giovedì 31 luglio 2008

INDIANA JONES AND THE KINGDOM OF THE CRYSTAL SKULLS- INDIANA JONES E IL REGNO DEL TESCHI DI CRISTALLO



ATTENZIONE: siccome sono un pazzo e questa recensione tento di scriverla dall’uscita del film nelle sale, ho postato insieme alla recensione definitiva (che non mi lascia comunque pienamente soddisfatto) un altro abbozzo di recensione mai conclusa (e con un tono molto più polemico).
In saccoccia ne tengo un’altra ancora non conclusa ma per quella aspetterei ancora un poco dato che riguarda l’intera saga.
Sicuro della loro inutilità e del peso infinito di una lettura del genere, vi invito a leggere solo questa cosa qui sotto se non volete seguir la mia mente malata mai soddisfatta!
Per quanto riguarda la prossima recensione invece, è già pronta e si tratterà molto probabilmente di una recensione doppia del cavaliere oscuro (vedrò se la mia parte mi soddisfa altrimenti tutto è già nelle mani di Leo!)

Le promesse sono promesse.
“Come quella volta che il mio ragazzo scrisse la recensione di Indiana Jones”


Ora la febbre è passata.
Quella che voleva gli infiniti fan accalcati davanti allo schermo del proprio pc alla ricerca della più piccola notiziola riguardante il loro eroe archeologo dal momento in cui si annunciò l’effettiva realizzazione del sequel dei sequel è scemata.
Finalmente.
E finalmente con il calo delle attenzioni fanatiche se ne può parlare quasi con calma.
No.
Parlare dell’ ultimo Indiana non sarà mai come parlare di un film qualunque.
Ci sarà sempre chi, deluso rispetto ad aspettative verso l’infinito e oltre, verrà a dirmi che poteva essere fatto tutto in modo migliore.
Ci sarà ancora chi si lamenterà della trama ripresa dal videogioco, chi mi ricorderà che gli alieni non possono starci in Indiana Jones, chi se la prenderà con le marmottine e le scimmiette in Computer Graphic, chi avrà da ridire su Shia Le Boeuf, chi ce l’avrà con la fotografia irreale, chi si incazzerà perché Indiana usa la frusta tre volte in tutto il film, chi inveirà contro il doppiaggio di Cate Blachett, chi puntualmente si lamenterà di Spielberg che secondo lui non ne azzecca una da anni, chi senza nessun ritegno si lamenterà di tutto perché tanto fa tutto schifo e adesso torno a vedermi i primi tre capolavori che sono intoccabili e poi magari tra 10 anni quando uscirà un nuovo capitolo tornerò a vedermi questo e dirò che quello nuovo non è minimamente paragonabile ai primi 4.
Ci saranno ancora tutti.
Ma forse tutti la prenderanno con più calma.
Non si butteranno come avvoltoi alla ricerca della recensione capace di dire che questo rimane un ottimo film per distruggerla pezzettino per pezzettino.
Indiana Jones e me.
Cresciuto senza aver mai visto interamente uno dei primi tre capitoli della saga fino a pochissimo tempo fa non capirò mai quel che si prova, almeno in questo caso.
Nell’entrare al cinema e riveder l’ombra del proprio eroe rimettersi il cappello impolverato dopo essere stato spinto a terra dai nemici in uno degli incipit più carichi di attesa di sempre.

La camera scorre dalla testa ai piedi e il rientro in scena di Indiana porta nella sala sussurri di approvazione o più sane esclamazioni di giubilo.
È ancora lui.
Nonostante tutti gli anni passati nel limbo del non cinema , Ford indossa cappello e frusta e riporta in vita un mito.

