mercoledì 14 novembre 2007

ELIZABETH- THE GOLDEN AGE


BY LEO

Tanto per cominciare in quarta, lo spettatore dietro di me, durante la visione del film in sala, russava della grossa.
Tanto per continuare in salita, all’uscita, nessuno dei partecipanti ha osato dire nulla sulla riuscita di questa pellicola.
Perché sinceramente è un film veramente brutto, esempio per l’esercizio di stile nel riconoscere i film pessimi a naso, memorandum per le volte a venire. Prego che il regista vada immantinente in pensione, perché tediare ed abusare dell’intelligenza della gente in questo campo deve essere da oggi considerato alla stregua dei reati contro l’umanità (ritengo essere peggiore della “cura Ludovico”).
Inghilterra, 1558. La regina Elisabetta (un’eterea Cate Blanchett) deve affrontare il problema del numero ancora alto di cattolici nel paese, da poco entrato a far parte del protestantesimo. Questo perché i lealisti cattolici sostengono Maria Stuart (o Stuarda), detenuta in Scozia dalla regina inglese, e potrebbero fioccare attentati contro la regale persona di Sua Maestà Elisabetta I.
Essenzialmente più che un problema religioso si tratta di solita routine politica europea.
Ma il regista ce lo presenta come uno scontro di religione pazzesco e di dimensioni pan-globali, senza che vengano spiegate le differenza tra anglicani protestanti e cattolici (ma forse perché il protestantesimo anglosassone ancora differisce non troppo dal cattolicesimo, ricevendo difatti la sua forma attuale solo nel XVII secolo...).
All’uccisione della Stuart, insorge Filippo II re di Spagna, il figlio di Carlo V, imperatore del Sacro Romano Impero, detentore di un regno che si estendeva fino al Nuovo Mondo, dalla Borgogna alle Fiandre, dalle terre austriache alla Spagna.
Peccato che il figlio di cotanto padre, ch’ebbe in regno la penisola iberica e i territori del Nuovo Mondo ispanico, venga liquidato in un paio di sequenze come un mezzo imbecille, dedito più alla monomania religiosa, paranoide del cattolicesimo più oltranzista, nonché politicamente miope, che alla salute del regno.
Ricordiamo che la Spagna era lo stato più potente dell’epoca: allora, il primo dubbio mi sfiora...ma che Bignami ha consultato il regista??
Ma perché ho studiato anni di Storia all’università per beccarmi queste immonde schifezze al cinema??
Comunque, essendo il film cominciato da relativamente poco, vado avanti spavaldo, ridendo in faccia ai primi pedissequi dubbi storici.
Ma quando inizia una storiella d’amore ridicolmente tratteggiata tra Sir Walter Raleigh (colui che portò il tabacco in Europa, ricordato persino in “The Continuing Story Of Bungalow Bill” dei Beatles, del 1968, “...and of course Sir Walter Raleigh he was such a stupid git...”), con una Elisabetta I paranoide nei confronti del sesso tanto quanto Filippo lo è nei confronti della religione, la quale punisce gelosa la protetta per essere rimasta incinta del prode Raleigh (interpretato da un piattissimo Clive “King Arthur” Owen), beh, gli occhi mi cadono in bocca, e il sonno devastato dalla noia mi appesantisce le membra.
La recitazione è vergognosa: al confronto, i cartoni animati della Russia sovietica erano da Oscar.
Ho ancora un tiepido sussulto prima della morte cerebrale: dopo quasi due orette, gli ambasciatori avvertono che Filippo II prepara l’invasione dell’Inghilterra, a causa dell’uccisione della cattolica Maria (ma perché nei film storici gli ambasciatori gironzolano sempre liberi per palazzi e castelli e, quando dopo aver tramato alle spalle dei re, PER CASO incontrano per i corridoi le Altezze Reali, non fanno altro che lanciare insulti e gridare “alla guerra!”??? Qualcuno dica ai registi che questa è la politica di oggi, ma che fin dall’epoca dei Greci e dei Romani, la diplomazia era regolata da codici e costituzioni...).
Che i Cattolici siano interpretati da attori brutti, che appaiono più brutti dei Protestanti, stupidi, beceri, ottusi, ignoranti, totalitaristi, terroristi e anche un po’ stronzi, non mi va.
Per una semplice ragione: non era così. Ma su questo torneremo tra poco.
Per ora concludo dicendo che c’è ancora tempo perché si svolga una battaglia tra le veloci navi corsare inglesi e l’enorme Invencible Armada degli Spagnoli (non vi dico come finisce, tanto è in tutti i libri e i sussidiari di Storia, descritta meglio del film!), un appello insignificante e insipido di Elisabetta I al popolo inglese, in blando stile Giovanna d’Arco, un monito finale di quest’ ultima agli spettatori, tipo Papa: “Sono la Regina Vergine. Sono la vostra Regina. Che Iddio mi aiuti a sostenere questa enorme libertà”.
Fine.
Per sfortuna, non così presto come avrei desiderato.
La mia noia non è mai stata così felice e non vede l’ora di rivederlo in dvd, aspettando con ansia le prossime esaltanti uscite del regista.
Ora, il regista è indiano.
Venne declamato al tempo dell’uscita al festival di Roma come un buon esempio di integrazione globale, e poi fa molto gossip e inutile/stupido servizio da Italia1, il regista indiano che si cimenta bene con la storia europea.
Mi venne un dubbio: ma cosa sapranno della storia europea i giornalisti del suddetto canale televisivo? (Nulla, ovvio). E cosa saprà mai combinare un regista così con questo soggetto? (Nulla, ovvio).
Bene. Le mie previsioni erano corrette.
La banalità del film si staglia ampia come un gonfalone spagnolo al largo delle coste inglesi.
Scene ridicole che appaiono stupidamente lunghe. Una scena in cui il bagno della regina, con lei a mollo nella tinozza, pare essere più un bagno nobile del Bengala che una stanza regale con arredo inglese del XVI secolo.
Un’atmosfera da Bolliwood che assolutamente risalta e risulta fuori luogo.
Scene che paiono strappate a forza dalla BhagavadGita che da un libro di storia redatto nell’Inghilterra d’allora.
