martedì 29 gennaio 2008

UNA VOLTA AVEVO... UNA FACCIA, I CAPELLI, IL FISICO

Arrivati al martedì, dopo una marea di recensioni impegnative e la discussione su "Into the wild" che potete trovare qui sotto (mi appresto a leggere il libro sotto consiglio di Honeyboy, vi farò sapere!) finalmente qualcosa di leggero in attesa della nuova recensione di Leo (imperdibile!) e di qualcosa di mio che attende di essere pubblicato da mesi.
Un nuovo capitolo per la rubrichetta "Una volta avevo...".
Questa volta in ballo non c' è un attore o un attrice ma uno dei grandi sopravvissuti del rock degli anni '60.
Uno degli uomini con la voce più ruggente che io abbia mai sentito (e le basette che cerco di imitare da più tempo!)
Un uomo che ha cantato gli spogliarelli di chissà quante persone con quella "You can leave your hat on".
Un uomo che si è rovinato con le proprie mani ma che ha saputo risorgere tra mille difficoltà.
Senza l' aiuto di chirurghi estetici, eccolo.
Joe Cocker.





Ai tempi di Woodstock, Cocker tarantolato sul palco nella sua esibizione storica (altro che air guitar!).
Assolutamente da vedere e rivedere (più in basso la mitica esibizione live di "With a little help of my friends").



Joe Cocker comincia a spelacchiarsi.





Joe Cocker intorno al 2005, spelacchiato, sbasettato, con la faccia rugosa e una bella panza.

domenica 27 gennaio 2008

INTO THE WILD

Mi ero ripromesso di pubblicare questa recensione domani sera, dopo essermela riletta a fondo e magari riscritta a freddo...magari ne avrei un' altra visione..vi saprò dire.
Per ora ecco le mie impressioni a caldo.. mi perdoni "American
History x" che potete trovare poco più sotto!



Lo avete visto “Chicken Little”?
No? Si? Forse mentre mi mangiavo un panino?
Bene, comunque io ve ne racconto una scena.
Dopo che Chiken Little (un pulcino sfigato, brutto, nano e anche abbastanza scemo) ha salvato il mondo dagli extraterrestri in modo rocambolesco (cioè con tanta tanta fortuna, ovvero di culo!), lui e i suoi amici si ritrovano al cinema a vedere il film che è stato tratto dalla sua grandiosa avventura.
Mentre il film sta per iniziare qualcuno in sala si chiede come sarà il film e il padre di Chiken Little afferma qualcosa come “Come potrebbero rovinare una così bella storia?”
La proiezione ha inizio e il primo a vedersi è il l’ alter ego di Chiken Little sullo schermo: muscoloso, imponente, deciso e intelligente.
È quello il Chiken Little che viene portato sullo schermo.
No.
Non ho totalmente perso la testa se vi interessa.
E non ho nemmeno pensato che questa fosse la recensione di Chiken Little (che peraltro ho già scritto ma non ancora pubblicato).
Mi interessava solo ricordarvi quell’ episodio perché è da li che nascono le mie considerazioni su “Into the wild”, il nuovo acclamatissimo film con Sean Penn alla regia tratto da una storia vera.
La storia di un ragazzo che abbandona casa, soldi, scuola, società per dare il via ad un’ avventura solitaria più grande di lui.
E la finisco qui con le trame.
Perché a me le trame stancano e sinceramente di film come questi la trama la potete trovare ovunque.
Cosa dire quindi di “Into the wild”?
Che non è un capolavoro prima di tutto.
A dispetto di tutti i complimenti che ho sentito in giro, di tutte le esclamazioni di giubilo per un Sean Penn miracoloso, per un Emile Hirsch (il protagonista Christopher Mc Candless… o se volete Alexander Supertramp, capirete vedendo) straordinario, per una vicenda incredibile per me “Into the wild” rimane solo una buonissima pellicola.
Non è questione di andare controcorrente o che so io, semplicemente non mi va di raccontarvi frottole.
“Into the wild” dura circa due ore e mezza.
Ecco.
Non vorrei mai parlare della lunghezza di un film come un difetto perché poi sembra che uno dica “se è corto è bello, ma non dev’essere troppo corto, ma non troppo lungo, ma se è troppo corto è pattume, se è troppo lungo è un mattone…”
Prendete tutti questi discorsi e buttateli nella spazzatura, differenziata prego.
Solitamente non mi importa della lunghezza di un film ma stavolta mi ci soffermo: perché io di vedere su due ore e mezza 1 ora e un quarto buona di paesaggi non sono in grado.
Ma certo sono fantastici, sono eccezionali, alcuni scorci fanno venire le lacrime agli occhi e ti senti il cuore dire: “Vorrei esserci io li”… ma più di un’ ora di paesaggi sono davvero troppi.
Sean Penn ce la mette anche tutta: posiziona la camera tra gli arbusti, sulla canoa, sull’ elicottero per visioni aeree da brivido… ma sinceramente preferisco guardare fuori dalla finestra e andare a scoprire le colline che mi circondano prima di vedere un’ ora di natura plastificata dalla schermo.
Ma non è nemmeno lo scorcio, l’ inquadratura delle montagne, dei canyon, dei fiumi che stanca.
È l’ insieme di tutte queste bellezze naturali con in primo piano un tizio che allarga le braccia e assapora l’ aria, un tizio che parla da solo e guarda la telecamera, un tizio che fa citazioni ogni tre per due e non ha il buon gusto di smetterla quando è ora.
Perché alla fine non è la durata, non è la regia di Sean Penn (seppure le poche scene in città siano decisamente fastidiose, ma molto probabilmente era quello l’ effetto voluto), non è nemmeno il quasi documentarismo.
È il personaggio di Emile Hirsch che mi ha infastidito.
Perché se la durata (e tre!) poteva essere anche minore grazie a qualche taglietto qua e là (francamente non credo che nessuno avrebbe sentito la mancanza dei danesi per esempio), è il protagonista a mancare in pieno il bersaglio.
O ancora meglio: “Into the wild” cade nel solito difetto di tutti i biopic.
Quell’ eccessivo ingigantimento che aveva fatto diventare Chiken Little un pollo muscoloso sullo schermo, qui fa diventare Christopher un figaccione in super forma con chioma fluente e lingua sciolta.
Non ho conosciuto il vero Christopher, sinceramente non ho nemmeno letto il libro da cui è stato tratto tutto ciò eppure quello che mi si insinua dentro è qualcosa di più che un sospetto: perché penso che non sia andata esattamente così?
Un ragazzo capace di far riappacificare un uomo e una donna nel giro di 5 minuti, di far rivivere un uomo di 70 anni, di far innamorare una ragazzina di 16 con uno sguardo… davvero ci vogliamo credere?
Personalmente preferisco pensare all’ opera di Penn come un inno alla natura, a Dio (tema fin troppo insistito) e alla convivenza.
Il tutto spalmato su due ore e mezza di cui una prima ora fin troppo lenta e una seconda che riesce a riequilibrarsi per trovare l’ apice su un finale davvero ispirato.
Forse è questo che ha fatto urlare tutti al capolavoro, questa vetta finale che potrebbe anche far dimenticare una prima parte un po’ così.
Io questa volta non ci sto.
Non urlo al capolavoro.
Perché la felicità è nello stare insieme.
Ma sinceramente se non lo sapessi di mio, non sarei mai arrivato a una conclusione del genere dopo la visione di una pellicola come questa.

Discorso a parte merita la colonna sonora per cui il film riceve, almeno da parte mia, almeno un voto in più. Insomma sarebbe stato un 7 senza Eddie Vedder. Magari un giorno recensirò anche quella… per ora dico solo grazie Eddie!
REGIA: Sean Penn
ANNO: 2008
GENERE: Biopic, Documentario
VOTO: 8-
QUANTO FA VENIR VOGLIA DI VIAGGIARE: 10++++++
QUANTO è BRAVO HAL HOLBROOK NEI PANNI DEL VECCHIETTO RON: 10
CONSIGLIATO A CHI: Vuole vedere fantastici paesaggi americani e uno dei più bei film di formazione degli ultimi anni.

venerdì 25 gennaio 2008

AMERICAN HISTORY X

La mia intenzione era di pubblicare una nuova recensione doppia che ho già pronta e che sto tenendo nascosta fin da troppo tempo.
Chi mi segue potrebbe anche intuire di che si tratta dato che in qualche commento ne ho anche parlato ma non preoccupatevi.
Ho deciso che 3 recensioni gigantesche una di seguito all' altra avrebbero potuto nuocervi gravemente alla salute così ho optato per questa.
A voi il giudizio!



