mercoledì 31 ottobre 2007

YOUTH WITHOUT YOUTH- UN' ALTRA GIOVINEZZA

BY LEO




Nel silenzio della sala, sulle poltrone rosso velluto di un cinema del centro di Torino, ho notato come il tempo passa, per noi spettatori come per i registi. Francis Ford Coppola non ha perso la mano d’un tempo, ma in sostanza un poco di dimestichezza con la macchina da presa l’ha scordata. Quello che sarebbe potuto uscire dal suo talento poteva essere un capolavoro – ma l’ha sfiorato. E avvicinandosi, la pellicola s’è arrugginita. Se avesse girato questo film dopo la bulimia visionaria della sua enorme trasposizione del “Bram Stoker’s Dracula” (1992), ciò a cui avremmo assistito sarebbe stato probabilmente il capodopera della sua ricerca stilistica.
PREMESSA DOVEROSA 1: il film, comunque è stilisticamente ineccepibile,e ovviamente, mi è piaciuto molto. Questa recensione è un atto d’amore nei confronti del cinema e della letteratura fantastica old style, e di chi, nonostante tutti gli errori e le leggerezze, è senza dubbio tra i migliori maestri odierni del genere, in entrambi i campi: amo il cinema di Coppola e amo il lavoro di Eliade da cui è stato tratto il film.
PREMESSA DOVEROSA 2: questo film non è destinato agli estimatori di pellicole hollywoodiane con stra-mega effetti speciali genere “Matrix”, melensaggini tipo l’incursione di Muccino a Hollywood (con Will Smith), o trasposizioni strampalate da P. K. Dick (sempre Smith in “Io Robot”...comincio a nutrire seri dubbi su Will Smith...sarà all’altezza in “I am legend”...!?!?). Se volete qualcosa di semplice, ci sono i Vanzina con i loro film, e beh, ne è appena uscito uno (hip-hip urrà per la spazzatura! Mi rifiuto anche di citare il titolo...).
Per comprendere al meglio il film ed essere il più chiaro possibile a riguardo, occorre dividere in due parti coerenti la recensione: la prima sul film di Coppola, la seconda sul romanzo dal quale è tratto. Mi scuso in anticipo per l’eccessiva lunghezza, ma vi assicuro che sono indipendenti e potete leggerne o l’una o l’altra, senza tediarvi troppo!
Nel film assistiamo al ringiovanimento inaspettato del settantenne Dominic Matei, studioso romeno di orientalistica e appassionato di filosofia della religione, colpito da un fulmine durante il tragitto che l’avrebbe portato alla sua casa e al veleno contenuto in una busta blu che conservava da tempo. Constatato il fallimento di tutto ciò in cui aveva creduto nei campi del lavoro e dell’amore, il protagonista decide di togliersi la vita. Nel lavoro, il suo titanico sforzo di scrivere l’opera prima e il coronamento di tutti i suoi studi - nel campo dello studio delle origini del linguaggio umano, attraverso l’evoluzione storica degli idiomi nelle culture umane a partire dalla preistoria - e nella vita privata il fallimento del suo amore giovanile, l’unico grande amore della sua vita, con la bella Laura – che lo lasciò a causa della preminenza da lui accordata al suo lavoro. Sentendosi trascurata, decise di separarsi da lui. Ma l’opera alla quale si accingeva a dedicare con pazienza e determinazione la vita, non avrebbe mai visto compimento, essendo in realtà insostenibile per un unico uomo, a causa dell’enormità della mole di lavoro e di conoscenze scientifiche richieste.