Insomma, c’è un vivo senso di anacronismo storico. Come se il regista abbia trasposto -malamente e a casaccio- temi ed immagini da una sensibilità indiana. Esempio: una nave incendiaria inglese viene lanciata a forza contro un galeone spagnolo. Questo prende fuoco, devastato dalle fiamme. Un cavallo bianco scalcia. Il cavallo salta fuori dalla barca in una scena al rallentatore, con tanto di magna musica e tamburi d’orchestra. Lo rivediamo una decina di minuti dopo, mentre infuria la battaglia, nuotare felice verso le coste inglese...MA CHE COSA MI RAPPRESENTA QUESTA SCENA, PIAZZATA Lì SENZA CAPO Né CODA?!?!?!?
Questo è un tipico esempio di ciò che dicevo prima, cioè di stilemi culturali altri incollati senza spiegazione nel film in questione.
Vorrei conoscere i consulenti storici del film, per condannarli a vedere musical in lingua hindi per il resto della loro vita (contro i quali non ho nulla da dire, sia chiaro). Se questo è un esempio del cinema d’integrazione globale, tra le culture del mondo, beh, è evidente che questo obiettivo è fallito miseramente, e che è meglio evitare i film girati secondo queste prospettive.
Ultima questione: la guerra di religione. I cattolici sono dipinti come fanatici, le frasi nel film secondo cui “sulle navi spagnole arriverà l’Inquisizione!”, “Non ci sarà più libertà, quando arriveranno gli Spagnoli!!”, e spauracchi agitati senza senso farciscono la visione dell’inutile e pretenzioso film.
Mancava solo “Mangia la minestra, altrimenti arriva l’Uomo Nero che ti prende e ti porta via lontano!”
Credo di aver capito il punto di vista (malato!) del regista: ha trasposto fedelmente l’arrivo, nel XVII secolo, della dinastia Moghul in India, di religione musulmana, dando vita all’India che conosciamo oggi, alla creazione della quale contribuì pure l’Inghilterra dell’800: puritana, sessualmente bloccata, tradizionale e arroccata sulla difesa delle proprie tradizioni più conservatrici. Insomma, soffocando la sperimentata libertà di pensiero e sessuale/morale che vigevano da tempo immemore nel subcontinete indiano, di religione hindu (e ci sarebbe molto da dire a livello di decostruzionismo per tutta l’immagine assolutamente falsata ed edulcorata che l’Occidente ha della vita in India, glorificata come esempio di libertà. Ma tanto basti per ora).
Peccato che qui non c’entri ASSOLUTAMENTE NULLA. Peccato che qui si tratti dell’Europa del XVI secolo. Peccato che la Spagna di Filippo II non fosse così scellerata. Peccato che i Protestanti non fossero così lungimiranti ed esenti da ogni macchia, anzi. Tutt’altro. Ma non sprecherò altre parole per descrivere e correggere il film.
Non vi dirò cose del tipo “Ma perché in questo dannato film in costume i luoghi e le chiese dove hanno girato le scene sembrano antichi di 3/4 secoli, quando all’epoca dovevano essere nuovi, e ben curati? Perché in una scena si vede addirittura la grata metallica di scolo (moderna) all’interno di una chiesa?? Ma perchè un dizionario del cinema notissimo (no stavolta non è il Morandini!) ha ignobilmente dato 1 pallino e 1/2 ad “Alexander” di Oliver Stone, un voto pari ad “Alien vs. Predator, e il secondo ne esce meglio del primo?????????????????????????? (No, Deneil, stai calmo! Mantieni la calma!) etc...etc...etc...
Se volete sprecare alcune ore della vostra vita invano, andate a vedere i Vanzina. Almeno non hanno pretese e sono più onesti (No, non scherzo).
Ah, c’è anche Geoffrey Rush, forse il migliore del lotto, nel ruolo di Sir Francis Walsingham; ma in costume è senz’altro meglio come Barbossa di “Pirati dei Carabi”. E questa la dice lunga.
Se siete interessati alla vicenda, guardatevi “Il favorito della grande regina” del 1955, con Bette Davis, è di gran lunga più corretto di questo giocattolone circense.
P.S.1: Non posso esimermi dal far notare che quando Sir Raleigh entrò a corte Elisabetta aveva circa una sessantina d’anni...ma evidentemente la giornalista che parlò così bene del film non sapeva fare i conti senza la calcolatrice... Ma che fine ha fatto la flotta fiamminga del Duca di Parma, al servizio di Filippo II??!? Beh, non pretendiamo troppo da questo filmetto.
P.S.2: “Alexander”è uno dei migliori film storici in assoluto, e certamente la migliore ricostruzione della vita di Alessandro Magno. Non per altro il regista (O. Stone) s’è avvalso di Robin Lane Fox, autore della migliore monografia su Alessandro il Grande mai uscita (edita in Italia da Einaudi). Ma tornerò in seguito sulla questione, con una scheda apposita.
Per ora torno ai cartoni animati di “Ghost In the Shell” (questo sì un capolavoro di integrazione culturale tra Oriente ed Occidente, tra filosofia, azione, alchimia, e tecnologia), per consolarmi di quest’ ”americanata” (leggi: stupidaggine angusta ed inutilmente becera) di “Elizabeth. The Golden Age”. Quale fosse l’età dell’oro, in un film così brutto, ancora non l’ho capito.
P.S.3: Se volete dare un’occhiata agli errori del film di Kapur, leggete un libro di Storia moderna, uno qualunque, purchè recente, vedrete con i vostri occhi le castronerie demenziali del film...fosse almeno recitato bene...In ogni caso c’è sempre Wikipedia. Fate una scheda excel con i 10-15 punti principali della Storia d’Inghilterra dell’epoca. Organizzate poi visioni a premi del film in questione. Invitate a casa gli amici dopo cena e cercateli tutti: chi ne trova di più vince una retrospettiva completa del regista. Con il commento entusiasta di mio e di Deneil (spero come sottotitoli del film, in tempo reale!)
P.S.4: L’ultima nota, lo giuro...Sembra che lo stesso regista, non pago dello scempio perpetrato ai danni dei poveri avventori di cinema, stia lavorando alla Trilogia della Fondazione di Asimov (NOOOOOOOOOOOOOOO! Sarà una porcheria! Qualcuno lo fermi!) e al terzo capitolo della vita di Elisabetta I d’Inghilterra, dopo il primo capitolo del 1998 (altro polpettone zeppo di magagne ed errori, appena migliore, va comunque detto, di quest’ultimo) e quest’ultimo indegno episodio (altro polpettone zeppo di magagne ed errori, appena migliore, va comunque detto, di quest’ultimo).