Un bel pugno nello stomaco per risvegliarsi dal torpore quotidiano ogni tanto ci vuole.
Certo sono belli i film fantasy dove il bell’ eroe alla fine sconfigge tutti e diventa il Re del mondo, amo i thriller incasinati dove comunque a vincere (con un prezzo da pagare) è comunque il buon poliziotto, apprezzo le animazioni caustiche della Dreamworks e quelle più leggere della Disney, sopporto le commedie romantiche dove nel 90% dei casi alla fine regna l’ amore, ma ogni tanto un bel pugno nello stomaco in mezzo a tutta questa paradisiaca morfina ci vuole.
L’ ho provata la morfina.
Sono stato in ospedale per un mese non molti anni fa e nel post- operazione durato circa una decina di giorni sono stato imbottito di quella robaccia.
Era come non esserci.
Ti svegliavi, dicevi due parole a quelli che vedevi a fianco e quasi subito ti addormentavi, senza nemmeno rendertene conto.
Poi ti risvegliavi credendo di non esserti nemmeno addormentato e continuavi un discorso che tu credevi non avesse mai avuto un’ interruzione.
Non era bello, non era paradisiaco, non era nemmeno lontanamente piacevole se te ne rendevi conto eppure c’ era quel non so che di “dammene ancora” dovuto al dolore che ti attanagliava per le ferite che si cicatrizzavano quando l’ effetto finiva.
Era come vivere senza vivere veramente.
Non mi perderò nei meandri di una similitudine tra quel tipo di esperienza e quella che tutti noi al giorno d’ oggi abbiamo nel mondo reale.
Avrete letto da qualche parte di come la cultura di massa (se ne parla come se fosse il diavolo senza nemmeno rendersi conto che nessuno ne sta fuori) tenti ogni giorno di imbottirci di morfina per evitare un mondo ormai saturo di violenza.
Ma certo c’ è il tg con le sue immagini scioccanti, con i sue due- tre omicidi familiari al giorno eppure subito dopo c’ è “La ruota della fortuna”, “Striscia la notizia”, “Affari tuoi” e chi più ne ha più ne metta.
È quella la morfina, quella che ci permette di sopravvivere in un mondo permeato da violenza che non viene nemmeno più tagliata con qualcos’ altro: è violenza pura, senza nessuna imperfezione.
Non mi perderò nei meandri della similitudine perché troppi lo fanno e spesso nelle loro parole si sente quello snobismo che li vorrebbe fuori dalla cultura di massa che tanto odiano.
Li senti imprecare contro la tv spazzatura, il videogioco spazzatura, l’ internet spazzatura e poi un attimo dopo sono li con il telefonino in mano a leggere un messaggio sulle previsioni del tempo.
Non se ne rendono nemmeno conto di esserci dentro anche loro e così predicano.
Predicano dall’ alto di un cazzo di niente.
Io non voglio predicare.
Mi rendo conto di esserci dentro fino al collo, mi rendo conto di essere per troppo tempo davanti allo schermo del mio pc, mi rendo conto che Iacchetti non fa ridere, mi rendo conto che lo zio Jerry conduce da 10 anni la stessa trasmissione e non mi interessa predicare.
Mi rendo conto che mi stanno imbottendo di morfina e sapete una cosa? Credo che continuerò.
Non potrei vivere senza in un mondo come questo.
Non oggi, non io.
E così si ritorna ad “American History X” che in quanto prodotto cinematografico dovrebbe far parte anch’ esso della morfina che ci donano ma che, come altri prodotti è in realtà anche qualcos’ altro.
È una sorta di anti- morfina.
È quel qualcosa che una volta assunto potrebbe farti risvegliare dal torpore più dell’ ennesimo servizio sul delitto di Cogne e farti esclamare: “ma in che mondo viviamo?”
“American History x” fa il suo debutto nelle sale nel 1999 con regia di Tony Kaye (ennesimo regista proveniente dai videoclip alla sua prima e unica regia) e Edward Norton protagonista.
Essenzialmente si tratta della storia di Derek (Norton) che, uscito dal carcere per aver ucciso in modo brutale tre neri che tentavano di rubargli l’ auto tenta di ricostruirsi una vita e di riportare sulla retta via il fratello Danny (Edward Furlong) che durante la sua detenzione ne aveva preso il posto tentando di imitarlo nel suo estremo filo- nazismo.
La storia, raccontata in questo modo, potrebbe anche sembrare abbastanza banalotta e forse in fin dei conti lo sarebbe se non fosse per lo spinoso problema toccato.
Bande di neri che ammazzano chiunque, stupratori, la povertà nelle baraccopoli alle periferie delle città, ragazzi che sparano ad altri coetanei nelle scuole.
Il cinema americano ha portato sullo schermo praticamente ogni tarlo della sua società eppure il problema delle bande giovanili filo- naziste sembra quasi messo da parte.
Dimenticato, oscurato da questioni più importanti, messo a tacere.
Decidete voi quello che più vi aggrada ma è un fatto che nessuno (o quasi) ne parli mai.
L’ unica spiegazione che riesco a darmi è che qualcuno di fronte a certi orrori (perché orrori sono) chiuda gli occhi e, come i bambini, speri in una scomparsa del male.
Tanto per essere chiari: non funziona così.
Ma “American History x” è un film.
E in quanto tale va giudicato.
Al di la delle questioni che porta a galla di cui mi piacerebbe discutere a lungo, la pellicola è un prodotto buono ma non eccellente.
Diciamolo: Tony Kaye alla regia non è un genio.
Alterna il bianco e nero per i ricordi passati (la fantasia al potere!) al colore delle avventure presenti e anche in questo sbaglia qualcosa: il bianco e nero sembra troppo perfetto, troppo lucido, troppo videoclip per raccontare le sconvolgenti esperienze di Derek in un mondo dominato dalla violenza più pura.
L’ uso di musiche classiche per le scene più sconvolgenti (almeno due, di cui una quasi da voltastomaco) è abbastanza particolare e un Norton muscolosissimo e ipertatuato contribuisce con un’ interpretazione quasi perfetta a dare quel tocco in più ad una pellicola che avrebbe benissimo potuto perdersi in un fiacco drammone.
Insomma “American History x” è si un pugno allo stomaco ma non troppo forte.
Ti avverte che sei sotto morfina ma non ti fa risvegliare completamente e finisce che quasi sicuramente dopo un’ esclamazione del tipo: “Azzo che schifo di mondo, ma quelli non si fanno schifo quando vedono queste cose?” ricadrai sotto il suo effetto senza tante proteste.
In fondo fa comodo.
Non senti niente, non vedi niente, chiudi gli occhi e tutti i problemi spariscono.
O no?
REGIA: Tony Kaye
ANNO: 1999
GENERE: Drammatico
VOTO: 7
QUANTO PREGHI CHE NORTON NON FACCIA QUEL CHE FA CON IL NERO SULLO SCALINO: 10
CONSIGLIATO A CHI: Ha lo stomaco forte e vuole vedere Norton nel suo anno d’oro (non che dopo sia peggiorato, anzi se possibile è migliorato ancora! Ma nel 1999 uscì anche “Fight Club”!)

mercoledì 23 gennaio 2008

TRE CLASSICI DUE MITI: HOWARD HAWKS E JOHN WAYNE

Eccoci quindi.
Dopo aver dato ampio spazio ad un' ampia recensione come quella de "Il signore degli anelli" di Leo ed aver sistemato un po' i link alle varie recensioni che trovate in alto nella pagina (ho aggiunto "Percorsi", una sorta di sunto delle vie trafficate che segue il mio cervello nel recensire le pellicole) siamo giunti ad una nuova recensione.
E mi dispiace avvertirvi subito che si tratta di qualcosa di grosso. Magari non siamo ai livelli della precedente ma ci avviciniamo.
Ho cercato di strutturare comunque la recensione in modo che ogni film possa essere letto a parte, in modo da non stancarvi troppo.
Vi auguro una buona lettura sperando che il western non vi annoi perchè qui c'è di che riempirsene anche il naso!


UN DOLLARO D’ONORE- RIO BRAVO
EL DORADO
RIO LOBO





Da bambino ho visto tanti di quei western che a volte mi stupisco di non essere diventato un pistolero con il poncho e gli occhi di ghiaccio che se ne va in giro a sparacchiare a gente nascosta nelle finestrelle dei campanili.
Ne ho visti talmente tanti con protagonisti Clint Eastwood o Gian Maria Volontè che quasi mi ero dimenticato di tutte quelle volte in cui mi addormentavo di fronte a quell’ altro attore grosso e con il vocione che faceva sempre e comunque il buono salva tutti.
John Wayne.
Non so voi, ma io da bambino lo odiavo.
Trovavo insopportabile quell’ uomo che dovunque arrivava risolveva tutto in un attimo e si portava a casa la donzella di turno, trovavo insopportabile la sua camminata imperiosa, la sua robustezza fisica, i suoi colpi infallibili e soprattutto il fatto che non si vedesse mai un morto stramazzato o un pizzico di sangue.
Che ne potevo sapere di western classico, western epico, spaghetti western, burrito western e via dicendo con le definizioni più strampalate?
E così la mia immagine di western è rimasta sempre e solo quella del western all’ italiana: quello epico, violento e ambiguo di Leone o quello maccheronico e scherzoso di Bud e Terence.
Tutto questo fino a qualche mese fa quando in tv, su una di quelle reti regionali dove trovi sempre il rivenditore di macchine o la russa che si eccita al telefono (lo so che fa ridere ma è così!), mi son ritrovato davanti quell’ omone che tanto odiavo.
John Wayne.
E ho deciso che era ora di porre rimedio alle mie lacune.
Due giorni per i tre film sopra citati.
Un overdose di western, Howard Hawks e John Wayne.
Cosa c’ è di meglio per dar di matto?
Aggiungeteci poi che al gustoso piatto si è aggiunto “Mezzogiorno di fuoco”, tappa obbligata dato che Hawks e Wayne crearono “Un dollaro d’onore” come remake della pellicola di Zinnemann che trovavano evidentemente troppo rivoluzionaria e fuori dalle righe dato che alla sceneggiatura si trovava Carl Foreman, un uomo il cui nome era segnato sulle liste nere di cui il regista e il grande attore erano aperti sostenitori.
Non è assolutamente mia intenzione aprire un dibattito politico su tale enorme questione quindi prendo la rincorsa e salto tutto a piedi uniti per dirigermi verso i film veri e propri.
Tre film che ho deciso di unire in un’ unica, forse troppo semplicistica, recensione per un solo motivo: il secondo e il terzo sono semplici remake o aggiustamenti del primo, la cui base si poggia appunto su “Mezzogiorno di fuoco”.

UN DOLLARO D’ ONORE
La pellicola nasce nel 1959, prima dell’ avvento del cosiddetto spaghetti western ed è senza alcun dubbio il migliore dei tre film per una serie di motivi che andrò spiegando più tardi, durante la descrizione degli altri due.
“Un dollaro d’onore” o più semplicemente “Rio Bravo” nel suo titolo originale è considerato unanimemente uno dei classici del classic western (giocone di parole!) al pari di “Ombre rosse” di John Ford anche se, dell’ eticità di Ford, il film ha poco o nulla.
Ed è questo che distingue la pellicola di Hawks dalla marea di western dell’ epoca.
Al regista poco importa la storia dello sceriffo buono John T. Chance (ovviamente John Wayne) che si ritrova asserragliato prima nel suo villaggio e poi nel suo ufficio insieme all’ ex buon aiutante ora alcolizzato che cerca di redimersi Dude, al vecchio sclerotico Pat Wheeler e al bel giovanotto molto anni ’50 (ha i capelli alla Elvis! Sfido chiunque a trovare un immagine di quegli anni con uno con capelli simili!) Colorado Ryan.
E non gli importa nemmeno delle scene epiche con cavalli, tramonti, solitudine, sparatorie incredibili o chi per loro.
A Hawks importa del vecchio sclerotico.
Ogni sua battuta, ogni sua parola, ogni suo gesto o movimento così come quelli di tutti gli altri personaggi sono controllati alla perfezione dal regista.
Non una singola sillaba fuori posto, non un solo secondo sprecato, non un solo momento in cui rimanere impassibili di fronte a “Un dollaro d’ onore”.
Hawks prende il western e lo trasporta di peso ai limiti di quel ponte che verrà poi attraversato per sempre dallo spaghetti- western.
Certo Howard sta ben attento a non mostrare sangue, a far vedere quanto è buono e giusto Chance, a mostrarci la redenzione dell’ ubriacone Dude (un grandioso Dean Martin, altro che i cantanti- attori di adesso come quell’ effeminato di Jared Leto) a porci di fronte ad un piacevole quanto classico finale.
Eppure durante tutto lo svolgimento Hawks sembra prendersi gioco di tutto: fa parlare i suoi personaggi come se fossero in un mondo reale (cosa che accadeva molto poco spesso nel classico western), li fa scherzare tra loro, li prende in giro (più volte ci sono riferimenti alla vecchiaia di Wayne per certi ruoli!) e li macchiettizza al limite della farsa come nel caso di Stumpy che non può non strappare una risata anche alla persona più seriosa di questo mondo.
Insomma Hawks imbastisce un classico non classico e lo fa con maestria mettendo in mostra tutto il suo mestiere e tutto quello che ha imparato dalla mitica Hollywood degli anni d’ oro.
Hawks crea un mito western tutto suo.
E non sa più uscirci.