Non un semplice personaggio cinematografico come potrebbe esserlo un qualunque Jack Sparrow (anche se c’è quasi da scommetterci che tra 20 anni diventerà mito anche lui) ma un vero e proprio mito intramontabile che porta sulle spalle trent’anni di imprese eroiche tra film, libri, fumetti, serie tv e imitazioni più o meno (meno, sempre meno) riuscite.
Un mito cinematografico degli anni 80.
E questo ci tengo a ribadirlo perché molte delle lamentele hanno inizio e fine proprio in questo.
Nella semplice quanto inutile disquisizione sul fatto che il nuovo Indiana non è come il vecchio.
Quasi per niente.
Là dove il primo archeologo iniziava le sue vicissitudini come un semplice avventuriero dotato di pistola (poi sapientemente abolita nei capitoli successivi) e frusta memore dei film d’avventura degli anni ’50 per poi trasformarsi in modo graduale in una sorta di eroe pop-quasi fumettistico degli anni ‘80 (con tutte quelle botole, passaggi segreti e personaggi tipicamente ottantiani come lo sciamano che strappa i cuori a mani nude o il cavaliere immortale), il nuovo Indiana diventa qualcosa di più di un eroe da fumetto.
Diventa un mito.
Ovvero compie la trasformazione sullo schermo che la mente dei bambini dell’epoca ha già attuato da 20 anni a questa parte.
Il nuovo Indiana è diverso quindi.
Ovviamente si potrebbe dire, se non fosse per l’attaccamento ossessivo e ingiusto che i vecchi bambini hanno per il vecchio Indiana.
Loro vorrebbero semplicemente il vecchio Jones riportato sullo schermo come un tempo.
Loro vorrebbero semplicemente che il cinema non fosse cresciuto con loro.
Vorrebbero ancora quelle caverne con pareti di cartongesso (per quanto Spielberg già allora si impegnò a non farcele vedere, ma di questo parlerò in seguito), quegli effetti così spartani eppure tanto affascinanti, quelle riprese che facevano dei primi tre Indiana un cult del cinema anni ’80.
Non c’era computer graphica in quegli anni.
E così ecco tutti a scagliarsi contro qualsiasi intervento in CG a prescindere dal risultato finale.
Non importa che questo sia minimo e ben curato, il fatto che ci sia, che si sia fatto ricorso al femputer (chi vuole cogliere la saggia citazione la colga) toglie fascino.
O almeno toglie fascino a quegli occhi che non vogliono andare oltre.
Che volevano per una volta (e solo per quella volta dato che in altri film dello stesso genere le osservazioni su una CG ben fatta sono ormai insignificanti) tornare indietro.
Il nuovo Indiana è quindi diverso perché si, nonostante tutto quel che uno può pensare, siamo nel 2008 e perché Indiana in quanto mito compie imprese mitiche.
Non più avventure fantastiche entro cui tutti possono immaginarsi (chi non avrebbe voluto saltellare tra un trabocchetto e l’altro all’interno di un tempio maledetto?) ma semplicemente mitiche.
E così le cascate da affrontare si moltiplicano e i luoghi segreti sono praticamente inaccessibili se non inesistenti.
