Ci sono tre particolarità
che mi rendono un ragazzo fuori da questo tempo:
Non ho uno
smartphone;
Non ho Whatsapp;
Non amo le serie tv.
Ah si, vi vedo già li a
puntare il dito, a dire che "prima o poi tanto..", a
sospirare pensando che anche voi dicevate così e invece, ad
ammonirmi di voler fare l'alternativo ad ogni costo o di essere
semplicemente cretino perché lo smartphone è una comodità,
Whatsapp ti fa risparmiare e le serie tv sono la narrativa degli anni
'10.
Vi rispondo subito che non
me ne frega nulla, che il mio cellulare lo carico una volta la
settimana, che per i 20 messaggi mandati in un mese non andrò in
fallimento e che preferisco di gran lunga il cinema, quello più fine
e quello più fracassone, alle lungaggini dei serial.
"Ma è un'altra
cosa!"
Siamo tutti d'accordo, e
io preferisco il cinema, fatevene una ragione.
Detto ciò.
Se qualcuno mi conosce, sa
benissimo che uno dei miei autori preferiti è Stephen King.
Con gli anni si sono
aggiunte letture diverse e autori molto più stimati dalla critica o
da chi per loro, ho provato strade alternative nel mondo horror e
fantasy e a volte le ho pure trovate molto interessanti, ma alla fine
sono sempre tornato lì, alla sua logorroicità, ai suoi adolescenti,
alle sue storie di paura più o meno riuscite e a quell'America così
lontana eppure così vicina, al Re.
Di Stephen King ho letto
quasi tutto (e al “quasi” lavoro incessantemente).
Ma soprattutto di Stephen
King ho visto quasi tutto.
Ovvio che non stiamo
parlando dello Stephen King regista, autore di una sola orrenda
pellicola ripudiata persino da egli stesso (se vi capita vi prego
di guardare quel capolavoro di "Brivido"), ma di tutto
quello che è stato tratto dalle sue opere, una quantità
imbarazzante di film per il cinema, filmetti per la televisione,
miniserie e oggi, finalmente direbbe qualcuno, serie tv.
Mi perdonerete il termine
se, pensando all'immensa mole di pellicole tratte dai suoi lavori, mi
viene in mente solo una montagna di merda in cui si scorgono qua e
là, alcuni gioielli di inestimabile valore.
"Unico indizio la luna piena", la paura fatta film...
Shining (quello di Kubrick
e non quella follia voluta da King e Mick Garris), Carrie
(l'originale, non il blando remake), La zona morta, Misery, Il miglio
verde, Stand By Me, Le ali della libertà, The Mist e L'allievo
giocano ad una nascondino insano con lungometraggi e miniserie tv che
solo l'alcool e tanti amici burloni possono aiutare ad affrontare.
Penso a Cujo, Grano Rosso Sangue, The Mangler, Unico indizio la luna
piena, Cimitero vivente, L'acchiappasogni, Riding The Bullet, Il
Tagliaerbe, Creepshow, L'ombra dello scorpione fino ad arrivare a
quello scandalo di It (che rivisto oggi è veramente imbarazzante).
Se seguite il blog da
qualche tempo saprete che lessi 22/11/63 alla sua uscita in libreria
(
qui la mia recensione rivista e corretta pochi mesi or sono) e,
nonostante alcuni palesi difetti, me ne innamorai.
Dopo pochi anni di attesa
ne è stata tratta una serie tv autoconclusiva di sole 8 puntate con
JJ Abrams a produrre e pubblicizzare il prodotto insieme al solito
grande nome prestato alla tv dal cinema, in questo caso James Franco.
Amo James Franco.
Forse non avrò visto
tutti i suoi film (anzi), ma tra le "quasi" nuove
generazioni (38 anni) è uno dei miei preferiti con buone
interpretazioni in Planet of the apes, 127 ore, Facciamola finita,
Urlo, Strafumati e i tre Spiderman di Raimi.
Si, si porta sempre dietro
quella faccia da schiaffi e a volte sembra quasi voler fare il verso
a James Dean, ma mi piace, cosa ci posso fare? C'è gente a cui piace
Tobey Maguire! Li inseguiamo col forcone? E vogliamo parlare degli
ultimi 15 anni di Johnny Depp? No, non vogliamo parlarne perché non
centra un assoluto mazzo con quel che stavo dicendo e io ho già
perso il filo del discorso.