REGIA: SHEKHAR KAPUR
ANNO: 2007
GENERE: Storia, dramma, amore (mah)
VOTO: 2--
CONSIGLIATO A CHI: soffre d’insonnia. Ricetta consigliatami dall’ignaro spettatore russante dietro di me: una cena bella pesante, niente tè e caffè, una bella tazzona di camomilla, e il film di Kapur. Risultato garantito.
QUANTO E’ BRAVO CLIVE OWEN A RECITARE TUTTE LE EMOZIONI DEL FILM CON LA STESSA FACCIA IMBELLE: 10++

23 commenti:

Unknown ha detto...

Concordo con te sulle critiche ad un film che mi ha deluso profondamente (a me, sia chiaro, i film storici piacciono). La costruzione dei personaggi è scialba e manichea, lontana anni luce da qualunque profondità psicologica degli individui (persino i reaganiani protagonisti della prima trilogia di Star Wars erano più "veri"), la lunghezza è spossante e ci sono periodi morti che fanno sembrare l'eutanasia un'alternativa gradevole ad una serata cinefila.
Ma....perchè c'è sempre un ma, sono costretto a farti due appunti.

Il primo: non giudicherei Kapur così ingenuo nella rappresentazione di un contesto occidentale. Basta vedere il bellissimo "Le Quattro Piume" del 2002 per fugare ogni dubbio di sorta sulla questione.

Secondo: Se si seguisse quell'approccio, allora, cosa dire di un secolo di filmografia occidentale spesso oscenamente ignorante su tempi e luoghi lontani dalla vecchia e cara Euroamerica?

Terzo: perchè scomodare Bollywood (per voi lettori, il cinema indiano non è solo musical in costume. "Bandit Queen", quasi introvabile ma ottimo, dello stesso regista) quando in tempi recenti l'inverosimilità di prodotti hyperbudget in celluloide affolla i palinsesti?

Quarto: Non vorrei andare off topic (perchè ci sarebbero gigabyte da scrivere su un dibattito che in India è di attualità nella pubblicistica come a livello accademico) ma ci sono almeno due motivi per cui il parallelismo tra la tentata invasione spagnola dell'Inghilterra e la riuscita invasione moghul dell'India settentrionale non sta in piedi.
- essendo Kapur inserito nella scena intellettuale di New Delhi (tutt'altro che islamofoba, foss'anche solo per motivi demografici), non vedo come possa aver mistificato anche lui i modi e le conseguenze della penetrazione afgano-mongola nel subcontinente.
- è appunto una mistificazione (tra l'altro contemporanea) creata dall'ignoranza degli Inglesi e sfruttata abilmente da una parte del nazionalismo indu a partire anni 900-'10.

Aggiungo...c'è sempre wikipedia e, se posso permettermi un bellissimo testo del professor Torri (dell'Università di Torino) intitolata "Storia dell'India" edita da Laterza.

Weltall ha detto...

"ma che Bignami ha consultato il regista??"

probabilmente lo stesso che ha consultato Petersen per Troy ^___*

"Ma perché ho studiato anni di Storia all’università per beccarmi queste immonde schifezze al cinema??"

perchè siamo nati per soffrire ^__^

Al di la di queste scemenze, il tuo post ha confermato i dubbi che mi hanno tenuto lontano da questo film.
Mi sa che invece di perdere tempo con Elizabeth, mi recupero l' Alexander di Stone che non l'ho ancora visto ^___^

ISOLE-GRECHE.com ha detto...