Invece – e un invece è d’obbligo quando si entra nel regno del fantastico e le regole della realtà vengono sovvertite a favore di un’altra spiegazione delle leggi del reale – un fulmine lo colpisce e gli dà una seconda possibilità. Di nuovo giovane, può terminare il lavoro che si era proposto di finire. E come sempre quando si è già deciso tutto, capita una donna a sovvertire i piani, una ragazza che assomiglia incredibilmente a colei che amò in gioventù, e questa volta cede definitivamente prima all’amore, poi accondiscendendo alla vita, (ri)tornando alla normalità/vecchiaia e al fallimento totale. Accettando il suo destino, rinunciando all’alterità anomala della sua condizione, si compie il suo fato.
Aggiungiamo al film l’acquisizioni di poteri sciamanici, riferimenti mai fuori luogo all’androginia, all’occultismo, alla stregoneria, al tema del doppio (perché il buon Matei colpito dal fulmine sviluppa un doppio inquietante che dialoga con lui – e qui Tim Roth che lo interpreta è sensazionale nel secondo monologo, giocato sull’ambiguità dell’Altro e dell’Io, con i due Matei sull’orlo della follia e fradici di sudore che dialogano riflessi in uno specchio), della metafisica, del nazismo (siamo negli anni ‘30-’40) e della Romania prima nazifascita poi, dopo la II Guerra Mondiale, comunista.
Non voglio rivelare oltremodo la trama intricata di questo racconto, giacché anche se può sembrare un polpettone raffazzonato, patchwork di qualunque genere, ogni tassello aggiunto al mosaico collima perfettamente con quello adiacente, e ogni tessera rivelata si aggancia all’azione successiva trattata da Coppola, rivelando tutto in corsa verso l’explicit finale. Vorrei solo soffermarmi su un paio di spunti molto interessanti. Perché sì, questo film m’è piaciuto molto e sì, è di gran lunga superiore alle uscite dei film americani degli ultimi cinque anni – almeno. Ma Coppola ha peccato di hybris, e come Icaro un poco s’è bruciato le penne delle ali avvicinandosi troppo al Sole.
I temi religiosi e filosofici non si contano, e le interpretazioni al riguardo si sprecano – Matei novello sciamano colpito dal dio dei cieli da un fulmine, il tema del doppio trattato con singolare efficacia nelle diatribe metafisiche tra Matei e il suo specchio/alter-ego, il sogno come realtà a se stante, il puer-aeternus della tradizione alchemica e chi più ne ha più ne metta! Purtroppo, e lo sottolineo, solo Coppola – da sempre interessato a tematiche religiose, sempre ignorate da TUTTI i suoi commentatori più blasonati – avrebbe potuto fare un film migliore di quello che ho visto: il suo Dracula è tratto fedelmente dal libro di Stoker, massone “occultista” dell’800, e nell’adattamento del romanzo di Conrad “Cuore di tenebra”, cioè il celeberrimo “Apocalypse Now” (1979), vediamo Marlon Brando-Kurtz custodire una copia dell’edizione ridotta de “Il Ramo d’Oro”, capolavoro sulla storia delle religioni di Sir Frazer. Sia in quest’ultima pellicola, sia ne “Il Padrino” (pt I, 1972; pt. II, 1974) assistiamo al succedersi della dinastia padre-figlio, re-principe, analizzata da Frazer per l’appunto in quel libro, e così accade anche in “Rusty il Selvaggio” (1983), splendido nell’eleganza del suo bianco e nero, ma spesso oscurato e caduto nel dimenticatoio.
