Cose che mi fanno ridere:
i Griffin, Seth Rogen, Edgar Wright, i Fucktotum.
Cose che non mi fanno
ridere: Big Bang Theory, Will Ferrell, Zelig, Douglas Adams.
Ora che sapete tutto ciò
siete pronti a leggere.
Un attimo, no, se Will
Ferrell ti ha fatto ridere, ti fa ridere o pensi che ti potrà far
ridere in futuro puoi anche fermarti qui. Io e te, te che ridi per
quest'uomo qui sotto, non andremo mai d'accordo, quindi tanto vale
che la smetti pure di leggere, di seguirmi e, se vogliamo proprio
dirla tutta, anche di andare al cinema. Sei una brutta persona, è
ora che qualcuno te lo dica.
Eccoci, possiamo
cominciare.
Venere sulla conchiglia è
considerato dai più come uno dei libri fondamentali da leggere per
chi è appassionato di fantascienza. Non che il romanzetto di Philip
Jose Farmer (nella mia edizione Urania del 1720 rilegato in cartaculo
ancora sotto pseudonimo Kilgore Trout) sia stato una pedina
fondamentale per la creazione di nuovi mondi (Dune), per le visioni
future (Asimov) o per la quantità di idee messe giù in fretta,
furia e droga e poi scopiazzate da tutti (Philip K. Dick), è che
semplicemente è considerato un punto di svolta.
Si ma riguardo a cosa per
Dio?
Un attimo di calma.
Prendete un superclassico
della fantascienza come Dune e andate a leggervi le parti che
riguardano la religione o il sesso: vi ritroverete sotto gli occhi
tanti e tali giri di parole da farvi venire il mal di testa, la
nausea e anche un po' di mal di pancia. Siamo sicuri che Herbert
vivesse sul nostro mondo per pensare anche solo alla metà delle
follie che va descrivendo per tutto il romanzo e i suoi seguiti
riguardo i due argomenti citati?
E avete mai trovato una
scena d'amore che non sia una fregnaccia da romanzetto rosa fatta di
sguardi e candide carezze in Asimov?
E in Whyndam non vi sembra
che manchi solo una donnina che dice “Mio eroe!!!” cadendo fra le
braccia del suo amato? (Si, lo so, i suoi libri femministi e
blablabla, ma non sto parlando di quello).
Ecco qual è la svolta di
Philip Jose Farmer nel 1974: introdurre il sesso e la religione nella
fantascienza e senza nessuna remora fare del grasso e grosso umorismo
su di essi, fregandosene del lettore medio del genere (ancora legato
all'immaginario lucido e muscoloso di Conan) e anche del buon costume
dell'epoca.
Solo che c'è un problema:
Venere sulla conchiglia non fa ridere, per niente direi.
E vorrebbe farlo
purtroppo.
Lo scrittore americano
assomiglia molto di più a Douglas Adams che ai Griffin e fa di tutto
per pasticciare una storia che, sulla carta, potrebbe anche sembrare
interessante.
Non starò a parlarvi dei
viaggi del Vagabondo Spaziale e dei suoi incontri con alieni a forma
di piramide e dirigibile (sigh) o della volta in cui si è fatto
piantare una coda sul sedere per poi ritrovarsi a far sesso in modi
bizzarri con la Regina del pianeta (ehm...) perché il riassunto
potrebbe essere più lungo del romanzo stesso. Vi basti sapere che
Venere sulla conchiglia è un pasticcio di miniavventure che non si
accontenta di volervi far ridere nei modi più beceri (a volte sembra
di leggere le freddure che andavano tanto di moda in quegli anni),
ma vuole anche farvi riflettere sui problemi della società di allora
(che poi, a dirla tutta, sono gli stessi di quella attuale). Ci
saranno chiari riferimenti alla stupidità degli uomini rispetto alle
donne e monarchi idioti, Dei che vanno a prendersi il caffè e non
tornano più indietro e razze che puliscono l'universo dai loro
microbi. E ovviamente ci sarà sesso per tutti i gusti.
Solo che non riderete.
A meno che non vi piaccia
Will Ferrell.
AUTORE: Philip Jose Farmer
ANNO: 1974
GENERE: Fantascienza
VOTO: 4,5
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