lunedì 23 novembre 2015

IL GENIO, LE IDEE

Questa recensione è stata scritta il 16 aprile 2012 e completamente rivista il 23 novembre 2015


Non smetterò mai di declamare il mio odio per i racconti.
Certo nella mia (pur breve) carriera di lettore ci sono stati racconti che mi hanno affascinato, spaventato, emozionato e divertito, ma un libro di racconti, in particolare una raccolta assolutamente eterogenea di questi (ovvero non legati da un filo conduttore), mi ha sempre lasciato un po’ con l’amaro in bocca.
Storie bellissime bruciate in quattro pagine, trame ridicole non adatte ad un romanzo riciclate malamente per riempire poco spazio, avventure inutili usate da tappabuchi.
E così pian piano le raccolte presenti in libreria, comprate perché ritenute assolutamente straordinarie o semplicemente scritte da un autore amato, hanno cominciato ad assumere la medesima funzione delle avventure inutili. Non ho voglia di scervellarmi sul romanzo da 600 pagine che sto leggendo? Racconto. Sono in macchina e ho cinque minuti liberi in cui aspetto qualcuno? Racconto. Ho appena finito un romanzo, non ho ancora stranamente sonno e non sono in vena di iniziarne un altro all’una di notte? Racconto.
La mia libreria di Anobii (il social più morto che vivo che comunque mi piace sempre più di tutte le altre vaccate del momento) dice che Sessanta racconti di Dino Buzzati l’ho iniziato il 6 gennaio e terminato a marzo inoltrato: 3 mesi di lettura a spizzichi e bocconi per un totale di 500 e passa pagine sono tanti, se ne renderebbe conto anche il gorilla del Crodino, ma non sono troppi se si considera che il libro in questione raccoglie insieme una quantità folle di capolavori e semicapolavori che meriterebbero di esser letti nell’arco di una vita.
Perché si, Sessanta racconti diventa oggi (ma molto probabilmente lo era già diventato il 6 gennaio con la lettura de “I sette messaggeri”) la mia raccolta preferita e uno dei libri più belli che io abbia mai letto.
Il libro di Buzzati (summa da lui composta di altre tre raccolte più un’altra ventina di scritti) è sorpresa, spavento, meraviglia, terrore, fascino, stile, idee, idee, idee.
Se un buon scrittore di fantascienza (lasciam perdere i mediocri) avesse oggi la metà delle idee e dello stile di Buzzati (il libro è del 1958, ci tengo a dirlo) sarebbe considerato un genio senza se e senza ma.
Non voglio star qui a elencare racconti su racconti su racconti perché molto probabilmente finirei per citarne 57-58 su 60 se non tutti quanti, ma una semplice sbirciatina al primo (I sette messaggeri) e all’ultimo (La corazzata Tod) dovrebbero bastare ad un lettore medio di fantasy, fantascienza, Poe, Lovecraft ed affini a leccarsi le dita fino a consumarsele, altro che Fonzies.
Sessanta racconti è un capolavoro.
E io amo Dino Buzzati.
 
SESSANTA RACCONTI
ANNO: 1958
AUTORE: Dino Buzzati
GENERE: Racconti
VOTO: 10
 

giovedì 12 novembre 2015

GIOCHIAMO A CHI CE L'HA PIÙ LUNGO


 
Nel 1990 R.A. Salvatore, l'autore statunitense de il Dilemma di Drizzt, aveva 31 anni e scriveva come un ragazzino di 16 che non si è dimenticato dei battibecchi con gli amichetti della sua infanzia.
GIANFILIPPO: La mia mamma fa un lavoro bellissimo!
SALVATORE: La mia uno ancora più bello.
GIANFILIPPO: La mia lavora alla NASA.
SALVATORE: La mia fa l'astronauta.
GIANFILIPPO: Allora la mia è andata su Marte.
SALVATORE: La mia ha visto gli alieni.
GIANFILIPPO: La mia li ha visti due volte e ci ha anche parlato.
SALVATORE (tutto rosso in viso e arrabbiatissimo): Allora la mia ci ha parlato e poi ne ha uccisi 4 e poi con il suo cannone spaziale ha distrutto tutto il pianeta ed è tornata volando senza l'astronave perché lei vola e poi ha anche catturato un cane alieno e adesso lo tengo in casa ed è verde e viola e mangia il ferro!
GIANFILIPPO:...............
Ecco immaginatevi un uomo del genere a scrivere un fantasy.
Pensatelo seduto lì alla sua scrivania che si fa venire una, due, tre, cento, mille idee e decide che il suo dev'essere un fantasy assolutamente diverso da tutto e da tutti.
Gli elfi sono buoni e pacifici e vivono nei boschi?
Bene, io li faccio cattivi, scuri, infidi, traditori e sotterranei.
Gli elfi hanno una vista eccezionale?
I miei hanno gli infrarossi quindi vedono anche al buio e comunicano per lo più a gesti.
Gli elfi sono eccellenti combattenti?
I miei sono i migliori tra i migliori, temutissimi da tutti e il mio protagonista è il non plus ultra degli Elfi Oscuri, nessuno può sconfiggere le sue eccezionali scimitarre (e io vi tedierò con le loro descrizioni imbarazzanti per tutta la durata del libro) e ha gli occhi color lavanda!
Si, COLOR LAVANDA! E adesso provate a scrivere qualcosa di meglio!
Il dilemma di Drizzt è il fantasy per eccellenza, come tutti quelli che non apprezzano il genere senza averlo mai letto se lo immaginano e come ogni appassionato di elfi, orchi, maghi e nani che ami la bella scrittura teme che possa essere: grandi idee (talvolta al limite dell'assurdo) gettate in cespugli di ortiche pieni di cacche di cane.
Il primo libro della Trilogia degli Elfi Oscuri (un'altra trilogia iniziata, voglio morire...) è talmente denso di particolari, nuove razze, nuovi mondi e storie parallele appena accennate che nelle prime 50 pagine viene davvero voglia di lanciarlo in quei cespugli, frastornato dall'incapacità di comprendere tre parole su quattro di quel che viene raccontato.
La vicenda comincia ad essere davvero chiara intorno a pagina 60 e nel giro di altre 40 pagine si è già arrivati a comprendere il finale-non finale di questa prima parte, cosa assolutamente deprecabile per qualsiasi genere ma a cui gli amanti di Brooks, Goodkind, Jordan & co. dovrebbero essere avvezzi.
Tra l'illuminazione e il finale rimangono un 200 pagine di battaglie descritte in malo modo, ripetizioni disturbanti (tanto per dire, il nome Zak viene ripetuto 20 volte in due pagine) e tanta tanta fantasia che permette al romanzo di arrivare ad una risicata sufficienza, o forse no.
Certo, se a sentire le altre recensioni questo è il migliore del lotto c'è da mettersi le mani nei capelli.
La speranza è che Salvatore (autore tra il '90 e oggi di un'altra cinquantina di libri ambientati più o meno nello stesso universo fantastico) abbia imparato qualcosa negli anni e si sa, chi vive sperando, muore nelle ortiche.

HOMELAND
ANNO: 1990
AUTORE: R.A. Salvatore
GENERE: Fantasy
VOTO: 5+

PS:  Rivedendo la copertina in questo momento mi dovrei fare due domande sulla mia salute mentale il giorno in cui decisi di iniziarlo...