-THE INCREDIBLE SHRINKING MAN- RADIAZIONI BX DISTRUZIONE UOMO
Premessa: questa recensione riguarda il libro e il film che ne è stato tratto, cercherò di dare una descrizione esauriente dei due mettendo in risalto le differenze che si hanno con la trasposizione su pellicola. È un esperimento, fatemi sapere cosa ne pensate.
IL LIBRO
Richard Matheson.
Se non avete la minima idea di chi sia vi dico solo 3 cose: questo simpatico signore è ammirato da gentucola come un tale Ray Bradbury (no questo non vi dico chi è!) e mr Stephen King, ha scritto i soggetti e le sceneggiature delle puntate più celebri di una serie cult come “Ai confini della realtà”, tra i suoi innumerevoli racconti si trovano “Duel” (S. Spielberg vi dice niente?), “Io sono leggenda”(il film di prossima uscita con Will Smith vi ricorda qualcosa?) e “Tre millimetri al giorno”.
Oggi mi occupo dell’ ultimo racconto citato ma mi riprometto di dirvi ancora qualcosa su questo simpatico vecchietto in una prossima recensione.
Nel 1956 Richard Matheson ha un idea, influenzato senza dubbio dal clima di terrore verso le armi atomiche in generale vissuto in quegli anni, decide di scrivere un racconto su di un uomo investito da una nube tossica, che si rende conto, dopo alcuni giorni di scetticismo, di stare rimpicciolendo 3 millimetri al giorno.
Visitato dai migliori specialisti del Paese Scott Carey continua a rimpicciolire fino a raggiungere l’ altezza di un nano prima e quella di una bambola dopo.
Ma il processo non si arresta e, finito nello scantinato per un tragico incidente con il gatto di casa, il protagonista non riesce più a risalire in casa e si adatta alla vita nel suo nuovo mondo, pieno di insidie di cui la vedova nera è la migliore rappresentante.
Mi fermo qui.
Non ricordo dove su internet in qualche stupida recensione di qualche stupido dizionario qualche genio ha deciso di scrivere il finale e io da buon pirlone me lo son letto, rimanendo così a bocca asciutta a fine libro. Non voglio che vi accada la stessa cosa.
Ma la bravura di Matheson non sta solo nella trama che verrà ripresa e adattata da molti film di fantascienza e non solo (basti pensare a “Tesoro mi si sono ristretti i ragazzi” e compagnia bella), colma di quelli che diverrano veri e propri luoghi comuni della science fiction anni ’50: il ragno gigante e la nube radioattiva tanto per dirne due.
La forza della sua scrittura sta nella capacità di farci entrare nel mondo di Scott, è una scrittura che, un po’ come quella di King oggi, va per immagini e riesce a far nascere dentro la nostra testa un vero e proprio film, con protagonisti, luoghi e tempi ben definiti. Se si aggiunge poi che il libro letto oggi risulta ancora fresco e piacevole come un tempo (provate a leggere certa fantascienza anni ’50 e poi ditemi se avete la stessa sensazione!), non si può far altro che inchinarsi al puro talento del Nostro.
Il problema è che non è finita qui: così come “L’ invasione degli ultracorpi” non può essere visto solo come uno sciocco film da intrattenimento, anche “Tre millimetri al giorno” non può non suscitare più di una riflessione.
La progressiva diminuzione di altezza del protagonista non è vista da Matheson solo come un pretesto per nuove avventure ma come metafora piuttosto esplicita di perdita di potere dell’ uomo sul suo mondo.
Ad un tratto Scott comprende, ad esempio, che non può avere più alcuna autorità sulla piccola figliola se è più basso di lei perchè “Un bambino ragiona in modo semplice. Rispetta la grandezza e la profondità della voce […] Un padre era immutabile. Ci si poteva contare, non cambiava mai. Scott stava cambiando.”
Questo, insieme alla pretesa di Carey di poter stare insieme ad una nana almeno per una notte perché finalmente a suo agio, sono i simboli di quanto la grandezza di un uomo nel mondo di oggi non si basi più sulla sua nobiltà d’ animo o meno ma su aspetti esteriori: la fama, i soldi (la prima preoccupazione del protagonista è in effetti la perdita del suo lavoro e la consapevolezza di non poter più dare sicurezza economica alla sua famiglia), addirittura l’ altezza fisica.