Beh... il primo mi era piaciuto. Anche se come tu confermi avevo letto in giro che il seguito era davvero pessimo.
Se capita, lo vedrò in DVD sperando di non addormentarmi

Trinity ha detto...

Allora concordo sul fatto che il film è un castello di carte, una perfetta scatola vuota.
E non mi riesco minimamente a spiegare perché mi sia piaciuto, ma tant'è... i miei occhi si sono riempiti delle acconciature, dei costumi, della regia che sfrutta al meglio le architetture monumentali.
E poi c'è Lei: Cate.. solo lei mi vale il prezzo del biglietto intero..
Poi certo.. la storia d'amore è pietosa, clive owen è figo, ma è proprio solo quello(e cmq i miei occhi erano solo per CATE!),l' arringa sul cavallo bianco mi ha ricordato Aragorn e la sua mitica frase:"MA NON è QUESTO IL GIORNO" !
La scena del taglio della testa a Maria Stuart che è durata venti minuti mi aveva fatto arrivare il latte non dico dove xké son signorina e non ce li ho (mica per altro!)
Eppure sì, lo rivedrei!
(la mia sanità mentale mi abbandona deneil, non farci caso!) ^^
Ciaooooooo

Deneil ha detto...

Be qui ci lascio un commento anch' io!La recensione mi è piaciuta parecchio e ha confermato tutti i miei dubbi sulla pellicola che non ho ancora visto..aggiungerei che ho visto il primo elizabeth ma mi era sembrato di una verbosità e pesantezza insostenibili..anche se dovrei rivederlo perchè il ricordo è un po' sfocato..dovrei vedere alexander che al tempo ricevette critiche negativissime..ma ormai non mi fido più dei dizionari quindi lo vedrò e basta (ma world trade center di stone era davvero pessimo!)..sarà senza alcu dubbio meglio di alien vs predator!
andrò a vedermi i vanzina prima i vederlo..ops..li ho già visti in 2061....
@l'arconte:appena ti risponde leo ne viene fuori il dibattitone..io lo ammetto su certe questioni mi perdo..
@weltall:recuperiamo alexander in2!
@amosgitai:io col primo m'ero addormentato...non immagino questo!
@trinity:ehehe ricordo la tua recensione controcorrente..certo magari vedendo il film da un diverso punto di vista si può anche salvare..ma io non lo so!ti saprà dire leo!

Anonimo ha detto...

mmh, mi confermi impressioni che avevo 'annusandolo', pur non avendolo visto. cosa che, credo, non accadrà facilmente...
p.s. deneil, so che sei appena passato da me, ma ho or ora messo un pò di sf sul piatto...

Deneil ha detto...

@simone:praticamente sono corso ( e sono anche inciampato:-)) al tuo post...mia amata sci-fi..

Anonimo ha detto...

@l'arconte: ti ringrazio per aver letto il post (così come ringrazio tutti), ma non posso rispondere su tutta la linea, perché sarebbe troppo lungo...dico solo che il prof. da te citato non ha formazione da storico asianista (e che ho avuto modo di conoscere personalmente), che non vedo come si possa giudicare una posizione intellettuale dei circoli culturali di una nazione totalmente altra come l'India senza prima affrontare un dibattito che stancherebbe tutti, che Bollywood era solamente una boutade: non posso citare per la stragrande massa degli avventori casuali del net e che incappano nel sito x curiosità o casualmente film come "Maitreyi": "Bolliwood" si riferisce senza alcun intento denigratorio, ma alla fusione etimologica di Hollywood e Bombay, col quale intendiamo il cinema popolare in lingua hindi (credo sia questa, principlamente), non certo limnitato ai "musical", che in occasione dell'uscita del dvd delle "4piume" Kapur si dichiarò fondamentalmente favorevole alla figura del profeta islamico messianico. Indi, si può ben capire che l'elemento religioso, comunque vada inteso ha davvero una certa rilevanza. Più che Torri, consiglierei gli studi di Eliade, Piantelli, Jung, Pelissero, Doherty e Piano per la documentazione sul complicatissimo mondo islo-hindu indiano. Da ultimo, la mia recensione si basa esclusivamente sulla resa dell'intento del regista, sui presupposti culturali a monte, sulla cura dei particolari, sull'intreccio e la riuscita della trasmissione del messaggio. Null'altro. Siccome ho reputato il film di Kapur essere di non grande qualità, ho riportato la mia esclusiva e personale idea del film, che non deve per forza coincidere con i gusti altrui, anzi, ben venga il dibattito.

Da ultimo, solo un appunto: sulla ricezione dell' "invasione" islamica occorrerebbe molto di più di un paio di righe. Ne discuterò con il Prof. Piantelli prossimamente. Per il resto, sugli aspetti religiosi e la ricezione dei messaggi indo-asiatici da parte dell'Occidente ci ho lavorato su un paio di articoli dedicati ad alcune figure della storia delle religioni europea...ma mi sto dilungando troppo! Mi scuso per la lunghezza, e ti ringrazio per i tuoi commenti, sperando anche questa volta di aver chiarito il mio punto di vista, senza aver urtato i gusti e le passioni cinematografiche degli altri cinefili. Ripeto: alla fine, ho espresso solo il mio gusto personale!