EL DORADO
El dorado nasce nel 1967 ed un chiaro rifacimento di Rio Bravo.
Dopo quasi 10 anni Hawks ritorna al western e lo fa tentando di ripetere il successo del suo illustre predecessore.
E quale metodo migliore se non ricalcare il modello perfetto?
Il regista tiene con se dalla prima avventura il solo fidato compagno Wayne e da all’ intero cast un nuovo volto.
Al posto del grandissimo Dean Martin, davvero impeccabile nella prima pellicola, chiama un Robert Mitchum abbastanza moscio nei panni dell’ ubriacone mentre il vecchio sclerotico (prima era Walter Brennan) è interpretato altrettanto brillantemente dallo sporco Arthur Hunnicutt.
Infine nei panni del bel giovanotto viene chiamato un certo James Caan a sostituire Ricky Nelson, personaggi abbastanza differenti a dir la verità con un James Caan che alza il livello comico della pellicola con un interpretazione molto buona.
“El dorado” è “Rio Bravo” centrifugato.
Se nella prima (abbastanza deludente) mezz’ ora si può anche pensare di assistere a un film tutto nuovo con Wayne che stranamente non fa lo sceriffo ma il pistolero a pagamento e uccide addirittura un povero ragazzo (quasi) innocente, tutti i sogni vengono ad infrangersi quando senti che in un paese vicino ci sta uno sceriffo che si è dato all’ alcool dopo essere stato lasciato da una donna.
Che sorpresa!
Wayne parte, va dall’ ubriacone (che ovviamente è un suo vecchio amico pistolero) e là incontra un vecchio sclerotico che ti fa venire qualche dubbio sul dvd che hai messo su: non è che mi sono sbagliato e sto riguardando la versione estesa di “Un dollaro d’ onore”?
Già perché alla fine “El dorado” altro non è che “Un dollaro d’ onore” con una breve prefazione che ci mostra cosa faceva Wayne prima di arrivare al villaggio (per strada incontra ovviamente anche il giovanotto che qui però è un imbranatone con la pistola tanto che ricorda moltissimo Owen Wilson in “Pallottole cinesi”) e la situazione disastrosa dello sceriffo ubriaco (che nel primo film era solo accennata ma mai mostrata per intero).
Ovviamente anche qui Hawks è ben attento ai dialoghi e alle scene in cui ci si prende gioco del finto duro Wayne (che comincia a mostrare davvero troppo i suoi anni con quella pancia e quel viso consumato) eppure “El dorado” non convince appieno nemmeno superata la prima mezz’ ora.
Le scene notturne (davvero molte e ben fatte, anche se in studio) con i nostri in agguato dei nemici che li hanno ovviamente chiusi nel loro villaggio (e poi nell’ ufficio dello sceriffo) non possono certo valere un’ intera pellicola.
Sembra che il regista si limiti a fare il suo mestiere senza osare troppo e la quasi contemporanea uscita dei primi spaghetti western di fama internazionale di certo non aiuta Howard che si ostina a rimanere da questa parte del ponte e risulta, lui che per primo aveva osato, già sorpassato.
La mancanza della colonna sonora di Dimitri Tiomkin (anche in “Mezzogiorno di fuoco”) che con “Il canto della morte” aveva saputo donare un' epicità tutta sua alla prima pellicola si fa sentire pesantemente e “El dorado” rimane un western senza neanche troppe pretese e che, solo per questo, non può essere dichiarato come insufficiente.

RIO LOBO
Rio Lobo è datato 1970 ed è l’ ultima pellicola di Hawks alla regia.
Un western.
Ancora.
E ancora un western che prende come idea di base quella di “Un dollaro d’ onore”.
Non sarà troppo osare un remake per la seconda volta?
Forse si.
Eppure Hawks ci prova.
Mette nuovamente a centrifugare “Rio Bravo” e, come nel caso di “El Dorado” ne tira fuori una pellicola dal cast completamente rinnovato e dalla storia finalmente rinnovata.
Ci troviamo questa volta durante la guerra di secessione e ovviamente Wayne è un nordista: buono, leale e tutto quello che vuole il nome in questione.
La prima parte della pellicola è tutta impegnata a mostrarci una rapina ad un treno carico di oro nordista degna del miglior Ocean (George Clooney in Ocean’ s Eleven) da parte dei sudisti comandati dal belloccio di turno Cordona alle cui dipendenza sta un altro belloccio, tale Tuscarora.
La seconda parte vede Nordisti e Sudisti riconciliarsi dopo la fine della guerra e il nostro buon Wayne unirsi a Cordona e Tuscarora per ricercare il traditore nelle file dei Nordisti che passava le informazioni per le rapine ai treni.
Va a finire che si trovano tutti in un villaggio sfruttato dal cattivone di turno che ha messo degli sceriffi corrotti a capo della cittadina.
A questo proposito, so che non centra assolutamente nulla, ma sembra davvero di trovarsi in uno di quei villaggi che Ken Shiro (avete presente il cartone animato?) attraversava durante i suoi infiniti pellegrinaggi con lo sfruttatore di turno da sconfiggere dopo aver abbattuto tutti i suoi scagnozzi.
La stessa cosa avviene qui.
Wayne si unisce al padre di Tuscarora (si, è un vecchio sclerotico!) e insieme alla sua banda riesce ad eliminare tutti i cattivelli meno uno che ovviamente ha rapito Tuscarora.
Nell’ ultima mezz’ ora Hawks ricostruisce il finale dei precedenti film con uno scambio di ruoli e fucilate a più non posso (con un esplicito rimando a “Un dollaro d’ onore” quando i nemici provano a far saltare il rifugio dei buoni con la dinamite, come questi ultimi avevano fatto con la casa dei banditi nel primo film) e il solito lietissimo finale.
Howard nell’ ultimo film della sua sterminata carriera ci prova ma alla fine si tira indietro.
Se nella prima ora sembra di assistere finalmente ad una nuova pellicola non ci vuole molto poi per rimanere delusi dalla strada che il regista imbocca sul finale.
Nonostante il cast sia comunque molto buono nessuno sa prendere la scena come Dean Martin e il vecchio John Wayne non sembra davvero in grado di reggere da solo un film di tale portata.
Troppo grosso, troppo statuario, troppo vecchio.
E perché no?
Mi permetto: troppo noioso.
Saranno i tre film in due giorni eppure dopo la prima mezz’ ora non ne posso davvero di più di quel faccione da bonaccione.
Voglio Clint e i suoi occhi di ghiaccio.
Voglio Lee Van Cleef.
Voglio Leone e la sua Neo- epicità.
Forse l’ hanno pensato anche nel 1970 quando il film di Hawks fu pesantemente criticato per le scelte troppo classiche.
Nonostante le musiche davvero eccezionali di Jerry Goldsmith (autore due anni prima dell’ altrettanto fantastica colonna sonora de “Il pianeta delle scimmie”) e il finale nelle mani di una donna (ma “Johnny Guitar” è di secoli prima) “Rio Lobo” non è nemmeno paragonabile a “Un dollaro d’ onore” anche se riesce senza dubbio a essere più caratteristico del debole “El dorado”.
Tre film due miti?
Si, nonostante tutto, qui si parla di miti.

UN DOLLARO D’ONORE
ANNO: 1959
SCENA MEMORABILE: Dude (Dean Martin) entra nel bar ancora mezzo ubriaco e trasandato alla ricerca del bandito che si è rifugiato li dentro e, dopo aver controllato tutti in mezzo alla derisione generale, nota una goccia di sangue cadere nel suo boccale di birra. Si volta e spara al volo uccidendo il nemico.
VOTO: 9

EL DORADO
ANNO: 1967
SCENA RIMEMORABILE: Harrah (Robert Mitchum) entra nel bar ancora mezzo ubriaco e trasandato alla ricerca del bandito che si è rifugiato li dentro e, dopo aver controllato tutti in mezzo alla derisione generale, fa cenno al pianista di spostarsi e spara una raffica di colpi al piano. Il nemico cade in terra morto e Harrah dice di essersene accorto per le troppe stecche del vecchio pianista!
VOTO: 7-

RIO LOBO
ANNO: 1970
SCENA MEMORABILE: Tom Hendricks (Mike Henry) prova a sparare ai suoi compagni banditi che fuggono e la canna del suo fucile esplode con uno schizzo di sangue che gli arriva in faccia. Una scena molto Carpenteriana. Già, Carpenter…
VOTO: 7

REGISTA: Howard Hawks
GENERE: Western

domenica 20 gennaio 2008

BIANCO E NERO

Il film qui sotto recensito doveva essere un altro nei miei programmi, di ben altra caratura! Ma per questa volta accontentiamoci, tra poco arriverà comunque una recensione a dir poco mitologica di Leo!