E così Indiana salta per aria all’interno di un frigorifero in seguito all’esplosione di un ordigno atomico senza farsi assolutamente nulla e i vecchi fan li riconosci al cinema per un fastidiosa ondata di “Eeeeehh, ma vaaaaa, ma daaaaiii, ma smettiamola!!!”
I vecchi fan che tanto volevano ritornare bambini rientrando in sala con il loro mito non si rendono nemmeno conto di tradire con le loro esclamazioni le loro stesse intenzioni.
Nessuno di loro negli anni ’80 avrebbe aperto bocca di fronte a Indiana e company che volano giù da una cascata con un canotto rimanendo praticamente illesi ma oggi, nel 2008, ormai cresciuti si sprecano nuovamente gli “eeehhh, ma vaaa!!!” che mostrano una realtà dei fatti innegabile.
Non sono più bambini.
E tristemente molti di loro non riescono nemmeno ad esserlo per 2 ore.
Molti.
Non tutti.
Perché c’è chi ancora vuole farsi prendere per mano da Spielberg.
C’è chi ancora si fida di quel vecchietto barbuto che ormai da 30 anni è capace con una camera e tanta tanta magia di trasportarci aldilà dello schermo.
Aldilà di fotografia, montaggio, computer Graphica, pareti di cartongesso, doppiaggi, interpretazioni e chi più ne ha più ne metta, Spielberg ancora riesce a portare qualcuno di quei vecchi bambini di là con Indiana, nella sua avventura più fantascientifica e, se vogliamo, mitologica là dove il mito è ormai il consumato archeologo e non più l’oggetto ricercato.
Li riconosci dalla bocca aperta, lo sguardo fisso e orecchie solo per lui quei bambini dentro.
Li riconosci perché loro ancora ci credono.
Potrei parlare di una fotografia forse fin troppo perfetta, di un Shia Le Boeuf ormai inarrestabile, di una Karen Allen di cui sono sempre stato innamorato da bimbo e che quindi ritengo intoccabile, di una Cate Blachett che ritengo al contrario di molti un personaggio non troppo riuscito ne particolarmente ben interpretato (non ne posso più di quella straabusata espressione di ghiaccio!), di una colonna sonora ancora perfetta, di un ritmo ma così sostenuto (rispetto agli altri capitoli i momenti di riflessione sono ben pochi, ma anche questo deriva dall’anno in cui è stato prodotto) e di un Indiana Ford per me mai così affascinate.
Potrei dirvi che gli alieni in quanto pellicola ambientata negli anni ’50 e girata da un certo signor Spielberg ci stanno.
Eccome.
Potrei raccontarvi di una seconda visione che invece di smorzare l’entusiasmo mi ha fatto ricredere persino su marmottine, scimmiette e frighi vari.
Potrei parlare di una scena di chiusura tanto affascinante e esplicativa quanto quella di apertura.
Indiana Jones è un mito.
Ed è una sola persona come ci insegna il finale.
La vita, in definitiva, è solo una questione di aspettative non siete d’accordo?
Forse 20 anni sono troppi persino per Indiana.
REGIA: Steven Spielberg
GENERE: Avventura
ANNO: 2008
VOTO: 7/8