Solo in un caso, il risultato così gradevole nella resa grafica, nelle ambientazioni curate e nella musica, nei particolari volutamente “finto low-budget”, senza effetti speciali “moderni”, risente di alcune connessioni logiche non spiegate nel film: il legame tra origini del linguaggio e religione, particolare di non poco conto nell’economia del film ma che non risulta mai delineato e spiegato con efficacia. Non dico che avrebbe dovuto farne un documentario storico o filosofico, ma un semplice dialogo rivelatore avrebbe chiarito di più. Questo però è veramente un cercare un difetto ad ogni costo inutile: il film è poesia, e poetica la frase finale (capirete il senso fantastico solo guardandolo, io non ve lo dico!) “e la terza rosa, dove vuoi che la metta?”. Ecco, quella rosa rossa sulla neve bianca – come uno stendardo regale – ci dice che il Re è tornato: bentornato Coppola.
PARTE SECONDA. Il film è tratto da un romanzo [edito ora in Italia da Rizzoli] dello storico delle religioni d’origine romena Mircea Eliade (Bucarest 1907 - Chicago 1986), del quale quest’anno incorre il centesimo anniversario della nascita. Per dire giusto due parole su di lui, sappiate che si tratta del più importante storico delle religioni d’indirizzo fenomenologico del secolo appena passato. Non ci dilunghiamo inutilmente sulle parti del romanzo non affrontate da Coppola (che danno un taglio molto più “misteriosofico” alla trama,e avrebbero certo complicato l’andamento del film). Vale solo riportare l’attenzione sui fatti seguenti. Che Dominic Matei rappresenti le sconfitte avvertite dall’Eliade vecchio è lampante: in modo trasfigurato la morte della giovane moglie dello studioso è speculare all’abbandono della compagna del protagonista del film, e il fallimento dello sforzo di comunicare qualcosa di più ed essere compreso dagli uomini – dopo tutta una vita di studi – sta nella fine ingloriosa della prima vita di Matei, ormai settantenne e dimenticato. Ma più di tutto quello che mi pare utile segnalare è il dramma umano della vita dello studioso, costretto dai rivolgimenti politici della II Guerra Mondiale e dal successivo instaurarsi nella sua Romania del governo comunista a non potervi più tornare. Matei torna dopo aver tanto girovagato – ed essere stato tentato dal potere per un uso politico del suo sapere, ormai enorme – tornerà in Romania vecchio e destinato alla morte, solo, nel pomeriggio colmo di neve di Piatră Neamţ (nella traduzione italiana tutti i nomi romeni sono sbagliati e/o pronunciati male!!!). Così sarebbe potuto tornare Eliade in Romania, solo dopo la morte, dopo la caduta del muro.
La migliore conclusione su questo resoconto della vita umana, e sulla vana ricerca del senso e del significato ad esso da attribuire, la ritroviamo in queste splendide parole di Eliade, tratte dal suo diario privato: Ma si sarà capito che la “vera” religione inizia solo dopo che Dio si è ritirato dal mondo? Che la sua “trascendenza” si confonde e coincide col suo eclissarsi? Lo slancio dell’uomo dell’ uomo religioso verso il ”trascendente” mi fa pensare a volte al gesto disperato dell’orfano rimasto solo al mondo. Siamo tutti Dominic Matei, persi nella neve.
REGIA: Francis Ford Coppola
ANNO: 2007
GENERE: Dramma, religione, filosofia
VOTO: 8
CONSIGLIATO A CHI: vuole affrontare qualcosa in più come contenuti e molto di meno come effettoni speciali; a chi se la sente di dare tutto per capire un film e viverlo da dentro
QUANTO è GENIALE TIM ROTH CHE RINGIOVANITO CONTINUA A CAMMINARE E GESTICOLARE COME UN SETTANTENNE INEBETITO: 9,5