Cmq hai ragione: la mediocrità dei palinsesti locali ha poco da invidiare ai peggior film mai andati in onda nel globo... :-(

A presto!

Unknown ha detto...

Non so come commentare la tua prima precisazione alla luce del fatto che la sua attività di ricerca si è articolata fin dalle origini sulla storia del subcontinente (è stato mio professore quindi ho avuto anche io il piacere di conoscerlo).

Mi dispiace che i miei appunti siano stati interpretati in modo aggressivo, non era mia intenzione, ma quello che mi preme è sottolineare come
- i filtri culturali esistono, ma non penso abbiano l'intenstità che tu gli riconosci e che debbano nessariamente manifestarsi in ogni produzione di un artista (tra l'altro Kapur ha vissuto molti anni in Inghilterra e, coerentemente col tuo discorso e smentendo che i filtri culturali siano di tipo genetico-razziale, ciò avrebbe dovuto quantomeno bilanciare od aumentare le sue capacità di analisi di un contesto occidentale non trovi?) a meno di non chiamarsi Mel Gibson.
Difatti, anche se avesse espresso simpatia per la figura del Mahdi (al massimo per il suo valore anti-imperialista piuttosto che per la sua missione escatologica), di certo non l'ha reso sulla pellicola. Ma questo è un altro film.
Questa precisazione mi è sembrata dovuta, visto che ho percepito, accanto ad una critica del film, anche una critica del regista nel suo complesso.

In ultimo, l'adesione a determinati circoli intellettuali è rilevantissima, nel momento in cui una nazione si interroga su questioni che non sono certo di lana caprina. Se Kapur, mettiamo, avesse aderito o simpatizzato, con il movimento Hindutva al posto che essere interconfessionale e sinistroide, non so cosa sarebbe venuto fuori di pellicole come Bandit Queen o Mr India (perchè se mi dici che i filtri culturali hanno valenza rappresentando se stessi allora ti do ragione in pieno e possiamo rollarci il cartone della pace assieme).

A presto!

Anonimo ha detto...

...innanzitutto mi scuso con l'arconte...ho scritto troppo di fretta ieri notte gli appunti del precedente post...

Con Torri, non volevo dire ciò che è stato afferrato, ma solo che non ha una preparazione da storico delle religioni nè letterario, essendo la sua natura di ricercatore più incentrata sulle questioni politiche dell'India attuale e del Medio Oriente (è afferente a Scienze Politiche, difatti, non a Lettere&Filosofia, nè a Scienze delle Religioni). Per cui mi scuso per la fretta con cui ho risposto dando per scontato tutto. Questo mi insegna a non azzardarmi ad entrare in discorsi troppo lunghi alle 2 e passa di notte, un po' provato dalla giornata! Soprattutto mi scuso con me stesso, per la fretta che ho avuto di rispondere alla leggera, perché non è da me.

Detto questo, devo confessare che il regista non mi piace granché, e che "le quattro piume", al confronto con altri film dello stesso genere, come "L'uomo che volle farsi re" di Houston (lo so, zeppo anch'esso di clichés, ma ben girato... e soprattutto amo Connery e Caine-i protagonisti- alla follia)., non mi ha detto granché. Questo sequel mi ha confermato che il regista non rientra nei miei gusti. In un blog di recensioni, nel rispetto più civile possibile, si richiede una certa personalità nel giudizio, altrimenti ci accodiamo tutti alle stesse opinioni. Invece trovo stupendo poter discutere nei commenti. Volevo solo essere chiaro, come avevo detto nel post dedicato a Murnau e ai vampiri, che non c'entra nulla l'aderenza del film al soggetto storico/letterario, ma solo la riuscita del film nel complesso. Per cui, "Il gladiatore", che è un'invenzione speculativa del genere fumetto USA tipo "What if..:?" ["cosa sarebbe successo se...?"], è un film che regge, e che si è imposto perché è un caolavoro di storia alternativa, ma perfettamente coerente con a) la storia reale (non a caso è il film preferito di molti storici romanisti, e anche il mio [colpa della mia specializzazione in romanistica!]), b) con la trama narrata nel plot. Purtroppo, nonostante gli errori (i quali, ci tengo a chiarire, hanno assunto peso dopo aver constatato la sottigliezza eccessiva della trama) non ho trovato di mio interesse il film dedicato ad Elisabetta I. Tutto qui. Ps: non penso che Kapur abbia "aderito" al movimento hindutva, né da quale parte dovesse effettivamente intendersi la sua simpatia (di fatto, molto più "internazionalista" e di sinistra di quanto io non abbia detto-che poi questo si applichi all'islamismo di marca indo-pachistana è tutt'altro conto). Ho solo creato una mia ermeneutica rispetto al film, agli studi del regista, e alla scena rappresentata.

Non ti preoccupare, non avevo pensato che il tuo post fosse aggress! Per cui a presto...e corro ad ascoltare un disco - "Reise reise" dei Rammstein nuovo di zecca (lo so, è datato, ormai, ma sono arrivato tardi!) e un cd di remix dei Noir Desir...splendido!

A presto...pero che le prossime rece su "Alexander" di Stone, su "Ghost in the shell" e della trilogia del "Padrino" interessino tutti! Dimmi poi che ne pensi!

Leo

chimy ha detto...

Io intervengo senza aver visto il film (e neanche voglio vederlo), soltanto x appoggiare tt gli insulti possibili a Clive Owen, attore che detesto profondamente (non dirmi che ha recitato peggio che in "Closer" però... penso sia impossibile).
CIao

Luciano ha detto...