Vedo pochi film italiani.
E quei pochi che vedo solitamente sono tra quelli definiti più commerciali.
È un difetto, me ne rendo conto.
Ogni volta mentre passano i trailer e passa l’ italiano mi giro verso l’ amico dopo un secondo e gli dico: questo è italiano!
La fotografia leggermente più sporca, le musiche italiane (o comunque riconducibili a qualcosa che ricorda il nostro Bel Paese), gli attori, la regia… c’ è sempre un qualcosa per cui li riconosco al primo colpo d’ occhio.
E a quella prima affermazione solitamente ne segue un’ altra: lo evito volentieri.
Non c’ è un motivo particolare (a meno che il film sia tratto da un romanzo di Moccia, allora si che c’è un motivo!), semplicemente non mi viene voglia di vederli.
Non voglio sentire la Buy urlacchiare a destra e a manca come un ossesso, non voglio la storia della solita famiglia disastrata, non voglio il solito pirla che si innamora della ragazza sbagliata… insomma non ne ho voglia!
E non avrei fatto eccezione neanche questa sera se non fosse stato per un amico che aveva già visto il film in programma da vedere... e non ci vuole molto a immaginare qual era se si hanno in mente le uscite della settimana.
Alla fine si sceglie questo “Bianco e nero”, storia di un amore impossibile tra un bianco (Fabio Volo) e una nera (Aissa Maiga).
Si, ancora una volta ad eccezione de “L’ allenatore nel pallone 2” che con quella locandina non si può vedere, ho scelto quello più commerciale dei film italiani.
E ancora una volta ho avuto la conferma che potevo benissimo vederlo a casa un film del genere, senza spendere 6, 50 euro.
Mi spiego.
“Bianco e nero” non è un brutto film: c’è Fabio Volo nei panni di Fabio Volo (praticamente interpreta se stesso dato che si comporta esattamente come in radio e in tv!), Ambra nei panni di Ambra (mezza sclerotica, un po’ rompipalle, un po’ con la puzza sotto il naso, un po’ stordita), Aissa Maiga nei panni di Nadine (che poi è la ragazza di colore come tutti se la immaginano) e Eriq Ebouaney nei panni del collega di Ambra che è un po’ il nero intelligente, altruista e accusatore (dei razzisti) che tutti pensano possa essere con quella faccia.
Poi c’ è la Comencini che si occupa di regia (regia… che parolone! Quando vedrò qualcosa che mi farà riconoscere la mano di un vero regista dietro questi film italiani vi faccio un fischio!), soggetto e sceneggiatura.
E veniamo a questo benedetto soggetto, che in conclusione è quello che interessa di più questo cinema italiano un po’ commerciale.
Cosa ci offre di nuovo la Comencini con questo “Bianco e nero”?
Nulla.
Assolutamente nulla!
Il film parte facendoci vedere quanto è difficile ancora oggi la convivenza di bianchi e neri fianco a fianco e prosegue per circa un ora e mezza sbattendoci il messaggio in faccia senza alcun ritegno con tutte le metafore scontate e le immagini esplicite possibili.
Non c’ è possibilità di fraintendimento quando vedi Fabio Volo camminare tra persone di colore sospettose e lo paragoni a Aissa che poco prima entrava ad una festa di compleanno di bambini bianchi e faceva lo stesso effetto.
La Comencini infarcisce il film di immagini e messaggi fino all’ inevitabile esplosione: perché dopo un’ ora di persone fuori posto e amori impossibili io sinceramente mi sono anche un po’ scocciato.
Con tutto il mio amore per il cinema, con tutta la simpatia che provo per il buon Fabio Volo (sento già le bordate di fischi!) che alla fine mi fa sempre ridere…anche solo per l’ ostinazione a tenere i capelli quando è evidente che non ne ha più, con tutto il mio impegno nel tentare di seguire un pochetto di cinema italiano non ne potevo più!
La Comencini riesce a tenere in sala tutti fino alla fine ma poi quel che resta è poco a mio parere: si parla di razzismo, di razzismo al contrario (cioè di quelle persone che difendono i neri ad ogni costo come se avessero bisogno di una difesa perché inferiori), di amore (e quando mai non se ne parla?), di sesso, di coppie che scoppiano (altra costante) ma io sinceramente mi sento abbastanza vuoto.
La prima cosa che ho chiesto uscendo dal cinema al mio amico è stata: “Ma scusa com’è che si chiamava Fabio Volo nel film? No perché a me pareva che interpretasse se stesso!”
Ecco.
Domandatevi se vale la pena spendere 6,50 euro per un’ affermazione del genere.
REGIA: Cristina Comencini
ANNO: 2008
GENERE: Drammatico, Italiano, Commedia, Sentimentale
VOTO: 6,5 (alla fine il film si fa guardare anche piacevolmente, anche se non merita il cinema!)
QUANTI STEREOTIPI: 10
CONSIGLIATO A CHI: Vuole vedere qualche scenetta di coppia molto realistica. Ma siccome di un film non si giudica la bontà sulla base del suo realismo (neppure di un film come questo che comunque punta ad essere realista) non saprei a chi altro.
Aspettatelo in tv.

venerdì 18 gennaio 2008

THE PRESTIGE

Dato che la mia incursione nel western più classico non è stata così apprezzata e dato che non vi voglio far svenire con un altro carico di tre western (tanti saranno gli analizzati in una delle prossime recensioni!), eccovi un buon film dei giorni nostri rivisto a Capodanno.
In attesa di Leo e di altre magie di un altra Terra di mezzo...



Un film andrebbe visto almeno due volte per essere davvero compreso e apprezzato (o disprezzato).
Ne sono sempre più sicuro.
Regola valida per i thriller moderni con sorpresona finale (del tipo l’ assassino è il fratello gemello mai conosciuto o il colpevole è il protagonista buono che in realtà è cattivo perché alla fine era tutto un sogno del protagonista che era davvero buono ma poi è diventato crudele in seguito ad un trauma infantile che nessuno conosceva ma che noi potevamo comprendere dal fatto che... e via dicendo) così come per l’ ultimo film d’ animazione della Disney o ancora di più per il classicone di Stanley Kubrick dai milioni di significati.
Potrebbe forse non valere un principio del genere per una pellicola come “The Prestige” che si basa almeno per un buon 60% sul finale?
Lo dico subito per non essere accusato ingiustamente di cose che non penso: “The Prestige” ha molto altro.
Ha buonissimi interpreti, o meglio ha interpreti molto adatti ai ruoli: a partire Da Chistian Bale capace di crescere di pellicola in pellicola nonostante il faccione bonario, passando per Hugh Jackman che finalmente mostra a tutti di saperci fare anche senza artigli di adamantio e pettinature fumettose fino ad arrivare alla (a mio parere sopravvalutatissima) Scarlett Johansonn che nel ruolo della femme fatale un po’ traditrice, un po’ amante, un po’ vipera si cala alla perfezione senza dimenticare Michael Caine (che a dir la verità il ruolo assomiglia un po’ troppo a quello del maggiordomo di “Batman Begins” con a fianco Bale, tanto che mi aspettavo da un momento all’ altro un riflettore puntato sulle nuvole) e la tormentata Rebecca Hall.
Ha la regia perfezionista del buon Nolan che con “The Prestige” sembra essersi lasciato ormai alle spalle i timidi (ma coraggiosi) esordi per lanciarsi in grandi produzioni che puntano quasi sul sicuro.
Quasi.
Perché il suo “Batman Begins” nonostante l’ innegabile popolarità del personaggio andava incontro alla pessima fama dello stesso personaggio dovuta ai due filmaccioni di Schumacher e questo “The Prestige” sembrava quasi una scommessa: nonostante il grande cast e il grande budget chi avrebbe mai scommesso su una storia di maghi di fine ‘800.
E invece Nolan ci riesce.
Fotografia patinatissima e colori molto dark (anche questo mi ricorda senza troppi sforzi “Batman Begins”) insieme a scenografie grandiose mostrate con gran dovizia di particolari (mi ricorda un po’… “Batman Begins”!) fanno di “The Prestige” un classico del new Nolan style.
E poi c’ è la storia.
E qui viene la seconda visione.
Ad una seconda visione il film sembra si molto curato ma non eccezionale come mi era parso la prima volta.
I personaggi sono si ben approfonditi ma non troppo ma soprattutto è la storia a perdere colpi.
Certo è curioso notare come il regista (anche sceneggiatore, ma non creatore della storia tratta da un romanzo) riesca a mantenere il segreto (che già si conosce dalla prima visione e che eviterò di svelare a chi non ha ancora visto) fino ai due- tre finali e il gioco delle due storie ricavate dalle lettere che si incastrano alla perfezione eppure Nolan sembra voler accontentare un po’ tutti.
Sembra non spingere troppo sull’ acceleratore.
Crea un ottimo blockbuster insomma.
Non troppo autoriale ma comunque riconoscibile, non troppo complicato ma comunque intrigante, non troppo lungo ma comunque lunghino.
Non troppo ma comunque.
Insomma “The prestige” è un buonissimo prodotto da non confondere con un capolavoro come è stato urlato ai quattro venti in molte occasioni.
E Nolan in questo momento non è eccezionale ma comunque è un buon regista.
O semplicemente è un gran virtuoso.
E qui sta il prestigio: nel non essersi ancora fatto scoprire totalmente.
REGIA: Christopher Nolan
ANNO: 2006
GENERE: Drammatico, maghesco
VOTO: 7,5
QUANTO SE LA CAVA DAVID BOWIE IN UN RUOLO CHE SEMBRA FATTO APPOSTA PER LUI: 9
CONSIGLIATO A CHI: Vuole tentare di indovinare i finaloni a sorpresa.

mercoledì 16 gennaio 2008

HIGH NOON- MEZZOGIORNO DI FUOCO

Quindi ci siamo arrivati.
Dopo qualche recensione di riscaldamento tra cui la notevole performance di Leo, la distruzione del Pianeta delle scimmie di Burton e la quasi chiusura del ciclo "Io sono leggenda" a cui manca all' appello ancora un film ecco iniziare subito un altra miniserie che in realtà culmina con la seconda pellicola del maestro che iniziai a prendere in esame prima di Natale.
Sta a voi cercare di scoprirlo con l' intuito o andarsi a rileggere qualcosa di più vecchio.
Per ora vi dico che saranno 3 recensioni e 6 film in totale.
Buon viaggio!