22 commenti:

Weltall ha detto...

Ottima recensione!
Indubbiamente uno dei film che sto attendendo con maggiore impazienza ^___^

Deneil ha detto...

io lo devo ancora vedere!mannaggia a me!questa si aggiunge alle poche recensioni positive che il film ha ricevuto!e questo non può che inorgoglirmi!

domenico ha detto...

sosterrò fino alla morte chiunque parli bene di questo film!
ottimo lavoro del tuo "ospite"!

Anonimo ha detto...

@honeyboy: grazie di cuore! spero che ti sia piaciuta la mia rece del film...

Anonimo ha detto...

@weltall: vallo a vedere, non te ne pentirai...certo, lo so, in questi giorni esce anche il film dei Vanzina..sara' dura scelta! ;-)

Leo

chimy ha detto...

Benvenuto Leo, hai iniziato con una bellissima recensione... mi fa piacere che i fan del film aumentino ^^
Ciao

Anonimo ha detto...

@chimy: grazie mille! Ho appena letto la rece sul link del tuo nickname, "cineroom", riservata a Coppola...concordo pienamente col tuo giudizio (ma si capisce già dalla mia rece, no?!). eh sì, qui Coppola avrebbe potuto fare il capolavoro tanto atteso, uno di quelli che ti fare, da buon centurione romano richiamato per la guerra, ecco, ho risposto alla chiamata, ho vinto, ho fatto il mio dovere, ora posso ritirarmi all'apice della grandezza... invece aspetto ancora il Coppola definitivo...sarà quello del film progettato e mai realizzato, "Megalopolis"??! Ha detto Coppola, a proposito di questo progetto: " Dato che non riuscivo a trovare i finanziamenti ed il sostegno necessari per realizzare Megalopolis, mi sono dedicato a un'opera di più modeste dimensioni, finanziandomela" [da "D di Repubblica", p.96, 6 ottobre 2007]..quale progetto titanico dev'essere il fantomatico "Megalopolis"?!?! ;-)

...e il film purtoppo, lo so, non piacerà a tanti: troppo ostico calarsi nella parte di un uomo tormentato da problemi religiosi e filosofici, ma la poesia di Matei/Coppola/Eliade è fantastica.

Felice che ti sia piaciuto! :)

Leo

chimy ha detto...

Sì "Megalopolis", film che dovrebbe parlare di una New York utopica in cui si incontrano celebri intelettuali del passato e del presente, se mai uscirà sarà il prossimo capolavoro di Coppola a mio parere...
Ciao, a presto

Deneil ha detto...

megalopolis??non ne avevo sentito parlare ma mi intriga parecchio!

Anonimo ha detto...

Errata Corrige riguardo un nome...il nome della cittadina moldava è Piatra Neamţ (pronunciato: "piatra neamtz")!!

Leo

FiliÞþØ ha detto...

Questo film è partito maluccio (mi riferisco ai pareri positivi), ma piano piano sta salendo...io non vedo l'ora di vederlo e spero con tutto il cuore di unirmi ai sostenitori...

Anonimo ha detto...

@filippo: già,hai ragione, il film non è piaciuto molto, ma questo Coppola è "prendere o lasciare"...lui lo sapeva benissimo, dicendo la stessa cosa riguardo al romanzo di Eliade da cui il film è tratto...per la serie "o lo ami o lo odi"! Per fortuna , nel mezzo, tra bianco&nero, ci sono tonnellate di sfumature di grigio, e anche se non è un capolavoro imprescindibile, è un gran bell'esempio di cinema "retrò" (stupendi gli "effetti speciali" minimalisti un po' anni 50...dopo abbuffate di effetti speciali in computer-grafica, benvengano anche questi!)...

Leo

Luciano ha detto...

Devo ancora vederlo, ma ancora non è arrivato, mannaggia. Leonardo, complimenti per la bella ed esauriente recensione! Grazie a presto.

Anonimo ha detto...

@Luciano: vai di filato a vederlo quando esce e poi dimmi che ne pensi!

Leo

ISOLE-GRECHE.com ha detto...

Spettacolare... più che una recensione sembra una tesina d'esame.
Come ho apprezzato anche io Roth che, ringiovanito, aveva ancora le movenze da anziano!!!

Anonimo ha detto...

Veramente una SPLENDIDA recensione, senza che me ne vogliano gli altri cineblogger probabilmente la migliore tra quelle che ho letto finora a proposito di questo film, invogli ad andarlo a vedere.
Peccato solo che qui, purtroppo, il film sia desaparecido... :-(

Mi sa che mi toccherà spostarmi a Torino o recuperarlo poi in dvd

Deneil ha detto...

leo sarà mucho contento dei complimenti!

Anonimo ha detto...

Complimenti meritatissimi, credimi.

Anonimo ha detto...

@ mr. hamlin:Grazie mille!

JaRlaxCrety ha detto...

film particolare..per me particolare vuol dire che mi fa pensare...e tutte le cose che mi fanno riflettere mi piacciono...quindi..spero di concludere qualcosa nella vita;coppola ci ha insegnato ad insistere sulle cose che si voglion fare nella vita..anche se non ci si riesce in pieno poi..l'importante e provarci..bello davvero.

Deneil ha detto...

benvenuto jarlaxcrety.ti faccio i migliori auguri per il tuo blog e intanto ti linko..torna a trovarmi e insisti sempre e comunque..io pian piano ce la sto facendo!

Unknown ha detto...

Qualcuno potrebbe spiegarmi tutti i suoi riferimenti di immagine massonica? Il film e sublime in tutto, ma nasconde molto ci sono tante scene e inq che lo dimostrano, la più eclayanec quando prende la posizione con il ginocchio scoperto e gli compsiono le rose