A questa critica della società di oggi si collega quella del sistema della comunicazione di massa che fa dell’ uomo che rimpicciolisce un caso mondiale portando il protagonista sull’ orlo di frequenti crisi di nervi, ossessionato dalla stampa di tutto il mondo, infine costretto a vendere la sua storia (e quindi il suo corpo) a un popolo affamato di notizie, non più in grado di vivere senza l’ interesse e il disprezzo per l’ altro, per il diverso (tutto ciò mi ricorda molto l’ Italia di oggi: Corona, il finto una bomber, bla bla bla).
Il secondo tema che mi preme sottolineare (e che interessava molto anche Matheson) è la consapevolezza del piccolo scherzo della natura (come Scott chiama se stesso) di essere comunque un uomo, nonostante la sua altezza, quindi dotato di un intelligenza più fine rispetto alle altre creature e capace ancora una volta di dominare la natura, anche se a livello minore.
L’ onnipotenza dell’ uomo e la sua infinita voglia di essere l’ unico a poter decidere riguardo la sopravvivenza del resto degli esseri viventi sono sottolineati dallo scrittore nel momento in cui il protagonista decide, nonostante sia ormai all’ ultimo giorno di vita, di uccidere il ragno a qualsiasi costo.
Infine ci sarebbe un terzo tema, che si sviluppa essenzialmente nel finale e che quindi eviterò di approfondire troppo ma che è legato essenzialmente al secondo e riguarda la cecità dell’ uomo quando si tratta di vedere oltre la sua misura, oltre al suo delirio di onnipotenza su tutto ciò che è visibile.
Insomma: se dovete ancora andare in vacanza, se come me passerete il 15 di agosto a casa senza far nulla, se avete un’ oretta libera di tempo la sera vi consiglio la lettura di questo fantastico libricino, vi assicuro che non rimarrete delusi dal piccolo Scott e dalle sue avventure e magari avrete anche qualche spunto interessante di riflessione che io non ho notato.
IL FILM
Innanzitutto voglio chiarire una cosa: non sono uno di quelli che vedendo un film tratto da un libro si aspettano ogni scena identica a quella immaginata durante la lettura.
Oltre che impossibile (ognuno ha una sua visione nella testa) risulterebbe tutto estremamente noioso, che senso avrebbe rileggere una seconda volta il romanzo con le immagini?
L’ importante in una trasposizione è non tradire lo spirito del racconto (come avviene spessissimo nelle pellicole tratte dai romanzi di King tanto per fare un esempio).
Dunque?
Dunque non lo so!
Se da una parte la trama è rispettata con i dovuti cambiamenti (grazie anche al fatto che sceneggiatura e soggetto sono dello stesso Matheson) forse alcune riflessioni che il libro può suscitare vengono completamente perse in un film pensato appositamente per un pubblico adolescenziale da drive in americano.
Vengono a mancare totalmente due personaggi decisamente importanti nel libro come la figlia di Scott e la sua babysitter e quindi il tema dell’ impotenza di un uomo piccolo nella società d’ oggi viene solo sfiorato e non ben approfondito.
Ma ciò che più viene tralasciata è la componente sessuale: se nel libro di Matheson l’ impotenza sessuale del protagonista rimpicciolito si fa sentire ad ogni pagina fino al desiderio perverso per la babysitter della figlia, nel film tutto ciò che riguarda il sesso e Scott viene saltato a piè pari se non nelle poche scene con Nanà (la nana).
Viceversa la trasposizione in immagini ben sottolinea la pressione ossessionante della stampa e spinge l’ acceleratore sul versante delle avventure di Scott in cantina.
La pellicola diventa così un ottimo prodotto di intrattenimento, con la giusta tensione e ottimi effetti speciali (certo tutto deve essere considerato rispetto all’ epoca in cui fu prodotto!) fino ad arrivare al meraviglioso finale, addirittura superiore, a mio parere, a quello del romanzo.