Questo non sono riuscito a vederlo e ho notato che a quasi tutti i cinefili non è piaciuto. Ho deciso di aspettarlo sul DVD, anche perché la rassegna su Greenaway mi ha fatto perdere alcuni film, mentre altri, tra cui Tideland, non vogliono proprio arrivare (ahimé):-) Ciao Leo.

Deneil ha detto...

@chimi:dai però closer a parte owen (che in effetti è "leggermente" statuario) io l'ho trovato davvero un buon film..e poi c'è la regia del laureato..e si nota!

Anonimo ha detto...

Film pessimo: costruzione storica pessima (anke per i meno esperti in storia), attori che recitano male, scene lunghe e noiose, frasi già dette, storia d'amore ridicola...in breve, una porcheria!
Film da vedere per poter apprezzare, in seguito, i bei film?? Mah, scegliete voi. Per me sono stati soldi sprecati, tempo perso e serata rovinata.
Eli

Anonimo ha detto...

Per quanto riguarda Alexander, si tratta di un capolavoro! Storia ben costruita, accattivante, e protagonisti di grande profondità psicologica (vedi il forte legame tra Alexander e la madre, o il rapporto ambiguo tra Alexander e i suoi compagni...)
Deneil, non è possibile che tu non l'abbia ancora visto! Lascia stare i dizionari, il più delle volte si sbagliano, fidati del tuo amico Leo! :-)

Eli

Deneil ha detto...

"Per me sono stati soldi sprecati, tempo perso e serata rovinata."..mamma mia così c'è da averne addirittura paura!
mi guarderò alexander ho deciso..oggi o domani lo faccio promesso!mi fiderò del mio amico leo!

Anonimo ha detto...

Dissento totalmente da questa stroncatura a mio parere totalmente ingiusta (e che, consentimelo, maleodora anche un po' di razzismo).
Non mi permetto di dissentire sulle presunte imprecisioni storiche ma, attenendosi alla da te citata Wikipedia, alla voce inerente Filippo II si legge tra l'altro: "Alla fine del secolo, il regno di Filippo era un fallimento pressoché completo, con i Paesi Bassi liberi e i progetti spagnoli sull'Inghilterra compromessi. Alla sua morte, l'annessione del Portogallo rimase uno dei suoi maggiori successi, destinata a durare ancora per un po'. Così, nonostante la grandissima disponibilità di metalli dall'America e l'annessione del Portogallo, e il supporto derivante dal progetto di Controriforma, il governo di Filippo risultò devastante per la Spagna". Quindi il ritratto poco lusinghiero che ne da il film non è poi così campato in aria. Detto ciò è vero che lo sceneggiatore si è preso qualche libertà (vedasi su Raleigh, un Owen effettivamente inguardabile), ma francamente non credo che l'intento degli autori fosse realizzare un documentario storico.
Ho l'impressione che la tua tendenza (più che lecita, ovviamente) a "sezionare" scientificamente ogni scena (dote che ho molto apprezzato sia nel post inerente Dracula che in quello su Coppola) ti abbia impedito di giungere al fulcro del film.
Ovvero la profonda solitudine della donna Elizabeth, vittima dei suoi doveri di regina. Se non si coglie l'attenzione che gli autori hanno riservato all'aspetto umano dei personaggi (la regina, ma anche Walsingham e altri) diventa difficile apprezzarlo.

Infine, non voglio farla troppo lunga, vorrei farti notare che Shekhar Kapur, che tu hai ripetutamente deriso, è nato il 6 dicembre 1945 a Lahore. Che, fino a prova contraria, si trova effettivamente ai confini dell'India, ma è ancora territorio pakistano. E che, comunque, non ha mai girato film a "Bollywood" poiché vive in Inghilterra da quando vi ha studiato.

Detto questo ti invito, se ne avrai tempo e voglia, a dare un'occhiata alla mia recensione e/o a quella di Mr. Davis che, come avrai capito, divergono totalmente dalla tua. Per ampliare le occasioni di confronto.

Con immutata stima ("guadagnata" con i precedenti post),
Mr. Hamlin

Anonimo ha detto...

Rileggendo quanto scritto mi sono accorto che la voglia di "proteggere" il film e l'ora (mentre scrivo è l'una passata) mi hanno giocato un brutto scherzo riguardo la filmografia di Kapur.

Nell'impeto avevo completamente rimosso dalla mente "Masoom" e "Mr. India", quindi correggo quanto affermato riguardo al non aver mai lavorato in India e mi scuso per la castroneria (sono umano e ho sonno pure io, di tanto in tanto...) :-)

Ma confermo in toto la mia totale dissociazione dal giudizio tranciante che hai riservato a questo Golden Age

Anonimo ha detto...

...@ Mr. Hamlin:
Che dire?

pur apprezzando il tuo commento, devo aggiungere un paio di punti al tavolo della questione. Innanzitutto il Pakistan è nato dalla "costola" formata dalla componente islamica del subcontinente indiano (così come il bangladesh); frammentazione etnico-religiosa contro la quale - tanto per fare un esempio - si batté Gandhi con tutte le sue forza.
Quindi non esistono ragioni per considerarlo (sotto un profilo culturalmente poco approfondito come il nostro, ovviamente) scisso dal resto della macro-regione indiana. Non credo di aver osteggiato un atteggiamento "razzista"; mi dissocio - con assoluta tristezza per la perentorietà dell'accusa- totalmente dalla tua affermazione.