C’ è stato un periodo nella mia cinemania in cui durante la visione di un classico mi sforzavo in tutti i modi di farmelo piacere, come se fosse un obbligo.
È un classico!
Come può non piacere?
Fortunatamente è tutto passato (a un altro post le grandi parole di Leo che diventeranno manifesto di questo blog!) ma mentre ieri schiacciavo play per far partire il mio lettore dvd con su “Mezzogiorno di fuoco” per un attimo me lo sono chiesto: “E se non mi piace che faccio? Lo dico o non lo dico che è stata una tremenda delusione?”
Facciamo che per questa volta non me ne preoccupo.
Vi sembrerà che io abusi di questa parola dato che ho già catalogato nello stesso modo “Il pianeta delle scimmie” (quello originale!) pochissimo tempo fa ma non ne posso davvero fare a meno.
“Mezzogiorno di fuoco” è un capolavoro.
E bastano 3 minuti e 40 secondi per rendersene conto.
3 minuti e 40 secondi di assoluto silenzio in cui tre uomini a cavallo si muovono accompagnati dalla dolce ballata vincitrice di un oscar “Do not forsake me, oh my darling”.
3 minuti e 40 secondi in cui nella mia testa girava un solo pensiero “Sto per vedere un classico. E questo classico è un capolavoro! E ora cosa cavolo ci posso scrivere sopra?”
Già, che scrivere di una pellicola di cui è stato detto di tutto e di più persino sulla mal fornita wikipedia italiana oltre ad un altro milione di siti e libri?
Della trama preferisco non parlare, dell’ uomo che rimane nella sua città nonostante sia il giorno del suo matrimonio e delle sue dimissioni da sceriffo per affrontare un vecchio bandito in cerca di vendetta di ritorno dalla galera (dove è stato graziato), non mi interessa poi molto.
O almeno non mi interessa riscriverne per la milionesima e una volta un sunto inutile.
Preferirei anche evitare la metafora politica (allegoria del fallimento degli intellettuali del tempo nel tentativo di debellare la paura per le liste nere): per quanto reale e con basi solide (lo sceneggiatore Carl Foreman era nelle liste nere) anche di questa è già stato scritto di tutto e di più.
Io voglio più semplicemente e superficialmente parlare della storia di un uomo solo, abbandonato da tutti.
Un uomo onesto,che ha dato tutto per il suo paese a costo di rendersi odioso e che, proprio per questo, viene ripudiato da tutti.
L’ isolamento che subisce lo sceriffo Will Kane può essere descritto da una semplice linea che parte da un punto molto alto, discende e tocca un nuovo apice sul finale (dicesi parabola Den!)
Il primo abbandono è infatti quello dell’ amore della propria vita: è Amy, la donna appena sposata a non comprendere e a lasciare il marito solo nel momento di maggior bisogno.
“Io non capisco come ragioni!” è la prima accusa della donna che poi svelerà tutta la verità solo nel finale sfogandosi con l’ ex di Will: “Ho già sentito il suono delle armi. Mio padre e mio fratello sono stati uccisi dalle armi. Erano dalla parte giusta, ma questo non li aiutò quando iniziarono a sparare. Mio fratello aveva diciannove anni. Lo vidi morire. Quello fu il momento in cui divenni una quacchera. Non mi interessa chi ha ragione e chi ha torto. Dev'esserci qualche via migliore per ogni persona per vivere. Saprò come arrivarci”.
Ma Will è deciso.
Tornerà in paese e con l’ aiuto dei suoi concittadini risolverà la faccenda una volta per tutte.
La linea comincia a scendere.
L’ abbandono della città da parte del giudice codardo che lo aveva aiutato durante il primo arresto di Frank (il bandito), quello del vicesceriffo Harvey e della sua donna Helen (ex di Will) non possono nuocere l’ animo di un uomo convinto di essere nel giusto e che proprio per questo riuscirà sul finale della prima parte a trovare un valido alleato.
Speranza vana.
La linea comincia nuovamente a salire e Will, vagabondo dagli occhi tristi eppure decisi in una città che lo evita a tutti i costi, si rende conto che non sarà così facile: la frase del padrone dell’ albergo riguardo l’ odio che molti provano in città per Will è l’ incipit di una seconda fase del film.
Abbandonato dalla gente del bar (splendida la sequenza in cui la telecamera spazia su tutte le persone visibilmente impaurite o che fanno finta di nulla) e dall’ amico più caro che finge di non essere in casa, a Will non rimane che la Chiesa, ultima ingannevole speranza per un uomo abbandonato da tutti.
Una chiesa che dapprima sembra accettare di buon grado ma che subito si divide in due fazioni opposte che vedono contrapporsi quelli che vogliono aiutare Will e quelli “che si aggiusti da se. Il guaio l’ ha creato lui e se lo risolve lui”.
Deciderà tutto il pacificatore delle due parti che sentenzierà infine che la colpa è tutta di Will: “Senza di lui non accadrebbe nulla!”
Abbandonato da Dio.
Will si aggira ancora una volta per la città, gli occhi sono tristi ma non più così decisi.
Il punto più alto della parabola si avvicina: persino il suo maestro Martin lo abbandona.
La disperazione di un uomo solo si sfoga tutta sul viscido vicesceriffo Harvey che offre il suo aiuto in cambio del posto fisso da sceriffo.
Nulla da fare.
Dopo un’ intensissima ora di pellicola arriva la prima scena d’ azione fatta di cazzotti in faccia e calci in pancia.
Will ritorna all’ ufficio dove lo attende l’ unico collaboratore.
L’ unico amico rimasto in una città che gli ha voltato le spalle.
Si volta anche lui, Herb, l’ unico amico rimasto.
D’ altronde “lui non fa parte della polizia, non lo pagano, lui si è offerto non è colpa sua se non c’ è nessun altro, in due sarebbe un massacro!”
La cima dell’ iperbole è toccata.
Will è totalmente e incondizionatamente solo.
La camera di Fred Zinnemann spazia in tutti i luoghi toccati e lasciati da Will e infine sull’ orologio.
È ora.
I tre banditi visti all’ inizio della pellicola attendono Frank alla stazione mentre Will scrive una lettera.
Solo quando la musica si interrompe per lasciar spazio al fischio del treno in arrivo la camera ci mostra cosa ha scritto Will.
È il suo testamento.
Nella solitudine più totale lo sceriffo esce dal suo ufficio e si avvia al suo destino segnato mentre le donne della sua vita lo abbandonano per sempre passando insieme su una carrozza di fronte.
Scena da oscar: la camera di Zinnemann si allontana pian piano da Will e noi ci ritroviamo davanti ad un uomo completamente solo in una città deserta.
Nei seguenti 10 minuti si svolgerà l’ intero epilogo della vicenda.
Ovviamente Will riuscirà ad abbattere i suoi avversari uno ad uno, ovviamente sfuggirà ad ogni loro colpo di pistola, ovviamente Amy tornerà ad aiutarlo.
Eppure Zinnemann non è contento.
L’ ultima scena ci mostra Will circondato da tutti i falsi, gli ipocriti, i viscidi, i malpensanti del paese che lo acclamano e mentre la camera si abbassa per inquadrare i piedi di Will che si voltano in uno scatto tu sei li a bocca aperta.
Ha voltato le spalle alla città.
Se ne va.
Ho appena assistito ad un capolavoro.
REGIA: Fred Zinnemann
ANNO: 1952
GENERE: Western
VOTO: 10+
QUANTO SI MERITAVA L’ OSCAR VINTO GARY COOPER: 10+++
QUANTO è MANCATO QUELLO A ZINNEMANN (ANCHE SE UN OSCAR è ANDATO AL MONTAGGIO E UN ALTRO ALLA COLONNA SONORA): 10+++++++
CONSIGLIATO A CHI: Vuole vedere uno dei migliori western di tutti i tempi



Scena epocale!

martedì 15 gennaio 2008

UNA VOLTA AVEVO... IL FISICO E UNA CERTA DIGNITà (FORSE)

Credevate che mi fossi dimenticato dell' unica rubrichetta sul mio blog? Niente affatto! Nonostante abbia una mole invidiabile di recensioni già scritte, dopo i 5 film recensiti in due sole tranche mi prendo una minuscola pausa dato che le prossime 3-4 recensioni saranno in un qualche modo tutte collegate tra loro da un filo sottile ma non invisibile!
A giovedì quindi!
Per ora godetevi un uomo che in un modo tutto suo ha saputo trasformarsi negli anni!
John Travolta signore e signori!


1983- Staying Alive
Non proprio quello che si dice buon gusto ma fisico invidiabile!


1994- Pulp Fiction
Capello bisunto e vari chili di troppo per un grande ritorno del nostro dopo anni di quasi nulla.


2006- Sanremo
Della serie cosa non si fa per qualche soldino in più.


2000- Battaglia per la Terra
Non l' ho ancora visto ma l' immagine di lui piazzato così mi fa sempre ridere!


2007- Svalvolati on the road
Ciccio bello con la bandana.


2007- Hairspray
L' evoluzione è completa: oltre al cattivo gusto si aggiunge un fisico moscio reso ancor più esageratamente moscio da gommapiuma e affini!