ALTRO ABBOZZO DI RECENSIONE:
Ma si.
Critichiamolo.
E la storia è scopiazzata dal videogioco.
E Karen allen sembra in bambola per tutto il film.
E Shia Le Boeuf mi sta sulle palle e cosa c’entra?
E Harrison Ford è vecchio.
E Sean Connery dov’è?(se Ford è vecchio Connery è già in putrefazione…)
E si vabbè ma quando la usa la frusta?
E il teschio sembra che abbia del cellophane dentro.
E dai, gli alieni, ma per favore.
E il frigo che schifo.
E le marmotte e le scimmiotte in computer graphica, maledetterrimo Lucas.
E la fotografia rende tutto più finto.
E io mi aspettavo di più.
E io mi aspettavo di meno.
E io mi aspettavo quel che c’era sullo schermo ma non va bene lo stesso che se non mi lamento non sono felice e il mio ego rimane insoddisfatto.
Eccheppalle.
Ne ho lette, sentite, viste, odorate (e non dico cosa) talmente tante che alla fine mi era quasi passata la voglia di scriverne.
No.
Non che non sapessi cosa scrivere, semplicemente me ne era passata la voglia.
A sentir gente che si lamentava di tutto.
Tutto.
E tutto nel modo più detestabile che ci sia: quello del lamentarsi per il gusto di lamentarsi.
Perché alla fine si tratta solo di quello.
Il cercare ad ogni costo, in ogni cosa, in ogni momento qualcosa che non va.
Gente evidentemente convinta di andar a vedere il nuovo capolavoro postumo di Kubrick dopo quella chiavica mondiale di “Eyes Wide Shut”.
Ma si.
L’ho detto.
A me Eyes Wide Shut fa cagare.
Ma non poco.
Tanto.
Ma tanto di quel tanto che alla terza volta che l’ho rivisto convinto di capirne ancora qualcosa di cinema mi sono detto: “Non ne capisco un cazzo e sto film fa cagare. Tanto cagare.”
Tanto che alla fine della terza visione giacevo addormentato felice di essermi perso per la terza volta due tra le interpretazioni più imbarazzanti di Nano Cruise e Bambola di cera Kidman.
Tanto che quando mi sento dire non per la prima volta che Indiana Jones non poteva sopravvivere a una bomba H o quel che è solo chiudendosi in un frigo mi chiedo se davanti ho una carota o sto davvero ancora parlando con un uomo.
“Eh ma gli alieni dai…in Indiana Jones!”
Ma gli alieni si.
Si si e ancora si.
Gente convinta di trovarsi davanti Piero, Alberto and family Angela all’entrata in sala dato che la metà dei lamenti alla fine si risolveva in un : “Non è possibile!!!” o semplici “Eeeeeeehh”
Ma “Eeeeehhh” le palle.
Ma quando bimbi guardavate un cuore strappato da un petto dicevate “Eeeehhh”?
“Eh ma sai i riti segreti ci potevano anche stare.. gli alieni no. Il frigo no.”
Così, per partito preso.
Senza una reale motivazione.
Perché gli alieni no.
Punto e basta.
E perché i personaggi nuovi no.
Shia Le Boeuf fa un signor lavoro ma no.
Vuoi mettere Sean Connery?
Vuoi mettere il primo Indiana Jones.
Vuoi mettere che siamo nel 2008.
Ma nessuno sembra volersene rendere conto.
A sentir tanti il nuovo Indiana Jones doveva essere semplicemente un nuovo Indiana Jones degli anni 80.
Voi vi immaginate un ragazzino di 13 anni che entra in sala oggi e si trova davanti di nuovo quelle care vecchie rocce di polistirolo (e attenzione non sto criticando, sto solo dicendo che erano di evidente polistirolo) e quei bei fotomontaggi tanto cari a quegli anni?
“Eh ma noi che siamo fan di Indiana l’avremmo capito…”
I fan di Indiana.
Che io ne conosco solo uno e quell’uno in sala aveva la bocca spalancata e gli occhi sognanti.
C’erano solo lei e Indiana in quella sala.
Non il pirla che diceva “Eeeeehhh” e nemmeno il tredicenne che purtroppo a fine pellicola urlò “Andiamo a casa a giocare alla Play!”
I finti fan di Indiana che si lamentano di ogni cosa.
Di uno Spielberg capace di riportare sullo schermo il vecchio Indiana Ford come solo lui avrebbe potuto fare.
Prendete qualsiasi nuovo film sulla falsariga di Indiana e provate a dargli un occhio, 10 minuti vi possono bastare.
Guardate quel pasticcio tecno-silicon-avventuroso di Tomb Raider, l’ironicissimo “La mummia”, quel pelatone di Cage perso nei suoi misteri folli e guardate quanto polistirolo.
Quanto schermo impenetrabile avete davanti a voi.
Prendete un qualsiasi Indiana compreso l’ultimo e perdetevi dentro.
Niente camera che segue Ford nei panni di Indiana nelle sue avventure.
Siete voi e il professor Jones nel tempio più nascosto, di fronte all’Arca dell’Alleanza, con il Sacro Graal davanti agli occhi, alla ricerca di un teschio di cristallo appartenente a chissà quale popolazione.
Spielberg la camera ce la mette dentro agli occhi.
O almeno.
Lui vorrebbe portarci con lui nei suoi sogni.
Basta lasciarsi prendere per mano da quell’adorabile vecchietto e perdersi con lui senza far tante storie.
Senza star li a tirare dalla parte opposta e dire: “Ma no, non è possibile, perché, per come, per quando???”
..........................................INCAPACE DI DARGLI UN SEGUITO.