Non credo che nessuno ebbe a dire che Deneil tenne un atteggiamento irrispettoso nei confronti dei registi stroncati - cfr. Luc Besson de "Il V elemento"...Io ho semplicemente espresso il mio punto di vista SUL FILM; lo stesso avrei detto anche a proposito diei filmacci b-movies italiani degli anni 70, o dei Vanzina odierni.

Evidentemente, il problema è solamente la nazionalità del regista. Perché su Besson nessuno ebbe ad aggiungere nulla circa il "razzismo". Ma questa è un'accusa falsata: mi ricordo i tempi di "Quelli che il calcio...", quando avvenne ciò: una stupida accusa rivolta da qualcuno a Idriss, che lo aveva definito "stupido", per una sua battuta poco felice in occasione d'una baruffa da poco circa una squadra di calcio durante la trasmissione. Subito polemiche di razzismo. Fu lo stesso Idriss a spegnere tutto, riconoscendo la sua "stupidata" detta ed aggiungendo che se uno ha detto una cosa stupida, ciò non deve per forza essere associato al razzismo. Difendendo quindi il suo "accusatore". Chiunque, di qualunque colore ed estrazione sociale, luogo od etnia può dire una stupidata. E gli altri sono liberi di farglielo notare.
Mi pare che l'intelligenza mostrata dallo stesso "offeso" Idriss cominci a mancare un po' ovunque.

Quando ho detto il "punto di vista ("malato!")" del regista, mi riferivo alla [PRESUNTA!] ASSOCIAZIONE tra i fatti che ho citato e le analogie storiche tra i due paesi (invasione moghul e invasione ispanica) che ho riscontrato nel film. Non ho nè detto se il regista propendesse per una parte o per l'altra (inglesi o spagnoli come hindu o islamici), né mi pare di aver offeso qualcuno.
Ho detto che gli Spagnoli sono raffigurati come "stronzi" perché sul dizionario Devoto-Oli della Lingua Italiana equivale a "ingiuria rivolta a persona stupida o inetta o malvagia e infida": credo che si adatti bene alle figure degli ambasciatori spagnoli a corte di Elisabetta.

Se poi qualcuno ritiene una buona scena quella in cui gli Spagnoli, ritratti come timorati di Dio in modo incontrovertibile, con tutta l'attrezzatura da Chiesa, con tanto di ceri, candelabri e statue, andate a chiedere ai marinai di qualunque paese cosa vi risponderanno. Lo stesso si dica del cavallo libero non sotto-coperta che gira per la nave. Ma questo attiene ad una visione del film in quanto tale, non alle offese "razziste"che avrei rivolto al regista.

Ti vorrei fare notare, con uguale rammarico, che la prima formale indipendenza del Pakistan dal teritorio indiano è avvenuta nel '47, dunque due anni dopo la data che tu mi indichi come nascita del regista.
[Ho cancellato tutte le correzioni dovute dalla parte successiva,perché tu stesso le hai poi corrette, in un post successivo]

Sulla situazione della Spagna sotto Filippo II non mi voglio assolutamente pronunciare: è vero, era una nazione-gigante con i piedi d'argilla, destinata a cadere engli anni successivi, ma non mi pare assolutamente una buona analisi basarsi sulla biografia di Wikipedia. Braudel, Bloch e Pirenne (i più grandi storici modernisti e contemporaneisti dell'Europa pre e postbellica)hanno scritto invano, allora. Confermare quello che hai detto a proposito della Spagna, significherebbe avvallare una visione sstorica falsata: la Spagna era una grande potenza, la più grande d'Europa. Per poco, e per merito del padre Carlo V. Ma così fu. Devo ricordare i domini spagnoli in Italia?
Ricordiamo solo che in Sudamerica -un continente intero-si parla spagnolo (e in Brasile portoghese): sembra poco? Non mi si venga ad accusare di ignoranza: conosco benissimo tutte le atrocità perpetrate dagli spagnoli. Ma quella della lingua e della religione fu una conquista culturale effettuata, sì ai danni del continente sudamericano,ma duratura. Senza contare le tonnellate di metalli preziosi affluiti nel vecchio Mondo grazie alle colonie spagnole, che alla lunga favorirono i paesi produttori, come la Svezia (che ebbe fulgore poi con Gustavo Adolfo, proprio grazie all'economia spinta dalle spese spagnole)(anche qui con enormi sofferenze causate dal genocidio ispanico perpetrato ai danni delle comunità locali). In ogni caso così fu.

Ma se ci si ferma a quelle righe da te citate,
allora "History is a bunk!", come diceva Mustafa Mond in Brave New World. Ma allora tutto ha fallito, senza memoria storica tutto è lecito. La società "occidentale" ha fallito.

Ho tentato di fare una recensione più spigliata, tenendo ferma la questione del mio giudizio sul film (che tengo a precisare è strettamente personale, ma per questo avevo deciso di partecipare al blog; non vedo quale sarebbe il senso altrimenti). Mi dispiace di aver urtato i gusti di qualcuno, ma quante volte le cose che piacciono sono stroncate dagli altri?!?
Permettimi di essere il più personale possibile.

Qui chiudo tutte le mie "apologie" sulla mia recensione, seguite alla sterilità dell'accusa. Il giudizio poi equivale anche a quello dato dai pochi critici di riviste che seguo, e di articoli dei quotidiani. Non per questo si è paventata l'accusa di razzismo.