domenica 13 gennaio 2008

I AM LEGEND- IO SONO LEGGENDA


Ero partito per distruggerlo.
La recensione doveva iniziare così, già me la vedevo: “Io sono leggenda è un insulto”
E invece no.
Niente da fare.
È andato tutto a buca.
Nonostante tutti i miei sforzi, nonostante tutto il mio scetticismo, nonostante non mi fidassi per nulla del buon Will dopo quello scempio ad Asimov che era “Io, robot” non ce la faccio.
Non riesco a distruggerlo.
Si.
Avete letto bene.
Quello che pochi mesi fa nelle recensioni del libro omonimo e del primo film che ne fu tratto con Vincent Price si diceva dubbiosissimo sull’ esito di questa mega produzione non riesce ad affondare il nuovo “Io sono leggenda”.
Ve li spiattello tutti in faccia in ordine di importanza i motivi per cui non ci riesco in modo che possiate ricoprirmi di insulti e controbattere ad ogni punto senza tante difficoltà.
Non ci riesco perché Will Smith ce la mette tutta. Non me lo potete negare!
L’ ex principe di Bel Air (fa un po’ tristezza chiamarlo ancora così ma altri sinonimi non mi venivano in mente!) riesce nell’ impresa di portare avanti un film di un’ ora e mezza praticamente da solo.
Senza gigioneggiare eccessivamente come fece a suo tempo il buon Price, Will Smith ci mostra realmente in cosa può trasformarsi un uomo solo.
Capace di mettersi a parlare con i manichini pur di fingere di vivere ancora una vita normale e di impazzire di fronte agli alti palazzi che lo sovrastano simbolo di un progresso sfuggito letteralmente dalle mani dell’ uomo (la scena subito precedente alla sua cattura a mio parere rimane una delle migliori), Robert Neville è un uomo solo come lo immagino io.
Come mi immagino io.
Quasi incapace di ricordare il prima e senza una vaga idea del futuro, Will Smith incarna in un certo senso l’ uomo solo moderno.
Non ci riesco perché a me lo stile di Lawrence non è affatto dispiaciuto (qui possono partire le bordate di fischi) e “Io sono Leggenda” ci regala alcune tra le più belle immagini di New York deserta che ci siano mai state donate.
Ma diciamola tutta, roviniamoci totalmente, rendiamoci ridicoli agli occhi di tutti.
A me Lawrence non era dispiaciuto nemmeno in "Constantine"!
Videoclipparo, frenetico, per adolescenti, incapace.
Dite quello che volete ma a mio parere il regista con due soli film all’ attivo fin qui ha fatto un ottimo lavoro!
Certo nessuno vi sta dicendo che Lawrence è Hitchcock, Fincher, Kubrick o Scott ma volete sapere come la penso?
Siete andati a vedere due film di cui uno tratto da un fumetto (molto adulto, ma comunque un fumetto) con demoni e affini e dichiaratamente dedicato ad un pubblico giovane e un blockbuster gigantesco con uno che lotta contro un mondo di zombie.
Se volevate andare a vedere una lezione di regia o virtuosismi alla Nolan potevate benissimo scegliere altre pellicole: Lawrence per ora è così e se continua a scegliere i film con criterio a mio parere può crescere ancora molto.
Ed infine non ci riesco perché la rilettura del romanzo di Matheson a me non è dispiaciuta.
Ma qui c’ è un ma.
Non mi è dispiaciuta fino alla prima ora.
Fino al momento in cui Smith, proprio come nel libro (tralasciamo le piccole differenze di ambientazione e cane prima, cane dopo… chi ha letto il libro sa di cosa parlo) cerca di suicidarsi andando incontro alle malefiche creature.
Poi il quasi disastro.
La storia si perde tra un uomo ormai incapace di comunicare con gli altri (e fin qui ci siamo) e Dio.
Avete letto bene.
Dio e la speranza.
Quel Dio che sul finale de “L’ ultimo uomo della Terra” non si degnava nemmeno di ascoltare le ultime parole di Price (“Ho la cura per tutti voi!”) qui parla a Neville- Smith nel momento più tragico della pellicola.
Gli parla e gli infonde quella speranza che nel romanzo originale andava perduta in una diversità ormai troppo evidente con gli altri.
Quella diversità che era diventata normalità nel '64, nel film di Lawrence rimane semplice e stupida diversità.
Loro sono i cattivi e noi siamo i buoni.
Niente di più.
Nonostante un finale molto Hollywoodiano (e molto “28 giorni dopo”) e a dir la verità ben riuscito per il messaggio che vuole portare avanti la pellicola, “Io sono leggenda” si perde almeno 2 voti proprio per quest' ultima parte.
Insomma “Io sono leggenda” mette la mano e poi la ritira all’ ultimo, quasi impaurito dalle fiamme, come se un finale pessimista come quello del libro e del film del ’64 non sia più possibile in un' America spaventata come quella di oggi, come se questo fosse un blockbusterone che deve piacere un po’ a tutti.
E in effetti, a ben pensarci è proprio così.
REGIA: Francis Lawrence
ANNO: 2007
GENERE: Fantascienza, Apocalittico
VOTO FACENDO FINTA DI NON AVER LETTO IL LIBRO DI MATHESON E VISTO IL FILM DEL ‘64: 7,5
VOTO CONSIDERATA LA LETTURA DEL LIBRO E LA VISIONE DEL PRIMO ADATTAMENTO: 6
VOTO FINALE NON PER MEDIA MATEMATICA: 7
QUANTO FAN SCHIFO (NON NEL SENSO CHE FAN PAURA) GLI ZOMBIE DIGITALI E QUANTO MI SPAVENTA LA POSSIBILITà DI UN QUASI ANNUNCIATO SEQUEL: 9
CONSIGLIATO A CHI: Non ha letto il libro, vuole vedere una delle migliori opere post apocalisse dei nostri giorni

PS: è consigliata a tutti (se non ci credete chiedete pure anche a Filippo che ha accolto il mio invito e ne è uscito soddisfatto) la lettura di "Io sono leggenda" di Richard Matheson.

mercoledì 9 gennaio 2008

ORIGINAL AND REMAKE_ IL PIANETA DELLE SCIMMIE

PLANET OF THE APES- IL PIANETA DELLE SCIMMIE- REMAKE (2001)
E finalmente si torna alle recensioni!
Dopo una grande pausa natalizia a cui si sono aggiunti alcuni giorni per l' elaborazione di classifiche varie ritorno alla mia grande passione riprendendo il discorso la dove si era interrotto ma portandolo più avanti nel tempo.
Il titolo riporta la recensione all' "Original and remake" semplicemente perche all' inizio avevo pensato ad un unico post per entrambi i film ma poi mi è sembrato conveniente dividere le due parti per la mole di pensieri che ognuna di esse conteneva.
Fine dei preamboli e delle seriosità.
Se volete leggere del film originale cliccate pure qui mentre per la recensione del libro scendete fino a qui!
Buona lettura!



Tim Burton è intoccabile.
Mi è capitato ultimamente di girare su molti forum, blog e siti di cinema e sono giunto alla conclusione che ci sono personaggi intoccabili per il pubblico.
Tim Burton, Nicole Kidman e Johnny Depp sono tra questi.
Francis Ford Coppola, Martin Scorsese o Jack Nicholson non lo sono.
Gli ultimi tre sono degli Dei per la critica ufficiale (o quasi), ma al pubblico poco importa.
E di questo sono felice.
Mi fa piacere vedere un film di Coppola criticato al di là del suo nome, al di là della sua carriera, al di là di tutto quanto può comportare un nome del genere.
Peccato che poi lo stesso non si faccia con Tim Burton.
“Tutti i film di Tim Burton sono capolavori!”
“Tim Burton è un genio!”
“Tim Burton non ha mai sbagliato una pellicola!”
“Tim Burton è Dio!”
E via dicendo.
Credetemi non sto delirando, ma ho letto tante di queste frasi girovagando in rete che ne ho davvero la nausea.
Ne ho lette talmente tante che un po’ ho cominciato ad odiarlo.
“Eresia!” afferma qualcuno.
Eppure credetemi che non c’ è davvero nulla di eretico nell’ affermare che “Il pianeta delle scimmie” è una schifezza bella e buona.
Avevo già visto molti spezzoni alla tv del film in questione e già allora, da buon amante di Burton (lo confesso), mi ero chiesto che diavolo fosse quella roba.
Scimmie giovani con giubbotti di pelle che si spaventano al passaggio di un uomo, scimmioni che si profumano con petali di non so che, bimbe scimmie che danno la buonanotte al loro umano domestico chiuso in gabbia.
Non avevo ancora letto il libro di Boulle.
Non avevo ancora visto la pellicola originale di Schaffner.
Non mi ero ancora innamorato de “Il pianeta delle scimmie”.
Ora lo posso ridire ad alta voce senza vergognarmene: “Il pianeta delle scimmie” diretto da Tim Burton nel 2001 è una schifezza bella e buona, senza nessuna scusante.
Durante la visione ho avuto più volte la tentazione di spegnere tutto e usare il dvd come disco per il flessibile, ma ho resistito nonostante tutto.
Nonostante la visione favolistica Burtoniana del mondo delle scimmie che si aggira tra il patetico, il ridicolo ed il pietoso ho resistito.
Nonostante le scene d’ azione siano qualcosa di allucinantemente brutto e noioso sono rimasto davanti allo schermo.
Nonostante Mark Wahlberg ad un certo punto affermi “A volte anche pochi possono fare la differenza!” non sono scoppiato a ridere.
“Planet Of The Apes” diretto da Tim Burton diventa qualcosa di veramente sconclusionato: tra personaggi completamente inventati e una storia sostanzialmente differente sia da quella del libro sia da quella del film originale del ’68 Tim Burton ci propone (nonostante molte critiche non siano d’ accordo con questo) l’ ennesimo mondo Burtoniano.
Personaggi marchiati e rifiutati dalla loro società che non sanno bene da che parte stare ma che alla fine hanno un cuore d’ oro (Ria, la scimmia che aiuta Leo a salvarsi), viscidi vermi che fanno di tutto per farsi odiare ma che fanno anche un po’ ridere (Limbo, il mercante di umani) e due concezioni molto diverse di vita (quella delle scimmie e quella degli umani).
Tra villaggi molto scuri, paesaggi molto scuri, costumi molto scuri, e cieli molto scuri Tim Burton fa muovere i suoi personaggi come se fossero in una delle sue belle favole gotiche perdendo così il messaggio di Boulle riguardo il progresso e le caste della società qui appena accennate e quello del film originale riguardo il bisogno di saggi.
Tim Burton perde tutto.
Nel suo voler far apparire “Il pianeta delle scimmie” come qualcosa di totalmente nuovo (lui non parla di remake infatti, ma di reimmaginazione di questo mondo) crea un ibrido che non convince davvero nessuno.
Ne l’ appassionato del libro di Boulle, ne l’ amante del film originale e neppure il bisognoso di un buon film di fantascienza.
Il film di Burton perde in epicità, in metafora, in musiche (seppur buone le musiche di Elfman non sono paragonabili a quelle meravigliose di Jerry Goldsmith nell’ originale) e ovviamente in recitazione: Mark Wahlberg è pari a un sacco di patate a confronto con Charlton Heston (ma anche non a confronto) che nei suoi 2 minuti di riapparizione nei panni dello scimmione Zaius fa tremare tutti ripetendo la mitica frase “Maledetti, maledetti! Siano tutti maledetti!” (ingiustissimo il Razzie award per peggior attore non protagonista in questo caso!)
Per il resto non c’ è davvero nulla da dire.
Tim Burton incontra la sua Helena Bonham Carter sul set e di li a breve se la scarrozzerà in ogni film e forse questo è uno dei maggiori pregi di una pellicola inutile e persino dannosa per chi non ha visto l’ originale che non sarà certo invogliato dopo questa schifezzina.
Insomma Tim Burton è intoccabile?
Direi di no.
REGIA: Tim Burton
ANNO: 2001
GENERE: Fantascienza
VOTO: 3,5
QUANTO TIM ROTH NEI PANNI DELL’ ODIOSO GENERALE THADE È L’ UNICO A SALVARSI IN MEZZO A QUESTO PANTANO: 10
CONSIGLIATO A CHI: Vuole vedere l’ ennesimo prodotto fantascientifico scadente di questo nuovo millennio. Ci immaginavano tutti su auto volanti e razzi supersonici e non siamo neanche in grado di fare un buon film di fantascienza. Che vergogna!

martedì 8 gennaio 2008

THINKING BLOGGER AWARD

AVVISO: Dal prossimo post tornerò a occuparmi di recensioni lo prometto!