La regia di Jack “Mostro della Laguna Nera” Arnold è impeccabile (da notare tra le altre cose la presenza di un cartello con su scritto “Keep your city clean” esattamente di fronte al circo in cui si esibiscono vari “mostri” come Nanà) e grazie al primo uso dei nuovi (allora si intende) obiettivi a focale variabile della zoomar corp. detti zoom e ai modellini in scala il rimpicciolimento del bravo Grant Williams nei panni di Scott risulta estremamente credibile (addirittura Arnold passò settimane intere a filmare gatti e ragni per rendere tutto più credibile!).
La pellicola vinse nel 1958 il premio Hugo, maggior riconoscimento per la fantascienza.
Avrei voluto esserci il giorno della prima proiezione al drive in, tra decine di adolescenti a bocca aperta di fronte all’ ennesima meraviglia del cinema: assistere ad un uomo rimpicciolito alle dimensioni di un ragno a lottare per la sua sopravvivenza tra enormi spilli e giganteschi barattoli deve essere stato davvero un bello choc per l’ epoca.
TRE MILLIMETRI AL GIORNO
AUTORE: Richard Matheson
ANNO: 1956
GENERE: Science fiction anni ‘50
VOTO: 8,5
RADIAZIONI BX DISTRUZIONE UOMO
REGIA: Jack Arnold
ANNO: 1957
VOTO: 7,5 (voto revisionato dopo aver visto l' intera filmografia disponibile di Arnold: 8)
GENERE: Science fiction anni ‘50
QUANTO è FISSATO COI RAGNI JACK ARNOLD: 9 (vedi “Tarantola” e “Destinazione Terra”)
IL LIBRO
Richard Matheson.
Se non avete la minima idea di chi sia vi dico solo 3 cose: questo simpatico signore è ammirato da gentucola come un tale Ray Bradbury (no questo non vi dico chi è!) e mr Stephen King, ha scritto i soggetti e le sceneggiature delle puntate più celebri di una serie cult come “Ai confini della realtà”, tra i suoi innumerevoli racconti si trovano “Duel” (S. Spielberg vi dice niente?), “Io sono leggenda”(il film di prossima uscita con Will Smith vi ricorda qualcosa?) e “Tre millimetri al giorno”.
Oggi mi occupo dell’ ultimo racconto citato ma mi riprometto di dirvi ancora qualcosa su questo simpatico vecchietto in una prossima recensione.
Nel 1956 Richard Matheson ha un idea, influenzato senza dubbio dal clima di terrore verso le armi atomiche in generale vissuto in quegli anni, decide di scrivere un racconto su di un uomo investito da una nube tossica, che si rende conto, dopo alcuni giorni di scetticismo, di stare rimpicciolendo 3 millimetri al giorno.
Visitato dai migliori specialisti del Paese Scott Carey continua a rimpicciolire fino a raggiungere l’ altezza di un nano prima e quella di una bambola dopo.
Ma il processo non si arresta e, finito nello scantinato per un tragico incidente con il gatto di casa, il protagonista non riesce più a risalire in casa e si adatta alla vita nel suo nuovo mondo, pieno di insidie di cui la vedova nera è la migliore rappresentante.
Mi fermo qui.
Non ricordo dove su internet in qualche stupida recensione di qualche stupido dizionario qualche genio ha deciso di scrivere il finale e io da buon pirlone me lo son letto, rimanendo così a bocca asciutta a fine libro. Non voglio che vi accada la stessa cosa.
Ma la bravura di Matheson non sta solo nella trama che verrà ripresa e adattata da molti film di fantascienza e non solo (basti pensare a “Tesoro mi si sono ristretti i ragazzi” e compagnia bella), colma di quelli che diverrano veri e propri luoghi comuni della science fiction anni ’50: il ragno gigante e la nube radioattiva tanto per dirne due.
La forza della sua scrittura sta nella capacità di farci entrare nel mondo di Scott, è una scrittura che, un po’ come quella di King oggi, va per immagini e riesce a far nascere dentro la nostra testa un vero e proprio film, con protagonisti, luoghi e tempi ben definiti. Se si aggiunge poi che il libro letto oggi risulta ancora fresco e piacevole come un tempo (provate a leggere certa fantascienza anni ’50 e poi ditemi se avete la stessa sensazione!), non si può far altro che inchinarsi al puro talento del Nostro.