16 commenti:

Weltall ha detto...

Eccomi qui tra quelli che hanno ritrovato in questo Indiana Jones tutto quel fascino e quella magia che avevo lasciato ai tempi dell' Ultima Crociata!
Con il passare dei giorni mi sono anche ricreduto su Shia LaBeauf e sul duello con le Jeep in corsa (la scena delle liane e le scimmie mi è ancora un po' indigesta, lo ammetto ^__^).
Per non parlare della scena del frigorifero, che io ADORO perchè in perfetto stile "Indy". E che meraviglia guardare il Nostro che esce dal frigorifero e si ritrova faccia a faccia con un gigantesco fungo atomico!
Poi, come giustamente hai fatto notare tu, siano negli anni '50: cos'altro ci si poteva aspettare se non russi e alieni? Ancora una volta i nazisti? Ma per piacere!
A mio parere un grande film (Spielberg non tradisce mai!) ed un grandissimo ritorno ^___^

L. ha detto...

...da oggi Deneil è ribattezzato "IndiaNeil"!

Splendido film e ottima l'idea del criticone finale post-recensione!

Post Scriptum: hai visto come ti ho onorato sul mio blog?!? ;-)
Quel che è giusto, per bacco, è giusto!
[i link alle rece e le parole di presentazione...)

Su Indy IV:
a) Shia Il Bue (nome in franc) mi era già piaciuto in Transformers...!
b) gli alieni sonos tati un tocco di genio retrò...poi la scena iniziale, tanto "American Graffiti" di Lucas...
c) la scena etnologica-scimmiesca è un omaggio ai documentaroni (per lo + fasulli, nel senso di scene create appositamente) anni '50 (li faceva anche la Disney)
d) Come dice weltall russi e aliebni sono perfetti per gli anni '50
e) a me questo Indy ha veramente convinto...e chi se ne frega se i teschi di cristallo in realtà sono degli artefatti dell'800...ma per favore!!!E se lo dice un laureato in Storia, beh, state certi che quanto si tratta del fantastico todoroviano (perchè Indiana gioca sempre sul filo del fantastico) al diavolo le perfezioni! Non ci sarebbero nè films, nè poesia, nè cinema.
Indy è un mito.
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PS: Tra l'altro il personaggio acui Spielberg & Lucas si ispirarono è un paleontologo degli anni '30, ROY CHAPMAN ANDREWS!
Cercatelo on-line e vedrete le foto in bianco e nero di lui con il famigerato cappello!!
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Leo

Leo

FiliÞþØ ha detto...

mi inchino.

Ci voleva proprio.

La seconda è anche più efficace.

PS
Avresti dovuto vedere i miei di occhi sognanti solo quando ho intravisto l'ombra...a momenti mi scendeva una lacrima...:)

FiliÞþØ ha detto...

PPS: per quanto riguarda eyes wide shut non siamo d'accordo...
Ma i gusti son gusti e non si discutono.

Del resto io sono tra i pochi che non hanno particolarmente apprezzato INLAND EMPIRE...ma guai a dirlo in giro!;)

L. ha detto...

@Filippo: "Del resto io sono tra i pochi che non hanno particolarmente apprezzato INLAND EMPIRE...ma guai a dirlo in giro!;)" (nulla contro Lynch..vedi rece mia su Elephant man...Ma inland proprio no...)
Aggiungi un posto a tavola...me too! Ma...psss...stiamo attenti che se ci beccano... :_-(

Leo

Anonimo ha detto...

ARGH! Beccati. Io amo "INLAND EMPIRE". E mi è piaciuto molto anche "Eyes Wide Shut" (che purtroppo ha qualche problema nella seconda parte, si nota che manca qualche rifinitura :( ).

