22/11/63 è pieno di incongruenze, difetti e
ripetizioni.
Ci sono le incongruenze legate al viaggio nel tempo.
Quello di King è di un tipo abbastanza particolare: si può tornare
indietro nel tempo attraverso una "bollicina temporale"
(termine orrendo usato sul finale), far tutto quel che si vuole per il
tempo che si vuole e tornare in un presente in cui sono passati solo
due minuti dalla partenza, ma su cui l’effetto farfalla ha avuto i
suoi esiti (nefasti o meno). E perché si possono portare oggetti di
qua e di là nel tempo senza nessuna conseguenza? Boh. E come ha fatto Al
ad avere i suoi primi vecchi dollari del ’58 da spendere nel
passato? Boh. E perché, nonostante venga ribadito una cinquantina di
volte che il "buco temporale" è fragile poichè frutto di
una serie di coincidenze, la buca del coniglio rimane sempre al suo
posto qualsiasi cosa Jake combini nel ’58? Boh.
E via
dicendo.
Ci sono i difetti nel corpo (parecchio grasso) del
romanzo. Era necessario autocitarsi così palesemente nelle prime 200
pagine? Una volta esaurito il suo compito di “causa primaria della
follia di Lee Oswald” a cosa serve tirare in ballo per la
milionesima volta la madre di Oswald facendola apparire come una
sorta di mostro Kinghiano capace di ringiovanire nutrendosi del pianto di
una bimba per poi non nominarla più? E del sonaglino rosso di June
Oswald cosa dovremmo pensare dopo tutte quelle punzecchiature? E soprattutto: se scrivi un romanzo
sulla possibilità di salvare Kennedy, perché le conseguenze del
gesto sono riassunte in 5 e dico 5, pur goduriosissime, pagine
stiracchiate?
E ancora via dicendo.
Ci sono le ripetizioni. “Il
gradino rotto di casa Oswald”. Ok… “Il gradino rotto di casa
Oswald”. Ok… “Il gradino rotto di casa Oswald”. Ok… “Il
gradino rotto di..” ma baaasta! “L’effetto farfalla”. Oh
certo.. “L’effetto farfalla”. Si beh l’hai detto due pagine
fa.. “L’effetto farfalla”. Mi prendi per il culo? “L’effetto
farfalla”. Dio questo ha l’Alzheimer…
E via
stradicendo.
Dunque 22/11/63 è un libro perfetto? No, per
niente.
Può essere paragonato a tre capolavori Kinghiani (con l'h o senza h?) come “Stagioni
diverse”, “Il miglio verde” o "Cuori in Atlantide"?
Nemmeno per sogno.
Ma 22/11/63 rimane un buonissimo romanzo.
Messo
su carta da un uomo a cui negli ultimi anni sembrano mancare un po’
le idee (un interquel, che brutta parola, de La torre nera, un sequel
di Shining, o, come in questo caso o in quello di The Dome e Blaze,
un’idea ripresa dal passato remoto), ma il cui mestiere e la
volontà non si discutono.
Scritto da un King che forse considera
i suoi lettori abbastanza rincoglioniti da dovergli ripetere 10 volte
anche l'informazione più elementare, ma che sicuramente non gli
manca di rispetto con lavori mastodontici di scrittura e di ricerca
(si veda la postfazione) come in questo caso.
È un Re
autocitazionista quasi fin alla nausea quello di 22/11/63 (anche se
la mia idea rimane quella di un autore che, arrivato ad una certa
età, stia tentando di dare un senso di unità alla sua vastissima
opera), capace di accettare i consigli del figlio scrittore (e il
finale ne guadagna, se avete letto la prima bozza del finale di King
sul suo sito) e ormai sempre più nostalgicamente legato ad un
passato pieno di difetti, ma comunque migliore. Una nostalgia che,
per una volta, non riguarda l’età preadolescenziale e il suo
seguito, ma quell’età adulta che King molte volte ha faticato a
descrivere (si veda la parte “adulta” di It, nettamente inferiore
a quella fanciullesca). Che il segreto risieda nel lento allontanamento da quegli anni vissuti in prima persona?
Niente
più insegnamenti, prediche, morali: lo Stephen King del 2011 è pura
storia, perché in fondo il fedele lettore lo sa che è la storia che
conta, solo quella.
E che sia pure d’amore, in fondo uno
scrittore multimilionario sposato da 41 anni con la stessa donna ne
saprà qualcosa più di me no?
E che sia pure d'amore, in fondo uno scrittore multimilionario...ops scusate, pensavo di essere Stephen King...
11/22/63- 22/11/63
AUTORE: Stephen King
ANNO: 2011
GENERE: Fantastico
VOTO: 7,5
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