomo che ha perso
la ragione senza nemmeno aver visto il film (sua dichiarazione) è
stato Messner che ha bocciato in toto il progetto poiché non è
stato girato davvero sull'Everest, tranne che per le scene ambientate
al campo base. Vaglielo a spiegare che magari Gyllenhaal non ha
proprio voglia di andare a 8000 metri a rischiare la vita con una
maschera di ossigeno sulla faccia.
Detto questo, se si cerca
di ragionare per un attimo a mente fredda e si guarda il film dopo
aver letto 6 libri che parlano dello stesso argomento in due mesi si
può capire bene che Baltasar Kormàkur non si è messo li a girare
semplicemente un altro Terrore sull'Everest.
Al di là degli effetti
speciali, delle pareti di ghiaccio ricreate a Cinecittà, delle
riprese sulle Alpi e dei buoni attori chiamati in causa (Beck
Weathers si è detto soddisfatto del suo personaggio interpretato da
Josh Brolin), Everest è un film corale che riesce nell'impresa di riunire in una sola visione una quantità di punti di
vista diversi difficili da far collimare persino in un libro,
figurarsi in 120 minuti di cinema.
Lo stesso Kormàkur ha
dichiarato di essersi documentato a lungo con tutti gli scritti
presenti sulla vicenda e le comunicazione radio dell'epoca per
provare a dare una visione che non fosse unilaterale.
La realtà, per quanto a
Krakauer possa far incazzare, è che non può esistere una sola
versione dei fatti per una tragedia che l'ha visto protagonista in
una situazione a dir poco difficile, in carenza di ossigeno e
stremato dalla fatica.
É noto, per sua stessa ammissione, che l'autore americano, messosi in salvo al campo IV, disse di aver
visto scendere prima di lui Andy Harris, motivo per cui, in un primo
momento, si pensò che la guida alpina fosse al salvo in una tenda,
mentre si trovava ancora in alta quota cercando di aiutare Rob Hall
(perirà sul posto poche ore più tardi). Leggendo le altre
testimonianze presenti nei libri, Martin Adams, uno dei clienti di
Scott Fischer, afferma sicuro che Krakauer in preda all'ipossia
(mancanza di ossigeno) si sia lasciato scivolare sulla neve per
almeno un centinaio di metri durante la discesa prima di riprendere a
camminare (azione a dir poco sconsiderata come tutti potranno comprendere) , ma Jon ha sempre negato che questo sia successo.
Un altro esempio? La
questione ossigeno si/no che Krakauer tira in ballo ogni tre per due
come accusa ad Anatolij è stata sottoposta al vaglio di più di un
alpinista e non tutti sono concordi con lo scrittore americano che
l'uso delle bombole da parte del kazako avrebbe migliorato la
situazione. É vero che uno scalatore medio non può farne a meno, ma
è anche vero che un fisico come quello di Anatolij aveva già
dimostrato di reggere più che bene a quelle altitudini e le sue tre
bombole di ossigeno per l'attacco finale aiutarono Neil Beidleman
(una guida del gruppo di Scott Fischer) e il suo gruppo nella difficilissima discesa.
E quindi? Quindi niente.
Everest, con tutte le
esagerazioni che Hollywood comporta e i tagli in fase di montaggio
(il personaggio di Lene Gammelgaard, ad esempio, è stato tagliato
durante il montaggio finale), è un film parecchio complesso e
veritiero per essere un blockbuster.
Ovvio non è un
documentario National Geographic con interviste ai sopravvissuti e
riprese dell'epoca (ma nemmeno Into The Wild lo era, con i suoi
hippie felici e gli olandesi sbracaloni) e non è nemmeno un
capolavoro della cinematografia moderna (manca quel guizzo registico,
attoriale e fotografico che differenzia i film normali dai
capolavori), ma è un film onesto.
Onesto nel non voler
prendere le parti di nessuno, onesto nella visione di personaggi come
Scott Fischer (Jake Gyllenhaal nonostante la mancanza di capelli
biondi esprime esattamente ciò che viene raccontato nella biografia
Mountain Madness) e Rob Hall (le parole finali alla moglie sono
riprese esattamente dalle conversazioni registrate
dell'epoca), onesto nel non rappresentare eroi che in effetti non ci
sono stati (tolto il salvataggio di Anatolij che però non viene
dipinto come un Terminator indistruttibile, ma semplicemente come un
uomo mosso dalla forza della disperazione), onesto nel mettere in
scena una tragedia che ancora oggi non ha un perché e a cui nemmeno
decine di libri, documentari e film sapranno mai dare una risposta.
In fondo nemmeno George
Mallory, a capo delle prime tre spedizioni inglesi per scalare
l'Everest negli anni '20, seppe mai dare una risposta alla sua
curiosità:
“Perché vuole scalare
l'Everest?” “Perché è lì”.
EVEREST
REGIA: Baltasar Kormàkur
ANNO: 2015
GENERE: Drammatico
VOTO: 7,5
2 commenti:
Confermo: alcune scene del film Everest sono prese dal documentario-film dell'IMAX. Breashears ha collaborato/fatto da consulente alle riprese del film. Nel dvd negli inserti speciali viene spiegato come durante le riprese sul posto, al campo base, gli attori abbiano fatto molte domande sia al regista IMAX, sia ad altri sopravvissuti, sui personaggi reali: come si muovevano, come parlavano. Sia Hellen (il medico del campo base nel 1996) che la vedova di Hall hanno seguito le riprese e dato consigli suggerimenti.
Il film è piaciuto anche a me. Non è un capolavoro cinematografico, ma è un film sufficientemente onesto e corale, non emerge un protagonista eroico superiore agli altri. Ben fatto e ben costruito. Con tutti i limiti che hai giustamente fatto notare.
Fra i detrattori del film c'è anche la vedova di Fisher, non ha gradito le scene in cui il marito beve e simili.
Infine, ultima nota: per quanto si continui a discutere sulle responsabilità della tragedia, sulle spedizioni commerciali sulle vette Himalayane e quanto sia opportuno portare degli sprovveduti e inesperti a quelle quote solo perché pagano... Beh sia la Adventure Consultants che la Mountain Madness continuano(allegramente??) ad esistere e a fare spedizioni e scalate in varie parti del mondo, Everest compreso, come ho scoperto da una rapida ricerca in internet (la società di Hall è stata rilevata dal suo amico Guy Cotter). Lo sherpa sirdar scalatore Ang Dorje che all'epoca faceva parte della squadra di Hall, continua ad accompagnare i clienti in vetta all'Everest per l'Adventure Consultants. Ha ormai raggiunto la vetta dell'Everest una ventina di volte....
Non commento oltre....
Alessia
Dimenticavo!!! prova a scrivere "Frontline Everest" su Google: ne esce un bel documentario di circa due ore con tante interviste ai sopravvissuti (tutto in inglese, ma c'è il trascritto). In parte realizzato da IMAX e in parte no. Buon racconto e ricostruzione.
Alessia
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