Non è che ho capito bene cosa sia questo Thinking Blogger Award.
Penso sia una sorta di mega catena che sta allacciando una buona parte di blogger e riguarda da quanto ho capito i blog che fanno pensare.
Fatto sta che mi ci sono ritrovato anch’ io.
Senza aver chiesto nulla, senza averlo voluto, senza che io facessi davvero niente di che Mario Scafidi di Settima Arte ha deciso di inserirmi tra le sue 5 nomination come blog che fa pensare e tra le sue parole e quelle di qualche altro blogger amico è finita che mi sono ritrovato con un sacco di complimenti che non mi aspettavo e per cui non finirò mai di ringraziare chi me li ha fatti.
Ma sto uscendo fuori tema, come al solito.
Ritorniamo a questo speciale premio.
Chi riceve la nomination (e solo in tal caso può partecipare all’ iniziativa) deve attenersi a poche semplici regole:
1)inserire il banner del thinking blogger award
2)linkare il post originario
3)stendere la lista dei propri cinque candidati
Tolto il fatto che scegliere 5 candidati sarà davvero dura data l’ immensa mole di link che mi ritrovo qui a fianco e che leggo sempre con piacere, spero che nessuno degli esclusi si senta offeso dalla mancanza.
In fondo non sono stato io a scegliere le regole quindi prendetevela pure con il creatore di tutto ciò!
Eccola, quindi la mia lista:

CINEDELIA: é il blog di Filippo ed è gemellato al mio più giovane Recensioni Libere ormai da tempo.
Gemellato non per caso.
Innanzitutto anche il suo è un blog di recensioni.
A Filippo piace spaziare tra i generi proprio come adoro io e non esclude davvero nulla dalla sue visioni così vi ritroverete a leggere dell’ ultimo prodotto della Troma (nota casa di produzione cinematografica trash) e dell’ ultimo capolavoro di Lynch, di David Hasselhoff e le sue orride canzoni e di Fellini.
Insomma Filippo recensisce di tutto e di più con recensioni brevi ma esplicative e con un entusiasmo che traspare ad ogni parola senza mancare di stroncare simpaticamente qualche filmaccio orrido.

CINEROOM: è il blog di Para e Chimy.
Trattano recensioni anche loro ma in questo caso si tratta di “solo” cinema.
I film recensiti sono solitamente (ma non mancano le piacevoli eccezioni) di livello leggermente più elevato rispetto alla media eppure sanno come prendere il lettore senza annoiarlo con colti filosofismi o che so io.
Gli stili dei due sono abbastanza diversi ma si completano a vicenda.
In loro vedo essenzialmente la nuova critica colta nascente.
Insomma lasciate perdere Morandini e Mereghetti e buttatevi su Cineroom.

IL MATTINO HA L’ ORO IN BOCCA: è il blog di Alicesue, novella pseudo scrittice. Più o meno.
Così si definisce lei.
Non è stato tra i primi blog che ho scoperto navigando per i link e quindi non lo seguo da molto eppure è riuscito in poco tempo a catturarmi.
A differenza degli altri tre sopra citati non tratta di recensioni.
O almeno non solo.
All’ interno ci troverete riflessioni personali, interviste alla pseudo scrittrice, pensieri sparsi e si, anche un bel po’ di recensioni sparse tra libri, film e chissà cos’ altro.
Il fatto è che le sue sono recensioni- non recensioni e per questo è stata inserita tra i 5blog.
Potrà parlarvi per ore dell’ ultimo libro letto e liquidare in 3 righe un capolavoro del cinema ma riuscirà sempre e comunque a mettervi una pulce nella testa, che detto così non è bello ma vi assicuro che lo è.
Insomma Alice fa pensare.

DELICATAMENTE PERFIDO: Tra quelli qui elencati è il blog che ho scoperto più tardi.
Un altro blog di recensioni cinematografiche che si fa guardare spesso e volentieri per la scelta dei film.
Senza nessuna intenzione di offesa per nessuno lo definirei il blog meno professional- cinefilo e vi spiego subito cosa intendo con queste parole.
Mentre in altri blog (non è comunque il caso degli elencati) ogni tanto si sente puzza di snobismo cinefilo per cui certe pellicole più popolari vengono decisamente escluse qui vi ritroverete a leggere di pellicole di ogni genere con una semplicità quasi disarmante.
Insomma la signorina Ester Moidil sa come adattarsi ad ogni genere di pellicola.
E non può che essere un bene.

C’ ERA UNA VOLTA IL CINEMA: Il blog di Ale55andra.
Un altro blog di recensioni cinematografiche questa volta più professionali.
Ale55andra sa come scrivere una recensione che potrebbe benissimo apparire su un qualsiasi giornale di cinema e riesce comunque a differenziarsi dalle recensioni di questi ultimi con spunti interessanti e giudizi mai banali.

Questo non centra nulla con la catena ma io lo metto lo stesso!
Gli esclusi dell’ ultimo momento sono invece:

WELTALL (escluso perché già inserito da altri nel Thinking Blogger Award): è il mio periodico.
Non è un mensile e nemmeno un settimanale ma non è neppure un quotidiano.
Pubblica ogni due- tre giorni circa e io sono puntualmente li a leggerlo.
Si muove tra recensioni di film, serie tv e dvd in edizione speciale e rubriche più o meno spassose che ogni volta portano a galla ricordi diversi.
Così come Cinedelia sa muoversi in ogni direzione senza disprezzare nulla e scrive con uno stile chiaro e incisivo.
Insomma come gli dico molte volte: sa come farsi leggere senza annoiare.

SETTIMA ARTE (escluso perché è stato lui a nominarmi!): è il blog di Mario Scafidi.
Ennesimo blog di recensioni sa differenziarsi dalla massa per la mole di recensioni che pubblica praticamente ogni giorno e per la capacità (che invidio assai) di comprimere in poche righe il suo pensiero su un film.
A volte troppo spietato nei voti (sono all’ ordine del giorno almeno un 3 o un 4 quando non un 1!) riesce comunque puntualmente a spingermi a commentare i suoi scritti.

ALONE IN KYOTO (escluso perché ne ho potuti scegliere solo 5!): Il blog in questione è uno dei miei punti di riferimento per avere novità in campo cinematografico e non.
Simile a molti altri siti di questo genere ma capace di trasmettere sempre il proprio punto di vista insieme alla notiziola.
Insomma: un sito di news ma con personalità!

Mi scuso infine con tutti gli esclusi che saranno sicuramente molti ma questo post è stato scritto comunque velocemente e quel benedetto uomo che l’ ha creato ha deciso per soli 5 blog.
Non prendetevela!
Ci sarà posto per tutti voi in un post futuro che ho intenzione di scrivere arrivato ad un certo numero di pubblicazioni!

domenica 6 gennaio 2008

IL VOSTRO CLASSIFICONE 2007, FINALMENTE!



Eccola la classifica.
Diciamo meglio: le due classifiche (per le motivazioni si continui a leggere, prego).
Finalmente dopo giorni e giorni di votazioni è arrivata la fine.
O almeno.
Sono io ad essere arrivato a casa e quindi finalmente metterò un po’ di chiarezza tra questi 43 commenti (eheheh niente pizza, non siete arrivati a 50!) tra voti, non voti, richiami all’ ordine sul fatto che “Inland Empire” non è del 2007 e la regola principale distrutta: si poteva votare un solo film!
E invece no!
Eccolo il casino: 4 ore circa per provare a mettere in ordine le innumerevoli posizioni per poi giungere finalmente a qualche conclusione.
E, forse, a due classifiche.
Prima di donarvi il nostro (mio nel fare ordine e vostro nel votare) immane sforzo nel modo più chiaro possibile mi preme dirvi almeno chi ha contribuito a questa classifica, volontariamente (nel senso che ha votato qui, anche se anonimamente) e non (nel senso che sono andato faticosamente a ripescare la sua classifica sul suo blog e mi sono ingiustamente appropriato del suo voto!).
Eccoli, in ordine ASSOLUTAMENTE casuale e con il nome con cui solitamente li riconosco o con cui hanno votato (insomma non si tratta per forza del loro vero nome o di quello del blog!): M The Manager, Allibito Old Jack Tennesee, Weltall, Kinoglaz, Fabio, Chimi, Para, Luciano, Ohdaesu, signorina Moidil, Mario Scafidi, Axonthenet, Zed, Honeyboy, Trinity, Gparker, Roberto Fusco Junior, Captain Howdy, CineserialTeam, Mr Davis, Michela, Marco 300, Quinton, Leorepiccole, Leonardo, Elisabeta, Ale55andra, Chiara, Mimmo, X, Gozu, Daddun, Cinedelia, Xinematica, Delirio Cinofilo, Blogcensioni, Cinedelia, Paolino e Andre.
Per finire vi ringrazio davvero tutti di cuore per i voti, vi avverto che saranno riportati nella classifica i titoli con cui le pellicole sono uscite in Italia (nonostante l’ odio quasi generale per i nostri titolisti) e cercherò di spiegarvi qui sotto una regola che ho dovuto seguire necessariamente per stilare una classifica più o meno veritiera (almeno per la seconda delle due) dato che non vi siete limitati ad un solo film (nel caso vi siate limitati ad un solo film i problemi descritti qui sotto non sono causa vostra quindi non sentitevi in colpa!)
Il primo posto è stato ovviamente ripreso dal primo posto di ogni vostra classifica (nel caso abbiate votato per “Inland Empire” ho fatto riferimento al secondo posto, per il perché proseguite ancora a leggere!)
La seconda posizione comprende i film che vanno dalla posizione numero 2 alla numero 5 compresa nelle vostre classifiche (per farvi un esempio se Pippo ha messo “Stardust” in 5 posizione e Caio ha messo lo stesso film in 3 posizione io considererò 2 voti per Stardust in 2posizione).
La terza posizione comprende i film che vanno dalla posizione numero 6 alla numero 10 compresa (con stesso procedimento del punto sopra).
Le posizioni successive ho deciso di non stilarle perché ci sarebbe stato un confronto tra due sole persone e la cosa mi sembrava pressoché inutile.
Così facendo vi ritroverete quindi con un sacco di titoli per ogni posizione (con a fianco il numero dei votanti per quella pellicola).
Spero che ci abbiate capito qualcosa e che la classifica sia abbastanza veritiera, io sinceramente mi ritengo soddisfatto del risultato raggiunto (vi assicuro che non è stato affatto semplice rimettere insieme il tutto!)
Chiuderei qui e vi lascerei leggere se non fosse per “Inland Empire”.
La questione è spinosa: il film è uscito nel 2006 nel resto del mondo ma all’ inizio del 2007 da noi (cosa che accade molto frequentemente purtroppo qui in Italia).
Per questo motivo alcuni hanno deciso di non votarlo mentre altri se ne son fregati e l’ hanno votato comunque (d’ altronde al cinema ci andiamo più o meno tutti in Italia quindi perché no?)
Per questo ma soprattutto per l’ incatalogabilità di “Inland Empire” che è stata praticamente segnalata da tutti, la pellicola di Lynch finisce in una categoria a parte.
Per quanto riguarda gli altri film del 2006 presenti tra le votazioni mi sono visto costretto a tenere conto dei voti dato che alcuni titoli come “Blood Diamond” sono stati molto acclamati (ma a fianco sarà segnalato il fatto che sono del 2006 e se ne trovate qualcuno non segnalato potete avvertirmi e rimedierò, purtroppo il mio tempo scarseggia).