Comunque, tornando ad Indiana: l'unica cosa che non ho apprezzato è l'inutilissimo alieno di ciccia alla fine. Orribile, avrei preferito vedere un'ombra, un contorno sfumato.
Per il resto, ce ne fossero di film d'avventura di questo livello!

Ciao,
Lore

Anonimo ha detto...

Io ho apprezzato molto l'abbozzo ;)

FiliÞþØ ha detto...

@ leo: e figurati che David Lynch è uno dei mei registi preferiti, quindi figurati quanto mi fa male dirlo...

monia ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
monia ha detto...

super-recensione al quadrato^^, la seconda è fantastica, ma mi piace anche la prima. e sono d' accordo per eyes wide shut, anche se rischi di svegliare l' ira cinefila di molti, kubrick è inviolabile!!
ps: scusa,ho fatto casino con i commenti, quello cancellato qui sopra è mio, dopo mesi non ho ancora capito come funziona un blog:((
un saluto

M.S. ha detto...

niente da fare, daneil...tu sei bipolare!!!
come si fa a dare due giudizi dametralmente opposti su un film??? chi coabita nel tuo cervello oltre a te stesso? ;)

Luciano ha detto...

Recensione(i) grandissima(e). Non ho visto Indiana e adesso mi è venuto il desiderio di procurarmi alla svelta il film (o vederlo in una rassegna estiva). Sul film di Kubrick però non concordo. Be'... non si può essere d'accordo su tutto ;)

Anonimo ha detto...

Non l'ho visto. Lo sai che arrivo sempre dopo, molto dopo le uscite al cinema. Però mi hai incuriosita, io che l'avevo bollato come il nulla. E' che non sono una fan di indiana, anche se da piccola lo vedevo e lo imitavo, pure. Eppure non ho grandi ricordi di indiana JOnes. Non me ne frega niente di Indiana Jones.
Solo, beh, non si può paragonare a Jack Sparrow. Nel senso che indiana jones trattava le donne idiote come donne idiote. Jack Sparrow invece si lascia persino comandare da quelle scopa di Keira, quella donna perfetta col trucco sempre perfetto e puttanate varie.
Io odio i pirati dei caraibi. Non possono diventare un mito, nemmeno tra un secolo. Non ci credo, cacchio.
Ed ora mi vedo la saga di indiana.

Ale55andra ha detto...

Come al solito qui ci si diverte un mondo e stavolta si concorda in pieno (a parte Eyes wide shut).

Anonimo ha detto...

Ciao!
Con calma e tempo a disposizione tornerò a leggermi tutti i post accantonati per mancanza di tempo, ma per adesso volevo soprattutto segnalarti che ti ho inserito nella cinquina di blogger di cui vorrei scoprire le "zone d'ombra"... :-)

SickBoy ha detto...

Scusa, ma no.
Apertura provocatoria: io SONO un *vero* fan di Indiana Jones.
E questo è un bel filmetto d'azione, se paragonato al genere "intero" (cioè a tutti i film d'azione), ed è un ottimo film d'azione/avventura se paragonato a quelli degli ultimi anni.
Semplicemente, NON è un buon film di Indiana Jones.
E *non* per gli animaletti digitali, di per loro.
E *non* per l'esplosione atomica, di per sé.
E *non* per l'uso smodato di CGI, di per sè.
Per il semplice fatto che, in più di un occasione, prende la mia adorata "sospensione d'incredulità" e la manda in frantumi. E questo non succedeva, nei vecchi film, nemmeno quando precipitavano in tre su un canotto da una cascata rimanendo illesi. Perchè la scena era costruita in modo credibile.
Qui, semplicemente, questo non succede. Le scene non sono "eccessive": sono solo girate male. La CGI non è invasiva, è solo scadente (specie considerando che dietro ci sono signori a nome Spielberg e Lucas).
Ben vengano le innovazioni, gli aggiornamenti ai tempi che corrono, ben venga tutto. Ma il NON SAPER GIRARE una scena, no. L'infrangere la sospensione d'incredulità, no.