lunedì 22 febbraio 2016

6 LIBRI, 3 FILM E UNA TRAGEDIA: EVEREST 1996 (PARTE II: I FILM)

(IMAX) EVEREST (1998)


Everest, girato in pellicola 70 mm IMAX, è il documentario che il gruppo di Tenzing Norgay, guidato dall'alpinista Ed Viesturs, stava girando al momento della tragedia nel 1996.
Tolta qualche immagine davvero spettacolare come l'incipit narrato da Liam Neeson, si tratta di un breve riassunto del libro Lo Sherpa di Jamling Tenzing Norgay, in cui ci si concentra sul presente, tralasciando quasi completamente la vicenda del padre e di Edmund Hillary.
La catastrofe avvenuta sull'Everest è giustamente trattata come un capitolo laterale a cui si è data maggiore importanza durante la postproduzione dato il successo del libro di Krakauer (è presente anche una breve intervista a Beck Weathers).
All'epoca l'aver portato una telecamera IMAX (progettata appositamente per pesare “solo” 19 kg) sulla cima del monte Everest fu un traguardo non da poco e il fatto che il documentario sia in realtà costituito da una serie di spezzoni da 90 secondi  (per ridurre il peso si ridusse anche la pellicola) non gioca, purtroppo, a suo favore.
Oggi Everest sembra invecchiato abbastanza male, con alcune riprese troppo costruite (ovvio che non si volesse sprecare pellicola) e una tensione per la vetta che si sente solo a parole.
Due piccole curiosità: alcune immagini (non vorrei sbagliarmi, ma a mio parere si tratta proprio dell'incipit con il volo aereo per arrivare al campo base) sono state riutilizzate dal film Everest uscito nel 2015.
La colonna sonora è composta quasi interamente da canzoni (già edite) di George Harrison, scelte per il loro lato “spirituale”.

EVEREST
REGIA:Greg MacGillivray, David Breashers
ANNO: 1998
GENERE: Documentario
VOTO: 6,5


TERRORE SULL'EVEREST

Da sempre è pratica comune a Hollywood comprare i diritti di sfruttamento cinematografico per qualsiasi successo editoriale il più presto possibile, in modo da avere un film nelle sale quando ancora la febbre del libro non è completamente scesa.
Ultimamente, con l'arrivo di trilogie Young Adult e co. si è arrivati al punto (folle) da comprare i diritti quando ancora il primo capitolo non è stato completato, ma questa è un altra storia che racconteremo un altro giorno.
Il caso di Into Thin Air è invece molto più semplice: il saggio uscì nel 1997 e il successo editoriale inaspettato portò i produttori cinematografici a fiondarsi a casa di Krakauer, noto, tra le altre cose, per essere una persona abbastanza schiva, per proporre fior fiore di contratti. Indeciso se accettare o meno, alla fine Krakauer si decise a vendere in toto i diritti per lo sfruttamento cinematografico convinto che, come in molti altri casi ben più noti (vedi Abarat di Barker opzionato dalla Disney ormai da più di 10 anni) alla fine non se ne sarebbe fatto nulla.
Caso vuole che quell'anno, per qualche oscuro motivo, le cose si muovessero davvero e Hollywood decise realmente di tirarne fuori un film.
Ma non un film qualsiasi, con un buon regista, una buona produzione e una presentazione al festival di Venezia in pompa magna (come avvenne più di 10 anni dopo per Everest di Kormakur): quel che uscì nel 1998 fu quello che viene definito, con sprezzo del ridicolo, un tv-movie, ovvero un film di merda fatto con 4 soldi.
Terrore sull'Everest, che troverete su youtube in una splendida registrazione da un canale Mediaset, è esattamente tutto ciò che vi aspettereste da un film della domenica pomeriggio su Italia 1, anzi no, sul suo parente anziano, il redivivo Rete4.
Ci sono attori imbarazzanti e fuori ruolo (vince su tutti l'interprete polacco con faccia da americano di Anatolij), c'è un regista specializzato in tv movie da 4 soldi (da vedere la sua filmografia), c'è uno sceneggiatore anch'esso da tv movie (di cui imdb conosce a malapena la data di nascita) e scenografie incredibili che sembra di essere a Prato Nevoso invece che sull'Everest.
Il tutto è completato da una discutibile finta attinenza al testo, con voce fuori campo che riprende interi brani dal libro sbattendosene completamente le palle se poi quello sullo schermo non centri assolutamente nulla con ciò che viene raccontato nel saggio del 1997.
Insomma, splendido.
Dieci anni dopo Krakauer si prese un mezzo infarto quando gli arrivò notizia che il suo Into The Wild sarebbe stato trasposto al cinema ad opera di Sean Penn, ma questa è un'altra storia (per dovere di cronaca bisogna dire che la trasposizione è stata molto apprezzata dall'autore del libro).