La prima classifica semplicemente tiene conto di tutto.
È un mucchione di voti raggruppati li senza pietà, senza alcuna divisione che non sia quella dettata dal numero di voti (per farvi un esempio un film votato come ventesimo da Caio varrà quanto la prima posizione di Pippo) e non c’ è alcuna incatalogabilità che tenga!

In fondo alla pagina infine la classifica dei peggiori film 2007 che alla fine è quella che sinceramente fa più ridere perché ognuno ci butta dentro lo schifidus che vuole dimenticare di aver visto (e magari ha anche pagato!) e finisce sempre che all’ interno ci trovi almeno uno dei film più apprezzati in generale (quest’ anno si tratta di Inland Empire!)

Concludo quindi.
Spero che le classifiche siano di vostro gradimento e vi possano aiutare a scegliere qualche buon titolo da vedere in questo nuovo anno.
Si tratta in fin dei conti di una sorta di riassuntone dei pensieri di molti blogger molto diversi tra loro e questo credo che dia una certa veridicità di fondo al tutto.
Per quanto mi riguarda in questo gennaio pazzo sarò subissato dagli esami ma per fortuna ho già una decina di recensioni pronte solo per voi, ancora qualche giorno per farvi gustare le classifiche e poi tornerò a postare regolarmente!
Grazie di tutto.
E che il 2008 ci porti film sempre migliori.

Dimenticavo!
Le mie preferenze sono già state incluse nella classifica e tanto per fare il simpatico non vi dico nemmeno per cosa ho votato!

FILM CHE è STATO VOTATO DI PIù MA è STATO ESCLUSO DALLA SECONDA CLASSIFICA SICCOME è USCITO NEL 2006 ANCHE SE DA NOI è ARRIVATO SOLO NEL 2007 MA CHE SE FOSSE USCITO NEL 2007 AVREBBE STRACCIATO TUTTI (GIOCONE DI PAROLE INCOMPRENSIBILE): Inland Empire

CLASSIFICONE A MUCCHIO DEI MIGLIORI FILM 2007:
1- Inland Empire (15voti)
2- La promessa dell’ assassino (14 voti)
3- Ratatouille (12 voti)
4- Le vite degli altri (11 voti)
5- Io non sono qui (8voti)
6- Zodiac (7voti)
7- Death Proof- A prova di morte (7voti)
8- 4mesi, 3settimane, 2giorni (7voti)
9- Lettere da Iwo Jima (6voti)
10- Paranoid Park (6voti)
11- Blood Diamone (5voti)
12- Espiazione (5voti)
13- Un’ altra giovinezza (5voti)
14- L’ arte del sogno (4 voti)
15- Irina Palm (4voti)
16- 28 settimane dopo (3voti)
17- Soffio (3voti)
18- Michael Clayton (3voti)
19- Hairspray (3voti)
20- Sunshine (3voti)
21- 300 (3voti)
22- Apocalypto (3voti)
23- Hot Fuzz (3voti)
24- Sicko (3voti)
25- Il grande capo (3voti)
26- Bobby (3voti)
27- I simpson- Il film (2voti)
28- L’ assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford (2voti)
29- Sleuth (2voti)
30- Daratt (2voti)
31- Le luci della sera (2voti)
32- Nella valle di Elah (2voti)
33- Le ferie di Licu (2voti)
34- Piano, solo (2voti)
35- Mio fratello è figlio unico (2voti)
36- Casino Royale (2voti)
37- The Prestige (2voti)
38- Across The Universe (2voti)
39- Breach- L’ infiltrato (2voti)
40- Meduse (2voti)
41- L’ ultimo Re di Scozia (1voto)
42- Chacun Son Cinema (1voto)
43- Redacted (1voto)
44- Gli amori di Astrea e Celadon (1voto)
45- Mein Fuhrer (1voto)
46- L’ età barbarica (1voto)
47- I Served The King Of England (1voto)
48- In questo mondo libero (1voto)
49- Glory To The Filmmaker (1voto)
50- La fille coupée en deux (1voto)
51- The King Of Kong: A Fistful Of Quarters (1voto)
52- Before The Devil Knows You Are Dead (1voto)
53- Rec (1voto)
54- Edmond (1voto)
55- Il matrimonio di Tuya (1voto)
56- Intrigo a Berlino (1voto)
57- Salvador- 26 anni contro (1voto)
58- Crank (1voto)
59- Il vento fa il suo giro (1voto)
60- 1408 (1voto)
61- Harry Potter e l’ ordine della fenice (1voto)
62- Still Life (1voto)
63- Paprika (1voto)
64- Tideland (1voto)
65- Angel (1voto)
66- Guida per riconoscere i tuoi santi (1voto)
67- Cronache di una fuga- Buenos Aires 1977 (1voto)
68- La ricerca della felicità (1voto)
69- Rocky Balboa (1voto)
70- Borat (1voto)
71- Le vie en rose (1voto)
72- Funeral Party (1voto)
73- Elizabeth- The golden Age (1voto)
74- Waitress (1voto)
75- Breakfast On Pluto (1voto)
76- Transformers (1voto)
77- The Bourne Ultimatum (1voto)
78- La ragazza del lago (1voto)
79- Dreamgirls (1voto)
80- Stardust (1voto)
81- Il labirinto del fauno (1voto)
82- Still Life (1voto)
83- Reign Over Me (1voto)
84- Quel treno per Yuma (1voto)
85- Black Book (1voto)
86- Centochiodi (1voto)
87- Correndo con le forbici in mano (1voto)
88- Leoni per agnelli (1voto)
89- Saturno contro (1voto)

CLASSIFICONE SERIO DEI MIGLIORI FILM 2007:

1POSIZIONE:
La promessa dell’ assassino (6voti)
Blood Diamond (5voti) -2006-
Le vite degli altri (5voti) -2006-
Ratatouille (3voti)
Io non sono qui (3voti)
Espiazione (2voti)
Apocalypto (2voti)
Zodiac (2voti)
Sicko (2voti)
Breach- L’ infiltrato (1voto)
Casino Royale (1voto) -2006-
Un'altra giovinezza (1voto)
Lettere da Iwo Jima (1voto) -2006-
Paranoid Park (1voto)
300 (1voto)
L’ ultimo re di Scozia (1voto) -2006-
Michael Clayton (1voto)
The Bourne Ultimatum (1voto)
Soffio (1voto)
Saturno Contro (1voto)
28 settimane dopo (1voto)
Bobby (1voto) -2006-
Hot Fuzz (1voto)
Salvador- 26 anni contro (1voto) -2006-
Il labirinto del fauno (1voto) -2006-
L’ arte del sogno (1voto) -2006-
Le ferie di Licu (1voto)
La ricerca della felicità (1voto) -2006-
Rocky Balboa (1voto) -2006-
Borat (1voto)
Across The Universe (1voto)
4 mesi, 3 settimane, 2 giorni (1voto)
Breakfast On Pluto (1voto)
The Prestige (1voto) -2006-
Transformers (1voto)
Le vite degli altri (1voto)

2POSIZIONE:
La promessa dell’ assassino (5voti)
Lettere da Iwo Jima (5voti)
Ratatouille (5voti)
Le vite degli altri (4voti)
Paranoid Park (3voti)
Un’ altra giovinezza (3voti)
Zodiac (3voti)
Irina Palm (2voti)
Io non sono qui (2voti)
Death Proof (2voti)
4mesi, 3settimane, 2giorni (2voti)
Breach- L’ infiltrato (1voto)
Leoni per agnelli (1voto)
The Assassination Of Jesse James By The Coward.. (1voto)
Crank (1voto)
Hot Fuzz (1voto)
Redacted (1voto)
Soffio (1voto)
Daratt (1voto)
Hairspray (1voto)
L’ arte del sogno (1voto)
Sunshine (1voto)
1408 (1voto)
Harry Potter e l’ ordine della fenice (1voto)
Le vie En Rose (1voto)
Espiazione (1voto)

3POSIZIONE:
Death Proof (4voti)
Ratatouille (4voti)
4mesi, 3settimane, 2giorni (4voti)
Paranoid Park (3voti)
La promessa dell’ assassino (3voti)
L’ assassinio di Jesse James da parte del codardo Robert Ford (2voti)
Le vite degli altri (2voti)
Zodiac (2voti)
Piano, solo (2voti)
Gli amori di Astrea e Celadon (1voto)
Mein Fuhrer (1voto)
L’ età barbarica (1voto)
I served The King Of England (1voto)
Daratt (1voto)
Il grande Capo (1voto)
Il vento fa il suo giro (1voto)
Le ferie di Licu (1voto)
300 (1voto)
Io non sono qui (1voto)
Guida per riconoscere i tuoi santi (1voto)
Irina Palm (1voto)
Cronache di una fuga- Buenos Aires 1977 (1voto)
Bobby (1voto)
Sleuth (1voto)
Casino Royale (1voto)
The Prestige (1voto)
The Simpsons (1voto)
The Bourne Ultimatum (1voto)
Sunshine (1voto)
Paprika (1voto)
Hot Fuzz (1voto)

CLASSIFICONE DEI PEGGIORI FILM 2007
1- Borat (7voti)
2- Elizabeth- The Golden Age (5voti)
3- Inland Empire (4voti)
4- L’ albero della vita (3voti)
5- Hitman (3voti)
6- 300 (2voti)
7- Eragon (2voti)
8- La ragazza del lago (2voti)
9- The Number 23 (2voti)
10- Pirati dei Carabi- Ai confini del mondo (2voti)
11- Nella valle di Elah (2voti)
12- Notte prima degli esami- oggi (2voti)
13- Lo spaccacuori (2voti)
14- Angel (2voti)
15- Una notte al museo
16- Death Proof- A prova di morte
17- Un amore su misura
18- Ghost Rider
19- Placet Terror
20- Meduse
21- Leoni per agnelli
22- Hannibal Lecter- le origini del male
23- Beowulf
24- L’ ultimo inquisitore
25- Spiderman III
26- Espiazione
27- Michael Clayton
28- Nessuna qualità agli eroi
29- Mr Brooks
30- Angel- La vita, il romanzo
31- Il labirinto del fauno
32- The Covenant
33- Svalvolati On The Road
34- Un impresa da Dio
35- Una moglie bellissima
36- Stardust
37- Soffio
38- Invisible
39- Il bacio che aspettavo
40- La musica nel cuore
41- Harry Potter e l’ ordine della Fenice
42- Sleuth
43- Il mistero delle pagine perdute