Il problema è che non è finita qui: così come “L’ invasione degli ultracorpi” non può essere visto solo come uno sciocco film da intrattenimento, anche “Tre millimetri al giorno” non può non suscitare più di una riflessione.
La progressiva diminuzione di altezza del protagonista non è vista da Matheson solo come un pretesto per nuove avventure ma come metafora piuttosto esplicita di perdita di potere dell’ uomo sul suo mondo.
Ad un tratto Scott comprende, ad esempio, che non può avere più alcuna autorità sulla piccola figliola se è più basso di lei perchè “Un bambino ragiona in modo semplice. Rispetta la grandezza e la profondità della voce […] Un padre era immutabile. Ci si poteva contare, non cambiava mai. Scott stava cambiando.”
Questo, insieme alla pretesa di Carey di poter stare insieme ad una nana almeno per una notte perché finalmente a suo agio, sono i simboli di quanto la grandezza di un uomo nel mondo di oggi non si basi più sulla sua nobiltà d’ animo o meno ma su aspetti esteriori: la fama, i soldi (la prima preoccupazione del protagonista è in effetti la perdita del suo lavoro e la consapevolezza di non poter più dare sicurezza economica alla sua famiglia), addirittura l’ altezza fisica.
A questa critica della società di oggi si collega quella del sistema della comunicazione di massa che fa dell’ uomo che rimpicciolisce un caso mondiale portando il protagonista sull’ orlo di frequenti crisi di nervi, ossessionato dalla stampa di tutto il mondo, infine costretto a vendere la sua storia (e quindi il suo corpo) a un popolo affamato di notizie, non più in grado di vivere senza l’ interesse e il disprezzo per l’ altro, per il diverso (tutto ciò mi ricorda molto l’ Italia di oggi: Corona, il finto una bomber, bla bla bla).
Il secondo tema che mi preme sottolineare (e che interessava molto anche Matheson) è la consapevolezza del piccolo scherzo della natura (come Scott chiama se stesso) di essere comunque un uomo, nonostante la sua altezza, quindi dotato di un intelligenza più fine rispetto alle altre creature e capace ancora una volta di dominare la natura, anche se a livello minore.
L’ onnipotenza dell’ uomo e la sua infinita voglia di essere l’ unico a poter decidere riguardo la sopravvivenza del resto degli esseri viventi sono sottolineati dallo scrittore nel momento in cui il protagonista decide, nonostante sia ormai all’ ultimo giorno di vita, di uccidere il ragno a qualsiasi costo.
Infine ci sarebbe un terzo tema, che si sviluppa essenzialmente nel finale e che quindi eviterò di approfondire troppo ma che è legato essenzialmente al secondo e riguarda la cecità dell’ uomo quando si tratta di vedere oltre la sua misura, oltre al suo delirio di onnipotenza su tutto ciò che è visibile.
Insomma: se dovete ancora andare in vacanza, se come me passerete il 15 di agosto a casa senza far nulla, se avete un’ oretta libera di tempo la sera vi consiglio la lettura di questo fantastico libricino, vi assicuro che non rimarrete delusi dal piccolo Scott e dalle sue avventure e magari avrete anche qualche spunto interessante di riflessione che io non ho notato.
IL FILM
Innanzitutto voglio chiarire una cosa: non sono uno di quelli che vedendo un film tratto da un libro si aspettano ogni scena identica a quella immaginata durante la lettura.
Oltre che impossibile (ognuno ha una sua visione nella testa) risulterebbe tutto estremamente noioso, che senso avrebbe rileggere una seconda volta il romanzo con le immagini?
L’ importante in una trasposizione è non tradire lo spirito del racconto (come avviene spessissimo nelle pellicole tratte dai romanzi di King tanto per fare un esempio).
Dunque?
Dunque non lo so!
Se da una parte la trama è rispettata con i dovuti cambiamenti (grazie anche al fatto che sceneggiatura e soggetto sono dello stesso Matheson) forse alcune riflessioni che il libro può suscitare vengono completamente perse in un film pensato appositamente per un pubblico adolescenziale da drive in americano.
