domenica 31 maggio 2015

HORROR IPERREALISTA

Questa recensione è stata scritta l'11 ottobre 2011 e rivista completamente il 31 maggio 2015


 
Se fossi un ragazzo che rilegge i libri, in questo momento sarei di nuovo a pagina 1 di Revolutionary Road.
Mi farei riavvolgere dal lento e agile fluire di parole di Yates, mi reimmergerei nel sobborgo americano da “Edward mani di forbice” in cui si trasferiscono i suoi protagonisti, mi intrufolerei di nuovo tra le vite piatte dei Wheeler per trovarvi indizi per niente nascosti della tragedia imminente.
Revolutionary Road è il libro che consiglieresti a tutti, ma finisci per non consigliare a nessuno.
Mi spaventerebbe sentir di persone che ne parlano come di un libro in cui non accade nulla, di altre che proprio non lo capiscono, di altre ancora schierate dalla parte di April, di Frank o dei Campbell.
Mi terrorizzerebbe pensare di essere l’unico a spaventarsi per un libro simile, a inquietarsi al punto da domandarsi quanto Frank o quanta April c’è dentro di me.
Voglio rimanere in un paesello di periferia a svolgere “il lavoro più cretino che ci sia?”
Voglio fuggire in Europa senza nessuna sicurezza sul futuro, ma con tanta potenziale libertà?
Ed è un Givings quel mio amico incapace di non mascherare tutto sotto un sorriso idiota? O è un Campbell che si costringe a lavorare come un mulo e ad essere efficiente per illudersi di essere ancora abile a qualcosa? O ancora è un Givings Junior, pazzo ma in grado di squarciare il velo di una realtà illusa ed illusoria?
Revolutionary Road, pur con tutti i suoi 50 anni sulle spalle, è talmente iperrealistico da essere spaventoso, come quelle foto di famiglia in cui tutti i parenti sorridono, ma tu sai che di li ad un mese uno di loro sarà morto, consumato da un orribile cancro o trovato appeso ad un cappio nella vasca da bagno.

PS: Avendo visto il film tratto dall’opera cinque anni fa, ed avendo provato le stesse sensazioni che mi ha dato Yates, posso tranquillamente dire che la trasposizione di Mendes con Di Caprio e la Winslet (perfetti) è a dir poco stupenda. La scrittura di Yates è cinematografica con tutti i suoi cambi di piano, le sue zoomate e i suoi piani lunghi, ma solo un regista e uno sceneggiatore con una gran sensibilità e due grandi attori a disposizione (oltre ad ottimi comprimari come Kathy Bathes) poteva mettere su schermo in modo così credibile e vero un’opera simile.

PPS: ancora una volta un plauso all’edizione Minimum Fax, collana: I quindici. Dopo “L’opera galleggiante” di Barth è questo il secondo libro della stessa collana che possiedo e oltre ad avere un formato oggettivamente bello (cosa che ho imparato ad apprezzare dopo anni e anni di tascabili stampati su carta igienica) contiene all’interno 4 o 5 speciali davvero gustosi sull’opera e sull’autore.

REVOLUTIONARY ROAD
AUTORE: Richard Yates
ANNO: 1961
GENERE: Drammatico, Letteratura americana
VOTO: 10


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