INTO THIN AIR: DEATH ON EVEREST- TERRORE SULL'EVEREST
REGIA: Robert Markovitz
ANNO: 1998
GENERE: Drammatico
VOTO: 4


EVEREST (2015)


Così come Aria Sottile è il primo passo da compiere per avvicinarsi all'intera vicenda così Everest è l'ultimo scalino da superare per arrivare in vetta e provare a comprendere esattamente cosa sia successo nel maggio del 1996.
Ci sarà chi non è assolutamente d'accordo con l'affermazione di cui sopra come Krakauer stesso che, dopo la visione del film, si è scagliato ancora una volta rabbiosamente contro l'interpretazione di quelli che lui vuole essere i soli fatti reali: quelli raccontati nel suo libro. La scena in cui Anatolij chiede al suo personaggio di aiutarlo nella ricerca dei dispersi (ripresa dal saggio dello scalatore russo) ha fatto saltare la mosca al naso all'autore americano per la milionesima volta, portandolo a dichiarare a metà della stampa mondiale che non è andata così, no, no, no! “Se volete sapere com'è andata leggete il mio libro!”. Quanta simpatia.
Un altro uomo che ha perso la ragione senza nemmeno aver visto il film (sua dichiarazione) è stato Messner che ha bocciato in toto il progetto poiché non è stato girato davvero sull'Everest, tranne che per le scene ambientate al campo base. Vaglielo a spiegare che magari Gyllenhaal non ha proprio voglia di andare a 8000 metri a rischiare la vita con una maschera di ossigeno sulla faccia.
Detto questo, se si cerca di ragionare per un attimo a mente fredda e si guarda il film dopo aver letto 6 libri che parlano dello stesso argomento in due mesi si può capire bene che Baltasar Kormàkur non si è messo li a girare semplicemente un altro Terrore sull'Everest.
Al di là degli effetti speciali, delle pareti di ghiaccio ricreate a Cinecittà, delle riprese sulle Alpi e dei buoni attori chiamati in causa (Beck Weathers si è detto soddisfatto del suo personaggio interpretato da Josh Brolin), Everest è un film corale che riesce nell'impresa di riunire in una sola visione una quantità di punti di vista diversi difficili da far collimare persino in un libro, figurarsi in 120 minuti di cinema.
Lo stesso Kormàkur ha dichiarato di essersi documentato a lungo con tutti gli scritti presenti sulla vicenda e le comunicazione radio dell'epoca per provare a dare una visione che non fosse unilaterale.
La realtà, per quanto a Krakauer possa far incazzare, è che non può esistere una sola versione dei fatti per una tragedia che l'ha visto protagonista in una situazione a dir poco difficile, in carenza di ossigeno e stremato dalla fatica.
É noto, per sua stessa ammissione, che l'autore americano, messosi in salvo al campo IV, disse di aver visto scendere prima di lui Andy Harris, motivo per cui, in un primo momento, si pensò che la guida alpina fosse al salvo in una tenda, mentre si trovava ancora in alta quota cercando di aiutare Rob Hall (perirà sul posto poche ore più tardi). Leggendo le altre testimonianze presenti nei libri, Martin Adams, uno dei clienti di Scott Fischer, afferma sicuro che Krakauer in preda all'ipossia (mancanza di ossigeno) si sia lasciato scivolare sulla neve per almeno un centinaio di metri durante la discesa prima di riprendere a camminare (azione a dir poco sconsiderata come tutti potranno comprendere) , ma Jon ha sempre negato che questo sia successo.
Un altro esempio? La questione ossigeno si/no che Krakauer tira in ballo ogni tre per due come accusa ad Anatolij è stata sottoposta al vaglio di più di un alpinista e non tutti sono concordi con lo scrittore americano che l'uso delle bombole da parte del kazako avrebbe migliorato la situazione. É vero che uno scalatore medio non può farne a meno, ma è anche vero che un fisico come quello di Anatolij aveva già dimostrato di reggere più che bene a quelle altitudini e le sue tre bombole di ossigeno per l'attacco finale aiutarono Neil Beidleman (una guida del gruppo di Scott Fischer) e il suo gruppo nella difficilissima discesa.
E quindi? Quindi niente.
Everest, con tutte le esagerazioni che Hollywood comporta e i tagli in fase di montaggio (il personaggio di Lene Gammelgaard, ad esempio, è stato tagliato durante il montaggio finale), è un film parecchio complesso e veritiero per essere un blockbuster.
Ovvio non è un documentario National Geographic con interviste ai sopravvissuti e riprese dell'epoca (ma nemmeno Into The Wild lo era, con i suoi hippie felici e gli olandesi sbracaloni) e non è nemmeno un capolavoro della cinematografia moderna (manca quel guizzo registico, attoriale e fotografico che differenzia i film normali dai capolavori), ma è un film onesto.
Onesto nel non voler prendere le parti di nessuno, onesto nella visione di personaggi come Scott Fischer (Jake Gyllenhaal nonostante la mancanza di capelli biondi esprime esattamente ciò che viene raccontato nella biografia Mountain Madness) e Rob Hall (le parole finali alla moglie sono riprese esattamente dalle conversazioni registrate dell'epoca), onesto nel non rappresentare eroi che in effetti non ci sono stati (tolto il salvataggio di Anatolij che però non viene dipinto come un Terminator indistruttibile, ma semplicemente come un uomo mosso dalla forza della disperazione), onesto nel mettere in scena una tragedia che ancora oggi non ha un perché e a cui nemmeno decine di libri, documentari e film sapranno mai dare una risposta.
In fondo nemmeno George Mallory, a capo delle prime tre spedizioni inglesi per scalare l'Everest negli anni '20, seppe mai dare una risposta alla sua curiosità:
“Perché vuole scalare l'Everest?” “Perché è lì”.