Johnny Depp Mortdecai in "faccio le solite 4 facce del cazzo e mi pagano milioni"
Quindi?
Quindi 22/11/63, il
telefilm, un termine che quasi nessuno usa più per non far venire
subito in mente al lettore grandi perle del passato come Chips,
Hazzard, Supercar, Baywatch e chi più ne ha più ne metta.
Otto puntate, qualcosa di
fattibile persino per me, avverso ai bassi budget e ai tempi di
sviluppo pachidermici delle storie sul piccolo schermo.
Io che ho visto qualche
puntata di Fringe e non me ne frega nulla di come va a finire, io che
mi sono appassionato alla prima stagione di Lost, ma alla fine della
seconda volevo morire, io che mi son sorbito due serie di Dexter e
l'ho lasciato lì che continuava a uccidere e dissezionare cattivi
puntata dopo puntata dopo puntata, io che amo i libri de Le Cronache
del ghiaccio e del fuoco, ma non sono riuscito nemmeno a concludere
la prima stagione tv e soprattutto io che mi sono addormentato due
volte su due provando a vedere la prima puntata di Breaking Bad.
Ecco, proprio io, per
amore di King sia chiaro, mi sono messo di buzzo buono e con una
superfan delle serie tv (che quindi ha gusti molto più fini dei miei
dopo aver visto tonnellate di cose più o meno buone prodotte per il
piccolo schermo) ho deciso che questa volta ce l'avrei fatta, avrei
visto 22/11/63 per intero.
E, incredibilmente, ce
l'ho fatta.
Ho avuto dei cedimenti sia
chiaro, ci ho messo qualcosa come un mese per vedere 8 miserrime
puntate da 40-50 minuti, ma ce l'ho fatta.
E ora posso dirvi che ne è
valsa (quasi) la pena, la più recente delle serie televisive tratte
dai libri di King è un buon prodotto.
Ben girato (tra i registi
spiccano il Kevin MacDonald de L'ultimo Re di Scozia e Black Sea e lo
stesso James Franco), ben scritto e ben interpretato, 22/11/63, come
ogni buona trasposizione da un libro del Re, non ne segue fedelmente
ogni passo.
Erano troppi gli elementi
del romanzo per poter essere riproposti fedelmente in sole 8 puntate
e di quei troppi molti erano inutili ai fini dello svolgimento (sono
i soliti ricami di King sulla storia) e altri erano semplicemente
noia pura.
Si è optato per una
riduzione della parte di storia riguardante le indagini di Epping a
favore della storia d'amore con Sadie Dunhill e di un po' di azione
in più.
Il taglio non è bastato,
purtroppo, a rendere interessanti tutte e otto le puntate con un calo
nella quarta e nella settima e un assurdo salto temporale che, per
forza di cose, fa perdere molto di quella degustazione degli anni '60
che aveva il libro.
L'agrodolce messaggio
finale è rimasto comunque lo stesso e l'aggiunta di un personaggio
(quasi) completamente inesistente sulle pagine non ha influito molto
sulle vicende, anche se la svolta narrativa finale fa sorridere per
l'ingenuità mostrata dagli sceneggiatori in un mondo di folli
appassionati di serie tv attenti ad ogni minimo dettaglio.
Forse un James Franco meno
piacione del solito sarebbe stato meglio, ma la splendida Sarah Gadon
nei panni di Sadie e i due comprimari Chris Cooper (Al) e Leon Rippy
(Harry Dunning), oltre al complessato Daniel Webber (Lee Harvey
Oswald), sono scelte azzeccate, anche per chi, come me, ha amato il
libro e magari si era immaginato attori e facce differenti per i suoi
protagonisti.
James Franco in pieno piacioneggiamento
22/11/63 è un bel
telefilm.
Non sarà forse ricordato
come Shining o Carrie negli annali del cinema, ma finalmente si potrà
dire che anche da King è stata tratta una bella serie tv.
E io finalmente posso
tornarmene nel mio eremo e abbandonarvi al vostro piccolo,
piccolissimo, infinitesimale schermo.
Non posso fare tutto
quello che voglio
non posso dire tutto
quello che penso
non posso esaudire i miei
desideri
la condizione in cui mi
trovo è proprio
fuori dal tempo
Bluvertigo
11/22/62- 22/11/63
PRODUZIONE: J.J. Abrams,
Stephen King, Bridget Carpenter, Bryan Burk
ANNO: 2016
GENERE: Fantascienza,
drammatico
VOTO: 7