Vengono a mancare totalmente due personaggi decisamente importanti nel libro come la figlia di Scott e la sua babysitter e quindi il tema dell’ impotenza di un uomo piccolo nella società d’ oggi viene solo sfiorato e non ben approfondito.
Ma ciò che più viene tralasciata è la componente sessuale: se nel libro di Matheson l’ impotenza sessuale del protagonista rimpicciolito si fa sentire ad ogni pagina fino al desiderio perverso per la babysitter della figlia, nel film tutto ciò che riguarda il sesso e Scott viene saltato a piè pari se non nelle poche scene con Nanà (la nana).
Viceversa la trasposizione in immagini ben sottolinea la pressione ossessionante della stampa e spinge l’ acceleratore sul versante delle avventure di Scott in cantina.
La pellicola diventa così un ottimo prodotto di intrattenimento, con la giusta tensione e ottimi effetti speciali (certo tutto deve essere considerato rispetto all’ epoca in cui fu prodotto!) fino ad arrivare al meraviglioso finale, addirittura superiore, a mio parere, a quello del romanzo.
La regia di Jack “Mostro della Laguna Nera” Arnold è impeccabile (da notare tra le altre cose la presenza di un cartello con su scritto “Keep your city clean” esattamente di fronte al circo in cui si esibiscono vari “mostri” come Nanà) e grazie al primo uso dei nuovi (allora si intende) obiettivi a focale variabile della zoomar corp. detti zoom e ai modellini in scala il rimpicciolimento del bravo Grant Williams nei panni di Scott risulta estremamente credibile (addirittura Arnold passò settimane intere a filmare gatti e ragni per rendere tutto più credibile!).
La pellicola vinse nel 1958 il premio Hugo, maggior riconoscimento per la fantascienza.
Avrei voluto esserci il giorno della prima proiezione al drive in, tra decine di adolescenti a bocca aperta di fronte all’ ennesima meraviglia del cinema: assistere ad un uomo rimpicciolito alle dimensioni di un ragno a lottare per la sua sopravvivenza tra enormi spilli e giganteschi barattoli deve essere stato davvero un bello choc per l’ epoca.
TRE MILLIMETRI AL GIORNO
AUTORE: Richard Matheson
ANNO: 1956
GENERE: Science fiction anni ‘50
VOTO: 8,5
RADIAZIONI BX DISTRUZIONE UOMO
REGIA: Jack Arnold
ANNO: 1957
VOTO: 7,5 (voto revisionato dopo aver visto l' intera filmografia disponibile di Arnold: 8)
GENERE: Science fiction anni ‘50
QUANTO è FISSATO COI RAGNI JACK ARNOLD: 9 (vedi “Tarantola” e “Destinazione Terra”)
CONSIGLIATO A CHI: Ama il genere, vuole vedere come si faceva un film incredibile con effetti speciali oggi irrisori, ama Jack Arnold, ha un' oretta da dedicare ad una lettura da svago.
6 commenti:
il libro non l'ho letto...e ancora non sono riuscito a vedere il film (ma sto già provvedendo), la curiosità è molta (e dopo la tua rece si aggiunge anche quella di leggere il libro).
Non mi stupisce il fatto che nel film siano del tutto assenti i riferimenti sessuali...il periodo in cui è stato girato non offriva molta libertà.
Bellissimo approfondimento...;)
A presto...
già già credo che la mancanza sia proprio dovuta al periodo, il libro te lo consiglio..si può dire che è più completo!grazie for the compliments!
complimenti per il tuo blog, adoro visitare gli spazi cinefili :)
anche io mi occupo di recensioni nel tempo libero.. :)
ciaoooo
grazie miky!fa sempre piacere ricevere visite inaspettate!Ti ho già linkato!
grazie per il link, bella ed esaustiva recensione, anch'io sono innamorato tanto del film (visto da poco) quanto del libro (letto anni fa) e dello scrittore (matheson ha scritto altri capolavori, come quell'"io sono leggenda" che anche è stato più volte portato - con diversi titoli - sugli schermi).
ciao e a rileggerci
già già grande matheson!
degli adattamenti di io sono leggenda (ovviamente letto)farò una recensione a breve!
A rileggerci!
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