Se fossi un ragazzo che rilegge i libri, in questo
momento sarei di nuovo a pagina 1 di Revolutionary Road.
Mi farei
riavvolgere dal lento e agile fluire di parole di Yates, mi
reimmergerei nel sobborgo americano da “Edward mani di forbice”
in cui si trasferiscono i suoi protagonisti, mi intrufolerei di nuovo
tra le vite piatte dei Wheeler per trovarvi indizi per niente
nascosti della tragedia imminente.
Revolutionary Road è il libro
che consiglieresti a tutti, ma finisci per non consigliare a
nessuno.
Mi spaventerebbe sentir di persone che ne parlano come di
un libro in cui non accade nulla, di altre che proprio non lo
capiscono, di altre ancora schierate dalla parte di April, di Frank o
dei Campbell.
Mi terrorizzerebbe pensare di essere l’unico a
spaventarsi per un libro simile, a inquietarsi al punto da domandarsi
quanto Frank o quanta April c’è dentro di me.
Voglio rimanere
in un paesello di periferia a svolgere “il lavoro più cretino che
ci sia?”
Voglio fuggire in Europa senza nessuna sicurezza sul
futuro, ma con tanta potenziale libertà?
Ed è un Givings quel
mio amico incapace di non mascherare tutto sotto un sorriso idiota? O
è un Campbell che si costringe a lavorare come un mulo e ad essere
efficiente per illudersi di essere ancora abile a qualcosa? O ancora
è un Givings Junior, pazzo ma in grado di squarciare il velo di una
realtà illusa ed illusoria?
Revolutionary Road, pur con tutti i
suoi 50 anni sulle spalle, è talmente iperrealistico da essere
spaventoso, come quelle foto di famiglia in cui tutti i parenti
sorridono, ma tu sai che di li ad un mese uno di loro sarà morto,
consumato da un orribile cancro o trovato appeso ad un cappio nella
vasca da bagno.
PS: Avendo visto il film tratto dall’opera cinque
anni fa, ed avendo provato le stesse sensazioni che mi ha dato Yates,
posso tranquillamente dire che la trasposizione di Mendes con Di
Caprio e la Winslet (perfetti) è a dir poco stupenda. La scrittura
di Yates è cinematografica con tutti i suoi cambi di piano, le sue
zoomate e i suoi piani lunghi, ma solo un regista e uno sceneggiatore
con una gran sensibilità e due grandi attori a disposizione (oltre
ad ottimi comprimari come Kathy Bathes) poteva mettere su schermo in
modo così credibile e vero un’opera simile.
PPS: ancora una volta un plauso all’edizione
Minimum Fax, collana: I quindici. Dopo “L’opera galleggiante”
di Barth è questo il secondo libro della stessa collana che possiedo
e oltre ad avere un formato oggettivamente bello (cosa che ho
imparato ad apprezzare dopo anni e anni di tascabili stampati su
carta igienica) contiene all’interno 4 o 5 speciali davvero gustosi
sull’opera e sull’autore.
REVOLUTIONARY ROAD
AUTORE: Richard Yates
ANNO: 1961
GENERE: Drammatico, Letteratura americana
VOTO: 10
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