giovedì 31 marzo 2016

TRIP


 
É un libro strano questo.
Un libro strano scritto in modo strano da un personaggio strano.
Pubblicato nel pieno degli anni '60, L'aborto sembra riflettere quella vaga libertà floreal-mentale da tutto e tutti che finora avevo trovato solo nella musica degli stessi anni con Doors, Pink Floyd, Grateful Dead, Love e chi più ne ha più ne metta.
Le parole di Brautigan (alcolista cronico, finì a soli 19 anni in un istituto psichiatrico) sembrano letteralmente lasciate libere sul foglio di fare quel che vogliono, sospese come sono tra una trama fin troppo realistica e un tono che non smette neanche per un secondo di essere vagamente sognante e vagamente qualcos'altro.
É difficile descrivere un libro del genere.
Non basta un riassuntino della trama che potete facilmente leggere in 15 secondi sulla quarta di copertina e non basta nemmeno la descrizione dello strano stile da buon trip acido di Brautigan, perché L'aborto è decisamente di più della somma delle sue parti.
Quel che potete fare è prendere questo libro e, abbandonati sul vostro letto o sulla vostra poltrona o sul vostro tappeto o su di un campo pieno di fiori e insettini o sul...insomma abbandonati da qualche parte, lasciarvi trasportare dall'autore nel suo cammino fatto di nude verità raccontate nel modo più sognante-surreale-ironico che possiate immaginare.
E sorridere, riflettere, viaggiare.
E pensare che nel mondo di oggi una libreria del genere non può esistere, ma è stato bello finché è durato.

THE ABORTION- AN HISTORICAL ROMANCE_ L'ABORTO- UNA STORIA ROMANTICA
ANNO: 1966
AUTORE: Richard Brautigan
GENERE: Drammatico
VOTO: 7,5






mercoledì 16 marzo 2016

LA DELIRANTE FOLLE FINE DI UN'UMANITÀ DECADENTEMENTE MALATA

Questa recensione è stata scritta il 9 settembre 2011 e rivista completamente il 14 marzo 2016
 
 
“La nube purpurea” è IL delirio apocalittico di un pazzo di nome M.P. Shiel.
L’allucinazione dello scrittore è del 1901, una paurosa e blaterante follia che disquisisce della fine del mondo per colpa di una maledetta esplorazione al Polo Nord.
C’è una conoscenza di usi e costumi dell’Asia, ma soprattutto dell’Europa, quasi maniacale, un vocabolario che pare infinito a tal punto che la scrittura sembra più volte attorcigliarsi su se stessa fino a perdere il filo del discorso, un protagonista talmente squilibrato che sembra uscito da un racconto sadico di Clive Barker.
C'è uno stile baroccheggiante, pieno quasi fino a scoppiare di aggettivi, abiti, popoli, oggetti...cose, ma soprattutto di evoluzioni pindariche e oppiacee al limite del leggibile che non lo rende esattamente la classica lettura veloce a là "Urania", ma il tutto risulta comunque trascinante. Prendete "La strada" di McCarthy (secco, asciutto, essenziale) e pensate al suo opposto apocalittico: Shiel vi attende.
“La nube purpurea” è la genesi apocalittica della psicopatia della razza umana, è scienza perfetta, alienazione pura, paranoicità portata a livelli nemmeno immaginabili.
Scrivere un libro del genere nel 1901, pur con tutta l’influenza di un maestro come Poe e di un certo romanticismo decadente (l’incipit non è forse molto Frankesteinoso?) significa solo essere “addentro” (chi leggerà, capirà) di ben oltre 60 miglia e dimostra capacità divinatorie che vanno al di là di qualsiasi immaginazione.
Leggere un romanzo del 1901 e, pur con tutti i suoi schizofrenici arzigogolamenti, trovarlo più moderno del 90% della produzione fantascientifica dei successivi 110 anni, può solo indicare una cosa: la decadenza dell’uomo prosegue e un giorno una nube che sa di pesca e mandorle ci inghiottirà tutti.
E fine della storia grazie a Dio.

THE PURPLE CLOUD- LA NUBE PURPUREA
ANNO: 1901
AUTORE: M.P. Shiel
GENERE: Fantascienza, Apocalittico
VOTO: 7,5