Mi dispiace, mr. Hamlin, ma non mi aspettavo una tale critica, che mi ha colpito profondamente.
Spero che ora il punto di vista sia chiarito definitivamente, e che la discussione abbia avuto qualche risvolto positivo. E spero anche che ora la questione con "l'arconte" si sia chiarita definitivamente.

Non entro nel merito della psicologia e dell'introiezione culturali degli stilemi, o del passaggio cultura-natura, assolutamente normale nel campo psicanalitico, perché non ho più le forze di rispondere con le stesse parole all'ennesimo post di accusa "razzista" (Freud, austriaco d'origine ebraica, era razzista?!? Jung era razzista?!?TUTTI gli psicologi sono razzisti??!?!?!). Mi venga solo concesso che è perlomeno POSSIBILE che una cultura, genitori, parenti, scuola etc, te la porti dentro, e ti da quelle coordinate per orientarsi nella vita. Altrimenti non capisco perché lo stesso Kapur si vesta, in Inghilterra, alla moda indiana.

@ELI: grazie per aver capito il mio punto di vista (spero di essere stato più chiaro, ora)

Alla prossima recensione,
Leonardo

Deneil ha detto...

Leo-Mr Hamlin:Be leo non è razzista ve lo posso assicurare con tutto il mio cuore ma credo anche che mr hamlin non volesse offenderlo dicendogli ciò...semplicemente ha espresso un suo punto di vista alla prima lettura..detto ciò vi dico come la penso io..più o meno come idris:
a volte se c'è un diverbio (o una qualsiasi altra faccenda) tra due persone di etnie diverse (facciamo un bianco europeo e un nero africano per semplificarci la vita) si tende a cascare in quello che io definirei quasi un altro tipo di razzismo.si cerca di difendere il nero dagli insulti del bianco tacciando quest'ultimo di essere razzista e non si capisce che questa strenua difesa altro non è che un altro modo per discriminare il nero..in qualche modo lo si considera inferiore così si cerca d difenderlo..guardate bene moltissimi film..avete notato che negli ultimi anni praticamente l'1%degli assassini o dei colpevoli nei gialli o negli horror è nero?si cerca sempre di evitare la faccenda sempre per lo stesso ragionamento di prima. si dice: i neri son già discriminati non facciamo che la cosa aumenti e in realtà è uno schifo..perchè se c'è lapercezione che il nero è discriminato ci sarà sempre qualcuno pronto a dargli addosso e così via in un circolo infinito..bah non so se mi sono spiegato bene comunque ora da bravi bambini fate la pace..

Anonimo ha detto...

Deneil, hai centrato appieno la questione. Grazie per aver compreso bene il punto di vista.

Mi cospargo il capo di cenere e tendo la mano atutti.
:_-(

Leo

Mimmo ha detto...

vedo che a tutti ha fatto lo stesso identico effetto= SONNO!!!

avevo qualche dubbio in effetti...ma ho rimpianto l'aver speso i soldi per vedere questa palla mastodontica!!!!
....meglio il primo...decisamente!!!!

Anonimo ha detto...

@ Leo: Innanzi tutto mi scuso per non aver risposto prima ma, vista la lunghezza del commento cui replicare e la vastità di argomenti toccati, ho preferito attendere la prima occasione utile per poter rispondere con calma e il più compiutamente possibile.

Vero è che quanto dici del Pakistan, ma il mio commento riguardo il "razzismo" non era in alcun modo motivato dal passaporto del regista. Semplicemente ad una prima lettura mi era parso di riscontrare una derisione di quel tipo di cinema che, lo ammetto, ad una seconda lettura (ora) non ho più percepito. Quindi è stato un errore mio per il quale mi scuso.
Riguardo l'abbondare di croci, ceri ecc... ti rimando alla mia recensione (se vorrai), ma comunque concordo con te che se la potevano evitare.

Invece che il regista sia nato nel 1945 non lo dico io, ma tutti i siti che ne riportano la biografia.

Sulla grandezza della Spagna nulla da eccepire, ma mi pare che anche nel film venga riconosciuta. Semplicemente si sottolinea come Filippo II finì per dilapidare gran parte di questa potenza acquisita dai suoi predecessori. Ho citato Wikipedia per brevità (non avevo tempo e voglia di cercare altre fonti) e perché tu stesso l'hai citata nella recensione.
Detto ciò non metto in dubbio che il film sia gravato da qualche leggerezza o "libera interpretazione", ma le può giusto cogliere chi conosce approfonditamente quel periodo storico e/o lo studia. Non che l'ignoranza della massa annulli eventuali errori storici ma li riterrei molto più gravi in un documentario inerente quel periodo piuttosto che in un film che si pone tutt'altro obiettivo. Insomma, a fronte dei meriti che ho precedentemente enunciato, mi sembrano limiti veniali.

@ Leo e Deneil: riguardo il concetto di razzismo ricordo quanto detto da un uomo di colore (non ricordo chi, ma lavorava/lavora nel mondo dello spettacolo) che grossomodo affermò: "Il razzismo sarà sconfitto quando, incontrando un nero che si comporta da stronzo, gli si potrà dire: sei uno stronzo! senza venir tacciati di razzismo".
Sono perfettamente d'accordo.

@ Mimmo: Non a tutti ha fatto quell'effetto. A me è piaciuto molto.