EVEREST
REGIA: Baltasar Kormàkur
ANNO: 2015
GENERE: Drammatico
VOTO: 7,5


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Confermo: alcune scene del film Everest sono prese dal documentario-film dell'IMAX. Breashears ha collaborato/fatto da consulente alle riprese del film. Nel dvd negli inserti speciali viene spiegato come durante le riprese sul posto, al campo base, gli attori abbiano fatto molte domande sia al regista IMAX, sia ad altri sopravvissuti, sui personaggi reali: come si muovevano, come parlavano. Sia Hellen (il medico del campo base nel 1996) che la vedova di Hall hanno seguito le riprese e dato consigli suggerimenti.
Il film è piaciuto anche a me. Non è un capolavoro cinematografico, ma è un film sufficientemente onesto e corale, non emerge un protagonista eroico superiore agli altri. Ben fatto e ben costruito. Con tutti i limiti che hai giustamente fatto notare.
Fra i detrattori del film c'è anche la vedova di Fisher, non ha gradito le scene in cui il marito beve e simili.

Infine, ultima nota: per quanto si continui a discutere sulle responsabilità della tragedia, sulle spedizioni commerciali sulle vette Himalayane e quanto sia opportuno portare degli sprovveduti e inesperti a quelle quote solo perché pagano... Beh sia la Adventure Consultants che la Mountain Madness continuano(allegramente??) ad esistere e a fare spedizioni e scalate in varie parti del mondo, Everest compreso, come ho scoperto da una rapida ricerca in internet (la società di Hall è stata rilevata dal suo amico Guy Cotter). Lo sherpa sirdar scalatore Ang Dorje che all'epoca faceva parte della squadra di Hall, continua ad accompagnare i clienti in vetta all'Everest per l'Adventure Consultants. Ha ormai raggiunto la vetta dell'Everest una ventina di volte....

Non commento oltre....

Alessia

Anonimo ha detto...

Dimenticavo!!! prova a scrivere "Frontline Everest" su Google: ne esce un bel documentario di circa due ore con tante interviste ai sopravvissuti (tutto in inglese, ma c'è il trascritto). In parte realizzato da IMAX e in parte no. Buon racconto e ricostruzione.
Alessia